Segnaliamo che il gruppo italiano, “Chemical trails”, i cui componenti sono Frank Francone (voce, chitarra), Easy Greg (tastiere), e Jepp Demita (basso), è in procinto di promuovere una serie di motivi, in stile rock, brit pop, indie, in cui sono aggrediti temi scottanti ed attualissimi. I titoli dei pezzi sono emblematici: From the sky, Illuminati,Living Volcain… Invitiamo i lettori a seguire i “Chemical trails” ed a diffondere la loro musica.
La rivista francese “Sacre planet” ha recentemente pubblicato la prima parte di un articolo, “Les chemtrails et la géo-ingénierie”. La seconda parte apparirà nel numero di ottobre. L'autore del contributo,Jean Luc Lebouc, per la sua indagine, si è basato principalmente sul saggio di Nenki (pseudonimo) dal titolo quanto mai indovinato, “Les traces de la mort”. L'autore, dopo aver premesso alcune definizioni, dedica un breve ma denso paragrafo alla geo-ingegneria.
Scrive Lebouc: "Il concetto di geo-ingegneria fu coniato negli anni ‘70 del XX secolo e si fonda sull'idea di usare i combustibili fossili, ma riducendo le emissioni di CO2. In seguito il termine è stato allargato per indicare tutti i tentativi volti a stabilizzare l'effetto serra ed a gestire direttamente il bilancio energetico del pianeta. Sono state escogitate diverse tecniche di geo-ingegneria.
1 L'installazione di strutture riflettenti nei deserti.
2 L'installazione di specchi nell'atmosfera. L'ideatore di questo progetto è il Professor Roger Angel, finanziato dalla N.A.S.A. Il pioniere della tecnologia fu il Dottor Eastlund. L'idea fu sostenuta dalla ARCO, importante azienda produttrice di alluminio, detenuta dalla British Petroleum. Le scie contengono elevate quantità di alluminio!
3 La messa a dimora di piante che, con le loro chiome, dovrebbero riverberare la luce solare.
4 La fertilizzazione dei terreni con l'azoto: gli alberi, con questo dopingdel terreno, dovrebbero essere in grado di assorbire maggiori dosi di biossido di biossido di carbonio.
5 La dispersione di aerosol (scie chimiche), un mezzo per creare una sorta di filtro in grado di schermare una parte dei raggi solari e di diminuire l'indice UV. In verità, le chemtrails contribuiscono al riscaldamento globale, poiché le nuvole artificiali che si espandono durante la notte, intrappolano la radiazione infrarossa che dal suolo si sprigiona verso l'atmosfera.
6 La fertilizzazione degli oceani. Secondo Victor Smetacek, professore di Biologia oceanica dell'Istituto Alfred Wegener, in Germania, si può disperdere del solfato di ferro nei mari per permettere lo sviluppo di plancton in grado di catturare il biossido di carbonio.
7 La riduzione dell'acidificazione degli oceani, diffondendo calcare sui fondali.”
E' evidente che sia l'effetto serra dovuto al CO2 sia le tecniche che ufficialmente servirebbero a contrastare il riscaldamento planetario sono frodi. Lebouc non cade nella trappola, anzi, attraverso un'utile didascalia della foto in cui è inquadrato l'interno di un aereo ricondizionato per irrorare, evidenzia la natura sinistra delle operazioni chimico-biologiche: nell'istantanea si legge il termine HAZMAT, “che sta per Hazardous material, sostanza pericolosa” spiega l’estensore dell’articolo.
Intanto "Nexus France", testa di ponte della disinformazione camuffata, continua nel suo squallido lavoro di depistaggio, mandando allo sbaraglio la solita Pryska Ducoerjoly, abituata a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, per garantire un minimo di credibilità ad una rivista ormai alla deriva. La Pryska, nel suo scartafaccio, “Vent contraire sur la géoingeniérie”, 2011, alla fine ammette solo l’uso dell’agente Orange per opera degli Statunitensi nel corso della guerra del Vietnam. Non paga delle sue scandalose bugie e dei patetici ridimensionamenti, l’”esperta” preannuncia ai lettori che “Nexus” sta per compiere delle analisi dell’acqua potabile per stabilire se i ricercatori ed attivisti statunitensi, come Michael Murphy, hanno ragione quando affermano che nel prezioso liquido si trovano alluminio,bario, stronzio etc. in alte concentrazioni. La pennivendola osa asserire, con incredibile improntitudine, che l’avvelenamento sistematico causato dalle scie chimiche non è stato ancora provato (sic). Inoltre usa un linguaggio sottilmente ingiurioso, quando definisce gli scienziati che denunciano le scie chimiche “partisans” e “chemtrails fighters”, insinuando che sono dei fanatici e dei faziosi, quando settaria è lei, come il direttore che la istiga e la spalleggia nella sua crociata contro la verità.
Un lettore, indignato per il “dossier”, contesta alla Ducoerjoly, punto per punto, con argomenti scientifici e logica stringente, le affermazioni, evidenziando che l’acquiescenza nei confronti del sistema si spiega con i benefici fiscali ottenuti recentemente da Nexus France, grazie ad un accordo con la C.P.P.A.P., Commission paritaire de publications et agences de presse). La tipa ha l’impudenza di rispondere che è “una giornalista indipendente”.(sic)
Quali sono stati poi i risultati delle promesse analisi? Se ne dà conto, nel numero successivo, in un misero trafiletto in cui “Nexus”, indicando il laboratorio di Bordeaux, IPL, pontifica che i valori di bario, alluminio e stronzio, rilevati nell’acqua di una cisterna per la raccolta della pioggia in Dordogna, sono in linea con quelli ammessi dalla legge francese. Naturalmente bisogna fidarsi, perché Nexus si guarda bene dal fornire le pezze giustificative di quanto pubblicato.
Insomma, è finito tutto a tarallucci e vino, anzi a tarallucci e… baracqua.
Ringraziamo il gentilissimo amico Gianni Ginatta per le segnalazioni inerenti alle riviste francesi.
La rivista francese “Sacre planet” ha recentemente pubblicato la prima parte di un articolo, “Les chemtrails et la géo-ingénierie”. La seconda parte apparirà nel numero di ottobre. L'autore del contributo,Jean Luc Lebouc, per la sua indagine, si è basato principalmente sul saggio di Nenki (pseudonimo) dal titolo quanto mai indovinato, “Les traces de la mort”. L'autore, dopo aver premesso alcune definizioni, dedica un breve ma denso paragrafo alla geo-ingegneria.
Scrive Lebouc: "Il concetto di geo-ingegneria fu coniato negli anni ‘70 del XX secolo e si fonda sull'idea di usare i combustibili fossili, ma riducendo le emissioni di CO2. In seguito il termine è stato allargato per indicare tutti i tentativi volti a stabilizzare l'effetto serra ed a gestire direttamente il bilancio energetico del pianeta. Sono state escogitate diverse tecniche di geo-ingegneria.
1 L'installazione di strutture riflettenti nei deserti.
2 L'installazione di specchi nell'atmosfera. L'ideatore di questo progetto è il Professor Roger Angel, finanziato dalla N.A.S.A. Il pioniere della tecnologia fu il Dottor Eastlund. L'idea fu sostenuta dalla ARCO, importante azienda produttrice di alluminio, detenuta dalla British Petroleum. Le scie contengono elevate quantità di alluminio!
3 La messa a dimora di piante che, con le loro chiome, dovrebbero riverberare la luce solare.
4 La fertilizzazione dei terreni con l'azoto: gli alberi, con questo dopingdel terreno, dovrebbero essere in grado di assorbire maggiori dosi di biossido di biossido di carbonio.
5 La dispersione di aerosol (scie chimiche), un mezzo per creare una sorta di filtro in grado di schermare una parte dei raggi solari e di diminuire l'indice UV. In verità, le chemtrails contribuiscono al riscaldamento globale, poiché le nuvole artificiali che si espandono durante la notte, intrappolano la radiazione infrarossa che dal suolo si sprigiona verso l'atmosfera.
6 La fertilizzazione degli oceani. Secondo Victor Smetacek, professore di Biologia oceanica dell'Istituto Alfred Wegener, in Germania, si può disperdere del solfato di ferro nei mari per permettere lo sviluppo di plancton in grado di catturare il biossido di carbonio.
7 La riduzione dell'acidificazione degli oceani, diffondendo calcare sui fondali.”
E' evidente che sia l'effetto serra dovuto al CO2 sia le tecniche che ufficialmente servirebbero a contrastare il riscaldamento planetario sono frodi. Lebouc non cade nella trappola, anzi, attraverso un'utile didascalia della foto in cui è inquadrato l'interno di un aereo ricondizionato per irrorare, evidenzia la natura sinistra delle operazioni chimico-biologiche: nell'istantanea si legge il termine HAZMAT, “che sta per Hazardous material, sostanza pericolosa” spiega l’estensore dell’articolo.
Intanto "Nexus France", testa di ponte della disinformazione camuffata, continua nel suo squallido lavoro di depistaggio, mandando allo sbaraglio la solita Pryska Ducoerjoly, abituata a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, per garantire un minimo di credibilità ad una rivista ormai alla deriva. La Pryska, nel suo scartafaccio, “Vent contraire sur la géoingeniérie”, 2011, alla fine ammette solo l’uso dell’agente Orange per opera degli Statunitensi nel corso della guerra del Vietnam. Non paga delle sue scandalose bugie e dei patetici ridimensionamenti, l’”esperta” preannuncia ai lettori che “Nexus” sta per compiere delle analisi dell’acqua potabile per stabilire se i ricercatori ed attivisti statunitensi, come Michael Murphy, hanno ragione quando affermano che nel prezioso liquido si trovano alluminio,bario, stronzio etc. in alte concentrazioni. La pennivendola osa asserire, con incredibile improntitudine, che l’avvelenamento sistematico causato dalle scie chimiche non è stato ancora provato (sic). Inoltre usa un linguaggio sottilmente ingiurioso, quando definisce gli scienziati che denunciano le scie chimiche “partisans” e “chemtrails fighters”, insinuando che sono dei fanatici e dei faziosi, quando settaria è lei, come il direttore che la istiga e la spalleggia nella sua crociata contro la verità.
Un lettore, indignato per il “dossier”, contesta alla Ducoerjoly, punto per punto, con argomenti scientifici e logica stringente, le affermazioni, evidenziando che l’acquiescenza nei confronti del sistema si spiega con i benefici fiscali ottenuti recentemente da Nexus France, grazie ad un accordo con la C.P.P.A.P., Commission paritaire de publications et agences de presse). La tipa ha l’impudenza di rispondere che è “una giornalista indipendente”.(sic)
Quali sono stati poi i risultati delle promesse analisi? Se ne dà conto, nel numero successivo, in un misero trafiletto in cui “Nexus”, indicando il laboratorio di Bordeaux, IPL, pontifica che i valori di bario, alluminio e stronzio, rilevati nell’acqua di una cisterna per la raccolta della pioggia in Dordogna, sono in linea con quelli ammessi dalla legge francese. Naturalmente bisogna fidarsi, perché Nexus si guarda bene dal fornire le pezze giustificative di quanto pubblicato.
Insomma, è finito tutto a tarallucci e vino, anzi a tarallucci e… baracqua.
Ringraziamo il gentilissimo amico Gianni Ginatta per le segnalazioni inerenti alle riviste francesi.
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