E’ diventato
chiaro, recentemente, che il vecchio progetto occidentale per la Siria –
la conversione di Aleppo nella Bengasi del paese, un punto di appoggio
per una travolgente offensiva contro le forze governative – sia stato
sventato in modo irreversibile.
Dopo aver
modificato la loro tattica, i curatori del processo, che telecomandano
l’opposizione siriana da Parigi, Tel Aviv, Londra e Washington, sono
passati a una combinazione di:
1) pressione
costante con lo scopo di spingere la Siria ulteriormente nel caos con
attentati terroristici, sovversione, campagne di disinformazione e
alimentando ancor più conflitti estremamente settari,
2) compiendo passi
seri verso un palese intervento che verrebbe avviato dalla NATO e da un
gruppo di suoi vassalli arabi.
Il punto, al
momento, è che la Siria scivola in un incubo senza una fine in vista,
che forse si concluderebbe con un episodio scioccante, come il sequestro
dei depositi di armi chimiche siriane da parte delle marionette
terroriste internazionali, per aggiungere il tocco finale al quadro, che
alla fine dovrebbe fornire una giustificazione credibile per la
repressione militare internazionale del regime di Assad.
Il ministro degli
esteri britannico William Hague ha inviato il messaggio il 5 agosto, in
risposta ai militanti siriani che avevano preso in ostaggio 48 iraniani,
tra cui donne e bambini, secondo cui il paese sta sprofondando in un
conflitto settario e che le motivazioni che guidano i gruppi di
opposizione, in tutto lo spettro, sono dovute soprattutto alle loro
rivalità etniche e religiose. “Potrebbe essere solo, con l’ulteriore
collasso dell’autorità del regime, che si avrebbe uno spargimento di
sangue su scala ancora più grande…”, ha detto Hague. Nel linguaggio
della politica occidentale, trasmettere previsioni allarmistiche è una
forma tradizionale per rendere pubblico il vero piano. “In assenza di
una soluzione pacifica, intensificheremo il nostro sostegno
all’opposizione, continuando a fornire aiuti umanitari e continuando a
intensificare il nostro lavoro per isolare il regime di Assad, le sue
finanze e i suoi membri, rendendogli la vita la più difficile
possibile”, ha promesso il capo della diplomazia britannica [1].
Illustrazioni
vivaci delle attuali tecnologie anti-Assad, spuntano sui media
occidentali.
Il 5 agosto, The Sunday Times ha pubblicato un articolo del fotoreporter britannico John Cantley sulla sua prigionia nelle mani dei militanti siriani: nelle sue parole, questi erano un gruppo di jihadisti internazionali che contano nei ranghi persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Gran Bretagna, e Cecenia e, stranamente, nessun siriano [2]. Non eludeva, Cantley, che 12 dei 30 membri del gruppo parlassero un fluente inglese, e 9 di loro parlassero con un distinto accento londinese. Il Foreign Office della Gran Bretagna, ha timidamente spiegato nella relazione che la situazione della sicurezza in Siria richiede un’energica azione internazionale.
Il 5 agosto, The Sunday Times ha pubblicato un articolo del fotoreporter britannico John Cantley sulla sua prigionia nelle mani dei militanti siriani: nelle sue parole, questi erano un gruppo di jihadisti internazionali che contano nei ranghi persone provenienti da Pakistan, Bangladesh, Gran Bretagna, e Cecenia e, stranamente, nessun siriano [2]. Non eludeva, Cantley, che 12 dei 30 membri del gruppo parlassero un fluente inglese, e 9 di loro parlassero con un distinto accento londinese. Il Foreign Office della Gran Bretagna, ha timidamente spiegato nella relazione che la situazione della sicurezza in Siria richiede un’energica azione internazionale.
Allo stesso tempo,
The Daily Mail ha pubblicato un documento che indicava che la Gran
Bretagna forniva telefoni satellitari avanzati ai militanti siriani. I
portatili sono normalmente utilizzati dalle forze speciali britanniche
e, secondo il giornale, “l’offerta di addestramento e delle attrezzature
all’opposizione, significa che le forze speciali britanniche starebbero
operando in Siria”. Ampliando opportunamente il punto di vista politico,
The Daily Mail ha detto che “La fornitura di portatili di ultima
generazione fa parte della missione del ministero degli esteri, per
fondere le milizie in una coalizione in grado di governare il paese” [3]
I media
statunitensi, egualmente riversano informazioni curiose su come gli
aiuti alimentano gli insorti in Siria. Fino ad oggi, le forniture di
armi all’opposizione siriana non sono state ufficialmente autorizzate
dagli Stati Uniti, ma vengono elargite dagli alleati degli Stati Uniti –
Turchia, Arabia Saudita e Qatar – si tratta di un segreto di Pulcinella.
Seth Jones, uno scienziato politico della Rand Corporation ed ex
consulente presso il Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti, ha
scritto in un recente numero del Wall Street Journal che “al-Qaida in
Siria (che spesso opera come “Fronte al-Nusra del Popolo del Levante”)
utilizza i trafficanti – alcuni ideologicamente allineati, alcuni
motivati dal denaro – per garantirsi rotte dalla Turchia e dall’Iraq per
i combattenti stranieri, molti dei quali provengono dal Medio Oriente e
dal Nord Africa … Al-Qaida in Iraq, guidata da Abu Bakr al-Baghdadi, ha
apparentemente inviato armi leggere – tra cui fucili, mitragliatrici
leggere, lanciagranate a razzi – al suo contingente in Siria. Ha anche
inviato esperti di esplosivi per aiutare il contingente siriano a
fabbricare bombe, oltre a combattenti per aumentarne le fila”.
Il “triangolo
della morte” che comprende Turchia, Arabia Saudita e Qatar, gioca la
partita in Siria in stretto coordinamento con la CIA. I ruoli chiave nel
concerto sono dati a Hamad bin Jassim bin Jaber bin Muhammad al-Thani,
premier e ministro degli esteri del Qatar, e al membro della Casa dei
Saud, Bandar bin Sultan, segretario generale del Consiglio di sicurezza
nazionale dell’Arabia Saudita e capo dell’agenzia di intelligence. In
realtà, il principe Bandar, ambasciatore negli Stati Uniti nel
1983-2005, di conseguenza ben collegato con Washington, è al tempo
stesso una figura centrale nella dirigenza saudita e uomo dalla
reputazione di straniero di maggiore influenza negli Stati Uniti. E’
noto per aver versato denaro ai contras del Nicaragua, ai gruppi
mercenari in Afghanistan, Bosnia, Libia e Cecenia, ed il suo attuale
supporto ai terroristi siriani si presenta come una logica continuazione
delle sue attività. Sono alti i sospetti secondo cui Bandar sia stato
determinante nell’organizzazione dell’attentato terroristico che è
costato la vita a quattro alti funzionari siriani, a Damasco, [4] lo
scorso mese.
Mentre l’Arabia
Saudita e il Qatar, almeno nominalmente, tendono a rimanere nell’ombra,
la Turchia ha scelto la parte più sporca del lavoro contro la Siria,
fornendo assistenza in modo definitivo alla campagna anti-Assad,
ospitando i campi dei militanti siriani, e mantenendo il loro centro di
comando a Adana, a circa 100 km dal confine con la Siria. La lista dei
regali turchi all’esercito libero siriano non si limita alle armi da
fuoco ma, secondo l’NBC News, comprende anche un gruppo di 20 sistemi
antiaerei portatili. Un’istruzione scritta dal presidente degli Stati
Uniti sembra aver posto il centro di Adana, situato in prossimità della
base aerea di Incirlik, sotto la supervisione della CIA [5]. Le
infusioni finanziarie all’opposizione siriana, nel periodo di crisi,
avrebbero, si stima, superato la boa dei 100 milioni di dollari, anche
se la frazione dell’importo, quello dichiarato, arriva a un modesto
assegno da 25 milioni di dollari [6].
A partire da
questo agosto, la CIA e altre agenzie statunitensi hanno
l’autorizzazione del presidente per impegnarsi con l’esercito libero
siriano, con l’obiettivo di scacciare Assad; il che significa che le
operazioni sono pienamente legittimate. Alla fine di luglio, il governo
degli Stati Uniti ha istituito il Gruppo di sostegno siriano (SSG), a
cui il Dipartimento del Tesoro ha prontamente rilasciato una licenza per
alimentare l’opposizione siriana, sostenendone le informazioni e la
logistica e offrendole una gamma di ulteriori e altrimenti illeciti,
servizi. Le proporzioni del pacchetto finanziario assegnato al piano
sono riservate fino a questo momento, ma il SSG ha già nominato nove
commissioni dell’esercito libero siriano, a cui fornire il denaro per le
acquisizioni e per pagare il personale.
Capo dell’ONG
Centro per la Giustizia e la Responsabilità (CJA), Mohammad Abdallah, un
ex portavoce dell’opposizione siriana, ha elogiato le misure di sopra
come modo per aumentare la pressione su Assad, e Sayers Brian, un
funzionario in pensione della NATO, che ha contribuito con un lobbying
significativo alla creazione del SSG, ha spiegato che gli accordi
contribuirebbero ad accrescere l’efficienza delle forniture di armi alla
Siria, in confronto a quello che era stato raggiunto da Qatar e Arabia
Saudita. Ha ammesso che la contabilizzazione della destinazione finale
di ogni centesimo del denaro speso sarebbe problematico, ma ha espresso
la speranza che l’esercito libero siriano non invii finanziamenti a
gruppi marginali.
E’ evidente, nel
momento in cui l’opposizione armata siriana si disintegra in un numero
sempre crescente di formazioni semi-autonome, che le sue fazioni
wahhabite, aperte al jihadismo, stiano guadagnando peso. L’esercito
libero siriano, in gran parte gestito da disertori dalle forze del
governo, è già bloccato in una disputa violenta con il Consiglio
nazionale siriano, un gruppo di dissidenti siriani, a lungo in esilio
dal loro paese d’origine. L’esercito si è allineato con l’SSG, come
fronte politico, e sembra aver strappato benefici finanziari dal suo
salto della quaglia. La dinamica, invece, ha lasciato gli sponsor arabi
della campagna divisi, mentre il SSG è sostenuto dall’Arabia Saudita e
il Consiglio nazionale siriano vive delle donazioni del Qatar. Nel
frattempo, il ramo in Siria dei pervasivi Fratelli Musulmani si tiene
fuori da entrambi ed è in procinto di scatenare propri gruppi armati nel
paese.
La moltiplicazione
dei marchi militanti in Siria, serve a rafforzare l’impressione che il
paese sia sopraffatto e, di conseguenza, rendere più facile
all’Occidente vendere ciò che sta accadendo come una vera e propria
guerra civile. Il tempo sta per chiamare le cose con il loro nome, e per
smascherare coloro che ispirano lo spargimento di sangue siriano, mentre
la nazione sta cercando di sopravvivere allo scontro con il male
globale.
Olga Chetverikova
Strategic Culture Foundation
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Tratto da: http://www.disinformazione.it/dramma_siriano.htm
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