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giovedì 19 gennaio 2012

I Forconi siciliani - l'emblema di un mondo che cambia


Non so quanta “fortuna” avrà la protesta dei Forconi che sta paralizzando la Sicilia, così come non conosco le prospettive di una movimentazione che sembra manifestarsi (per la prima volta in Italia) realmente trasversale, abiurando i partiti e tentando di mettere nel cassetto le divisioni settarie fra “rossi e neri” che da sempre minano alla radice qualsiasi battaglia in questo disgraziato paese, conducendola ogni volta sul binario morto della diffidenza e dei distinguo.

Ma la protesta dei Forconi mi piace, non solamente perché da l’impressione di un movimento di popolo che si ritrova nella difesa del proprio futuro e sputa in faccia alle differenze, ma anche perché rompe profondamente con un passato fatto di manifestazioni in piazza con le varie bandierine di partito…

… tutti lì, a discutere quale striscione debba sfilare prima dell’altro, in base a gerarchie decise la notte prima durante concitate riunioni fra i vari gruppi, partiti e partitucoli. Tutti lì a marciare in fila come pecore belanti, per fare folklore e difendere una causa (quale essa sia) che sistematicamente resterà inascoltata. E poi tutti a casa, compiaciuti per una reazione, ahimè immaginifica, dopo non aver ottenuto alcun risultato che prescinda dalla costruzione della carriera politica di qualche leader rampante in cerca di gloria.

Un passato fatto di banchetti, finalizzati alle firme per un referendum che non verrà mai realizzato e anche se arrivasse fino alle urne non cambierebbe assolutamente nulla.

Un passato fatto di volantinaggi nei mercati e nei centri cittadini, come tanti Don Chisciotte, impegnati nel tentativo di alfabetizzare l’un per cento dell’opinione pubblica teledipendente, mentre il restante 99% si divide fra chi passa oltre infastidito e chi ha ormai realizzato che non serve a nulla.

Un passato di coreografie, colorate del colore dei partiti, utili solo all’autocompiacimento, che non hanno mai spostato di una virgola le decisioni di chi gestisce il potere, ma hanno sempre indotto i cittadini a sostare su un binario morto, in attesa non si comprende di che e in ossequio al politicamente corretto.

La protesta dei Forconi, caso più unico che raro, esce da questa logica consolidata, cogliendo l’unico vero senso di una protesta, consistente nell’ottenere qualcosa di concreto. E comprende che per ottenerlo non bastano girotondi e marcette folkloristiche, occorre detrminare disagi, tentare di paralizzare il paese e creare un problema politico che costringa il governo a tornare sui propri passi.

Probabilmente i Forconi siciliani non riusciranno ad ottenere tutto ciò, magari cadranno rovinosamente a terra, ammazzati dalle calunnie e dal discredito che i “dipendenti” dei partiti e partitucoli già stanno riversando loro addosso in quantità industriale, o magari riusciranno, nonostante il fango a far sentire a lungo la propria voce, come gli auguro di cuore.

Una cosa però è certa, i Forconi hanno tracciato una via diversa e praticabile, che mette in luce tutta l’ipocrita messinscena che ha menato per il naso fino ad oggi chi voleva protestare con tanta buona fede e altrettanta buona volontà. A questo punto si tratta solo di percorrerla.

Marco Cedolin

Non so quanta “fortuna” avrà la protesta dei Forconi che sta paralizzando la Sicilia, così come non conosco le prospettive di una movimentazione che sembra manifestarsi (per la prima volta in Italia) realmente trasversale, abiurando i partiti e tentando di mettere nel cassetto le divisioni settarie fra “rossi e neri” che da sempre minano alla radice qualsiasi battaglia in questo disgraziato paese, conducendola ogni volta sul binario morto della diffidenza e dei distinguo.

Ma la protesta dei Forconi mi piace, non solamente perché da l’impressione di un movimento di popolo che si ritrova nella difesa del proprio futuro e sputa in faccia alle differenze, ma anche perché rompe profondamente con un passato fatto di manifestazioni in piazza con le varie bandierine di partito…

… tutti lì, a discutere quale striscione debba sfilare prima dell’altro, in base a gerarchie decise la notte prima durante concitate riunioni fra i vari gruppi, partiti e partitucoli. Tutti lì a marciare in fila come pecore belanti, per fare folklore e difendere una causa (quale essa sia) che sistematicamente resterà inascoltata. E poi tutti a casa, compiaciuti per una reazione, ahimè immaginifica, dopo non aver ottenuto alcun risultato che prescinda dalla costruzione della carriera politica di qualche leader rampante in cerca di gloria.

Un passato fatto di banchetti, finalizzati alle firme per un referendum che non verrà mai realizzato e anche se arrivasse fino alle urne non cambierebbe assolutamente nulla.

Un passato fatto di volantinaggi nei mercati e nei centri cittadini, come tanti Don Chisciotte, impegnati nel tentativo di alfabetizzare l’un per cento dell’opinione pubblica teledipendente, mentre il restante 99% si divide fra chi passa oltre infastidito e chi ha ormai realizzato che non serve a nulla.

Un passato di coreografie, colorate del colore dei partiti, utili solo all’autocompiacimento, che non hanno mai spostato di una virgola le decisioni di chi gestisce il potere, ma hanno sempre indotto i cittadini a sostare su un binario morto, in attesa non si comprende di che e in ossequio al politicamente corretto.

La protesta dei Forconi, caso più unico che raro, esce da questa logica consolidata, cogliendo l’unico vero senso di una protesta, consistente nell’ottenere qualcosa di concreto. E comprende che per ottenerlo non bastano girotondi e marcette folkloristiche, occorre detrminare disagi, tentare di paralizzare il paese e creare un problema politico che costringa il governo a tornare sui propri passi.

Probabilmente i Forconi siciliani non riusciranno ad ottenere tutto ciò, magari cadranno rovinosamente a terra, ammazzati dalle calunnie e dal discredito che i “dipendenti” dei partiti e partitucoli già stanno riversando loro addosso in quantità industriale, o magari riusciranno, nonostante il fango a far sentire a lungo la propria voce, come gli auguro di cuore.

Una cosa però è certa, i Forconi hanno tracciato una via diversa e praticabile, che mette in luce tutta l’ipocrita messinscena che ha menato per il naso fino ad oggi chi voleva protestare con tanta buona fede e altrettanta buona volontà. A questo punto si tratta solo di percorrerla.

Marco Cedolin

Tratto da: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3921