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venerdì 28 dicembre 2018

CACCIA AGLI UFO IN VALMALENCO

Avevo sentito parlare dei misteriosi eventi che si stavano verificando da svariati anni in Valmalenco, una magnifica valle laterale della Valtellina che si trova nella provincia di Sondrio, ma non mi resi conto della loro estrema varietà, complessità e importanza sino al 29 aprile 2016. In tale data mi trovavo infatti nel capoluogo, presso la libreria Il Faro, per tenere una conferenza sull’argomento dei programmi spaziali segreti, al termine della quale venni avvicinato da svariati testimoni oculari di tali eventi, che vollero condividere con me le proprie esperienze e una gran quantità di documenti (articoli della stampa locale, registrazioni audiovisive, materiale fotografico, etc.). 
Rimasi letteralmente sopraffatto dalla qualità e dalle implicazioni di tale materiale probatorio, con particolare riguardo al fatto che in numerose occasioni, nel corso degli anni, aerei militari di svariate nazionalità erano intervenuti per inseguire (vanamente, aggiungerei) e cercare di intercettare, o quantomeno osservare da vicino, i numerosi oggetti volanti non identificati che ormai da tempo venivano avvistati sopra la città e soprattutto in prossimità del Pizzo Scalino, una caratteristica vetta a forma piramidale che sovrasta l’alta Valmalenco e fa parte delle Alpi del Bernina, sul confine italo-svizzero.
Oltretutto, in svariate occasioni queste operazioni generarono allarme fra la popolazione locale, a causa di misteriosi boati che echeggiavano nella vallata e nelle località limitrofe e che nonostante le autorità cercassero di minimizzare con le spiegazioni meno plausibili (ad esempio, esplosioni di mine nelle cave), erano con ogni probabilità da attribuire agli aerei in questione che, per motivi sconosciuti (ma presumibilmente nel tentativo di raggiungere gli UFO), in talune circostanze entravano in regime supersonico generando il classico bang che si produce oltrepassando la velocità del suono. Considerando che teoricamente ciò non potrebbe avvenire al di sotto di una determinata quota e comunque mai senza previa autorizzazione, questo fatto aggiunge carne al fuoco del mistero per cui questi voli avvengono, il più delle volte ben al di sotto delle quote minime stabilite. Un esempio emblematico è il caso di alcuni SAAB Gripen presumibilmente svizzeri (alcuni esemplari del caccia di produzione svedese erano in fase di valutazione presso le forze aeree elvetiche in vista di una possibile acquisizione, poi bocciata da un referendum), operanti nell’ambito di un accordo, stilato nel novembre 2009 fra l’Aeronautica Militare Italiana e le Forze Aeree Svizzere, concernente una Cross Border Area (CBA), ovvero una zona transfrontaliera di addestramento comune che si estende per oltre 45 km di lunghezza e 70 di larghezza a sud del Cantone dei Grigioni sino alla riva settentrionale del Lago di Como, con un limite di volo inferiore pari a 20.000 piedi, ovvero all’incirca 6.600 metri. 
Nell’immagine seguente, risalente al 3 agosto 2012, si può osservare distintamente una coppia di Gripen all’inseguimento di due oggetti non identificati, mentre volano ben al di sotto della quota minima stabilita.

In quest'altra immagine, risalente alla stessa data, si può osservare un Eurofighter Typhoon, presumibilmente dell’AMI, mentre si arrampica in verticale all’inseguimento di un UFO dalla forma piuttosto curiosa.

In quella che segue, ascrivibile al 16 ottobre 2014, si può osservare l’inseguimento di un F/A 18 Hornet, che date le precedenti considerazioni poteva essere svizzero ma anche statunitense, magari decollato dalla base di Aviano.

Dispongo di numerose altre fotografie del genere, nelle quali compaiono altri tipi di velivoli, ad esempio un F-16 Falcon.
Tuttavia, fra le immagini che come dicevo ebbi modo di visionare ed acquisire nel 2016, quelle che mi fecero davvero fare un salto dalla sedia sono le seguenti (in realtà ne esistono varie altre, ma queste sono le più spettacolari).
Risalgono all’8 marzo 2012, ed è questo l’elemento che attirò la mia attenzione, in quanto gli F-22 Raptor statunitensi inquadrati, i primi caccia di 5° generazione costruiti e operativi al mondo, costituiscono tuttora l’élite delle forze da caccia a stelle e strisce (non prendo neanche in considerazione il fallimentare F-35), e ufficialmente non furono mai rischierati oltreoceano prima del 2015. 
“Gli F-22 Raptor dell’USAF saranno rischierati in Europa”, redazione di Aviation Report, 26 agosto 2015. Nell’articolo in questione si specificava che l’aliquota di caccia intercettori sarebbe stata schierata in Europa per la prima volta.

Logico quindi domandarsi cosa abbia spinto gli USA a rischierare in gran segreto (probabilmente ad Aviano) e adoperare già nel 2012 il fiore all’occhiello della propria aviazione militare... Di sicuro non hanno mancato di farsi notare: in particolare la seconda immagine mostra un F-22 arrampicarsi verticalmente con i postbruciatori accesi nel tentativo di intercettare l’intruso, e i testimoni oculari dell’evento riferiscono di un “baccano infernale”. 
Sia quel che sia, proprio mentre compilavo il presente articolo mi è giunta la segnalazione, con relativa immagine, della ricomparsa nei cieli della Valmalenco di una coppia di Raptor in data 10 agosto 2018.

Ad ogni buon conto, la posta in gioco dev’essere particolarmente alta, se da qualche tempo ad inseguire o a monitorare gli UFO sono comparsi velivoli a dir poco “esotici”, al punto che ufficialmente nemmeno esistono. Ad esempio, nell’immagine seguente si vede un oggetto triangolare in tutto e per tutto compatibile col mitico TR3-B Astra, un velivolo con caratteristiche antigravitazionali presumibilmente sviluppato e prodotto dalla Northrop già nei primi anni ‘90. 
Sotto, in dettaglio.
Nelle immagini notturne che seguono un velivolo dalla conformazione simile al summenzionato TR3-B, ma con ogni probabilità ancora più esotico.
Nel video che segue, ripreso nelle stesse circostanze, si vede un velivolo simile “interagire” con un gruppo di oggetti luminosi non identificati ed esibire caratteristiche di volo a dir poco straordinarie. Personalmente lo considero uno dei filmati più incredibili che abbia mai visto.  
Sempre triangolare, ma con un sistema propulsivo apparentemente più “convenzionale”, nell’immagine che segue si può osservare un misterioso velivolo attraversare i cieli della zona.

Questa immagine (vedi nota in fondo all'articolo) risalente a quest’anno, mostra un’altra tipologia di velivoli mentre insegue alcune sfere colorate e quasi “evanescenti” proprio al di sopra della caserma dei Carabinieri di Sondrio. 

Si tratterebbe presumibilmente di sofisticatissimi droni, in quanto caratterizzati dall’apparente assenza di alcun rumore e soprattutto da velocità elevatissime, difficilmente compatibili con la presenza di un pilota umano, che sarebbe sottoposto a  insostenibili accelerazioni di gravità e i cui riflessi comunque ben difficilmente riuscirebbero a coordinare voli di tal genere, anche se naturalmente non si può escludere lo sviluppo di qualche genere di interfaccia, magari basato su Intelligenza Artificiale, e a qualche sofisticata tecnologia di smorzamento inerziale. Un filmato, tuttora al vaglio tecnico del gruppo The X-Plan col quale sto attivamente collaborando a questa indagine, mostrerebbe uno di questi velivoli sfrecciare lungo la vallata a una velocità tale da rendere impossibile osservarlo ad occhio nudo. Solo rallentando di molto la velocità del video è stato possibile distinguere l’oggetto. Rimane comunque il dubbio che possa trattarsi di qualcosa di totalmente diverso. 

Comunque sia, è almeno dal 2015 (se non prima) che questi misteriosi velivoli si presentano sui cieli di Sondrio e della Valmalenco. Impossibile stabilirne l’origine, anche se la loro configurazione ricorda quella del nEUROn sviluppato dalla Dassault francese, dell’RQ-170 Sentinel della Lockheed Martin o dell’X45-C della Boeing, entrambe statunitensi (per la verità assomigliano anche a un prototipo di produzione cinese, il Lijian). Personalmente dubito che possa trattarsi di qualcuno dei prototipi summenzionati, ma non posso nemmeno escluderlo: se così fosse, comunque, ciò significherebbe che le tecnologie aerospaziali “ufficiali” stanno raggiungendo un grado di sofisticazione quasi inimmaginabile...
Le immagini seguenti, alcune delle quali davvero spettacolari, danno un’idea dell’enorme interesse delle autorità militari nei confronti degli strani “visitatori” che da anni ormai compaiono nei cieli della Valmalenco e intorno al Pizzo Scalino. 
Mentre le nostre investigazioni proseguono e in attesa di proporvi nuovi articoli sulle varie sfaccettature del “Caso Valmalenco”, vi propongo un’ultima immagine che mostra uno degli oggetti di tante attenzioni e denota come con ogni probabilità ci si trovi di fronte a un fenomeno trans-dimensionale, o comunque ad un livello di tecnologia al momento apparentemente fuori dalla portata di coloro che evidentemente si sentono minacciati da questi incredibili eventi, arrivando a mettere in campo il meglio del meglio delle proprie tecnologie militari per arginarli e negando all’opinione pubblica la conoscenza di quanto sta accadendo.
In altre parole, i poteri costituiti sembrano sull’“orlo di una crisi di nervi” in vista di un imminente cambiamento epocale nel paradigma comunemente accettato e nella consapevolezza globale del genere umano nel suo complesso. 
Nota:
Le immagini in questione, scattate l’8 marzo 2018, mostrano un velivolo all’inseguimento di alcune sfere nel cielo di Sondrio. I testimoni dell’evento hanno sentito il rumore di un classico motore a reazione, ma apparentemente non hanno realmente “visto” il velivolo, quanto le scie da esso prodotte. Ciò non toglie che nella maggioranza dei casi, i misteriosi triangoli neri (o alcuni di essi) non sembrano produrre rumori di sorta. Non si può escludere quindi la contemporanea presenza in zona di un caccia militare convenzionale, non immortalato però da alcuna fotografia.
Ringraziamenti: 
Un sentito ringraziamento a Felice Sirtori per le preziose informazioni, le testimonianze e la documentazione che ci ha fornito per la stesura di questo articolo. Ringrazio Dario Giacoletto (http://presenze-aliene.blogspot.com) per la gentile concessione di alcune delle immagini. Ultimo ma non meno importante, un sentito grazie al gruppo The X-Plan (www.thexplan.net) col quale sto attivamente collaborando da mesi in questa che considero una delle indagini più importanti e significative di sempre.

(Articolo originariamente pubblicato su NEXUS New Times nr. 135, settembre-ottobre 2018, integrato da alcuni video in questa edizione on-line

TRATTO DA: https://www.nexusedizioni.it/it/CT/caccia-agli-ufo-in-valmalenco-5873

sabato 22 dicembre 2018

UNA PREGHIERA SEMPLICE PER UN NATALE SPECIALE


Preghiera semplice - San Francesco D'Assisi

O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace
Dov'è odio ch'io porti l'amore
Dov'è offesa ch'io porti il perdono
Dov'è discordia ch'io porti l'unione
Dov'è dubbio ch'io porti la fede
Dov'è errore ch'io porti la verità
Dov'è disperazione ch'io porti la speranza 
Dov'è tristezza ch'io porti la gioia
Dov'è tenebra ch'io porti la luce
Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto
Ad essere consolato, quanto a consolare
Ad essere compreso, quanto a comprendere
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché è dando che si riceve
Perdonando che si è perdonati,
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

martedì 18 dicembre 2018

Vaccini: dubitare non licet

Evidentemente agli scienziati dà fastidio che vengano messe in dubbio le loro certezze.
Come molti sanno, l'associazione Corvelva sta facendo eseguire delle analisi sui vaccini, per stabilire se siano davvero sicuri come dicono le case farmaceutiche. In questa ottica, l'Ordine Nazionale dei Biologi ha fatto una donazione a Corvelva di 10.000 euro per contribuire alle spese di queste analisi. E questo ha fatto impazzire certi scienziati, che evidentemente non tollerano che certi "principi assodati" vengano messi in discussione.
La rivista Nature ha pubblicato un articolo intitolato "Italian scientists protest funding for vaccine-safety investigation", ovvero "Scienziati italiani protestano per i finanziamenti ad una indagine sulla sicurezza dei vaccini", che è stato tradotto integralmente dal sito Sa Defenza.
Dall'articolo leggiamo: "Il gruppo, Corvelva, ha annunciato di aver ricevuto € 10.000 dall'Ordine Nazionale dei Biologi (ONB) il 26 ottobre e afferma che prevede di utilizzare i soldi per la ricerca che indaga sulla sicurezza e l'efficacia dei vaccini comunemente usati. Corvelva afferma che la ricerca che propone è necessaria perché i precedenti studi che ha finanziato, che non sono ancora stati pubblicati in una rivista peer-reviewed, indicano che alcuni vaccini contengono impurità o mancano degli ingredienti attivi che sostengono di contenere. [...] Ma molti scienziati respingono la necessità di ulteriori ricerche - sulla base del fatto che i vaccini sono già rigorosamente testati - e sono sconcertati dalla decisione che l'ONB ha dfatto la donazione a Corvelva. "La mia prima reazione è stata perplessità", afferma il genetista Gerolamo Lanfranchi dell'Università di Padova. "C'è una solida evidenza che i vaccini funzionano e sono sicuri", afferma il virologo Giorgio Palù dell'Università di Padova, che è presidente delle società europee e italiane di virologia. I costosi studi su larga scala che testano l'efficacia dei vaccini e monitorano gli effetti collaterali negativi sono regolamentati supervisionati da agenzie sanitarie nazionali e internazionali e sono "molto più accurati dei test che potrebbero essere fatti con 10.000 €", afferma Gennaro Ciliberto, un biologo molecolare presso l'Università Magna Grecia di Catanzaro e presidente della Federazione italiana per le scienze della vita, che comprende 14 società scientifiche. Una volta approvati i vaccini, queste agenzie continuano a controllarli testando lotti e impianti di produzione per sicurezza, oltre a monitorare le reazioni avverse, aggiunge."

Pensate al paradosso: siamo nel bel mezzo di un dibattito globale sulle vaccinazioni, nel quale viene proprio messa in dubbio la sicurezza dei vaccini. E' questo dubbio, che attanaglia moltissimi genitori, che ha portato al tanto lamentato calo dei tassi di vaccinazione. E ora che ci sarebbe la possibilità di dimostrare una volta per tutte che i vaccino sono sicuri, e non contengono componenti dannosi di alcun tipo, gli scienziati si ribellano a questi esami.
Chissà perchè?
Massimo Mazzucco
Tratto da: https://www.luogocomune.net/LC/21-medicina-salute/5107-vaccini-dubitare-non-licet

mercoledì 12 dicembre 2018

L'11 settembre arriva in tribunale?

Il Lawyers' Committee for 9/11 Inquiry è una organizzazione di avvocati americani che combatte da anni per la verità sui fatti dell'11 settembre. Dopo aver lanciato un enorme numero di petizioni che sono state sistematicamente ignorate dalle autorità americane, finalmente il Lawyers' Committee ha riportato una importante vittoria: il procuratore distrettuale di New York ha accettato di far valutare le prove di una demolizione controllata del World Trade Center ad un Grand Jury appositamente stabilito. Se il Grand Jury riterrà le prove valide e sostanziate, si potrà dare luogo ad un processo vero e proprio sulle responsabilità dei crolli dei tre grattacieli del World Trade Center.
La notizia è importante, perchè per la prima volta dopo 17 anni una entità governativa americana (il procuratore di New York) riconosce che vi siano elementi oggettivamente validi per sottoporli ad un Grand Jury. (Questa è la lettera con cui il procuratore di New York, Geoffrey Bergman, conferma al Lawyers' Committee che seguirà le procedure indicate dalla legge).
Il Grand Jury è una istituzione tipica del sistema legale americano, che non è presente in nessun altra nazione al mondo. Svolge una funzione simile a quella di una indagine preliminare, con la differenza che l'indagine non è condotta da magistrati ma da normali cittadini, che vengono scelti casualmente nella popolazione. I membri della giuria ascoltano e valutano le prove presentate dall'accusa, e determinano se secondo loro vi siano elementi per procedere ad una incriminazione. Se la loro decisione è positiva, si passa al processo vero e proprio.
Avremo quindi una ventina di normali cittadini americani che ascolteranno le deposizioni di Richard Gage e di tutti gli altri membri di "Architects Engineers for 9/11 Truth", che presenteranno le prove di una demolizione controllata: le tracce di termite trovate nei resti delle Torri gemelle, i tempi di caduta dei tre grattacieli, le testimonianze di esplosioni da parte dei pompieri e dei poliziotti, eccetera eccetera.
Resta difficile immaginare, a questo punto, che una giuria popolare debba ritenere che non esistono prove sufficienti per procedere ad una incriminazione vera e propria.
I tempi saranno lunghi (circa un anno per selezionare e far convenire il Grand Jury), ma la falla nella diga è stata aperta. Chissà che magari per il ventennale dell'11 settembre non riusciremo tutti a celebrare una piccola fetta di verità in più emersa sulla tragedia di quel giorno.
Massimo Mazzucco
In questo video (in inglese) Richard Gage e Barbara Honegger commentano l'accettazione della petizione del Lawyers' Committee.
[Grazie a CUSCRET per il video, e a PRIMUS ECCETERA per la segnalazione]
Tratto da: https://www.luogocomune.net/LC/24-11-settembre/5100-l-11-settembre-arriva-in-tribunale

L'attentato "salva Macron"






Ci risiamo. Puntuale come un orologio svizzero arriva l'attentato che distoglie dai veri problemi politici e sposta l'attenzione sul "terrorismo internazionale".

Ormai la dinamica è talmente prevedibile che bisognerebbe quasi farne una regola: se un certo governo attraversa un periodo particolarmente difficile, state alla larga dai mercatini e dai luoghi affollati di quella nazione. La "cellula dormiente" di turno sarà pronta a risvegliarsi proprio in quelle occasioni.

Pensate solo alla coincidenza: fino a ieri sera tutti i tg e le testate giornalistiche francesi parlavano solo di Macron, di come il suo discorso non fosse riuscito a placare i Gilet Gialli, e di come ormai la fine del suo governo apparisse scontata. Ma da stamattina tutto questo passa in secondo piano, perchè ora ci dobbiamo occupare di Cherif Chekatt, l'uomo sospettato di aver sparato ieri a Strasburgo, e prontamente dato in pasto alla stampa mondiale dall'efficientissimo SITE di Rita Katz.

Davvero dobbiamo aggiungere altro?

Massimo Mazzucco


Tratto da: https://www.luogocomune.net/LC/15-terrorismo/5101-l-attentato-salva-macron

mercoledì 5 dicembre 2018

Verità per Regeni? Verità su Regeni!

di Roberto Buffagni
“Verità per Regeni”? Vediamo un po’. Di verità sull’argomento ce n’è solo una briciola. Cominciamo da quella, poi passiamo alle ipotesi.
Briciola di verità
Regeni lavorava per una azienda privata di intelligence, la Oxford Analytica.[1] All’epoca dei fatti, il responsabile di Oxford Analytica è David Young, capo dell’équipe che per conto del presidente Nixon scassinò gli uffici del Partito Democratico al Watergate, facendosi beccare e innescando il processo che condusse all’impeachment e alle dimissioni dello statista repubblicano. Nel board, a fare da testimonials, ci sono John Negroponte[2], responsabile diretto dell’organizzazione degli squadroni della morte nell’America Latina anni Ottanta, e Sir Colin McColl[3]Control dell’MI6 (ora SIS) dal 1988 al 1994.
Regeni agente segreto?
Regeni non, ripeto non era un agente segreto. Per Oxford Analytica, Regeni lavorava da precario, in subappalto, stesso tipo di rapporto che intercorre fra un fattorino che consegna la pizza a domicilio e la catena di fast food che lo assume. Conforme a una plurisecolare tradizione di rapporti organici d’interscambio tra Oxbridge e servizi segreti britannici, il rapporto diretto con Oxford Analytica ce l’avevano i suoi professori di Cambridge, che utilizzavano i graduate students e i ricercatori come manovalanza a basso prezzo.
Queste agenzie private di intelligence non sono la SPECTRE. Si fanno pagare a caro prezzo informazioni di secondo e terz’ordine, abbagliando gli acquirenti con i nomi di prestigiosi pensionati dell’intelligence. Siccome lavorano esclusivamente per il profitto economico, certo non si danno la pena di addestrare gli agenti sul campo, e tantomeno i fattorini come Regeni. Regeni infatti, a quanto risulta dalla semplice lettura dei giornali, non era stato neanche minimamente addestrato. Nei giorni precedenti il suo sequestro, ad esempio, agenti della sicurezza egiziana erano passati a casa sua per informarsi su di lui. Probabile che Regeni neanche lo sapesse, perché  non s’era creato una rete di sicurezza intorno alla sua abitazione (basta pagare qualcuno dei vicini e il portinaio, non ci vuole James Bond); oppure l’ha saputo e l’ha sottovalutato. Ignoranza e sottovalutazione in un contesto come l’egiziano, dove il governo è sottoposto a tensioni politiche interne e internazionali enormi, e mentre sono in ballo poste economiche e politiche immense (era stato scoperto un enorme giacimento di petrolio nelle vicinanze e andavano firmati i contratti per l’estrazione, e in Egitto c’è il canale di Suez) sono l’equivalente di un tentato suicidio, come sedersi a prendere l’aperitivo in corsia di sorpasso in autostrada.
Escludo poi ogni rapporto diretto tra Regeni e il SIS. Il SIS non aveva nessun bisogno di reclutare Regeni; più pratico e sicuro usarlo a sua insaputa, tanto c’erano i suoi prof. di Cambridge e dell’American University del Cairo a fargli fare quel ch’era utile facesse. I servizi d’informazione usano abitualmente il metodo della leva lunga: stare il più lontani possibile dal personale che usano, utilizzando intermediari, in modo da garantirsi la plausible deniability.[4] Regeni presentava anche il pregio di non essere cittadino britannico, e di essere quindi per antonomasia expendable: i servizi inglesi sono celebri, oltre che per la loro abilità, per la loro cattiveria abissale e il loro cinismo terrificante in un mondo dove i chierichetti non allignano. Si acquisti al modico prezzo di 9 euro The Secret Servant: The Life of Sir Stewart Menzies, Churchill’s Spymaster di Anthony Cave Brown[5] e si vedrà quel che intendo.
A maggior ragione escludo ogni rapporto diretto tra Regeni e AISE.  E’ vero che i servizi d’informazione italiani, dopo la sciagurata riforma e sostituzione del vecchio personale con il nuovo, sono molto peggiorati da tutti i punti di vista, anzitutto professionale: opera di Massimo D’Alema, il Signore si ricordi di lui al momento buono .
(Digressione: uno degli errori più gravi della riforma è stato smettere di pescare i quadri dalle FFAA, mentre l’addestramento e la selezione militari sono indispensabili se si vogliono quadri adeguati al servizio di spionaggio e controspionaggio. Esempio, Calipari. Io non credo a complotti o rappresaglie degli americani. Calipari, ottimo funzionario di polizia, è morto coraggiosamente proteggendo la Vispa Teresa Sgrena perché, non avendo formazione militare, ha fatto un errore blu in zona di operazioni. Al momento di esfiltrare la Sgrena ha privilegiato la velocità del mezzo, perché dove non si combatte, è effettivamente più sicuro fare così: la cosa importante è arrivare a destinazione sicura prima che l’opposizione riesca a organizzare una risposta e a intercettarti. In zona di operazioni, invece, e specialmente in quella zona di operazioni, salire in automobile civile e andare sparati = disegnarsi un bersaglio sul cofano, e infatti l’hanno centrato. E’ un errore che io, pur non essendo né  James Bond né von Clausewitz, non avrei fatto mai. Bastava prendere un autoblindo, andare a 40 kmh, e oggi Calipari sarebbe vivo e vegeto e potrebbe illustrare alla Sgrena alcune realtà fondamentali del mondo e della politica internazionale).
In sintesi: escludo un rapporto organico tra Regeni e l’Aise perché se fosse vero, l’Aise andrebbe subito gettato nelle fiamme dell’inferno in toto, in quanto composto esclusivamente da traditori o da minus habentes con QI inferiore a 80, essendo il risultato più che prevedibile dell’operazione in cui sarebbe stato coinvolto Regeni un colossale autogol per l’interesse nazionale italiano.
Pure ipotesi
Regeni studia sociologia a Cambridge. Viene mandato al Cairo, alla American University, celeberrimo centro di reclutamento dell’anglosfera per la classe dirigente egiziana e non solo. Lì fa ricerche di sociologia “embedded”, dice la professoressa Maha Abdel Rahman, la sua tutor[6]. Cosa vuole dire “embedded”? Vuole dire che non va in archivio e basta, ma frequenta ambienti sociali i più vari, registra posizioni politiche e progetti, prende indirizzi e telefoni, nomi di leader, etc. I professori di Cambridge vendono queste e altre informazioni a Oxford Analytica, che le ridistribuisce tra i suoi clienti. Non so se Regeni ci abbia guadagnato qualche soldo, magari sì magari no, ma non è questo il punto. Il punto è che le informazioni raccolte da Regeni sono anche la materia prima per chi organizza “rivoluzioni colorate” et similia. Le rivoluzioni colorate funzionano così: prima si fa leva sulle opposizioni liberali e occidentaliste buone, democratiche e non violente, poi si gioca la carta vera, perché la linea di faglia vera sta lì: la carta etnico-religiosa, che tanto liberale e non violenta non è (“democratica” forse, nel senso che trova largo appoggio tra le masse). L’impero britannico la carta etnico-religiosa contro i nazionalismi arabi e non solo la sta giocando da un duecento anni, non è una cosa nuova. Tra Fratelli musulmani e Gran Bretagna, per esempio, c’è un rapporto organico da sempre[7]. Il presidente democraticamente eletto dell’Egitto, prima di Al Sissi, era Muḥammad Mursī[8], del Partito Libertà e Giustizia, espressione politica dei Fratelli musulmani.
Non so se Regeni provasse simpatia ideologica per le “opposizioni democratiche”; probabilmente sì, visto che voleva pubblicare sul “il Manifesto”, che si è illustrato per l’appoggio ideologico alle “rivoluzioni colorate” in quanto le fa el pueblo che quando scende in piazza ha sempre ragione. Secondo me è una ideologia disastrosa, ma in questo caso l’ideologia è il meno. Il più è questo: che né Regeni aveva capito da solo, né i suoi mandanti gli avevano spiegato, che stava partecipando in prima linea a un’azione di guerra coperta (destabilizzazione) contro il governo egiziano. In guerra ci si fa male, molto male. E’ poi quasi certo che ci lasci la pelle se ci vai senza una minima preparazione, se passeggi lungo la linea del fuoco con il gelato in mano. Ora, perché Regeni non ci sia arrivato da solo non lo so. Perché  da giovani ci si sente invulnerabili? Perché uno studioso non è un uomo d’azione? Non lo so.  Ma i suoi mandanti, invece, lo sapevano eccome.
I suoi professori di Cambridge avevano sicuramente un rapporto diretto con l’agenzia privata di intelligence per cui lavoravano. Avevano sicuramente un rapporto o diretto, o indiretto attraverso l’agenzia privata, con il SIS[9]. Poi magari anche i suoi professori non si rendevano pienamente, emotivamente conto di quel che stavano facendo fare a Regeni, perché  un conto è andare sul campo, un conto fare analisi seduti nel proprio studio con il termosifone che ronfa: anche l’analista militare più spregiudicato, se non ha visto mai un morto ammazzato, se non si è mai sentito fischiare nelle orecchie una pallottola, stenta a mettersi nei panni del soldato in zona di combattimento. In questo campo, tra la teoria e la pratica c’è la stessa differenza che passa tra un manuale di educazione sessuale e un rapporto sessuale vero e proprio.
Il fatto è che a Regeni, i don e i fellows di Cambridge non gliel’hanno raccontata chiara. Non gli hanno detto, versione A: “Giulio, ti mandiamo sul campo a raccogliere dati in vista di una destabilizzazione del governo egiziano, siamo certi che ci andrai volentieri perché  gioverà alla tua carriera e perché così combatterai per la democrazia, il progresso e il bene del popolo egiziano.” Se gliel’avessero detto, magari Regeni, che non era stupido, ci pensava un attimo, si domandava a quali rischi andava incontro, quali coperture gli assicuravano sul campo, chiedeva perlomeno di essere addestrato a un mestiere che – lo avrà visto, qualche film di spionaggio! – sapeva non essere di tutto riposo, etc.
Gli avranno invece detto, versione B: “Giulio, sei proprio bravo, perché non approfondisci la tua ricerca entrando nel vivo della dialettica sociale egiziana? Gioverà alla tua carriera e darai un contributo al progresso sociale in Egitto.” Regeni non ha tradotto la versione B nella versione A, ha pensato che tutto sommato faceva solo della ricerca sociologica, anche più interessante e coinvolgente; che essendo straniero e occidentale, coperto da importanti istituzioni quali le università di Cambridge e American del Cairo, dalle diplomazie italiana, americana e inglese era al sicuro, ed è andato sulla linea del fuoco senza aver mai sparato un colpo neanche al poligono, senza aver visto una pistola tranne che in TV, e senza sapere sul serio che quella era la linea del fuoco: perché in una guerra coperta, la linea del fuoco è la strada sotto casa, l’edicola dove compri il giornale, il bar dove fai colazione la mattina, la tua camera da letto.
Così ha fatto una fine atroce, lasciando nella mente dei suoi genitori un’immagine di orrore senza nome che non si spegnerà mai finché resteranno vivi, e gli angoscerà la veglia e il sonno per sempre.
A occhio e croce, sono stati i servizi egiziani a torturare e uccidere Regeni. L’interrogatorio serviva a ottenere i nomi dei suoi contatti, e forse anche le intenzioni dei suoi mandanti, che probabilmente Regeni non conosceva: motivo più che sufficiente per spiegare la ferocia delle torture. Se ti chiedono una cosa che non sai, come fai a confessare? E come fa l’interrogante a esser certo che davvero non sai? Deve spingersi al punto da potersi dire, “se lo sapeva me l’avrebbe detto di sicuro”.
Il fatto che siano stati gli egiziani a ucciderlo non vuol dire che l’ordine sia partito dal governo egiziano. Intanto, di polizie più o meno segrete ce ne sono tante. Poi, un’eventuale operazione inglese ha potuto svolgersi così (pura ipotesi): gli inglesi fanno arrivare informazioni mezze vere mezze false su Regeni: lavora per gli inglesi (vero) è un personaggio importante che sa cose decisive (falso). Magari fanno filtrare l’informazione a una polizia egiziana che ha bisogno di fare bella figura o di fregare un corpo concorrente. Questi lo rapiscono, lo interrogano, ci vanno giù pesante perché sono sicuri che ne valga la pena, e quando capiscono che li hanno fregati e Regeni non sa un gran che, sono arrivati troppo in là e devono ucciderlo comunque. Poi danno incarico a qualcuno di farlo sparire – magari proprio a quelli che gli hanno passato l’informazione farlocca, perché “chi rompe paga e i cocci sono suoi”-  ma quel qualcuno è l’infiltrato degli inglesi che invece di far sparire il cadavere lo butta a lato strada e lo fa ritrovare.
Conclusione
La verità giuridica sul caso Regeni non si raggiungerà mai, perché contro l’accertamento delle prove c’è l’ostacolo insormontabile di interessi politici ed economici colossali. La verità storica va cercata anzitutto in Gran Bretagna, e solo in subordine in Egitto. La verità umana è che un giovane e intelligente italiano è stato ingannato, a fini di interesse economico personale e politico nazionale,  dai docenti britannici che avevano l’obbligo etico di proteggerlo – la parola tutor viene dal latino tueri, proteggere, custodire, difendere – e mandato a morire di una morte atroce[10]. Ai suoi genitori e a tutti i suoi cari, è stato inflitto un dolore incancellabile; e per di più, a loro insaputa essi sono stati coinvolti e strumentalizzati in una operazione d’intossicazione e d’ influenza, ordita dai principali responsabili della morte di Giulio Regeni,  volta a confondere le acque e a sviare l’attenzione del pubblico dalla realtà dei fatti, cioè da loro.

VISTO SU:  https://www.luogocomune.net/LC/18-news-internazionali/5094-verit%C3%A0-per-regeni-verit%C3%A0-su-regeni

L'INTELLIGENCE DEGLI DEI