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lunedì 27 agosto 2012

Scenario israelo-statunitense: dividi la Siria, dividi il resto

A cura di Mahdi Darius Nazemroaya
tratto da http://www.silviacattori.net/article3543.html

Quello che sta accadendo in Siria è un segno di ciò che accadrà nella regione. Il cambio di regime in Siria non è l’unico obiettivo degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Dividere la Repubblica Araba di Siria è l’obiettivo finale di Washington, in Siria.

L’inglese Maplecroft, specializzata nella consulenza sul rischio strategico, ha detto che stiamo assistendo alla balcanizzazione dello Stato siriano: “i curdi nel nord, i drusi nelle colline meridionali, gli alawiti nella regione costiera montagnosa nord-occidentale e la maggioranza sunnita altrove“.

Stiamo già sentendo gente come il consigliere della Casa Bianca, Vali Nasr, parlare di tutto questo. Le divisioni etniche e religiose in Siria non sono delimitate ai termini puramente geografici, e il processo di balcanizzazione potrebbe giocare come processo di libanizzazione, il che significa che la Siria sarà divisa lungo violente linee di faglia settarie e affronterà una situazione di stallo politico, come il Libano durante la guerra civile, ma senza una formale frattura. La libanizzazione, una forma morbida di balcanizzazione, ha già avuto luogo in Iraq sotto il federalismo.

Gli eventi in Medio Oriente e Nord Africa stanno vedendo l’animazione dei movimenti di massa contro i tiranni locali, come in Bahrain, Giordania, Marocco e Arabia Saudita, ma c’è anche lo scenario viziato del Piano Yinon d’Israele, e delle sue propaggini. Il Piano Yinon e schemi analoghi vogliono una artificiosa guerra sciita-sunnita tra i musulmani, come elemento centrale delle divisioni settarie, o Fitna in arabo, che includano l’animosità cristiano-musulmana, arabo-berbera, arabo-iraniana, arabo-turca e turco-iraniana.

Ciò che questo processo si propone di fare, è suscitare odio settario, divisioni etniche, razzismo e guerre di religione. Tutti i paesi che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno destabilizzando hanno naturali linee di demarcazione, e quando le animosità tribali, etniche, confessionali e religiose si accendono in un paese, trascinano altri paesi. I problemi in Libia si sono riversati in Niger e in Ciad ed i problemi in Siria si sono riversarsi in Turchia e Libano.

L’Egitto è il luogo delle correnti rivoluzionarie e contro-rivoluzionarie che hanno mantenuto la più grande potenza araba impegnata nel mantenere la propria attenzione sulla politica interna. Mentre l’Egitto affronta sconvolgimenti interni, gli Stati Uniti stanno tentando di contrapporre i militari del paese e la Fratellanza Musulmana, gli uni contro l’altra. Prima, gli sconvolgimenti nel Sudan, formalmente balcanizzato da Tel Aviv e Washington attraverso la manipolazione della politica delle identità, che hanno portato alla secessione del Sud Sudan.

La Libia è stata neutralizzata e divisa da vari gruppi. La libanizzazione, come accennato in precedenza, ha messo radici in Iraq con il governo regionale del Kurdistan (KRG) supportato dall’estero – in particolare con gli aiuti di Stati Uniti, Europa Occidentale, Israele e Turchia – comincia ad agire sempre di più come se l’Iraq del Nord o Kurdistan iracheno sia un paese separato dal resto dell’Iraq.

Di Dore Gold, presidente del Jerusalem Center for Public Affairs e consigliere del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, vale la pena citare il punto di vista: “Quello che succede in Siria è che il Medio Oriente sta andando a pezzi, una nuova forma di caos sostituisce ciò che esisteva.” Questo, naturalmente, fa parte del wishful thinking dei responsabili politici israeliani che hanno interesse nel vederlo. Originariamente, la posizione di Tel Aviv è stata ignorata quando la crisi in Siria era iniziata, ma è chiaro ora che Israele ha interesse nel vedere la Siria frammentata e in uno stato di continua guerra civile. Questo è ciò che il Piano Yinon e i suoi succedanei hanno sottolineato come obiettivi strategici di Israele, in Siria e in Libano.

Nazionalismo curdo
La Siria, come l’Iraq, può essere vista come un punto di pressione chiave nel Medio Oriente. Smantellando entrambe, si avrà il tracollo regionale. Se le cose peggioreranno in Siria, l’Iraq sarà ancor più fragile, facendo ribollire la regione come un vulcano geo-politico.

Per coloro che hanno dubbi sul fatto che gli Stati Uniti stanno alimentando le fiamme di un fuoco per far fondere il Medio Oriente, o che gli eventi in Siria stiano cominciando ad avere ramificazioni regionali, hanno solo bisogno di guardare la regione del Kurdistan. Combattenti nazionalisti curdi hanno iniziato a mobilitarsi in Siria e in Turchia, e le truppe turche sono state attaccate da loro. Il governo regionale del Kurdistan (KRG) ha iniziato a prendere misure più importanti, cosa che indica la sua indipendenza dall’Iraq.

In Iraq, il KRG è essenzialmente uno stato de facto con propri parlamento, bandiera, esercito, regime dei visti, forze armate, polizia e leggi. In violazione delle leggi nazionali irachene, il KRG ha anche fatto in proprio accordi illegali su armi e petrolio con i governi ed enti stranieri, senza nemmeno notificarli al governo di Baghdad. Inoltre, il KRG ha addirittura impedito alle truppe irachene di recarsi nel confine iracheno di nord-ovest con la Siria, per assicurarsi la fine del contrabbando di armi e dell’illegalità.

La Turchia, che mantiene stretti legami con il KRG, incoraggia anch’essa questo comportamento e ha anche trattato il KRG come governo nazionale, avendo contatti diplomatici senza consultare il governo iracheno di Baghdad. I capi del governo regionale del Kurdistan stanno anche permettendo che il loro paese sia utilizzato come base operativa del Mossad contro la Siria e l’Iran.

Ironia della sorte, la Turchia ha avvertito che ci vorrà un’azione militare contro i separatisti curdi in Siria, mentre Ankara sostiene le tendenze separatiste del KRG e la divisione della Siria. Oltre a creare tensioni tra i governi turco e iracheno, ciò ha avuto conseguenze in Turchia. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha iniziato a rimobilitarsi. Il PKK ha affermato che controlla il Distretto Semdinli (Semzinan) nella Provincia turca di Hakkari, e scontri sono scoppiati nel sud-est della Turchia.

Le perdite hanno cominciato ad aumentare tra le truppe turche e le forze di sicurezza hanno iniziato ad affrontare attacchi. La legge marziale è stata dichiarata nella provincia di Hakkari, secondo la stampa turca. La Turchia stessa ora affronta lo scontro diretto con le forze antigovernative, mentre appare incapace di governare il proprio territorio. Un deputato del Partito Repubblicano del Popolo, dell’opposizione turca, è stato rapito dal PKK. Il primo ministro turco Erdogan ha cercato di incolpare la Siria per l’esplosione delle lotte nelle zone curde della Turchia, ma omette il fatto che le violenze in Turchia sono il risultato diretto delle interferenza turche in Siria. Se già non le hanno, le armi che Erdogan sta inviando in Siria, alla fine, troveranno la via del ritorno in Turchia, dove saranno utilizzate dalle forze antigovernative.

Gli obiettivi di Tel Aviv in Libano: un secondo fronte levantino è stato aperto?
Il caso dell’attacco al bus turistico israeliano in Bulgaria è inquietante, a dir poco. Ciò che colpisce dell’incidente, è che Israele ha incolpato immediatamente Hezbollah e l’Iran, nemmeno a un’ora dall’attacco, quando le indagini erano in corso.

Ciò che è degno di nota è che i funzionari, appena poche settimane prima, a Tel Aviv, minacciavano di attaccare di nuovo il Libano, dicendo che avrebbero distrutto totalmente il Libano in una terza guerra israelo-libanese. I commenti israeliani sono stati fatti dal brigadier-generale Hertzi Halevy, comandante della 91.ma Divisione di Tel Aviv, appena una settimana prima del sesto anniversario della vittoria di Hezbollah contro Israele nella guerra del 2006 tra Israele e Libano. Halévy e altri leader israeliani hanno ripetutamente minacciato di ridurre in cenere il Libano, lanciando un attacco a tutto campo.

Gli alleati della Siria sono tutti sotto pressione in un ambiente da guerra multi-dimensionale. Iran, Russia, Libano, Iraq e palestinesi vengono messi sempre più sotto pressione, per abbandonare i loro alleati siriani. Le minacce israeliane mirano a mettere pressione psicologica su Libano e Hezbollah, utilizzando i media per espandere l’assedio politico, psicologico, economico, diplomatico e d’intelligence contro la Siria in Libano. Le sanzioni statunitensi contro la Siria stanno già investendo l’Iran ed Hezbollah, e le banche libanesi hanno dovuto affrontare attacchi informatici e le pressioni di Washington e dei suoi alleati.

Guardando l’orizzonte del futuro: arriva l’arco dell’instabilità degli USA?
L’assedio della Siria sponsorizzato dagli USA fa parte dei loro tentativi di dividere l’Eurasia e mantenere il loro primato mondiale da superpotenza. Washington non ha pietà per i suoi amici o i suoi nemici, paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita alla fine saranno utilizzati come carne da cannone. Gli strateghi statunitensi vogliono che l’area che va dal Nord Africa e Medio Oriente al Caucaso, all’Asia centrale e all’India sia trasformata in un buco nero in guerra, nei “Balcani eurasiatici” à la Brzezinski.

Gli arabi, l’Iran e la Turchia sono sul bordo di un grande conflitto, perché gli Stati Uniti stanno perdendo il loro status di superpotenza. Tutto ciò che rimane dello status di superpotenza di Washington è la sua potenza militare. Verso la fine della sua vita relativamente breve, l’Unione Sovietica aveva solo la forza militare. L’Unione Sovietica aveva sperimentato le tensioni sociali ed era in declino economico, prima che sprofondasse. La situazione per gli Stati Uniti non è molto diversa, se non peggiore. Washington è spezzata, socialmente divisa, sta diventando razzialmente polarizzata, e la sua influenza internazionale è in rapido declino. Le élite USA, tuttavia, sono determinate a resistere a ciò che sempre più appare come la fine dello status di arrogante superpotenza del loro paese e del loro impero.

Incendiare l’Eurasia con la sovversione, sembra essere la risposta di Washington per impedire il proprio declino. Gli Stati Uniti prevedono di accendere un grande incendio dal Marocco e dal Mediterraneo fino ai confini della Cina. Questo processo è stato sostanzialmente iniziato dagli Stati Uniti attraverso la destabilizzazione di tre diverse regioni: Asia Centrale, Medio Oriente e Nord Africa. I primi passi che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO e arabi hanno fatto per fare ciò, non sono stati fatti in Siria.

In Medio Oriente, questo processo è iniziato con l’assedio dell’Iraq, che alla fine ha portato all’invasione anglo-statunitense e all’occupazione del paese nel 2003. In Asia centrale, il processo avviato con la destabilizzazione dell’Afghanistan durante la Guerra Fredda, e il sostegno degli Stati Uniti alle lotte tra frazioni diverse, tra cui coloro che sarebbero diventati i talebani; il 9/11 ha soltanto dato agli Stati Uniti e ai loro alleati della NATO la possibilità di invaderla. In Nord Africa, infine, gli USA e Israele hanno balcanizzato il Sudan attraverso anni di pressioni e di operazioni segrete.

Nelle tre regioni di cui sopra, oggi vediamo la seconda ondata di destabilizzazione. In Asia centrale, la guerra in Afghanistan si è estesa in Pakistan, grazie alla NATO. Ciò ha dato modo al termine “AfPak” di descrivere l’Afghanistan e il Pakistan come un teatro. In Nord Africa, la Libia è stata attaccata nel 2011 dalla NATO, e la Jamahiriya è stata sostanzialmente divisa dai vari gruppi. In Medio Oriente, questa seconda ondata di operazioni di destabilizzazione mira alla Repubblica araba siriana, in continuazione di ciò che è accaduto in Iraq.

Washington sembra sognare questo scenario: le rivolte curde che si svolgono in Siria, Turchia, Iraq e Iran; le guerre civili settarie che consumano Iraq, Libano, Siria, Turchia e lo Yemen in fiamme; l’instabilità e la guerriglia in Algeria, Egitto, Libia, Pakistan e Sudan; berberi e arabi che si combattono l’un l’altro in tutto il Nord Africa, insicurezza e incertezza politica diffuse in Asia centrale, una guerra nel Caucaso meridionale che consuma Georgia, Armenia e Repubblica di Azerbaigian; rivolte innescate tra balcari, ceceni, circassi, daghestani, ingusci e altri popoli locali caucasici contro la Russia, nel Caucaso del Nord, il Golfo Persico zona di instabilità e la Russia ai ferri corti con l’Unione europea e la Turchia. Tale incendio viene costantemente alimentato da Washington.

In definitiva, tutto questo è destinato a distruggere alcune delle rotte energetiche più importanti del mondo, per colpire i rifornimenti energetici delle economie della Cina, delle grandi potenze europee, dell’India, del Giappone e della Corea del Sud. Questo potrebbe costringere l’Unione europea a diventare più militarista, nella disperazione di salvare la sua economia.

Tale scenario potrebbe essere pericoloso per la Russia che fornisce energia, così come per gli stati dell’OPEC, che dovrebbero scegliere tra la UE e la Cina, se ci saranno carenze energetiche. Una guerra per le risorse – come la Prima Guerra Mondiale – potrebbe essere avviata portando alla rovina una gran parte dell’Africa e tutte le regioni industrializzate dell’Eurasia. Ciò accadrebbe mentre gli Stati Uniti resterebbero nell’emisfero occidentale, guardando da una distanza di sicurezza, proprio come hanno fatto durante la Prima Guerra Mondiale e la Seconda Guerra Mondiale, prima che passassero per raccogliere i pezzi, quali beneficiati economici di una guerra devastante.

Mahdi Darius Nazemroaya
Global Research, 15 agosto 2012
 

domenica 26 agosto 2012

I responsabili dietro il dramma siriano

A cura di Olga Chetverikova - tratto da http://www.silviacattori.net/article3546.html
 
E’ diventato chiaro, recentemente, che il vecchio progetto occidentale per la Siria – la conversione di Aleppo nella Bengasi del paese, un punto di appoggio per una travolgente offensiva contro le forze governative – sia stato sventato in modo irreversibile.
Dopo aver modificato la loro tattica, i curatori del processo, che telecomandano l’opposizione siriana da Parigi, Tel Aviv, Londra e Washington, sono passati a una combinazione di:
1) pressione costante con lo scopo di spingere la Siria ulteriormente nel caos con attentati terroristici, sovversione, campagne di disinformazione e alimentando ancor più conflitti estremamente settari,
2) compiendo passi seri verso un palese intervento che verrebbe avviato dalla NATO e da un gruppo di suoi vassalli arabi.
Il punto, al momento, è che la Siria scivola in un incubo senza una fine in vista, che forse si concluderebbe con un episodio scioccante, come il sequestro dei depositi di armi chimiche siriane da parte delle marionette terroriste internazionali, per aggiungere il tocco finale al quadro, che alla fine dovrebbe fornire una giustificazione credibile per la repressione militare internazionale del regime di Assad.
Il ministro degli esteri britannico William Hague ha inviato il messaggio il 5 agosto, in risposta ai militanti siriani che avevano preso in ostaggio 48 iraniani, tra cui donne e bambini, secondo cui il paese sta sprofondando in un conflitto settario e che le motivazioni che guidano i gruppi di opposizione, in tutto lo spettro, sono dovute soprattutto alle loro rivalità etniche e religiose. “Potrebbe essere solo, con l’ulteriore collasso dell’autorità del regime, che si avrebbe uno spargimento di sangue su scala ancora più grande…”, ha detto Hague. Nel linguaggio della politica occidentale, trasmettere previsioni allarmistiche è una forma tradizionale per rendere pubblico il vero piano. “In assenza di una soluzione pacifica, intensificheremo il nostro sostegno all’opposizione, continuando a fornire aiuti umanitari e continuando a intensificare il nostro lavoro per isolare il regime di Assad, le sue finanze e i suoi membri, rendendogli la vita la più difficile possibile”, ha promesso il capo della diplomazia britannica [1].
Illustrazioni vivaci delle attuali tecnologie anti-Assad, spuntano sui media occidentali.
Il 5 agosto, The Sunday Times ha pubblicato un articolo del fotoreporter britannico John Cantley sulla sua prigionia nelle mani dei militanti siriani: nelle sue parole, questi erano un gruppo di jihadisti internazionali che contano nei ranghi persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Gran Bretagna, e Cecenia e, stranamente, nessun siriano [2]. Non eludeva, Cantley, che 12 dei 30 membri del gruppo parlassero un fluente inglese, e 9 di loro parlassero con un distinto accento londinese. Il Foreign Office della Gran Bretagna, ha timidamente spiegato nella relazione che la situazione della sicurezza in Siria richiede un’energica azione internazionale.
Allo stesso tempo, The Daily Mail ha pubblicato un documento che indicava che la Gran Bretagna forniva telefoni satellitari avanzati ai militanti siriani. I portatili sono normalmente utilizzati dalle forze speciali britanniche e, secondo il giornale, “l’offerta di addestramento e delle attrezzature all’opposizione, significa che le forze speciali britanniche starebbero operando in Siria”. Ampliando opportunamente il punto di vista politico, The Daily Mail ha detto che “La fornitura di portatili di ultima generazione fa parte della missione del ministero degli esteri, per fondere le milizie in una coalizione in grado di governare il paese” [3]
I media statunitensi, egualmente riversano informazioni curiose su come gli aiuti alimentano gli insorti in Siria. Fino ad oggi, le forniture di armi all’opposizione siriana non sono state ufficialmente autorizzate dagli Stati Uniti, ma vengono elargite dagli alleati degli Stati Uniti – Turchia, Arabia Saudita e Qatar – si tratta di un segreto di Pulcinella. Seth Jones, uno scienziato politico della Rand Corporation ed ex consulente presso il Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti, ha scritto in un recente numero del Wall Street Journal che “al-Qaida in Siria (che spesso opera come “Fronte al-Nusra del Popolo del Levante”) utilizza i trafficanti – alcuni ideologicamente allineati, alcuni motivati dal denaro – per garantirsi rotte dalla Turchia e dall’Iraq per i combattenti stranieri, molti dei quali provengono dal Medio Oriente e dal Nord Africa … Al-Qaida in Iraq, guidata da Abu Bakr al-Baghdadi, ha apparentemente inviato armi leggere – tra cui fucili, mitragliatrici leggere, lanciagranate a razzi – al suo contingente in Siria. Ha anche inviato esperti di esplosivi per aiutare il contingente siriano a fabbricare bombe, oltre a combattenti per aumentarne le fila”.
Il “triangolo della morte” che comprende Turchia, Arabia Saudita e Qatar, gioca la partita in Siria in stretto coordinamento con la CIA. I ruoli chiave nel concerto sono dati a Hamad bin Jassim bin Jaber bin Muhammad al-Thani, premier e ministro degli esteri del Qatar, e al membro della Casa dei Saud, Bandar bin Sultan, segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale dell’Arabia Saudita e capo dell’agenzia di intelligence. In realtà, il principe Bandar, ambasciatore negli Stati Uniti nel 1983-2005, di conseguenza ben collegato con Washington, è al tempo stesso una figura centrale nella dirigenza saudita e uomo dalla reputazione di straniero di maggiore influenza negli Stati Uniti. E’ noto per aver versato denaro ai contras del Nicaragua, ai gruppi mercenari in Afghanistan, Bosnia, Libia e Cecenia, ed il suo attuale supporto ai terroristi siriani si presenta come una logica continuazione delle sue attività. Sono alti i sospetti secondo cui Bandar sia stato determinante nell’organizzazione dell’attentato terroristico che è costato la vita a quattro alti funzionari siriani, a Damasco, [4] lo scorso mese.
Mentre l’Arabia Saudita e il Qatar, almeno nominalmente, tendono a rimanere nell’ombra, la Turchia ha scelto la parte più sporca del lavoro contro la Siria, fornendo assistenza in modo definitivo alla campagna anti-Assad, ospitando i campi dei militanti siriani, e mantenendo il loro centro di comando a Adana, a circa 100 km dal confine con la Siria. La lista dei regali turchi all’esercito libero siriano non si limita alle armi da fuoco ma, secondo l’NBC News, comprende anche un gruppo di 20 sistemi antiaerei portatili. Un’istruzione scritta dal presidente degli Stati Uniti sembra aver posto il centro di Adana, situato in prossimità della base aerea di Incirlik, sotto la supervisione della CIA [5]. Le infusioni finanziarie all’opposizione siriana, nel periodo di crisi, avrebbero, si stima, superato la boa dei 100 milioni di dollari, anche se la frazione dell’importo, quello dichiarato, arriva a un modesto assegno da 25 milioni di dollari [6].
A partire da questo agosto, la CIA e altre agenzie statunitensi hanno l’autorizzazione del presidente per impegnarsi con l’esercito libero siriano, con l’obiettivo di scacciare Assad; il che significa che le operazioni sono pienamente legittimate. Alla fine di luglio, il governo degli Stati Uniti ha istituito il Gruppo di sostegno siriano (SSG), a cui il Dipartimento del Tesoro ha prontamente rilasciato una licenza per alimentare l’opposizione siriana, sostenendone le informazioni e la logistica e offrendole una gamma di ulteriori e altrimenti illeciti, servizi. Le proporzioni del pacchetto finanziario assegnato al piano sono riservate fino a questo momento, ma il SSG ha già nominato nove commissioni dell’esercito libero siriano, a cui fornire il denaro per le acquisizioni e per pagare il personale.
Capo dell’ONG Centro per la Giustizia e la Responsabilità (CJA), Mohammad Abdallah, un ex portavoce dell’opposizione siriana, ha elogiato le misure di sopra come modo per aumentare la pressione su Assad, e Sayers Brian, un funzionario in pensione della NATO, che ha contribuito con un lobbying significativo alla creazione del SSG, ha spiegato che gli accordi contribuirebbero ad accrescere l’efficienza delle forniture di armi alla Siria, in confronto a quello che era stato raggiunto da Qatar e Arabia Saudita. Ha ammesso che la contabilizzazione della destinazione finale di ogni centesimo del denaro speso sarebbe problematico, ma ha espresso la speranza che l’esercito libero siriano non invii finanziamenti a gruppi marginali.
E’ evidente, nel momento in cui l’opposizione armata siriana si disintegra in un numero sempre crescente di formazioni semi-autonome, che le sue fazioni wahhabite, aperte al jihadismo, stiano guadagnando peso. L’esercito libero siriano, in gran parte gestito da disertori dalle forze del governo, è già bloccato in una disputa violenta con il Consiglio nazionale siriano, un gruppo di dissidenti siriani, a lungo in esilio dal loro paese d’origine. L’esercito si è allineato con l’SSG, come fronte politico, e sembra aver strappato benefici finanziari dal suo salto della quaglia. La dinamica, invece, ha lasciato gli sponsor arabi della campagna divisi, mentre il SSG è sostenuto dall’Arabia Saudita e il Consiglio nazionale siriano vive delle donazioni del Qatar. Nel frattempo, il ramo in Siria dei pervasivi Fratelli Musulmani si tiene fuori da entrambi ed è in procinto di scatenare propri gruppi armati nel paese.
La moltiplicazione dei marchi militanti in Siria, serve a rafforzare l’impressione che il paese sia sopraffatto e, di conseguenza, rendere più facile all’Occidente vendere ciò che sta accadendo come una vera e propria guerra civile. Il tempo sta per chiamare le cose con il loro nome, e per smascherare coloro che ispirano lo spargimento di sangue siriano, mentre la nazione sta cercando di sopravvivere allo scontro con il male globale.
Olga Chetverikova
Strategic Culture Foundation

Tratto da: http://www.disinformazione.it/dramma_siriano.htm

sabato 25 agosto 2012

Ue apre indagine su Draghi: possibile conflitto di interessi





L’accusa è di non aver agito in maniera indipendente nella decisione presa in Giugno, a seguito della sua partecipazione al gruppo internazionale di leader del settore finanziario, il G30. 

L’Unione europea avrebbe aperto una indagine contro il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, per possibile conflitto di interessi.
Roma - L’Unione europea avrebbe aperto una indagine contro il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, per possibile conflitto di interessi.
Roma - L’Unione europea avrebbe aperto una indagine contro il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, per possibile conflitto di interessi. Lo dichiara a Reuters il portavoce della Corporate Europe Observatory, società di ricerca che si occupa di mettere a nudo e contrastare condizioni e informazioni privilegiate di cui beneficiano tra le più alte cariche decisionali.

L’accusa è di non aver agito in maniera indipendente nella decisione presa in giugno, a seguito della sua partecipazione al gruppo internazionale di leader del settore finanziario, il
G30. La partecipazione di Draghi andrebbe contro le regole etiche della banca centrale.

"Abbiamo ricevuto delle lamentele e inviato una lettera alla Banca centrale europea", afferma Gundi Gadesmann, portavoce del mediatore europeo Nikiforos Diamandouros. "Adesso attendiamo una risposta", ha continuato, ricordando come la Bce abbia tempo sino a ottobre.


Dalla Banca centrale europea confermano di aver ricevuto la lettera e assicurano che verrà data una risposta dettagliata entro la data richiesta.


"Draghi sarebbe in stretti rapporti con il gruppo citato e parteciperebbe a dei meeting a porte chiuse", fanno sapere dal Corporate Europe Observatory. "Il G30 assume tutte le caratteristiche di un’
attività di lobbying per le grandi banche private internazionali, e il Presidente della Banca centrale europea non dovrebbe esserne membro, visti i pericoli e le implicazioni riguardo la sua indipendenza".

Capeggiato dall’ex-Presidente della Bce, Jean-Claude Trichet,
il G30 accoglie tra le persone più influenti in ambito finanziario, accademico e regolatore. Tra i membri l’ex-chairman della Fed Paul Volcker, il Governatore della Bank of Canada Mark Carney e della Bank of England Mervyn King.

di: WSI Pubblicato il 31 luglio 2012| Ora 06:53

Tratto da:  http://www.wallstreetitalia.com/article/1416700/ue-apre-indagine-su-draghi-possibile-conflitto-di-interessi.aspx



I motivi per cui evitare una guerra civile

"Ascoltate bene quello che dice dopo il minuto 13:30 e capirete uno dei motivi per cui vi invito sempre ad essere riflessivi anche quando la stoltezza, la falsità e la corruzione altrui è tale da farvi perdere realmente la pazienza. Si. Ascoltate bene le parole del protagonista e capirete ancora meglio perché nel mio blog ripeto spesso che "la violenza non elimina i problemi ma elimina solo persone, persone con problemi uguali ai nostri". Vi parla di cosa succede realmente durante una guerra. Una guerra civile, quella che vorrebbero certi poteri forti strumentalizzando l'incapacità di ragionare di persone oramai esasperate nonché di fanatici dediti alla violenza fine a se stessa, comporterebbe quanto vi viene raccontato da questo signore sopravvissuto agli orrori della seconda guerra mondiale. Buona visione e un grazie ad Arcadio Cavalli, per averlo girato, montato e condiviso. Un Abbraccio. Adam"


Tutte le cose hanno qualche cosa per metterci d'accordo. Allora discutiamone: se non è abbastanza un giorno, due giorni, un anno, ma non facciamo più guerre... ♥

mercoledì 22 agosto 2012

Microchip in Pillole

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microchip in pillole

CNNMoney.com riferisce che la FDA ha appena concesso l’approvazione per il primo “sensore ingeribile”, un microchip all’interno di una pillola. I pazienti si preparino: stanno per essere “chippati”.
Big Pharma sta pompando milioni di dollari nella ricerca di tecnologie all’avanguardia che consentiranno a microchip impiantabili di “migliorare” enormemente la nostra salute e le nostre vite.
Da molto tempo Big Pharma sta lavorando tramite le aziende specializzate del settore su fantascientifici microchip cerebrali. Naturalmente, gli enormi vantaggi di questi impianti superano di gran lunga i rischi, almeno agli occhi dell’uomo disinformato, e una volta che questi microchip verranno introdotti, tutti chiederanno di venire impiantati.
Inizialmente, gli impianti cerebrali verranno commercializzato come “innovazioni rivoluzionarie” che possono curare malattie croniche e che possono consentire ai disabili di avere una vita normale.
Prova a immaginare la pubblicità che circonderà questi impianti, quando le persone scopriranno che sarà possibile sbarazzarsi del peso superfluo nel giro di pochi giorni o che scaricare un intero corso universitario nella memoria sarà solo questione di ore. Le possibilità di questo tipo di tecnologia sono infinite, ed avere microchip impiantati nel cervello, grazie anche a serial televisivi e film fantascientifici sull’argomento, viene sempre più considerato abbastanza normale.
Tutto sembra materiale per un buon romanzo di fantascienza fino a quando si dà un’occhiata ai titoli su CNNMoney.com:“ ‘Digital pill’ with chip inside gets FDA green light.”
Proteus Digital Health ha ottenuto una grande vittoria questa settimana quando l’ente statunitense Food and Drug Administration ha concesso l’approvazione per l’invenzione del ‘sensore ingeribile’. Il dispositivo di 1 mm 2 , approssimativamente le dimensioni di un granello di sabbia, può trasmettere all’ospite informazioni riguardo agli organi interni, e se si sceglie l’opzione, anche al proprio medico o all’infermiere “.
Già Proteus sta pubblicizzando i benefici del suo microchip ingeribile. Secondo Andrew Thompson, CEO e cofondatore di Proteus, il microchip sarà un vantaggio enorme per chi dimentica di assumere farmaci o ha la necessità di monitorare le sue condizioni di salute. Il chip risiede semplicemente dentro il corpo e trasmette i segnali ovunque si desidera che tali segnali debbano andare.
Il minuscolo microchip, racchiuso in una pillola, viene assunto con il farmaco prescritto vero e proprio, come si prende qualsiasi altra pillola. Poi trasmette le informazioni attraverso la pelle a un cerotto che è una sorta di antenna. Il cerotto a sua volta trasmette i dati ad un telefono cellulare o qualsiasi altro dispositivo che si autorizza, per esempio un dispositivo di monitoraggio nello studio del proprio medico.
Il kit completo: cellulare, pillole con chip e cerotto-antenna. Il microchip è alimentato dalle reazioni elettrochimiche del corpo.
kit microchip pillole
credits immagine Proteus Digital Health
Ovviamente, tutti noi possiamo vedere una vasta gamma di apparenti benefici per la salute, ed è esattamente ciò su cui conta Big Pharma, ma il potenziale di abuso è allarmante. Si consideri:
  • Se i segnali dal microchip possono essere ricevuti da uno studio medico, a miglia e miglia di distanza, chiunque con le apparecchiature adeguate li può intercettare, come viene già fatto con le intercettazioni telefoniche di conversazioni, SMS e email.
  • Se il microchip è in grado di rilevare quali farmaci un paziente sta prendendo e quando li sta prendendo, quali altre sostanze può rilevare nel sangue?
  • Quando anche i chip cerebrali usciranno dalla fase sperimentale e si potrà scegliere scegliere di scaricare un intero corso universitario direttamente nella propria mente, quali altre informazioni potranno essere scaricate senza esserne nemmeno a conoscenza?
Se si potessero scaricare pensieri e sentimenti direttamente nella mente dei cittadini, ed è quello che stanno progettando di fare, un governo potrebbe ottenere un controllo totale senza doversi preoccupare che i cittadini possano rivoltarsi contro.
In realtà, si potrebbero programmare questi chip per far sentire bene i cittadini ininterottamente, indipendentemente dai fatti della vita in cui sono coinvolti. Si potrebbe far sì che questi chip producano uno stato di “natural high”, ovvero uno stato di euforia senza droghe, che non finisce mai. Ciò renderebbe i cittadini incredibilmente dipendenti dai chip e non vorrebbero mai rinunciarvi.
Questo tipo di tecnologia ha il potenziale per essere una delle più grandi minacce alla libertà nella storia dell’umanità.
Non è un segreto che Big Pharma e il governo degli Stati Uniti hanno stretti legami. In un’intervista del 20 maggio, Jonathan Emord, autore di “The Rise of Tyranny”, riporta su Big Pharma e la FDA:
“La FDA è dominata dai politici – non da scienziati o dottori – persone che hanno fatto la loro carriera nel governo in base alla loro capacità di tutelare gli interessi che controllano questo governo.”
Aggiungo che questa situazione di collusione legale esiste in tutti i paesi del mondo. Big Pharma ha le mani lunghe e i ministri della sanità spesso sono stati rei di corruzione anche se non sempre condannati a causa di indagini opportunamente insabbiate. Anche in Italia abbiamo avuto casi di ministri corrotti e condannati, anche se una volta usciti dalla galera sono stati messi a capo di importanti associazioni come quelle per la ricerca sul cancro o sull’AIDS con il beneplacito delle case farmaceutiche. Altri invece l’hanno fatta franca, spesso si sente parlare, per fare un esempio fra i tanti casi di malasanità. di indebiti sprechi per l’acquisto di vaccini inutili per milioni di euro, poi il silenzio lentamente cala e non se ne sa più nulla.
“Il processo per l’approvazione da parte della FDA di un farmaco costa una cifra stimata di 1 miliardo di dollari dallo sviluppo iniziale all’approvazione finale del farmaco. E questa è una stima per difetto che non comprende i pagamenti per i lobbisti, i contributi per la campagna pubblicitaria del farmaco e dei salari corrisposti ai funzionari pensionati della FDA che vengono assunti dalle aziende farmaceutiche dopo aver lasciato l’incarico.”
“Di quel miliardo di dollari, una parte va a giustificare la sperimentazione clinica, una parte va ai medici che portano avanti la procedura per l’approvazione, e il saldo va alla FDA.”
Non è la solita “teoria di complottisti fantasiosi” come cercano di far passare i detrattori di questo tipo di informazione. Quelli che stanno facendo questo sono qui e adesso.
La FDA e Big Pharma controllano ogni aspetto della tua salute. Dicono al tuo medico quali farmaci ha il permesso di prescrivere, e se ci fosse un farmaco sperimentale che possa immediatamente curare il cancro non lo approveranno mai a meno che il produttore non possa pagare i miliardi di dollari che servono per soddisfare tutti i racket.
Ora, sapendo tutto questo, pensi che una persona si berrebbe tutte le favole pubblicitarie che dicono che un microchip impiantato da qualche parte nel corpo è solo a proprio vantaggio? Credi veramente che la FDA, Big Big Pharma l’OMS, i vari ministeri della sanità e i governi ignoreranno il potenziale di profitto e di abuso che questa “soluzione finale” offre a tutti loro?
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martedì 21 agosto 2012

Industria Farmaceutica

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Case Farmaceutiche

Mi chiedono ogni tanto se sono contro le case farmaceutiche, il sistema medico e i farmaci.
Alcune email sono alquanto divertenti per i toni espressi e i contenuti. Fra queste ne ho ricevuto una stringata con questo testo: “Vorrei sapere se per caso Lor Signori sono contro la Medicina.” Firmato: Dottor Professor Nonsoche, Cattedratico dell’Università di Nonsodove, addì nonsoquando. (Alcuni termini sono stati sostituiti per ragioni di privacy…) Leggendola sorridevo immaginando un omino con tanto di toga e cappello e spropositato orgoglio che sciorinava il suo credo da una cattedra più grande di un mausoleo ai futuri medici…. mah….
In ogni caso la mia risposta, riguardo all’essere contro, è stata ed è sempre: “No. Sono contro niente e nessuno.”
L’opposizione rafforza chi la riceve, e il mio scopo non è certo questo. Semplicemente espongo dei fatti, se dico che un dato farmaco è un veleno, intendo dire che è un veleno e implicitamente intendo anche dire che io di certo non lo prenderei, e lo dico perché questa informazione potrebbe essere utile a chi ritiene che prendere veleni non sia una cosa razionale e informandolo gli faccio un favore.
Ora, il fatto che le aziende farmaceutiche abbiano più a cuore la soddisfazione dei loro azionisti che la salute di chi consuma i loro farmaci, significa che intendono fare del profitto in modo indiscriminato e questo è riprovevole, ma non fa di me un loro oppositore. Semplicemente sono consapevole che in questo mondo esistono diverse realtà e quella delle multinazionali farmaceutiche ha alcuni aspetti come quelli che ho appena descritto, di cui non intendo essere effetto.
Non prendo farmaci da decenni, non so chi sia il medico assegnatomi dalla struttura pubblica e penso che se tutti facessero come me, le case farmaceutiche dovrebbero trovare altro da fare, gli ospedali avrebbero solo il pronto soccorso e i reparti d’emergenza, ma questo non significa che io sia contro l’establishment medico-farmaceutico. E’ chiaro il concetto?
Quindi cosa penso dell’industria farmaceutica e di tutto l’apparato medico scientifico?
La medicina allopatica, ortodossa, ufficialmente riconosciuta, fa un buon lavoro in alcuni casi: se venissi investito da una macchina e mi ritrovassi con il cranio aperto, stai pur certo che desidererei ricevere la cure che offre. In una emergenza, la sutura di una arteria interrotta, l’ingessatura di un arto fratturato, dei farmaci salvavita per impedire ulteriori danni organici che porterebbero a morte sicura, ben vengano.
Quando però si tratta di malattie croniche, il quadro è molto diverso. Qui vediamo il medico tradizionale che tratta il sintomo della malattia, non cura il paziente, non lo libera dalla malattia. La medicina ortodossa si concentra sul trattamento del sintomo della malattia, e sa molto poco sulla prevenzione. E non ha certo l’interesse a prevenire la malattia. La fine della malattia coincide con la fine della medicina così come la conosciamo.
La vita del comune cittadino, nella società in cui viviamo, è regolata da persone che fanno parte di un sistema al cui vertice troneggia un’oligarchia che prospera sull’ignoranza di cui è effetto la maggior parte della popolazione.
Questa ignoranza viene coltivata, implementata e rinforzata perché è il muro portante su cui si fonda il sistema del profitto indiscriminato.
Ignoranza significa bugie e false credenze ritenute verità, che spaziano in ogni campo della vita dall’alimentazione all’istruzione, alla cura della salute, alla spiritualità, alla politica alla sanità mentale, alla giustizia, alle regole morali ed etiche, alle leggi della Natura, tanto per dare qualche esempio.
Una credenza falsa è che i farmaci curino, che se non li prendi non guarisci, quando è invece vero il contrario. Per quanto sia evidente che oggigiorno quasi tutti muoiano a seguito di gravi malattie croniche perpetuate dall’uso indiscriminato di farmaci, tale credenza è talmente radicata nella nostra mente che ci impedisce di valutare osservando i fatti, ma si continua a prendere farmaci nel tentativo inutile di guarire.
Se tu avessi accesso al mondo che ruota intorno alla malattia, verresti a conoscenza di alcune cose sorprendenti. Il personale medico degli ospedali viene istruito su vari argomenti inerenti ai compiti che deve svolgere all’interno della struttura e vengono date alcune informazioni su cui basare le decisioni da prendere in ogni situazione e circostanza.
Per esempio, se uno si trovasse per qualsiasi ragione in ospedale e gli venisse prescritto un farmaco e chiedesse: “Ma di cosa si tratta? E’ un farmaco sicuro?” potrebbe ricevere una risposta ferma e confortante: “Certamente! E’ sicuro!”
Tale prontezza nel rispondere deriva dall’istruzione ricevuta, in questo caso in merito alla sicurezza di un farmaco. Ma cosa si intente per sicurezza in questo ambito? Questa è l’informazione che viene data al personale medico:

Sicurezza dei farmaci

Premessa:
Nessun farmaco è privo di effetti collaterali.
Un farmaco viene definito sicuro quando il rapporto beneficio/rischio propende verso il beneficio (Ossia maggiore di 1). Questa definizione significa che se il farmaco produce tre effetti buoni e due effetti dannosi, il farmaco è sicuro. Questa non è sicurezza. Sicuro dovrebbe significare che non produce effetti negativi, ma come la scienza medica stessa afferma, non esistono farmaci privi di effetti collaterali, quindi ha creato una propria definizione di sicurezza, per adattarla alla situazione.
Solo che questa definizione non la trovi nel dizionario, e nemmeno viene fatta conoscere pubblicamente in modo adeguato.
Posso aggiungere che i cosiddetti “Effetti collaterali” sono sempre dannosi e in realtà sono i sintomi dell’avvelenamento prodotto dal farmaco. La presunta cura del sintomo che si vuole curare non è altro che la soppressione di tale sintomo. Il sintomo viene soppresso, gli viene impedito di manifestarsi, di infastidirci, ma è sempre lì. E in più ora si hanno un po’ più di veleni con cui prima o poi si dovranno fare i conti.
Siamo abituati a leggere sui “bugiardini” i termini “effetti collaterali” e non ci facciamo più caso.
Che cos’è un effetto collaterale? E’ una reazione avversa, una risposta (che produce dei sintomi nocivi) del nostro sistema immunitario che insorge a dosi normalmente usate per la profilassi, la diagnosi o la terapia di una malattia. Un effetto farmacologico diverso da quello voluto ma inevitabile. Il nostro sistema immunitario fa partire il processo di disintossicazione quando l’organismo è attaccato da tossine e quindi appaiono dei sintomi come manifestazione esteriore di azioni necessarie per ottenere l’espulsione di tali tossine.
Quando si tratta di tossine presenti in natura, inizialmente tali sintomi sono tollerabili e scompaiono subito e progressivamente una volta che la tossina è stata espulsa.
Tuttavia nel caso di farmaci, la maggior parte delle componenti tossiche dei farmaci è sintetica e di elevate concentrazioni non esistenti in natura e il processo di disintossicazione indotto per liberare l’organismo di tali tossine (farmaci) produce sintomi (chiamati effetti collaterali dalla scienza medica), nuovi e diversi da quelli prodotti da tossine esistenti in natura. Le malattie croniche sono i sintomi perennemente manifestati di tossine che il processo di disintossicazione non riesce ad espellere, pur tentando continuamente di farlo. Le tossine possono anche avere origini diverse da quella farmacologica, come quelle prodotte da cibi inadatti o agenti inquinati atmosferici, ecc.
Ogni mille abitanti sono state prescritte 931 dosi di farmaci rispetto alle 875 dell’anno precedente, tra il 2003 e il 2008 si e osservato un tasso di variazione annua del 4,6%.
(L’uso dei farmaci in Italia: Rapporto OsMed gennaio-settembre 2008)
Questo significa che ogni anno vengono prescritti circa 60 milioni di dosi. Indipendentemente dai miliardi di euro di spesa, questo è un avvelenamento di massa, sia dei corpi che dell’ambiente.
Negli Stati Uniti, i farmaci uccidono 20.000 persone all’anno, quasi il doppio rispetto a 10 anni fa.
In Italia le cifre sono molto basse, ipotizzo che questo avvenga perché forse gli italiani sono più forti fisicamente o perché i medici non riportano correttamente le cause non attribuendole ai farmaci, lascio al lettore fare le sue proprie valutazioni.
Ormai le cifre non fanno più impressione, i media ci hanno abituato ripetendole spesso e non riusciamo più a vedere la condizione di estrema emergenza in cui si trovano le più svariate situazioni, e non siamo interessate a risolvere tali situazioni. I prodotti farmaceutici sono pubblicati in TV e inghiottire pillole per alleviare lo stress, ansia o insonnia è diventato un mezzo socialmente accettabile.

I farmaci più comunemente abusati si dividono in tre categorie:

  1. a base di analgesici oppiacei
  2. depressori del sistema nervoso centrale prescritti per l’ansia e disturbi del sonno (Valium e Xanax)
  3. stimolanti, usati per il trattamento dei disturbi da deficit di attenzione (Ritalin e Adderall ).
All’interno di queste categorie, l’industria farmaceutica ha fornito una serie completa di sostituti per quasi tutti gli stupefacenti illeciti disponibili. Il metilfenidato, il principio attivo chimico del Ritalin, produce effetti simili a quelli della cocaina. Gli antidepressivi possono agire come degli “acceleratori” della serotonina. Anche se a volte i farmaci possano essere appropriati per salvare la vita di una persona, la maggior parte delle volte sono inutili, costosi e dannosi. Il mio consiglio è di cercare terapie naturali che affrontino le cause della malattia, prima di decidere in favore dei farmaci. Ti posso assicurare che il numero di persone che hanno effettivamente bisogno di farmaci è una piccola percentuale di coloro che li prendono. Ad esempio, vengono prescritti farmaci per il bruciore di stomaco, quando si tratta di uno dei disturbi più facili da risolvere. La maggior parte delle persone ignorano il fatto che il bruciore di stomaco è un segnale importante inviato dal loro corpo e invece ricorrono a un farmaco per sopprimere i sintomi.
Nel caso in cui tu non lo avessi ancora realizzato fino ad ora, ciò che determina gli obiettivi generali della medicina tradizionale ortodossa, ormai da più di un secolo, è l’influenza della più potente industria del mondo, il cartello delle aziende farmaceutiche.
Le aziende farmaceutiche esercitano una grande influenza sulla maggior parte degli studi pubblicati e su quasi tutta la formazione del personale medico. Questa influenza fa sì che i medici utilizzino i loro costosi rimedi sintomatici come soluzioni per i problemi delle persone.
Le aziende farmaceutiche sono state in grado di imporre i loro prezzi elevati, perché la stragrande maggioranza delle persone non paga più il prezzo pieno dei farmaci o non li paga per niente come nel caso dei vaccini. Dato che la maggior parte delle persone non li paga direttamente, le aziende farmaceutiche sono in grado di farla franca con dei prezzi scandalosi.

Le aziende farmaceutiche costituiscono l’industria più redditizia al mondo.

Le aziende farmaceutiche sostengono che hanno bisogno di grandi guadagni – miliardi di euro – per svolgere le loro attività di ricerca e sviluppo. Sostengono anche che i farmaci hanno migliorato la qualità e la durata della vita di molte persone. Ma questa motivazione perde credibilità quando:
  • Solo 1 euro su 5 che l’industria farmaceutica raccoglie va alla ricerca, ricerca comunque indirizzata non a trovare una vera cura ma nuovi farmaci che trattino i sintomi di malattie che rimangono senza cura.
  • Alcune società farmaceutiche spendono quasi il doppio di soldi per la pubblicità e il marketing di quanto spendono per la ricerca.
  • I profitti delle aziende farmaceutiche sono così grandi che superano di gran lunga i profitti di qualsiasi altra industria.
Per spiegare cosa intendo veramente significare per imprese più redditizie devo ricorrere al pianeta USA, perché in Italia non ci sono enti indipendenti preposti a raccogliere certi tipi di dati.
Nel 2001, un anno che ha visto un calo dell’occupazione, un tuffo in picchiata nel mercato azionario e letteralmente il crollo dei simboli economici dell’America, le aziende farmaceutiche hanno continuato a regnare come l’industria più redditizia nella classifica annuale della rivista Fortune delle 500 aziende con maggiori profitti.
Mentre l’utile totale delle 500 aziende diminuiva fino al 53%, il che rappresenta il crollo più grande dal 1954, le top 10 aziende farmaceutiche degli Stati Uniti hanno aumentato i loro profitti del 33%.
Queste società farmaceutiche hanno ottenuto il profitto più elevato, il 18,5%, che è stato di 8 volte superiore alla media di quello di tutte le 500 industrie di Fortune, e che supera facilmente il profitto di 13,5% della prossima industria più redditizia, l’attività bancaria. Anche in Italia, nonostante il clima di recessione stia congelando i consumi delle famiglie, le case farmaceutiche hanno continuato a macinare utili nell’anno che si è appena concluso. (2008). L’ enfasi che viene data ai farmaci è uno dei motivi principali per cui la spesa pubblica per l’assistenza sanitaria ha il più alto tasso di crescita. E ‘anche uno dei principali fattori per cui i medici costituiscono una delle principali cause di morte il fatto che fanno più affidamento sull’uso di farmaci per mettere una pezza al problema, piuttosto che cercare la causa del problema.

Quanto sono sicuri i farmaci?

Nel 1998 un ampio studio pubblicato nel Journal of the American Medical Association (JAMA) ha evidenziato che 106.000 persone muoiono ogni anno in ospedali americani a causa di effetti indesiderati da farmaci.
Diamo un’occhiata a questo dato statistico in un modo diverso: 106.000 morti in media all’anno fanno quasi 300 morti al giorno, ogni giorno. I decessi a causa di disastri di tutte le principali compagnie aeree sono in media meno di 300 all’anno, ma 1 incidente aereo attira di più l’attenzione dei media e dei governi che non 300 decessi a causa di farmaci che si sono verificati non solo lo stesso giorno in cui è avvenuto l’incidente aereo, ma anche ogni giorno prima e dopo per decenni.
Perché questa epidemia di effetti collaterali non è stata riconosciuta? I decessi avvenuti per reazioni a un farmaco raramente sembrano diversi da qualsiasi decesso per cause naturali. Non ci sono relitti da riprendere, nessun luogo del disastro ad affascinare e inorridire i telespettatori. Come i media dicono, “Nessun filmato, nessun articolo”.
I decessi provocati da farmaci si verificano spesso silenziosamente negli ospedali, al pronto soccorso e nelle abitazioni private. Quando questi decessi avvengono, è spesso poco chiaro se la causa sia stata il farmaco, la malattia, o qualche altro fattore. In altre parole, per gran parte dei media, una morte per effetti collaterali non ha nulla di interessante per attirare il pubblico.
Gli effetti negativi prodotti dai farmaci di cui viene fatto rapporto sono solo la punta di un iceberg. Considera la digossina, il best-seller fra i farmaci per il cuore. Secondo un articolo di JAMA, la Food and Drug Administration (FDA) riceve ogni anno circa 82 rapporti sulle reazioni avverse alla digossina, ma uno studio sistematico rivela che ogni anno avvengono più di 28.000 ricoveri per reazioni avverse alla digossina. Stiamo parlando di 28.000 reazioni avverse all’anno e la Food and Drug Administration (FDA) ne viene a conoscenza di solo 82.
Questa in sostanza è la punta dell’iceberg delle case farmaceutiche.

lunedì 13 agosto 2012

Il quotidiano britannico "Dailymail" denuncia una strana forma di inquinamento da nanoparticolato... che singolare coincidenza (di Corrado Penna)

In un articolo pubblicato il 31 luglio 2012 dal quotidiano “Dailymail” nella sua edizione on line, pezzo intitolato “Danger in the air: atmospheric particles a fraction of the width of human hair could be driving climate change”, ovvero "Pericolo nell'aria: particelle atmosferiche della dimensione di una frazione di capello umano potrebbero influire sul cambiamento climatico", si legge di piccole particelle che potrebbero essere responsabili anche della formazione delle nuvole, dell'assorbimento e della riflessione della luce.

L’équipe, che ha condotto questa ricerca, è della Harvard University ed i suoi studi sono stati pubblicati sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’. Gli scienziati sperano che il loro lavoro possa in futuro contribuire ad affrontare il problema dell'inquinamento causato dalle nanoparticelle che provocano affezioni al cuore ed ai polmoni e che si trovano soprattutto nell'atmosfera delle città.

Allan Bertram, direttore del gruppo di studio sugli aerosol atmosferici dell'Università della Columbia Britannica, specialista che ha partecipato alla stesura del dossier, asserisce: “Abbiamo avuto conferma sperimentale che cambiamenti nell'umidità relativa possono separare i materiali organici da quelli inorganici nelle singole particelle atmosferiche in modo che si creino due fasi distinte, come l'olio si separa dall'acqua. Il fatto che ci siano due fasi liquide piuttosto che una può cambiare la quantità di reazioni chimiche cui vanno incontro le particelle e può variare la quantità di luce che le particelle riflettono o assorbono nonché avere effetti sulla loro capacità di fungere da nuclei di condensazione per le nuvole”.

Curiosamente queste mezze verità rilasciate dalla stampa internazionale sembrano combaciare con quanto viene denunciato da decine di migliaia di cittadini (inascoltati dalle istituzioni), ovvero che viene intenzionalmente immesso nell'aria nanoparticolato sia per la manipolazione del clima (controllo delle precipitazioni, alterazione dell'irraggiamento solare) sia per altri scopi ancora più subdoli.

Ecco, infatti, come commenta un lettore del “Dailymail”.

“Ecco qualcosa per chi dubita che ci siano aerei che volano al di sopra di tutte le nazioni dell'O.N.U., diffondendo ogni giorno composti chimici su di voi e sui vostri cari, senza alcun consenso da parte vostra [...] Andate a vedere il sito Flightradar24 e guardate gli aerei che volano sopra la vostra testa: quando vedete un aereo che lascia una scia, controllate su Flightradar 24: scoprirete che il velivolo non viene segnalato. Gli aerei commerciali che non lasciano scie si vedono, ma curiosamente quelli con la scia non sono segnalati. Quindi chiunque abbia un paio di sinapsi cerebrali si renderà conto che quegli aerei che disperdono composti chimici nel cielo non vogliono che tu ed io sappiamo da dove decollano e dove vanno”.[...]

Intanto il numero di malati di Parkinson, malattia correlata all'inquinamento da alluminio (metallo fortemente tossico per il sistema nervoso centrale) aumenta. Sul sito medicinalive leggiamo: “Si celebrerà il prossimo 26 novembre la terza edizione della Giornata nazionale della malattia di Parkinson, atta ad aumentare l’informazione (sic) circa una patologia che colpisce sempre più persone con il passare del tempo. Attualmente i malati di Parkinson in Italia sono 200 mila”.

Di quante altre curiose coincidenze ha bisogno la gente, prima di rendersi conto della triste realtà?


Fonti: dailymail, scienzamarcia 
Tratto da:  http://www.tankerenemy.com/2012/08/il-quotidiano-britannico-dailymail.html

mercoledì 8 agosto 2012

Cancro: Nature, chemioterapia ne rafforza crescita e resistenza

(AGI) - Parigi, 5 agosto 2012

La chemioterapia usata da decenni per combattere il cancro in realtà può stimolare, nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la crescita e rende 'immune' il tumore a ulteriori trattamenti.
La scoperta, "del tutto inattesa", è stata pubblicata sulla rivista "Nature" ed è frutto di uno studio statunitense sulle cellule del cancro alla prostata tesa ad accertare come mai queste ultime siano così difficili da eliminare nel corpo umano mentre sono estremamente facili da uccidere in laboratorio.
Sono stati analizzati gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata.
Sono state scoperte "evidenti danni nel Dna" nelle cellule sane intorno all'area colpita dal cancro.
Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.
La scoperta che "l'aumento della WNT16B...interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere, propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti anti-tumorali...era del tutto inattesa", ha spiegato il co-autore della ricerca Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle nello stato di Washington.
La novità conferma tra l'altro un elemento noto da tempi tra gli oncologi: i tumori rispondono bene alle prime chemio salvo poi ricrescere rapidamente e sviluppando una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti chemioterapici.
Un dato dimostrato dalla percentuale di riproduzione delle cellule tumorali tra i vari trattamenti. "I nostri risultati indicano che il danno nelle cellule benigne può direttamente contribuire a rafforzare la crescita 'cinetica' del cancro", si legge nello studio che, hanno spiegato i ricercatori, ha trovato conferma anche nei tumori al seno e alle ovaie.
Ma la scoperta potrebbe aprire la strada allo sviluppo di un trattamento che non produca questo dannoso effetto collaterale della chemioterapia: "Per esempio un anticorpo alla WNT16B, assunto durante alla chemio, potrebbe migliorarne la risposa uccidendo più cellule tumorali. In alternativa si potrebbero ridurre le dosi della chemio". (AGI) .



Fonte Agi, 5 agosto 2012 - http://www.agi.it/cronaca/notizie/201208051857-cro-rt10094-cancro_nature_chemioterapia_ne_rafforza_crescita_e_resistenza


 

lunedì 6 agosto 2012

“La Sardegna sotto il tallone della Nato”

Europeanphoenix intervista Angelo Ledda, coautore del libro “Servitù Militari in Sardegna-Il Caso Teulada”
Il governo di Mr Monti voleva tagliare anche il fondo per le vittime dell’Uranio Impoverito, portandolo da 21 a 11 milioni si euro.
Un gesto vile, l’ennesimo di questo “governo delle banche”, bloccato dal coro di proteste che si è prontamente levato. Oltre al danno sarebbe stata anche la beffa per le migliaia di militari italiani contaminati in questi anni nei vari teatri operativi dove hanno operato in ambito Nato, a cui si dovrebbero aggiungere i civili abitanti nelle zone limitrofe ai poligoni militari.
Questi ultimi si trovano in Sardegna, la grande isola italiana nota per le sue bellezze naturali, ma che da anni è sede d’importanti installazioni militari della Nato come i poligoni interforze di Capo Teulada-Salto di Quirra-Capo Frasca, cui si aggiungono le basi di Decimomannu, La Maddalena Tempio e Tavolara.
Da decenni questa terra italiana subisce le cosiddette “servitù militari”, che non sono attuate per interessi nazionali, giacché il Trattato di Pace sottoscritto dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale ci proibisce d’installare nostre basi aeronavali nell’isola, ma degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica.
E proprio partendo da quest’ultimo aspetto, poco conosciuto dal grande pubblico, come il servaggio militare, fino ad arrivare a oggi con i recenti fatti legati  all’intervento della Magistratura che sta indagando sui numerosi casi di morti sospette connesse con l’Uranio Impoverito, che abbiamo deciso d’intervistare Angelo Ledda, coautore con Guido Floris del libro “Servitù militari in Sardegna-Il caso Teulada”.

D: Dott Ledda, che cosa l’ha spinto ha scrivere un libro a due mani con Guido Floris sul servaggio cui è costretta la Sardegna da oltre cinquanta anni e il comune di Teulada in particolare, fino ad arrivare a oggi con le drammatiche notizie concernenti i morti da contaminazione di Uranio Impoverito?
Cominciamo con qualche numero. L’isola è gravata del 66% delle servitù militari italiane: 24.000 dei 40.000 ettari nazionali. Il 95% di questi 24.000 ettari è occupato da tre poligoni permanenti terrestri, aerei e navali: Poligono Interforze salto di Quirra (Pisq) h. 12.700, Capo Teulada h. 7.200 e Capo Frasca h. 1.416.
Capita, in questa nostra società, per una sorta di incosciente fatalismo, che ci si abitui a tutto, anche alle cose peggiori, anche alle soverchierie più palesi.
Le servitù militari in Sardegna erano la cosa più normale per tutti, cittadini e politici. Quel che avveniva era a conoscenza delle alte sfere militari e politiche: distruzione del territorio, dell’habitat e degli abitanti, militari e civili. Ma bisognava farsene una ragione. Gli accordi internazionali non lasciavano scelta. Di fronte alle prime deboli denunce, chi di dovere fece finta di niente. I diretti responsabili iniziarono a parlare di fatti circoscritti, di mali necessari, di doveri per il mantenimento della pace e della sicurezza nazionale e internazionale. Poi, quando la macchia del male si faceva  sempre di più evidente,  si fece finta di indagare (commissioni militari e parlamentari di inchiesta), si negò l’evidenza, si stabilirono indennizzi per danni (talvolta senza mantener fede). Qualche “esperto” lanciò l’ipotesi che i danni non erano provocati “direttamente” dai miasmi di morte sparsi a larga mano, ma dai vaccini ai militari, per esempio! E i civili non vaccinati?
Un bel giorno il procuratore di Lanusei competente per territorio, Domenico Fiordalisi, con un coraggio civile incredibile, ordina al fisico nucleare dell'Università di Brescia e del Cern di Ginevra, Evandro Lodi Rizzini, di riesumare diciotto cadaveri di altrettanti allevatori deceduti per leucemie e linfomi che avevano i pascoli nei terreni del poligono di Quirra - Perdasdefogu (30 marzo 2011). Due mesi dopo mette gran parte del poligono sotto sequestro. A novembre dello stesso anno la prima parte dell’indagine si conclude con l’accusa di disastro ambientale doloso nei confronti dei generali che avevano comandato il poligono di Perdasdefogu - Quirra dal 2004 al 2008, e di due chimici per aver falsificato parte dei controlli ambientali nel poligono. Gli esami, marzo 2012, riveleranno la presenza di torio radioattivo in misura superiore alla norma nelle salme dei 18 pastori. La cerchia degli indagati si allarga sino a comprendere anche il sindaco di Perdasdefogu.
Altro passo importante che forse permetterà la fine dei danni delle servitù in Sardegna è stato il lavoro e le relative conclusione dell’ultima inchiesta senatoriale (deliberazione del Senato del 16 marzo 2012). Con l’apporto determinante del senatore gallurese Pier Sandro Scanu. Le conclusioni, finalmente, hanno svelato quanto solo i ciechi non vedevano. Eccole:  gran parte del territorio sede dei poligoni sardi è altamente inquinato, con potenziale rischio per la salute. Ci sono state morti sospette tra civili e militari. Le guerre simulate e i test sono stati effettuati senza gli accorgimenti di legge. E’ urgente intervenire col proibire da subito le attività gravemente nocive per l’ambiente e le persone. Prevedere, a breve termine la chiusura dei poligoni di Teulada e Capo Frasca, bonificare e riconvertire le attività di Quirra.
Quando è uscito il nostro libro, primavera 2010, erano già stati denunciati, soprattutto tramite stampa, casi clamorosi e evidenti di danni provocati a persone impegnate nelle così dette missioni di pace o che avevano prestato servizio presso i poligoni militari. Si contavano addirittura centinaia di casi di malattie emolinfatiche, mortali e non, che era difficile non attribuire alle esperienze vissute nei poligoni. Ma, come detto, si deviavano facilmente le responsabilità.
Noi autori abbiamo voluto raccogliere tutte le problematiche legate ai poligoni e alle all’utilizzo delle nuove armi sperimentate e presentare il tutto al pubblico in modo sistematico e documentato. Ci piace pensare che ciò forse ciò ha contribuito a smuovere acque stagnanti.
D: Ci parli di come lo Stato italiano, ma forse sarebbe meglio dire la colonia Italia, visti gli interessi Nato in ballo, ha espropriato la terra agli abitanti.
Si, sono dell’avviso che il governo nazionale sia stato un semplice esecutore di ordini, abbia svolto solo il ruolo di scelta del territorio secondo i criteri imposti dall’alleanza atlantica.
I criteri guida della scelta imposti dalla Nato per l’ubicazione dei poligoni sono stati: ubicazione nel Mediterraneo, il più possibile distante dai centri urbani, immense distese a disposizione. Quindi, carta geografica davanti: Sardegna, l’esteso altipiano di Perdas, le “desolate” colline e spiagge incontaminate di Teulada e di Arbus (Capo Frasca). Difficoltà praticamente inesistenti. A Quirra siamo pressoché su un altro pianeta e si può sparare e sperimentare qualsiasi porcheria. A Teulada, colline, pianure e mare, vivono comunità di contadini e pastori, per loro da sempre unico sostentamento. -Arriva lo sviluppo, starete molto meglio- riavrete molto di più se lasciate i vostri campi – è stato detto e promesso dai funzionari dell’esercito e dai politici regionali e nazionali. Qualcuno, pochi, hanno abboccato, altri, la maggior parte, hanno prima nicchiato e poi respinto la proposta. Per i tardi a capire arrivarono i militari in camionetta e fecero sgombrare. – Dove andiamo, di grazia?- E perché avete il cervello?-

D: Quale fu il prezzo pagato dallo Stato per gli espropri? In Sardegna, lei c’informa, sono circa 24.000 gli ettari adibiti a poligoni e 13.000 come servitù militari, in Europa nessuna nazione raggiunge tali cifre.
Gli espropri furono regolati dalla legge 2359 del 26 giugno 1865 (esatto 1865) che permetteva l’occupazione temporanea di suoli e fabbricati tramite un semplice dispaccio emanato dal Comando Militare e comunicato all’amministrazione comunale ove erano situati i beni. A partire dal 1951 giungono al Comune di Teulada dispacci della XV Legione territoriale della Guardia di Finanza di Cagliari, che invita l’amministrazione locale a informare la popolazione residente che in determinati giorni si sarebbero svolte esercitazioni militari: di qui la necessità di sgomberare da persone e animali i luoghi interessati.
Con inizio nel 1956, a Teulada, si attiva un massiccio esproprio di beni di proprietà privata. L’operazione è accompagnata da un dispaccio del Ministero della Difesa. Tra i proprietari dei terreni e  un funzionario della Sottodirezione Autonoma Lavori del Genio Militare della Sardegna veniva redatto un verbale di consistenza che identificava il proprietario, i dati catastali dei terreni e la loro qualità in relazione alle colture e alla presenza di alberi, e i fabbricati in base al loro stato di conservazione. Successivamente veniva stabilito l’importo in base a un preziario. La pratica di esproprio era, per lo più, patrocinata dall’EPACA (ente di patrocinio e assistenza per i cittadini e l’agricoltura). Attorno agli espropri fiorì una fitta rete di interessi a danno degli agricoltori, non sempre tutelati dalle loro organizzazioni e dal potere politico.
Il prezzo pagato per gli espropri è rimasta una questione mai sufficientemente approfondita. Secondo le autorità militari i terreni furono pagati molto più del valore commerciale. Un’idea del prezzo dei terreni all’epoca ci è offerto da un contratto di vendita dell’8 dicembre 1949. Si trattava di due starelli, corrispondenti a 0,797.35 ha (uno starello è pari a 0,3986 ha), venduti a lire 185.000, quindi a una media di ettaro di lire 116.000. Se confrontiamo il preziario legato all’esproprio da parte dell’EPACA, le somme pagate al Comune e ai privati sono in linea con il prezzo di mercato. Ma il problema è un altro. Nella maggior parte dei casi i soldi giungevano in forte ritardo, anche di alcuni anni. E intanto? Non esisteva soluzione di continuità e i terreni da acquistare erano per lo più inesistenti.
L’abnorme presenza di poligoni militari concentrati in Sardegna è un caso unico, non raro, al mondo. Teniamo presente che i poligoni di Perdas-Quirra-Villaputzu e quello di Teulada sono i più vasti d’’Europa.

D: E’ vero che, come si diceva allora attorno alle basi ci sarebbe stato sviluppo economico per la popolazione residente? Le basi, si disse, avrebbero portato ricchezza al territorio e lo avrebbero salvaguardato dalla speculazione edilizia. Nel suo libro lei cita il generale Walter La Valle, che nella sua audizione nella Commissione d’indagine conoscitiva dell’8 novembre 2006, parla di un indotto di 250 milioni di euro, ripartiti tra Teulada 60/70 milioni, Perdesdefogu 100 milioni e la parte residua 70/80 milioni tra le basi di Decimomannu e Capofrasca. Il generale Mini fa chiarezza sulla vicenda affermando che anche i nuovi entrati nella Nato non sono disponibili a cedere porzioni di territorio per edificare poligoni, quindi i vantaggi sono minimi se non inesistenti.
Nei dati esposti dal gen. La Valle, sono compresi, e rappresentano la parte preponderante, gli stipendi di tutti i dipendenti del Ministero della Difesa che “lavorano” in Sardegna. Ricordiamo che i militari, graduati e non, provenivano per lo più da altre regioni italiane. Inoltre inglobano anche quella parte del bilancio ministeriale riguardante la leva giovanile a quei tempi obbligatoria. Il personale civile impiegato si riduce, in tutte le servitù dislocate nell’isola, a non più di qualche centinaio di persone, parte delle quali stagionali. Risulta invece che il Ministero della Difesa fa cassa nell’affitto dei poligoni a imprese, anche internazionali, che sperimentano nuovi tipi di armi e di missili. Per quanto riguarda Teulada basti considerare che il paese, a metà degli anni cinquanta, contava oltre seimila abitanti, ridotti oggi a 3.800 circa. L’unico paese costiero della Sardegna in regressione  demografica.
D: E ora veniamo a un tema a dir poco scottante, quello concernente le sperimentazioni di nuove armi o esercitazioni a fuoco congiunte nei poligoni sardi, dove è oramai assodata la presenza di Uranio Impoverito.
Sappiamo che oggi l’utilizzo di munizionamento all’Uranio Impoverito fa parte dell’arsenale di molti eserciti e che è stato impiegato sistematicamente dagli Stati Uniti e dai loro Alleati nei vari teatri operativi, Somalia, Iraq, Serbia, Kosovo, Bosnia, Afghanistan, con effetti devastanti sia sulla popolazione civile, sia sui militari che ne sono venuti a contatto. Qual è oggi la situazione ambientale, poi parleremo di quella umana, in Sardegna, Dott. Ledda?
Finalmente nessuno, oggi, anche quanti lo hanno fatto spudoratamente per anni, ha più il coraggio di negare l’utilizzo a piene mani di armi all’uranio impoverito in Sardegna. La verità era nota ai responsabili, ma si utilizzavano sistemi tali per cui, chi doveva verificare e vietare, faceva in modo di poter dire che …  a noi non risulta l’utilizzo. La norma era l’autocertificazione da parte degli eserciti e delle imprese che si addestravano. A cose avvenute i responsabili dei poligoni si limitavano a richiedere una relazione che dichiarasse quali erano state le attività svolte. Nessuna verifica successiva. Questo per lunghi anni.
Finalmente qualcosa si ammette. La terza Commissione Parlamentare di inchiesta, la penultima, con un sottilissimo gioco di parole, dichiarò (12.02.2008) che “pur non potendosi affermare, ma neppure escludere la relazione tra l’evento morboso (la malattia mortale) e la causa scatenante (il contatto con ambienti inquinati dall’utilizzo di armi nei poligoni sardi), il fatto stesso che l’evento si sia verificato costituisce di per sé, a prescindere cioè dalla dimostrazione del nesso diretto, motivo sufficiente per il ricorso  agli strumenti risarcitori”. Poco tempo dopo entra in campo, a piedi uniti, il Tribunale di Firenze, Sezione II Civile, che condanna il Ministero della Difesa al risarcimento del danno subito da un ex militare che aveva contratto il linfoma di Hodgkin.

D: Il Presidente dell’Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate, Falco Accame, parla di circa 3.761 casi di contaminazione a livello nazionale tra il personale militare assegnato sia all’estero, che nei poligoni; in pratica i 44 casi di cui si parlavano all’epoca della Commissione Mandelli, ha proseguito Accame, sono diventati quasi 4000. Quanti sono i casi finora accertati di militari deceduti o ammalati in Sardegna? Accame riferisce di altri due casi recentissimi, un Maresciallo ammalato di tumore ora in pensione e di un altro militare.
Una stima numerica esatta sui morti, militari e civili in guerra, militari e civili nei poligoni e attorno ad essi, è impresa impossibile.  Da non trascurare il fatto che, per anni, un militare che si ammalava, non “osava” denunciare la sospetta eventuale causa della malattia. Neppure i parenti trovavano il coraggio di farlo. Purtroppo succede ancora. A parte i dati forniti dalla Commissione Mandelli che alla fine parevano voler dimostrare che l’uranio impoverito è giovevole alla salute, giacché risultava che la media dei tumori nelle località contaminate dall’uranio è inferiore a quella della media nazionale. Ritengo prudenti e documentate, anche se approssimative per difetto, le cifre fornite dall’Associazione vittime uranio: 174 militari deceduti, 2.500 affetti da patologie collegate. Tali dati non comprendono neppure il personale non più in servizio al momento della morte e della malattia perché congedato o in pensione, nonché mancherebbero i reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia, della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra). Senza tema di allontanarci dalla verità si può affermare che i morti dichiarati che hanno frequentato i poligoni sardi siano intorno alla centinaia. Di una parte di essi il nostro libro fornisce, oltre al nome e cognome, particolari esperienze lavorative e sanitarie.

D: A Quirra il giudice Fiordalisi ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 persone, tra cui generali ed ex comandanti che si sono avvicendati nel poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra, lei che ne pensa?
Ho sopra già detto del lavoro del dottor Fiordalisi, che ritengo un eroe civile che  rischia, forse inconsapevolmente, la propria vita. Si è permesso di mettere sotto accusa alti personaggi che si ritenevano al di sopra di qualsiasi responsabilità, coperti e nascosti dietro il bene della nazione e della patria. Forse per alcuni, la vita di un soldato o di un semplice civile ha un prezzo troppo vile di fronte alle esigenze delle macchine da guerra che assicurano benessere e libertà per tutti. Se cambierà qualcosa di importante sulle servitù militari in Sardegna ritengo sia dovuto all’opera del magistrato e del parlamentare Piersandro Scano.

D: Nel libro lei cita gli studi compiuti dalla dottoressa Gatti che compaiono nella relazione presentata alla prima Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio Impoverito. Si parla di “nano particelle”, o nano polveri, corpuscoli di forma sferica di piccolissime dimensioni inferiori a un micron che si producono ad alte temperature, circa 3000°, e sono sotto forma di aerosol quando impattano i proiettili all’Uranio Impoverito contro un bersaglio (possono essere munizioni APFSDS da 105mm o 120 mm anticarro,oppure bombe a guida laser come le GBU 28 dette Bunker Buster, fino ad arrivare ai missili Cruise come il Tomahawk 109), Uranio che è anche presente nelle corazze dei mezzi da combattimento, secondo lei quanto affermato dalla dottoressa Gatti non fa che confermare la pericolosità delle attività svolte nei poligoni sardi, la “sindrome da poligono”?
La dottoressa modenese è stata la prima che ha avuto il merito di dimostrate quanto contenuto nella domanda. Lo stesso termine nanoparticella le appartiene. Nanoparticelle capaci di superare le membrane cellulari e di fissarsi nel Dna, provocando malattie e deformazioni. Lo ha fatto molto presto ma, per convenienza, non è stata presa sul serio, sempre per paura di dover ammettere la gravità di quanto era avvenuto e avveniva nelle pseudo missioni di pace e nei poligoni. D’altronde, gli americani e le altre forze Nato, già dalla fine degli anni ottanta, avevano avvertito anche l’Italia dei rischi insiti nella frequentazione di questo tipo di armi. Essi stessi utilizzavano divise in grado di evitare o per lo meno contenere la contaminazione. I soldati italiani, al loro fianco nei campi di intervento della Somalia, scendevano disinvoltamente in campo operativo in maglietta e pantaloni corti. (Mancava solo il pallone).

D: Per i danni alla popolazione civile sarda, ad esempio, lei cita il paese di Escalaplano, che confina con il poligono di Salto di Quirra, dove sarebbero nati numerosi bambini con  gravi malformazioni.
Anche di questo abbiamo in parte già detto. Certo i dati rivelati ad Escalaplano, a ridosso e spesso a favore di vento del Salto di  Quirra sono impossibili da spiegare senza fare cattivi pensieri nei confronti del “vicino super armato”. Escalaplano è un piccolo paese di circa due mila abitanti. Nel triennio dal 1986 al 1988 sono venuti alla luce 13 neonati con gravi e strane deformità fisiche. In quegli anni nel paesino nascevano 18-20 bambini all’anno. A Quirra stesso, una manciata di modeste case rurali sparse in una vallata racchiusa tra un aspro altopiano di selvaggia bellezza e un’ampia spiaggia da incanto, greggi al pascolo, vigneti, orti, aranceti. Abitanti 150, il 10% si ammala di linfomi e leucemie.

D: Dott Ledda non solo Uranio, ma anche i “campi elettromagnetici” prodotti da potenti impianti radar militari inquinano la Sardegna, ce ne parli.
Ad individuare la presenza di campi elettromagnetici è stato, a metà del 2007, il Comitato popolare di difesa ambientale del Sarrabus-Gerrei. I militari rifiutano la collaborazione, richiesta espressamente. Il Comitato sceglie dei tecnici che operano un censimento  solo sulla popolazione che vive vicinissima alle zone dove vengono le esercitazioni, e dove era nota la presenza di radar potentissimi. Gli esperti volontari riescono a dimostrare la presenza di campi elettromagnetici che avvengono nella banda delle microonde a frequenze superiori ai 3 GHz, attribuibili alle stazioni radar del poligono. Per una fortunata coincidenza il Comitato riesce ad entrare in possesso di un opuscolo top-secret realizzato dal Comitato Tecnico Scientifico della Difesa, presumibilmente attorno al 1980, in cui si spiegano alle industrie belliche e alle forze militari straniere le caratteristiche del Poligono sperimentale. Risulta che dei sei radar sistemati nel poligono, almeno uno ruota attorno ad un asse fisso, segue la direzione dei missili per rilevarne la traiettoria ed è capace di emettere impulsi brevi da 240 chilowatt (i radar ruotano a 360 gradi, anche in direzione dei centri abitati).
Ciò costituisce un enorme pericolosità per la salute. Infatti la legge prevede limiti che non si possono superare mai (40 volt/metro) e altri parametri che non si devono violare vicino a case e scuole (6 volt metro per non più di quattro ore). Quelle installazioni sarebbero dovute essere a 3-400 metri dalle abitazioni se si considerano le emissioni acustiche, 2-3 chilometri prendendo in esame quelle costanti. Invece i radar sono praticamente nell’abitato di Arbatax, di Perdasdefogu, della marina di Tertenia e di Quirra. Sono totalmente illegali. Potrebbero contribuire notevolmente a spiegare l’alta incidenza di leucemia e linfomi.

D: E’ recente il caso vergognoso del governo Monti, che dopo aver cercato di inserire nei tagli antisociali anche il “Fondo per le Vittime dell' Uranio Impoverito”,   ha dovuto fare marcia indietro, ma resta significativo il fatto, perché dimostra che non vi è la volontà politica, né la sensibilità nazionale, di arrivare in fondo al problema, in altre parole tutelare le vittime e dichiarare ufficialmente chi è il killer che agisce da anni contro i nostri soldati e civili. Dott. Ledda, a che punto è la battaglia intrapresa in Sardegna contro le servitù militari e i poligoni? Lei pensa che si arriverà un giorno allo sgombero da parte della Nato del territorio sardo ?
Non lo penso con convinzione, me lo auguro. Il tentativo di Monti rappresenta eloquentemente come questo problema sia marginalissimo negli interessi dei politici, figuriamoci del potere militare. La Sardegna è estesa e grande, ma i sardi sono pochi, numericamente nemmeno metà della metà dei siciliani. Sul tavolo elettoralistico valgono qualcosa vicino allo zero. Certo forse i sardi dovrebbero far sentire con più energia e vigore la loro voce, e dimostrare un tantino più di concordia interna.
Nel precedente governo Berlusconi era presente un solo sottosegretario, Giuseppe Cossiga. Forse per debito di riconoscenza nei confronti di Francesco, che non si è mai occupato di questo enorme problema della sua terra. Purtroppo, in questi ultimi dieci anni, si è parlato molto più del ponte sullo stretto che della bonifica e del risanamento  delle ampie zone del  territorio della Sardegna dovuto alle servitù. Ad essere sinceri comunque, in questo ultimo anno e mezzo si son fatti dei passi avanti. Speriamo non muoia tutto di nuovo.
Per quanto riguarda l’influenza della Nato, ritengo che il suo potere in questo senso, non sia così decisivo come nel dopoguerra. Ricordiamo che gli stessi americani, circa tre anni or sono, hanno dovuto chiudere e abbandonare la base atomica di La Maddalena, non certamente con piacere, ma su pressioni dell’opinione pubblica e sollecitazione dell’Unione Europea.

Federico Dal Cortivo

Fonte: http://europeanphoenix.com/it/component/content/article/18-interviste/341-la-sardegna-sotto-il-tallone-della-nato-intervista-a-a-ledda-coautore-di-qservitu-militari-in-sardegnaq