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mercoledì 10 novembre 2021

Organofosfati? Ma cosa c’entrano con tutto ciò?

Oggi il mio grande amico LP mi ha fatto tre domande alle quali, per me, è assai difficile rispondere. La prima: dopo tutti i tuoi studi, hai capito come funzioniamo? La seconda: ma noi in realtà siamo solo qui o anche altrove? La terza: ma gli extraterrestri cosa vogliono veramente da noi? Ebbene, ho provato a rispondere. Da anni sto studiando alacremente tutto ciò che i grandi personaggi del passato hanno capito sulla nostra biologia. Mi sono soffermato in particolar modo sull’opera di Lakhowski degli anni ‘30 del secolo scorso, e su quella del grande Cesare Mattei sviluppatasi a cavallo del 1850. L’uno ha dimostrato l’esistenza dell’oscillazione cellulare, l’altro che sia lo stato di salute che quello di malattia dipendono dal funzionamento della linfa che abbiamo in corpo. Gli studi di questi due sembrano veramente essere spine nel fianco e fumo negli occhi dell’establishment, o deep state o massoneria nera mondialista: chiamatelo come meglio vi pare. Qualcuno si chiederà come mai chi scrive parte da così lontano e fa un giro così lungo per parlare dell’argomento annunciato nel titolo: organofosfati? E poi, perché il punto interrogativo? Proviamo a seguire un filo logico e coerente con l’intento, più che di trarre troppe conclusioni, di spingere a ragionare e poi a fare.
George Lakhowski Abbiamo visto che sia l’applicazione della scienza di Lakhowsky che quella del......continua a leggere su www.supernova2020.com

Tempo Vivo – Prima parte

EDOARDO SEGATO-FIGUEROA Bergson, sul Tempo e l’evoluzione creativa Nella sua tesi di dottorato “Tempo e Libero Arbitrio: un Saggio sul Dato immediato della Coscienza”, Henri Bergson distingue il tempo di cui facciamo esperienza (durata percepita) e il tempo meccanicistico della Scienza (durata reale). Questa percezione distorta è dovuta a una sovrapposizione di concetti spaziali nel regime del tempo. Non si può dire di essere in grado di misurare il tempo semplicemente perché possiamo rilevare dei frammenti separati di spazio in cui si verificano alcuni eventi. Questa concezione non è altro che un costrutto: diamo una spiegazione meccanica a un fatto che meccanico non è, dopodiché sostituiamo il fatto stesso con la sua spiegazione. Ma, come sappiamo, la mappa non è il territorio. Pur considerando l’evoluzionismo darwiniano come un fatto scientifico dimostrabile, Bergson riteneva che all’equazione mancasse una parte fondamentale, ovvero il riconoscimento dell’unicità della Vita nelle relazioni tra il Tempo e il processo evolutivo. Secondo il filosofo, queste relazioni sono espressione dell’impulso vitale duraturo, che si sviluppa costantemente e che sta alla base dello sviluppo biologico. Per questo il suo lavoro più famoso si chiama proprio “Evoluzione Creativa”.[2] Il fatto che un approccio meccanicistico alla realtà sia essenziale per qualsiasi aspetto della ricerca scientifica, non significa che tutto nella vita possa essere rappresentato solamente in termini riduzionistici. Quando ogni punto di vista diventa chiuso e dogmatico, automaticamente, presto o tardi, esso torna a soggiacere alle leggi naturali di evoluzione creativa, aprendosi a nuovi orizzonti, mescolandosi ed espandendosi. Il rinomato biologo marino Sir Alister Hardy scrisse “The Living Stream” (il flusso vivente) in cui sottolinea l’importanza di scoprire gli aspetti immateriali dell’evoluzione. Kevin Kelly, co-fondatore ed editore di Wired, afferma che..........continua a leggere su www.supernova2020.com