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giovedì 21 febbraio 2013

Le dimissioni del Papa e le sorti del Vaticano

Novembre 2010, dichiarazione di Papa Benedetto XVI nel libro intervista con Peter Seewald «Luce del mondo»: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Il Fatto Quotidiano, febbraio 2012: “Vaticano, trame e veleni. Complotto contro il Papa: entro 12 mesi morirà – Un appunto consegnato dal cardinale Castrillon a conoscenza di Benedetto XVI riferisce quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre scorso durante colloqui in Cina “I suoi interlocutori hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Pontefice.” C’è anche il nome di Scola come possibile successore.

8 febbraio 2013, ultima lectio di Benedetto XVI ai seminaristi di Roma: «San Pietro sapeva che la sua fine sarebbe stato il martirio, sarebbe stata la croce. E così, sarà nella completa sequela di Cristo. Andando a Roma certamente è andato anche al martirio: in Babilonia lo aspettava il martirio»

11 febbraio 2013, Benedetto XVI «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».


Con queste parole Papa Benedetto XVI si dimette. L'11 febbraio, giorno dell’apparizione della Madonna di Lourdes, che con quel fulmine sorpreso da qualche obiettivo proprio sulla cupola vaticana pare quasi aver lanciato il suo segnale, ma anche e soprattutto anniversario dei Patti lateranensi, simbolo dell’abbraccio tra politica e fede. O meglio, del travalico della politica sulla fede.
Curiosamente un anno dopo la profezia del cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, definita all'epoca “ridicola” dagli ambienti vaticani, ecco che il Papa sparisce dalla scena. Il Codice di diritto canonico contempla la possibilità delle dimissioni del Pontefice, che per avere validità devono essere fatte liberamente e debitamente manifestate, ed ecco un crescendo di dichiarazioni da parte di Pontefice e collaboratori, una pedante insistenza mediatica tra articoli scritti e parlati a ribadire la legalità del fatto, la libera volontà di Ratzinger nel dimettersi da successore di Pietro, nello scendere dalla croce, o forse, chissà, nel salirci definitivamente, tra le mura del convento di clausura Mater Ecclesiae dove si ritirerà al termine dei lavori. Fuori dal mondo, all’oscuro di ogni notizia e calunnia, per pregare e convivere con due tumori e seri problemi di cuore. Per sopportare nel silenzio il giudizio impietoso di molti, che non sapendo lo crederanno vergognosamente debole, supportati dall'immagine che ne hanno sempre costruito i media fin dalla sua elezione nel 19 aprile 2005, stravolgendo certi suoi discorsi per giungere a conclusioni diametralmente opposte e creare incidenti diplomatici o conflitti con le diverse realtà dei nostri tempi.
E poi c'è il giudizio della Storia, che nasconde le sue trame tra le stanze vaticane, nella tensione che l’ha costretto ad accettare e dichiarare un atto definitivo per il disegno di potere di qualcun altro, mentre lo taccia tra le sue pagine come il primo Papa ad aver rinunciato per motivi di fiacchezza fisica e morale, motivi “di second’ordine” rispetto ai grandi esempi dimissionari che lo hanno preceduto: Celestino V, da un lato, per manovre legate alla sua persona dagli interessi politici ed economici di Carlo d’Angiò; Gregorio XII, dall'altro, impegnato a porre fine al "grande scisma" fra i pontefici di Roma e quelli di Avignone, nonostante ogni tentativo fosse risultato vano e avesse visto trionfare solo il concilio di Costanza.

Le dimissioni del Papa nella Chiesa, insomma, non sono mai state un semplice ritiro per ragioni private, e probabilmente le cronache non ufficiali arriveranno anche in questo caso a rivelare i sotterfugi legati alla “scelta” che ha sorpreso i giorni odierni..Guarda caso in periodo di elezioni politiche italiane e relativi scandali economici, e guarda caso a seguito dell’emorragia di documenti privati che avrebbe reso via via insostenibile, se non una pura facciata, il rapporto con il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, irremovibile dal suo incarico per immagine di coerenza e coesione della Curia, poichè l'immagine stessa del Pontefice, già fragile, ne sarebbe uscita ancora più sconfitta.

Vatileaks, scoppiato nel 2012 ed ufficializzato dal portavoce vaticano Padre Lombardi il 13 febbraio 2012, ha avuto esiti sorprendenti: il corvo responsabile dell'emorragia di documenti privati, identificato nella persona del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, sarebbe stato condannato a 18 mesi di reclusione e graziato con inusitata celerità dopo il pentimento, tanto da tornare in servizio presso il Vaticano il 13 febbraio 2013. L'ipotesi che si sia trattato di un postino per un alto prelato o una congrega emersa da lotte di potere interne è avvalorata proprio da un'intervista che il corvo stesso concesse al giornalista Gianluigi Nuzzi, in una puntata de Gli Intoccabili: in quell'occasione parlò di almeno una ventina di persone organizzate nei vari dipartimenti.
D'altra parte i primi segni di cedimento e crisi vaticana erano sorti con lo scandalo pedofilia, a cui la diplomazia aveva reagito in maniera disorganizzata, spesso contraddicendosi. Quello che è accaduto dopo, secondo il Corvo si dovrebbe interpretare come un gesto di rabbia contro l'omertà che ha sempre regnato tra le mura d'Oltretevere, secondo Padre Lombardi rappresenterebbe un attacco all’opera di pulizia avviata da Benedetto XVI su tutti i livelli, specialmente quello finanziario. E' ormai vicenda risaputa infatti quella dell'allontanamento di monsignor Viganò dalla segreteria generale del governatorato, nonostante egli avesse riportato in attivo i conti e sanato spese poco chiare, a seguito di sue denunce di corruzioni interne. Una “rimozione” passata attraverso una “promozione”, in questo caso a nunzio apostolico presso gli Stati Uniti, come spesso capita agli individui scomodi ma difficili da far scomparire, proprio perchè in ragione. Un esilio dorato per chi troppo sa o troppo avrebbe visto, caldamente suggerito dal segretario di Stato Tarcisio Bertone. Come accadde a Dino Boffo, cacciato da L’Avvenire e reintegrato alla guida della televisione dei vescovi dopo accuse di molestie trapelate da un articolo de Il Giornale, false e probabilmente ricostruite da Gian Maria Vian, pupillo di Bertone.

La firma di Bertone parrebbe proprio presentarsi con insistenza, se consideriamo molte “sostituzioni” importanti spesso debolmente giustificate.
Bertone sarebbe infatti riuscito a costruire una ragnatela di potere, nominando cardinali e monsignori di sua fiducia alla guida di numerosi enti chiave in Vaticano, in particolare dicasteri economici e centri di spesa. Il cardinale Domenico Calcagno all’Apsa, a gestire l’enorme patrimonio immobiliare. Ettore Gotti Tedeschi allo Ior, salvo poi l'essersi verificata una rottura tra i due, secondo voci ufficiali per l'opposizione del banchiere al desiderio di Bertone di creare una spa che inglobasse la gestione del Policlinico Gemelli e dell'ospedale San Raffaele per salvare quest'ultimo da una condizione pesantemente debitoria, secondo invece voci ufficiose  per la scelta di Gotti Tedeschi di farsi interrogare dai magistrati di Roma per un'inchiesta su presunte violazioni delle norme anti-riciclaggio, che lo coinvolgevano col direttore generale dello Ior Paolo Cipriani. E poi l’ex nunzio vaticano in Italia Giuseppe Bertello al governatorato, il cardinale Giuseppe Versaldi alla prefettura degli Affari economici. ..Pian piano la lista pare avvicinarsi ai grandi nomi del conclave che sarà chiamato a scegliere il successore di Benedetto XVI.

Se infatti Bertone avrebbe poche possibilità di essere eletto Papa per la sua età avanzata (secondo il Codice di Diritto Canonico all'ottantesimo anno di vita tutti i porporati perdono il diritto di voto in conclave e ogni loro carica nella Curia) e la sua scarsa conoscenza delle lingue in momenti di delicate relazioni internazionali, da Camerlengo quale fu nominato nel 2007 curerà l'amministrazione vaticana dall'ufficiale uscita di scena di Ratzinger, ore 20 del 28 febbraio, fino al conclave. Su quest'ultimo potrà esercitare un'influenza rilevante, evitando l'elezione di un Papa a lui sgradito, o forse guardando al beneaugurante precedente che vide Ratzinger stesso entrare in conclave da Camerlengo ed uscirne Papa. Ad oggi Benedetto XVI lo avrebbe anche inserito al vertice della  Commissione cardinalizia di vigilanza sulla banca vaticana per i prossimi cinque anni, sebbene alla fine del 2014, compiuti per lui gli 80 anni, sarà il nuovo Papa a decidere se lasciarlo decadere o meno. Nell'eventualità di ciò Bertone non avrebbe perso tempo a nominare all'interno della Commissione voci a lui affini.

A ragione di ciò le dimissioni di Papa Benedetto XVI potrebbero essere lette anche nell'ottica di aver voluto impedire a tale Segretario di Stato di governare in sua vece. Bertone infatti si sarebbe già reso responsabile di molte tensioni e divisioni in seno alla Chiesa, rimpiazzando uomini scelti dal papato di Giovanni Paolo II, promuovendo una gestione troppo personalistica su molte questioni di responsabilità papale, costringendo il Papa stesso ad esporsi per rimediare ai suoi errori.


Nella profezia di Malachia il Papa nero che precede l'Apocalisse (ovvero la “Rivelazione”..forse un Rinnovamento?) potrebbe essere identificato con Ratzinger per via di uno stemma personale riportato sul suo mitra, che rappresenta proprio un Papa nero. 111° Papa, Benedetto XVI sarebbe descritto come “de gloria olivae”, la gloria dell'ulivo: tale immagine si potrebbe riferire alla sua data di nascita, 16 aprile 1927, il giorno prima della Pasqua di quell'anno,  il cui simbolo è appunto l'ulivo, ma anche al nome della congregazione benedettina olivetana.
L'ultimo Papa della profezia, descritto come Petrus Romanus, presagirebbe la fine della Chiesa rifacendosi alla tradizione che vedeva l'ultimo imperatore portare il nome del primo, e in questo caso del primo Papa Pietro, ossia Petrus.

Il nuovo papa in ogni caso sarà chiamato a rispondere allo smarrimento della Chiesa gerarchica, dell'istituzione politica Vaticana, che deve comunque rimanere sempre ben scissa dalla fede e dal credo. Dio non ha un conto in banca, non infiamma divisioni o lotte di potere, non impasta la bella facciata di diplomazie internazionali mirate ad accogliere consensi che possano rimpinguare le casse. Dio è una fede personale, la scintilla che dialoga con ciascuno secondo la veste o il nome che ciascuno sceglie di dargli, suggerendo unione, comprensione, tolleranza e pace.

Il nuovo Papa troverà un'agenda ricca di problemi rilevanti cui far fronte e con ogni probabilità, per farlo, dovrà essere dotato di un carisma eccezionale, che per certi versi ricordi quello che possedeva Giovanni Paolo II: la riforma della Curia Romana, nodo centrale per poi affrontare la crisi delle offerte, la crisi delle vocazioni, la diminuzione dei fedeli e l'avanzamento di una Cina non credente che avrebbe persino censurato la notizia delle odierne dimissioni papali, l'imminente crisi dello Ior, che avrebbe silenziosamente chiuso i conti in 9 nove banche italiane trasferendo tutti i soldi in Germania, la bocciatura da parte dell'Unione Europea dell'esenzione Ici-Imu della Chiesa. Un Papa, insomma, che dovrà saper riavvicinare e fidelizzare i popoli alla Chiesa, la Chiesa-istituzione, per poi, magari, sparire nuovamente dalla scena e rivelare con dolore il vero volto di ciò che le sta dietro.
Curiosamente già nel 2012 le previsioni sull'andamento della crisi segnalavano in marzo un rilancio economico...Proprio nel marzo del conclave, in coincidenza con il rilancio della Chiesa, come a voler ridare nuovo vigore all'economia delle donazioni e dei lasciti, dei mutui e dei prestiti. Uno specchietto per allodole?
Da ciò si comprende ancor di più quanto tutta questa vicenda sia un fatto puramente politico. Uno Stato Vaticano, che si dice ispirato dalla divinità ma che si comporta come tutti gli altri Stati, e che come ogni Stato ha i suoi segreti, i suoi scandali, i suoi uomini imperfetti.

Nel 1977 Ratzinger lanciò un monito: “La Chiesa sta divenendo per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono a vedere in essa che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo. “ ...Oggi queste parole suonano come una profezia avverata.


Tratto da: http://limen23.blogspot.it/2013/02/le-dimissioni-del-papa-e-le-sorti-del.html