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venerdì 30 dicembre 2022

Identità del sé

Inizialmente molti praticanti del mondo spirituale percepiscono se stessi come profondamente differenti dal resto delle persone che conoscono o incontrano. I vari insegnamenti vengono usati per creare barriere tra noi e gli altri, per sentirci più elevati, meno meccanici, più puri, più in contatto con la nostra anima rispetto al resto della popolazione. Tutto ciò è normale, va osservato e, al momento giusto, lasciato andare come ogni altra identificazione. Altrimenti il rischio è di alimentare l'ego spirituale parallelamente alla dissoluzione del vecchio ego con le sue abitudini più "materiali". Nel percorso non c'è nulla di sbagliato in assoluto, esistono però diverse tappe da cui bisogna passare per accedere alle successive. Ad un altro livello invece sentiamo molti personaggi "risvegliati" che testimoniano come tra loro e il resto del mondo non ci sia alcuna differenza. Secondo questi individui la differenza è percepita solo dalle menti degli altri, mentre loro vedono ogni altra persona nella verità e quindi nella completa uguaglianza. Cerchiamo di capirci, com'è possibile che dicano affermazioni simili quando è palese a tutti l'estrema variabilità sul pianeta terra? a cosa fanno riferimento questi esseri? Non certamente alla mente o al corpo, questi infatti cambiano notevolmente e possono essere più o meno sviluppati a seconda di vari fattori, è a questo livello che la maggioranza delle persone trova le proprie somiglianze o differenze. Loro invece parlano dell'essere, della nostra vera essenza, di chi davvero siamo, della presenza silenziosa che testimonia ogni istante, che comprende l'intero universo al suo interno e che sottostà alla realtà stessa. Se ci facciamo caso infatti la presenza, anche da un punto di vista logico, è l'unico aspetto che possiamo davvero chiamare Io. Tutto il resto (corpo, emozioni, mente ed eventi esterni) è transitorio e mutevole e come tale non può essere noi. Inoltre è oggetto della nostra conoscenza, quindi non può essere il soggetto per definizione. Allo stesso tempo noi siamo in tutto, in ciò che si trova all'interno del nostro corpo fisico così come in ciò che ne è fuori. Per questo Dio è in noi e noi siamo in Lui. Dovunque e costantemente. Ogni persona non è altro che la Consapevolezza profonda che risiede al di là di ogni esperienza, è il luogo nel quale ogni oggetto viene conosciuto, è la conoscenza stessa del mondo. I vari apparati psicofisici sono solo strumenti di percezione, ma non ci definiscono. In questo senso siamo identici tra noi. In questo senso ognuno è perfetto, ma ancor di più ogni macchina biologica lo è in quanto portatrice del suo unico punto di vista sulla realtà. Sfruttiamo ogni evento della nostra giornata per percepire il luogo di consapevolezza in cui sta avvenendo, ciò che davvero siamo. Guardiamo ogni altro essere umano sentendo che in lui si sta esprimendo la stessa coscienza divina che ci anima. Nella luce, Nicolò Cefalo

Totalità del lavoro su di sé

Lo stato di Presenza richiede un'energia abbondante per essere sostenuto, difatti all'inizio non può essere mantenuto per più di pochi minuti. L'essere umano in uno stato ordinario semplicemente non ha necessaria energia per sentire con tutto il proprio essere di esistere, gli costa uno sforzo che non può produrre, in quanto spreca tutte le sue riserve in pensieri, emozioni e posture disfunzionali. Fortunatamente a nessuno che voglia davvero svegliarsi può essere impedito, pertanto vi sono modalità attraverso le quali aggirare questo problema. In particolare bisogna imparare a sfruttare qualsiasi situazione in cui ci troviamo per avanzare nel sentiero. Le condizioni più favorevoli per sviluppare il testimone, e successivamente l'anima, sono quelle in cui l'apparato psicofisico è pervaso da una grande energia, ad esempio durante il sorgere di un'emozione negativa. È essenziale cogliere queste circostanze e direzionare l'energia che ci sta attraversando al fine di cristallizzare in noi il testimone. Il procedimento può essere riassunto in: 1. Affinare la percezione dell'emozione, prima riusciremo ad accorgerci della carica emotiva e maggiormente potremo usarla. 2. Sviluppare una forte volontà di lavoro che ci permetta di indirizzare l'intensità energetica dell'emozione alla consapevolezza di esistere (ad esempio convogliandola nel Cuore) 3. Dominare progressivamente la mente affinché non dissipi l'energia accumulata con lamentele e giustificazioni, ma invece riesca ad essere quieta per assecondare nel modo migliore lo stato di Ricordo di sé. Questo procedimento porta ad un distacco graduale dalla macchina biologica, grazie a tale disidentificazione anche questa pratica diventa ampliamente più agevole e semplice nel tempo. Si crea così una spirale ascendente nella quale riusciamo ad essere progressivamente più disidentificati dalle emozioni ed in generale dalle varie maschere che la personalità indossa quotidianamente. Offriamo tutto ciò che siamo e che sperimentiamo al Lavoro, facciamo in modo che sia Totale. Non abbiamo modo migliore per evolvere. Nella luce, Nicolò Cefalo