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venerdì 1 dicembre 2023

OSTEOPATIA COME BIO-COMANDA®

Inserito da Maria Grazia De Bernardi
“La Vita è una Sostanza, una Sostanza Universale, illimitata. Riempie ciascuno degli atomi e tutti gli spazi dell’Universo. La Vita è la Saggezza, la Potenza e il movimento del “Tutto”. La Vita dell’uomo è essa stessa un uomo, e il corpo è l’impero che egli controlla…Perchè allora non utilizzare questa Potenza che lo può e che lo vuole…?” Andrew Taylor Still[1]
Andrew Taylor Still nel 1914 Come sono arrivata all’Osteopatia? Direi come quando le cose “piovono dal cielo”… Lavoravo come chinesiologa, posturologa e insegnante di yoga (e laureata in Scienze Motorie) e un giorno un collega mi dice che l’UNC (Unione Nazionale Chinesiologi) ha promosso il primo corso di informazione sull’osteopatia a Pescara…e che noi non potevamo mancarlo. E quindi partimmo per Pescara. Erano i primi anni ’80. Avevo 30 anni. Eravamo dei pionieri. In Italia l’osteopatia era assolutamente sconosciuta e in Francia stava facendo i primi passi. I primi anni di corso sono stati illuminanti e stimolanti per me. C’era molto da apprendere: studiare anatomia, fisiologia, embriologia, imparare le tecniche…etc…etc. E io non prendevo appunti durante le lezioni della formazione. Il mio modo di apprendere era mettere in pratica quello che mi veniva insegnato, riuscire a far risuonare il “nuovo” con quello che già facevo/sapevo, come associare e integrare le nuove informazioni. È stato un gran lavoro di testa, di cuore e di corpo. Ma mi ha aiutata a dimenticare “tutto” e avere “tutto” nelle mie mani, mani che non hanno mai dimenticato niente. L’Osteopatia mi ha fatto evolvere anche come essere umano. L’Osteopatia per me è un cammino di vita personale prima di essere un cammino di vita professionale. Vedevo nel “disegno” osteopatico, grazie anche alla mia formazione e pratica di yoga, un “progetto” che aveva una grande risonanza nel mio corpo. Da piccola avevo avuto molti problemi alla schiena, spesso mi paralizzavo. Avrebbero voluto inserire una placca metallica…(e per fortuna i miei genitori non potevano permettersi la clinica svizzera dove eseguivano questo intervento chirurgico). Negli anni, attraverso l’Osteopatia, ho risolto tutti i miei problemi fisici. Uno dei miei maestri e mentori più amati, Renè Briend[2], mi ha aiutata moltissimo: c’è stato un momento nel quale stavo vivendo una grande crisi depressiva e esistenziale. Briend veniva a Savona a insegnare la prima Osteopatia Biodinamica. Sospettavo e percepivo che l’Osteopatia Biodinamica potesse essere molto profonda, e non aveva a che fare con le solite manipolazioni osteopatiche. Briend mi trattò il centro del dorso dove c’è il fulcro della coordinazione, la risonanza di integrazione perfetta tra il sistema nervoso simpatico e il parasimpatico. Tutti i nodi emotivi si sciolsero. E da quel giorno attraversai un cambiamento di 180o. E mi dissi: “Devo continuare perché questa è la mia strada…è questo che io voglio per me e su di me”. Alcuni “colleghi” del corso dicevano a Briend che al massimo potevo fare “l’osteopata da spiaggia” dato che allora lavoravo anche in tv come showgirl…e lui disse loro che io invece avevo le giuste qualità di sensibilità, di percezione e di visualizzazione per essere una brava osteopata…avevo solo bisogno di continuare ad approfondire le mie conoscenze di anatomia e fisiologia con disciplina. E così feci e ancora faccio. Nel corso degli anni, nel trattamento dei pazienti e nell’insegnamento, l’Osteopatia per me è diventata una progressiva SAPIENZA MANUALE che stimola la “BIO-ATTITUDINE” (bio, dal gr, βίος “che vive”) negli individui, cioè la propensione alla VITA e alla SALUTE (salute, lat. salus –ūtis “salvezza, incolumità, integrità, salute”). CREDERE NELLA VITA: ESSERE VIVI E NON CREDERE NELLA VITA È UN CONTROSENSO! Io ci credo. Ogni volta che mangio con gusto un avocado, credo fermamente che quel seme diventerà una pianta perché lo aiuto. Prendo quel nocciolo, lo taglio a croce alla base e alla punta, vi inserisco degli stuzzicadenti per aprire la “porta” allo spuntare dei germogli dopo che lo avrò immerso nell’acqua. Quando pianto i noccioli germogliati nella terra, io credo che crescerà una pianta da ognuno di loro. Si svilupperanno sempre dal basso verso l’alto e dal centro verso la periferia, in ogni direzione. Come accade anche a noi.
Questa è la BIODINAMICA (bio, dal gr. βίος “che vive” e dinamica, dal gr. δυναμικός, dynamikos, der. di δύναμις, dynamis, “forza”), cioè la Dinamica della Vita, dovuta alle Forze Vitali che sono nutrite, impregnate, animate, in permanenza, dall’Onda Vitale Cosmica (sei volte ogni dieci minuti) e, mediante il Suono e l’Acqua, propagano la Vita e la promuovono giorno dopo giorno. L’Infinita Presenza della Vita ci permea di sé, imbeve le nostre forze vitali in continuazione, fluttuando dal Cosmo e da ogni dove in una Spirale di Potenza che travalica ogni disposizione umana. In realtà la definizione non è semplice, sarebbe come definire un albero…È riconoscere il processo vitale della creazione che sta accadendo in questo momento, qui e ora! Tuttavia il termine BIODINAMICA descrive bene l’influenza dell’ambiente vicino nel processo di guarigione delle persone. Viviamo sotto il mare della Respirazione Primaria. Desidero ricordare la metafora sulla Respirazione Primaria di W.G.Sutherland: “Una casa sotto il mare con tutte le porte e le finestre aperte e la marea che si muove attraverso con facilità, portando forma, funzione e guarigione”. La Vita è una sostanza, la sostanza spirituale del Soffio di Vita, E’ invisibile, è universale e illimitata, dunque senza fine E’ presente da miliardi di anni Riempie tutti gli atomi e tutti gli spazi E’ saggezza E ha potere e potenza È il movimento di tutto La Vita incarna il movimento di tutte le cose La Vita nell’uomo è la Vita nella nostra vita Eppure questa Vita è anche immobile di una immobilità vibrante e dinamica, una immobilità incarnata, che potenzialmente contiene tutto Incarna il movimento di ogni cosa! Questa Vita ha il Potere di mantenerci in salute, perché questa Vita è la Salute. OSTEOPATIA: QUALCHE INFORMAZIONE DI BASE L’etimo di osteopatia: dal greco antico, ὀστέον, ostéon, “osso” e πάθος, páthos, πάσχειν “paschein”, letteralmente “soffrire” o “emozionarsi”. La pratica dell’osteopatia include la percezione dei movimenti e dei ritmi delle ossa, dei muscoli, delle articolazioni, delle fasce, organi e visceri. I sette più importanti principi dell’osteopatia sono: il corpo è una unità la struttura e la funzione sono reciprocamente inter-correlate il corpo possiede dei meccanismi di autoregolazione (omeostasi) quando la normale adattabilità è interrotta, o quando dei cambiamenti ambientali superano la capacità del corpo di ripararsi da sé, può risultarne una disfunzione il movimento dei fluidi corporei è essenziale al mantenimento della salute il sistema nervoso autonomo gioca una parte cruciale nel controllare i fluidi del corpo ci sono componenti somatiche della malattia che sono non solo manifestazioni della malattia, ma anche fattori che contribuiscono al mantenimento dello stato di malattia. Dobbiamo le più grandi illuminazioni sulla osteopatia (e anche sulla terapia craniosacrale) a William Garner Sutherland (Portage County WI, 1873 – Pacific Grove CA, 1954, USA). Sutherland era un giornalista che abbandonò la professione a 25 anni per diventare studente della prima scuola di osteopatia, quella di Kirksville nel Missouri. Sutherland fu allievo di Andrew Taylor Still, il padre dell’osteopatia.
William Gardner Sutherland e il suo “cappello” Durante i suoi studi ebbe l’intuizione che lo portò poi a scoprire i principi e la struttura del Meccanismo Craniosacrale: vide un cranio smontato (in termini anatomici esploso) e, concentrando l’attenzione sulle ossa temporali, arrivò a considerarle come le branchie del pesce, che si aprono e si chiudono favorendo una respirazione del cervello. Sutherland iniziò da questo momento un’intensa attività di sperimentazione, che condusse prima su di sé e quindi sui propri pazienti: costruì una sorta di cappello partendo da un pallone da football americano, cui aggiunse viti, molle e cinghie di ogni genere, e se ne servì per studiare le singole ossa craniche e i loro movimenti. Un giorno fermò saldamente tutte le ossa del cranio e si rese conto che l’osso sacro si muoveva tantissimo: ciò confermava che i movimenti percepiti chiaramente sul cranio avevano una stretta correlazione con l’osso sacro. Nei sette anni successivi Sutherland studiò e sperimentò nuove vie di approccio e metodo nell’ambito osteopatico. Sutherland, rilevata l’armonia ritmica tra le ossa craniali e il sacro (sottoposta all’onda prodotta dal fluttuare del liquor cefalorachidiano LCR, o cerebrospinale, che si riflette su tutto il corpo), osservò che questo movimento comprende una fase di espansione e appiattimento del sistema (detta di flessione) e un’altra di contrazione e allungamento (detta di estensione), proprio come accade per il respiro; entrambe le fasi vengono guidate da una sorta di inerente fluttuazione del liquor. Sutherland dedicò il resto della sua vita a sperimentare ed esplorare: definì come parte di un “Meccanismo Respiratorio Primario” i movimenti delle ossa e delle meningi, animate da quello che chiamò il Respiro della Vita con riferimento all’immagine biblica del soffio divino che crea la vita (Genesi 2,7-9; 3,1-7: “Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”). Tale impulso dà origine a lenti ritmi biologici, che interagiscono con i principali sistemi del nostro organismo e lo governano. Il concetto di sistema respiratorio primario amplia la biomeccanica introducendo una forza, detta Potenza del Respiro della Vita, che anima tutto il corpo e le singole cellule, agendo come una risonanza vitale fin dal concepimento (anzi dalla prima divisione cellulare), per lasciare il corpo umano molto più tardi della morte clinica.
Le fasi della prima divisione cellulare La Potenza si esprime attraverso diversi ritmi profondi e lenti, i più antichi del nostro essere. Le scoperte di Sutherland permettono di accostare il suo concetto di respiro della vita alla sottile energia che l’antica medicina tradizionale cinese chiama Chi o Qi, i giapponesi chiamano Ki e gli indiani Prana: è interessante notare come il primo termine sia tradotto proprio come “soffio”, in piena sintonia con il pensiero di Sutherland. La fluttuazione del liquido, liquor cefalo-rachidiano o LCR, segue un sistema di ritmi di 2-3 cicli ogni minuto, ed altri piu’ lunghi, di sei cicli ogni dieci minuti, la “Lunga Marea”. Questi cicli sono in relazione alla salute del paziente. Tali maree sono, nell’ordine: impulso craniale-ritmico (ritmo di 6-12 secondi per ciclo); media marea (ritmo di 20-30 secondi per ciclo, con circa due-tre cicli al minuto); lunga marea (ritmo di 100 secondi per ciclo, circa un ciclo ogni minuto e mezzo); quiete dinamica ( stillness, stato di apparente immobilità dinamica). I fulcri naturali sono zone del corpo situate lungo la linea mediana (l’asse corporeo che emerge e che determina il nostro sviluppo fin dall’embrione), mentre i fulcri di inerzia sono le zone del corpo in cui il movimento naturale è ostacolato da un trauma, un’infiammazione, una lesione, ed esprimono un movimento alterato nel suo ritmo e nella sua forma. Lo scopo del trattamento osteopatico è quello di armonizzare i ritmi naturali, permettendo ai fulcri di inerzia di dissipare la loro cinetica traumatica e distorta e ripristinando il funzionamento dei fulcri naturali. “La palpazione attraverso le mani impiega tutti i sensi, la mente e il cuore per entrare in contatto con il Respiro della Vita. Il principio universale della manifestazione della vita trova la propria eco e la propria espressione personale nel nostro corpo come in qualsiasi altra forma di vita. Questo principio di “movimento originario” o di origine (dal quale è iniziato il mondo) può essere descritto in vari modi: come il “tutto” che contiene la quiete e il movimento, nello Yin e nello Yang, nel cielo e terra, nei modelli religiosi e filosofici, come “frequenza cosmica” per la teoria elettrodebole, per la fisica dei quanti, per la scienza”. G. Sutherland ha operato numerosi cambiamenti nella sua concettualizzazione del Meccanismo Respiratorio Primario, principalmente a cominciare dal 1942 e, più tardi, nel 1948 quando giunse a sviluppare un modello fisiologico e terapeutico basato sull’anatomia clinica, la percezione diretta delle leggi naturali, i poteri terapeutici della Marea (media marea et lunga marea) e dell’Immobilità Dinamica del Soffio di Vita, l’autocorrezione involontaria e le forze di autoguarigione nel corpo. Questo approccio è prima di tutto un fenomeno di autoregolazione, associato alla Potenza Originale, all’Intenzione e al Potere del Soffio di Vita. La Forma del corpo umano è intrinsecamente legata alla Vita; essa è una manifestazione della Coscienza del Soffio di Vita che impregna i fluidi e dà loro l’attività. Essa è il precursore della funzione e della struttura. Leonardo Da Vinci non definiva infatti l’anatomia umana “ geometria divina”? Gli stessi embriologisti, in particolare E. Blechschmidt (M. D. – 1904/1992) e R. F. Gasser (Ph. D. 1935), nella loro opera “Biocinetica e Biodinamica della Differenziazione Umana”, sono coscienti della Presenza delle forze cosmiche e universali all’interno dei fluidi. Queste forze, che creano la Forma del corpo umano, non sono controllate dal campo genetico, ma dalla Respirazione Primaria e dai suoi diversi livelli di espressione e di manifestazione, che generano e sostengono i processi della Vita. Il Soffio di Vita è universale e la sua Presenza è una manifestazione di una Coscienza Superiore. Noi siamo concepiti per “Conoscere” il Soffio di Vita. Esso è l’emanazione di una essenza divina. Non cerchiamolo… esso è là, in noi e intorno a noi. “Luce liquida Lo spazio tra l’anatomia La continuità del Soffio di Vita nei fluidi Ogni goccia conosce la Marea Sono i silenzi tra le note che creano la sinfonia”. W.G.Sutherland LA MIA ESPERIENZA COME OSTEOPATA L’Osteopata dovrebbe essere un “Accompagnatore” che accoglie nelle sue mani il Paziente, lo indaga rispettosamente e dolcemente, scoprendo il percorso lungo il quale il corpo può procedere verso la Salute e trovando una Memoria profondamente Onnipresente e lasciare che guidi con totale Cooperazione e Intenzione che superano i nostri ideali, anche i piu’ nobili. L’Osteopatia ha il compito di “creare” spazio laddove si sia ridotto, o sia diventato inesistente o sia in disfunzione, perché la Vita entri nella materia nel miglior modo possibile. Il primo principio dell’Osteopatia stabilisce che essendo noi delle UNITA’ INDIVISIBILI come tali dobbiamo essere trattati e richiede che il trattamento abbia inizio in uno stato di Neutro, che è una condizione dell’essere e non un semplice atteggiamento: l’operatore e il paziente devono trovarsi in una risonanza e un’empatia reciproche. Il secondo principio promuove l’interrelazione tra Forma, Funzione e Struttura e necessita la ri-armonizzazione delle diverse tensioni. Il terzo principio sottolinea che occorre permettere alle forze innate di esprimersi e esercitare il proprio potere terapeutico e si può attuare solo attraverso la sincronizzazione con la Potenza Inerente, di Lunga Marea, di Immobilità Dinamica (Stillness). Il ruolo del’Osteopata è di essere un fulcro perché la Salute si manifesti nel paziente. L’Osteopata non cerca le lesioni ma si sincronizza con la Salute. Ha una relazione privilegiata con la Salute e con i processi di guarigione che ne emanano. La guarigione è l’emergere dell’Origine che è contenuta nell’impronta della perfezione dell’embrione. Grazie alla qualità manuale di percezione sensoriale e istintuale, l’Osteopata accede a una totale collaborazione con le forze della Lunga Marea (potenza originale del Soffio di Vita e potenza inerente della Forza Vitale). Queste forze terapeutiche operano e interagiscono nel momento presente con specificità e intelligenza su tutta la fisiologia del paziente, del corpo fisico, fluidico e energetico. Grazie alla sincronizzazione con la Marea si presentano nuovi orizzonti terapeutici con il loro grande mistero e le loro risorse piu’ profonde. L’Osteopata accetta la specificità delle cellule e lavora con la loro universalità, perchè tutte le cellule viventi hanno due cose in comune: una filosofia – esse sono universali e obbediscono a una medesima legge; uno scopo – esse sono specifiche e obbediscono a leggi funzionali che sono loro proprie (cellule del fegato, del cuore, del bicipite, del sistema nervoso…etc). Non siamo fatti di viti, bulloni e rondelle. Non siamo restringibili in pagine di “meccanica articolare” con assi fissati da “burattinai” e mobilizzazioni angolate. Il nostro Corpo è incluso in una GRIGLIA PERFETTA che si espande e si ingrandisce respirando con noi. La nostra ANATOMIA è VIVENTE e RESPIRA. Ogni molecola, ogni elettrone, ogni fibra di tessuto, ogni goccia di fluido risponde direttamente al Soffio di Vita. Gli effetti del Soffio di Vita sul campo elettromagnetico, i fluidi, i tessuti rispondono collettivamente in modo sincrono e simultaneo, in quanto è un’unità cosciente che anticipa l’effetto “nutrimento” della prossima inalazione della Respirazione Primaria Universale del Soffio di Vita. Alla fine della espirazione, tutta la coscienza dell’individuo, ivi comprese le ossa, si muove verso il fulcro del Soffio di Vita. Il Soffio di Vita porta la forma nell’esistenza. La memoria di questo schema si riempie con ogni respirazione e si modifica, varia con la genetica e le influenze psichiche, ma la base resta sempre immutabile. PIUTTOSTO CHE ANSIMARE LA VITA, RESPIRALA!!!!! LE MANI
Per me l’Osteopatia è anche l’ARTE del tocco manuale consapevole e “differenziale”. Le MANI sono ANTENNE uniche, capaci di captare, “vedere”, sentire, cogliere, comunicare. Le MANI sapienti e “senzienti” percepiscono tutti i livelli del movimento e le relative appartenenze (che siano organi, viscere, muscoli, tendini, nervi…). Le MANI devono essere in grado di selezionare ciascuno di essi e provvedere a far ripercorrere l’itinerario perfetto alla struttura in disfunzione cosi’ da far ritrovare l’Accordo con il Programma Originario. Le MANI son uno strumento programmato per adattarsi a tutte le superfici, sono intelligenti e accomodanti. Sono capaci di percepire anche cio’ che c’è di piu’ sottile tra un tessuto e l’altro, il grado di scorrimento di tutte le fasce connettive sovrapposte o interconnesse, i diversi piani, le disposizioni di ogni organo e ciascun grado di elasticità, mobilità, rapporto di continuità o di discinesia (movimenti involontari della muscolatura, i quali risultano ipercinetici in taluni casi e ipocinetici in altri). Per “mettere le mani” su un essere umano e ricevere informazioni abbiamo bisogno di “vederlo” come in un filmato…dalle origini in poi, come le riprese dello sbocciare di un fiore riviste in velocità. Proviamo a immaginare la sua evoluzione…da placca embrionale a girino…da cellula uovo allo spermatozoo che, come una freccia, dà direzione. Tutto inizia da qui. Dall’incontro tra spermatozoo e ovulo. Durante ogni rapporto sessuale, con l’eiaculazione entrano in vagina dai 200 ai 500 milioni di spermatozoi. Già lungo la vagina li attende una prima dura selezione, che ne elimina una buona parte. I ‘fortunati’ che riescono a proseguire il cammino arrivano fino alla cervice uterina, dove incontrano il muco cervicale. Risalendo, arrivano nell’utero, dopodiché proseguono il loro viaggio verso l’ampolla tubarica, che è la parte più vicina all’ovaio in cui è stata prodotta la cellula uovo. A questo punto, grazie ad una particolare reazione chimica, uno solo dei circa 200 spermatozoi sopravvissuti riesce ad infilarsi nella cellula uovo e a fecondarla…
Come Bio-comanda: è la Vita che comanda e la Vita è questo: ognuno di noi arriva dall’integrità dello spermatozoo che è stato scelto dall’ovulo perchè era quello giusto…l’ovulo deve essere posizionato lungo il suo diametro maggiore… e li’ si innesca la scintilla della Vita…e quell’allineamento prosegue e insiste, esiste, continua ad esserci sempre!
La memoria di perfezione che ha l’embrione Quando le mie mani toccano un corpo sentono un universo. Io devo solo badare che i “pianeti” seguano le loro rotte nelle orbite assegnate loro. Il primo atteggiamento con cui mi pongo davanti a un paziente è l’accoglienza e l’ascolto. Io da sola non posso curare niente in un paziente se lui non vuole farsi curare. Non spetta a me “guarire” il paziente, non è il mio ruolo. Al paziente spetta “aggiustare” la parte, o l’insieme, di un sistema in modo tale che le correnti vitali possano rispondere e irrigare le parti affette. Questo è il mio dovere, e non il mio potere! Io mi occupo di riportare a galla, di richiamare alla memoria la coscienza della perfezione progettuale, l’Origine Perfetta, dalla quale ogni essere umano proviene. E questa impronta originale permane anche dopo un evento traumatico. Una persona sul lettino è come un tomo da leggere e riassumere. Sembra complicato ma è semplicemente complesso. Sembra una cacofonia. Io devo solo ascoltare uno ad uno gli strumenti e gli accordi e consentire loro di essere all’unisono e di trovare l’Armonia, che è già Perfezione. Trovo un “groviglio” e consento Spazi tra i nodi. Creo fessure, ingressi. Espando brecce. “Disinfeltrisco”. E il Respiro Primario fa‘ il resto. Io posso solo garantire che si ridesti bene e ovunque. La mia mission è mettermi a servizio completo della Vita nei suoi imperativi. Non decido. Accompagno il paziente a attraversare di nuovo tutte le forche caudine dell’essere, del vivere, del riprodursi, del fare, del nutrirsi. Il mio compito è di far aderire l’anatomia alle leggi naturali, cosmiche, e al respiro primario, con pazienza e presenza. Dove c’è un intoppo, un empasse lungo un nervo, ad esempio il nervo sciatico, io devo andare e dire: “qua non va”. Devo conoscere tutto l’anatomia di un nervo, cogliere se l’empasse è all’inizio o alla fine del nervo…sentire se c’è una sciatalgia di origine fluidica o neurologica, se il nervo è infiammato, compresso o pigiato da qualche parte oppure se è il fluido che non sale verso l’alto. Poi accade il momento di stillpoint, quando tutto è sospeso…”sospensione di attenzione, di resettaggio”, dove le tensioni si risolvono perché siamo nel Neutro tridimensionale, evocativo della struttura, della funzione e della forma. Dopo lo stillpoint (tessitura, tono e tempo) si arriva a una estrema espansione dove il corpo e le cellule si espandono…a un certo punto non sembra piu’ che il paziente sia sul tavolo…c’è una “nuvola” composta di tutte le sue cellule che rivedono tutti i programmi. Chi riceve può quasi addormentarsi, come in uno stato ipnotico, o provare la sensazione corporea di fluttuare o galleggiare sull’acqua: uno stato di omeostasi ( la tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità) dei fluidi corporei che indica una condizione di tranquillità e sicurezza (il Neutro). Il Neutro è uno stato di equilibrio. E’ il punto nel quale il paziente, in contatto con il suo “tutto” (tessuto, fluido, potenza inerente…), è libero di cambiare rispondendo alla Respirazione Primaria. Costituisce la via di accesso al processo del trattamento, e permette all’Intenzione e alla Potenza del Soffio di Vita di agire. La “volontà” personale, sia del paziente che dell’operatore, scompare per lasciare il posto a una “Volontà Superiore” che permette al cambiamento di riemergere. “Trovare il proprio stato di Neutro richiede rispetto, un profondo apprezzamento delle proprie sofferenze, l’accettazione del non-risultato e un abbandono di sè all’ Amore del Soffio di Vita”. J.Jealous[3] Oggi i pazienti mi telefonano per dirmi: ”Dottoressa sono fuori centro! Mi rimette in dima?”. Anche oggi, come sempre, sono a Servizio della LINEA MEDIANA[4] e giro ancora la fune perché gli altri saltino. O meglio ancora: mi metto a disposizione perché chi si rivolge a me possa trovare nella sua Centratura la Qualità di movimento per Respirare al meglio la propria Vita, divertendosi, saltando ostacoli e superando la stanchezza. Qualche giorno fa’ un mio paziente, alla seconda seduta, mi ha detto una cosa che trovo molto bella. E’ passato dal “lei” al “tu”. E in seguito ha dichiarato di averlo fatto a causa della confidenza che mi sono presa con il suo corpo al punto di “indovinare” ogni suo punto critico. Ha anche affermato: ”Si sente che sai quello che fai! Hai una maestria nel trovare i punti giusti e non li molli fino a che non sono cambiati. Vai fino in fondo sapendo come passare da una parte all’altra e cucire tutto insieme. Uno si alza dal lettino alla fine e gli sembra di volare perchè tutti i pesi che sentiva addosso sono scomparsi!” E quando il paziente è nello stato di stillness io mi sento spostata via, come se non ci fosse piu’ bisogno di me. Il mio lavoro è finito! “Siate immobili e vi conoscerete” W.G.Sutherland “Spazio universale dell’assoluto La volontà è assente Il potere scompare Nessun punto di riferimento per l’ego Sensazione di vuoto nel quale non si percepisce niente, se non questo spazio Accesso alla trasparenza Dissoluzione dei fulcri lesionali” Jim Jealous DO “L’Amore incondizionato significa dare agli altri l’Amore Divino che è in noi, senza aspettarsi una ricompensa, un risultato, un riconoscimento. Noi, i servitori, rimaniamo in Neutro. Agiamo come Conduttori del flusso dell’Amore Divino” Robert C. Fulford[5] L’azione dell’Osteopata diventa preziosa soprattutto nei casi di: sindrome ATM (Articolazione Temporo Mandibolare, patologia derivante dal malfunzionamento relativo al collegamento tra mascella e mandibola), otiti, sinusiti, acufeni, disassamenti cranio-facciali emicranie problematiche digestive, reflussi gastro-esofagei, spasmi addominali, difficoltà respiratorie, bronchiti ricorrenti, facilità di ammalarsi, specialmente nei bambini, tensioni nervose, stress, panico, insonnia, traumi da sport, da incidenti sequenze post-operatorie, discinesi (movimenti scoordinati o irregolari), problematiche posturali, amenorrea, dismennorea, dolori mestruali, lombaggini, sciatalgie, cruralgie (dolori che si estendono dai fianchi ai glutei e dall’inguine alla coscia anteriore), ernie e protrusioni discali, scoliosi, tutte le disfunzioni articolari e osteo-membranose. “L’osteopatia è mantenuta intatta dall’abilità artistica, dal pensiero scientifico e da un lascito amorevole” (editing a cura di Lorena Monguzzi) [1] Andrew Taylor Still (Lee County, 6 agosto 1828 – 12 dicembre 1917, Kansas, USA) è stato un medico statunitense, fondatore dell’osteopatia e della medicina osteopatica. E’ stato uno dei fondatori della Baker University, la piu’ antica università quadriennale del Kansas, e della American School of Osteopathy (ora A.T.Still University), la prima scuola osteopatica del mondo. [2] Renè Briend (1946-2022) è stato co-direttore dell’Accademia Europea di Insegnamento Biocinetico e Biodinamico dell’Osteopatia. [3] Jim Jealous DO, 1943-20121, è stato il fondatore e il fautore della Osteopatia Biodinamica [4] La LINEA MEDIANA è la nostra origine e le nostre radici. Rappresenta uno dei principi di fondo dell’Osteopatia Biodinamica. È il concetto di linea mediana funzionale, intorno a cui il corpo e la salute si organizzano. La linea mediana è l’espressione primaria della funzione nell’embrione. Una serie di strutture nasce dalla linea mediana. Per prima la linea primitiva che appare nell’ectoderma, cominciando dal polo caudale del disco embrionico. Successivamente dall’endoderma si sviluppa la notocorda, di nuovo crescendo dal lato caudale a quello craniale. Dopo alcuni giorni il solco neurale si forma lungo la linea mediana, sorgendo dalla coda alla testa. Durante la quarta settimana di sviluppo il tubo neurale si chiude all’estremità, e il movimento dei fluidi non è più una circolazione. Il modello della linea mediana fa riferimento allo sviluppo dell’embrione umano. Nelle prime settimane dello sviluppo del nostro “essere embrione” avviene una serie di trasformazioni che prendono diversi nomi a seconda della funzione svolta e del processo in atto. La storia della linea mediana inizia dal “solco primitivo”, un ripiegamento del disco bilaminare embrionale. Alla seconda settimana del nostro sviluppo, infatti, siamo fatti di due “palloncini”: uno costituito dall’ectoderma che riveste una sacca piena di liquido amniotico in rapida crescita e un’altra cavità, il sacco vitellino, le cui cellule formano l’endoderma. Tra questi due “palloncini” si forma un solco, detto primitivo, che dà origine ad uno spazio che permette l’insinuarsi di altre cellule, che costituiscono il mesoderma.
Il solco primitivo diventa così il processo assiale da cui deriverà la notocorda, struttura che darà l’impronta alla nostra colonna vertebrale e al sistema nervoso. Questa struttura della linea mediana permane nell’adulto, e la si trova nel tetto del terzo ventricolo. È un punto “pivot” per tutti i movimenti neurali. Durante la fase di inalazione, la Respirazione Primaria (Respiro della Vita), ovvero la fase inspiratoria, l’intero sistema nervoso centrale converge a spirale verso la lamina terminalis. Durante la fase espiratoria tutti i tessuti si allontanano da quest’ultima. I processi di riparazione e di crescita, il continuo rinnovamento cellulare, le sottili comunicazioni tra tessuti e organi non sono che la ricapitolazione di quello che è successo quando eravamo ancora esseri microscopici nella pancia della mamma. Il nostro processo di differenziazione, quando eravamo embrioni, non è “altro” da quello che siamo ora: il nostro embrione vive in noi e le forze che ci hanno modellato sono parte di quelle stesse forze che ci mantengono in vita, in salute e in equilibrio. Jim Jealous (1997) descrisse la linea mediana come nascente dalla Quiete (Stillpoint), generata dal Respiro della Vita. La linea mediana funzionale rimane presente per tutta la durata della vita, e la nostra struttura ed il nostro movimento fisiologico rimangono orientati ad essa. Il Respiro della Vita entra nel corpo dal coccige e sale lungo la linea mediana, radiando “come una fontana della vita” (Sills 1999). [5] Robert C.Fulford DO, 1905-1997, è stato un pioniere nella introduzione di una medicina alternativa e energetica nel contesto dell’osteopatia FONTE: https://www.tenet22.com/osteopatia-come-bio-comanda/