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mercoledì 18 novembre 2020

Caso Calabria: la vera mafia sta a Roma

La regione Calabria sta vivendo un periodo tremendo sul fronte della sanità. Non per quello che riguarda i malati in sé (quelli per fortuna sono pochi), ma per quello che riguarda la gestione generale della sanità. Commissariata da anni “per infiltrazioni mafiose” (come se la mafia fosse un problema locale e non nazionale), la Calabria si ritrova oggi in zona rossa non per la diffusione del virus, ma per insufficienza delle sue strutture sanitarie. E per insufficienza degli stessi commissari mandati da Roma, che si sono rivelati, in diretta televisiva, dei totali incompetenti. Allora qualcuno ha pensato di dare la gestione della sanità calabrese ad una persona che di medicina si intende: Gino Strada. Di fronte a quel pover’uomo di Cotticelli (“Oddio non ero più io”), oppure al nuovo arrivato Zuccatelli ("Devi baciarmi con la lingua in bocca per 15 minuti se vuoi contagiarmi"), Gino Strada è un mostro, un gigante, un uomo che appartiene ad un’altra dimensione. Ma forse è proprio questo il problema. Se Gino Strada diventasse commissario della sanità calabrese, metterebbe immediatamente a nudo le mille magagne, i mille intrighi politici e le mille ruberie che hanno ridotto quella regione nello stato pietoso in cui si trova. E questo non va bene, questo non può succedere. E così Gino strada si trova oggi nella curiosa situazione di avere dato la sua piena disponibilità per un incarico urgente che però, per qualche motivo, non arriva. Gino Strada ha pubblicato questo post su Facebook: "Una settimana fa ho ricevuto la richiesta da parte del Governo di impegnarmi in prima persona per l'emergenza sanitaria in Calabria. Ho chiesto alcuni chiarimenti sul mandato e sulle modalità di lavoro, ponendo una condizione fondamentale: non sono disponibile a fare il candidato di facciata né a rappresentare una parte politica, ma metterei a disposizione la mia esperienza solo se ci fossero la volontà e le premesse per un reale cambiamento. Dopo quei primi colloqui non mi è stata fatta alcuna proposta formale. Sia chiaro: non ho nulla da recriminare nei confronti del governo che ha ovviamente facoltà di scegliere il candidato che ritiene più adatto a questo incarico. Non voglio però neanche alimentare l'equivoco di una mia indecisione: da medico, ritengo che in un momento di grave emergenza sanitaria per il nostro Paese, tutti debbano dare una mano e con questo spirito avevo messo a disposizione il lavoro mio e di EMERGENCY che già opera da 15 anni in molte regioni italiane, Calabria inclusa". Nonostante questo, è presumibile che l’incarico per Gino Strada non arriverà mai. Oppure se arriverà – magari perché richiesto a furor di popolo – avrà talmente tanti legacci, tanti impedimenti, e tante limitazioni, che alla fine lo stesso Gino Strada sarà costretto a dare le dimissioni. In Italia non si vogliono aggiustare le cose. Non è che non si possa farlo, si potrebbe benissimo, ma non lo si vuole fare. Perché quando le cose funzionano bene, i soldi vanno dove devono andare, e quindi c’è poco da rubare. Se invece le cose non funzionano si entra in quella zona torbida di scaricabarile e di continui rimbalzi delle responsabilità, dove ciascuna delle parti ha la possibilità di affondare le mani nel sacco che contiene i soldi dei cittadini, restando impunito. Mafia non è soltanto la “criminalità organizzata” in senso stretto. Mafia è anche tutto quell’insieme di persone che, a partire dai vertici più alti della capitale, fanno in modo che le cose non vengono aggiustate, affinchè ciascuno di quelli che stanno sotto – e che li tengono in piedi – possa avere la sua fetta di guadagno. In questo caso non dovrebbe essere Roma a mandare un nuovo commissario in Calabria, ma dovrebbero essere tutti i calabresi a mandare qualcuno a Roma per indagare sulla corruzione che imperversa ai vertici del potere. Massimo Mazzucco Fonte: https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5651-caso-calabria-la-vera-mafia-sta-a-roma

Vaccino forzato in Danimarca, le proteste bloccano la legge

Una legge in Danimarca che avrebbe dato alle autorità il potere di iniettare con la forza alle persone un vaccino per il coronavirus è stata abbandonata dopo nove giorni di proteste pubbliche. La «legge sull’epidemia» avrebbe conferito al governo danese il potere di emanare misure di quarantena obbligatorie contro chiunque fosse infettato da una malattia pericolosa, ma è stata la parte relativa alle vaccinazioni che ha causato il più grande clamore, scrive Summit News. Una legge in Danimarca che avrebbe dato alle autorità il potere di iniettare con la forza alle persone un vaccino per il coronavirus «L’Autorità Sanitaria Danese sarebbe in grado di definire gruppi di persone che devono essere vaccinate per contenere ed eliminare una malattia pericolosa”, riferisce il quotidiano The Local. «Le persone che rifiutano quanto sopra possono – in alcune situazioni – essere costrette con la detenzione fisica, con la polizia autorizzata ad assistere». Tuttavia, dopo nove giorni consecutivi di proteste contro la nuova legge, la proposta ora è stata demolita. https://twitter.com/robinmonotti/status/1327588831659483137?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1327588831659483137%7Ctwgr%5E&ref_url=http%3A%2F%2Fwww.renovatio21.com%2Fvaccino-forzato-in-danimarca-le-proteste-bloccano-la-legge%2F Dopo nove giorni consecutivi di proteste contro la nuova legge, la proposta ora è stata demolita Come riportato da Renovatio 21 a suo tempo, in marzo la Danimarca aveva approvato una legge di emergenza che consente al governo di costringere le persone al vaccino per il Coronavirus. In Luglio Copenhagen aveva offerto ai suoi cittadini un passaporto che li dichiara liberi dal coronavirus. Si ritiene che quello danese fosse il primo «passaporto coronavirus» in Europa Fonte: http://www.renovatio21.com/vaccino-forzato-in-danimarca-le-proteste-bloccano-la-legge/