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mercoledì 26 ottobre 2011

E’ un’emergenza: la Banca del Germoplasma di Bari è ad altissimo rischio!

Banca del Germoplasma di Bari La Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di altissimo rischio. È l’unica in Italia, la seconda in Europa e tra le prime dieci nel mondo su un totale di 1470. Conserva 84.000 accessioni (campioni) di germoplasma, appartenenti a più di 60 generi e più di 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche affini (parenti strette di quelle coltivate), minacciate da erosione genetica e/o estinzione. Lo scopo di questa lettera è di evidenziare l’importanza del germoplasma per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e conseguentemente di far comprendere perché sono nate le banche del germoplasma, perché la Banca del Germoplasma di Bari è ad altissimo rischio e perché bisogna intervenire per salvarla.
Germoplasma, rivoluzione verde, sistemi agricoli e perdita di agrobiodiversità Il germoplasma vegetale conservato nelle banche di germoplasma è costituito principalmente da semi di vecchie varietà di cereali, leguminose, ortive, foraggiere e piante medicinali. Questo patrimonio genetico è stato reperito in tutto il mondo, principalmente nei Centri di Origine delle piante coltivate (aree geografiche dove le piante coltivate sono state addomesticate per la prima volta) perché minacciato da erosione genetica e/o estinzione. Le vecchie varietà, in realtà, sono  delle popolazioni (insieme di individui geneticamente diversi appartenenti alla stessa specie), ritenute non molto produttive, ma caratterizzate da una base genetica larga, che a partire dalla Rivoluzione Verde (anni Quaranta e Cinquanta) sono state sostituite da varietà moderne (costituite da individui geneticamente molto simili), ritenute più produttive, ma caratterizzate da una base genetica molto ristretta e concepite per sistemi agricoli industriali, ad alto impatto ambientale e/o alto input energetico (arature profonde ed uso eccessivo di fertilizzanti chimici, antiparassitari, erbicidi, irrigazioni, ormoni ed altri inquinanti, uso della monocoltura, ecc.). Con la Rivoluzione Verde i sistemi agricoli industriali hanno incominciato a prevalere su quelli tradizionali, oggi ribattezzati sistemi ecocompatibili o sostenibili ed a basso impatto ambientale e/o basso input energetico (arature poco profonde, uso moderato di irrigazioni, ricorso a fertilizzanti naturali, lotta biologica ai parassiti delle piante e controllo delle malerbe con metodi naturali, uso di prodotti poco o non inquinanti, pratica della policoltura, ecc.). La Rivoluzione Verde ha spazzato via una miriade di vecchie varietà sostituendole con poche varietà moderne, determinando una notevole perdita di agrobiodiversità. Si calcola che, specialmente nei Paesi più interessati dalla Rivoluzione Verde, sono scomparse per sempre dal 60 al 90% delle vecchie varietà delle piante agrarie più comuni.
L’agricoltura biologica produce quanto se non di più dell’agricoltura industriale È ormai noto che produrre di più con i sistemi agricoli industriali non significa affatto realizzare un reddito più alto. Produrre di più può anche costare ed inquinare di più. Ma è vero che serve produrre di più? Il problema della fame nel mondo (con’è noto) è più un problema di distribuzione del cibo e della ricchezza che un problema di quantità di alimenti. Inoltre, recenti studi di gruppi di ricerca internazionali, confermati dalla FAO, mostrano che le aziende agricole che adottano sistemi a basso impatto ambientale, come l’agricoltura biologica, producono quanto se non di più delle aziende agricole che adottano sistemi ad alto impatto ambientale. Pertanto, quando si afferma che la Rivoluzione Verde era l’unico modo per aumentare le rese (produzioni per ettaro) e quindi l’unico modo per evitare ulteriori disboscamenti si dicono delle grandi bugie. Le produzioni per ettaro possono essere aumentate anche con tecniche agricole a basso impatto ambientale. È un fatto ormai incontestabile. Eppure, c’è ancora chi si ostina a voler difendere la Rivoluzione Verde, enfatizzando l’incremento delle produzioni agricole ottenuto. Non è nemmeno vero che con la Rivoluzione Verde sono diminuiti disboscamento e deforestazione. L’incremento nel mondo della deforestazione, della perdita di biodiversità e della monocoltura, alimentato dalle multinazionali, con la collaborazione di cattivi governi e gruppi di ricerca che ricevono finanziamenti, è un fenomeno abbastanza noto e di cui se ne parla sempre e molto, anche se si fa ben poco per ridurlo o bloccarlo completamente. Una cosa è certa: il futuro appartiene a forme di agricoltura biologica a basso impatto ambientale.
Selezione, domesticazione, serbatoio di risorse genetiche, banche di germoplasma Gli agricoltori, per millenni, dall’origine dell’agricoltura (10.000 anni fa), attraverso la selezione (evoluzione sotto domesticazione), hanno creato migliaia di varietà adatte a sistemi agricoli a  basso impatto ambientale, hanno cioè aumentato l’agrobiodiversità e creato un serbatoio di risorse genetiche vegetali che, come già detto, la Rivoluzione Verde ha drasticamente impoverito e che senza le attività di salvaguardia delle banche di germoplasma sarebbe stato completamente eroso.

La Rivoluzione Verde, responsabile dello sviluppo di sistemi agricoli industriali ad alto impatto ambientale e basati sulle monocolture (coltivazione di un’unica specie ed un’unica varietà di piante su grandi estensioni) e l’uso di varietà molto omogenee, rappresenta una minaccia continua alla biodiversità, sia di quella conservata ex situ (nelle banche di germoplasma) sia di quella conservata in situ (aree di origine). È per questo che quasi tutte le banche di germoplasma sono state fondate negli anni Sessanta e Settanta, cioè subito dopo che organismi internazionali, come la FAO, e studiosi di tutto il mondo, incominciarono a notare e denunciare l’alta erosione genetica determinata dalla Rivoluzione Verde. Infatti, all’epoca, gli studiosi evidenziarono un terribile paradosso: da un lato i breeders (miglioratori di piante agrarie) per creare nuove varietà avevano (ed hanno) bisogno di diversità genetica (fonte di geni) e dall’altro la coltivazione delle loro varietà, caratterizzate da una base genetica ristretta, determinavano (e determinano) erosione genetica (perdita di diversità genetica). Di qui la necessità di creare le banche di germoplasma.
Importanza delle risorse genetiche vegetali La variabilità o diversità genetica contenuta nelle vecchie varietà conservate nelle banche di germoplasma è una risorsa dal valore inestimabile, è la materia prima da cui partire per selezionare o costituire varietà adatte a sistemi agricoli ecocompatibili, resistenti alle malattie, avversità ambientali e cambiamenti climatici, inclusa la desertificazione, siccità o scarsità d’acqua, oggi un problema planetario. Questa diversità genetica, negli anni Cinquanta e Sessanta, cioè non appena si incominciò a notare che la Rivoluzione Verde causava perdita di agrobiodiversità, è stata in parte reperita e conservata nelle banche di germoplasma con il fine di poterla salvare da un’ulteriore erosione genetica o estinzione e di poterla utilizzare come materia prima necessaria a continuare l’incessante lavoro di miglioramento genetico delle piante agrarie. Oggi, si sta pensando di fare miglioramento genetico partecipato, cioè miglioramento genetico insieme agli agricoltori produttori e consumatori. Le banche di germoplasma ,ancor più di prima, dovrebbero poter partecipare, fornendo le risorse indispensabili a cogliere l’obiettivo.
Cosa sarebbe successo senza le banche di germoplasma Se, durante la Rivoluzione Verde, questa diversità genetica non fosse stata raccolta e preservata (conservata ex situ) nelle banche di germoplasma, si sarebbe persa per sempre ed oggi non potrebbe essere più reperita, perché non più presente nelle aree di origine. La Rivoluzione Verde avrebbe vanificato completamente il lavoro di millenni degli agricoltori. Le banche di germoplasma conservando una parte rappresentativa dell’agrobiodiversità, creata dagli agricoltori nel corso di millenni, hanno dato un notevole ed importante contributo alla riduzione della perdita della biodiversità delle principali piante agrarie, avvenuta principalmente nei paesi industrializzati e più interessati dal fenomeno della Rivoluzione Verde. La diversità è una risorsa per il futuro di tutti.
Arrivano gli OGM: un’altra minaccia alla biodiversità ed alle banche di germoplasma Le minacce alla biodiversità sono aumentate con l’avvento della Seconda Rivoluzione Verde (anniNovanta), cioè quella dell’ingegneria genetica o degli organismi transgenici o geneticamente modificati (OGM). La lobby delle multinazionali vede la diversità genetica in generale ed in modo particolare quella preservata nelle banche di germoplasma come un ostacolo alla diffusione e/o introduzione delle varietà di piante transgeniche. Varietà ancora più omogenee di quelle prodotte dalla prima Rivoluzione Verde e quindi per definizione ancora più vulnerabili alle malattie, ai cambiamenti climatici e meno adatte alla Policoltura e sistemi agricoli ecocompatibili.
Le banche di germoplasma nel mondo sono a rischio Tutto ciò spiega perché, in generale, le 1470 banche di germoplasma del Pianeta soffrono per mancanza di sostegno politico e scientifico, e quindi di finanziamenti necessari al mantenimento e valorizzazione della diversità genetica conservata nelle banche di germoplasma. Fanno eccezione 11 dei 15 centri del CGIAR (Gruppo Consultativo sulla Ricerca Agricola Internazionale) che sono delle vere e proprie banche di germoplasma (conservano ca. 650.000 accessioni di piante agrarie, foraggiere e forestali). Si tratta di centri internazionali finanziati da paesi sviluppati e pertanto privilegiati rispetto alle banche genetiche nazionali. Fa ancora eccezione la recentissima Banca del germoplasma di Svalbard (Svalbard Global Seed Vault, situata sull’isola norvegese di Spitsbergen, e ufficialmente aperta il 26 febbraio 2008), in quanto è finanziata, così si dice, dalle grandi compagnie. Questa banca ha chiesto o proposto ai diversi paesi detentori di risorse genetiche vegetali (in pratica ai paesi sedi di banche di germoplasma) di conservare un campione delle loro risorse nella banca di Svalbard (definita anche Arca dell’Agricoltura). È una delle altre trovate per continuare a drenare risorse da paesi meno sviluppati (ma ricchi di risorse) a paesi più sviluppati, già debitori (ecologicamente parlando) nei confronti dei paesi meno sviluppati. Ma è anche una strategia per trasferire il controllo del germoplasma di tutte le banche alle multinazionali.
Perché la Banca del Germoplasma di Bari è a rischio Nel 2002, la ristrutturazione del CNR (Decreto Legislativo 30 gennaio 1999, n. 19, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 1999), inopinatamente è stato messo a rischio il germoplasma della Banca di Bari. Grazie all’intervento dell’ex P.M. dott. Marco DINAPOLI della Procura della Repubblica di Bari, la Banca è sopravvissuta dal 2004 al 2009. L’ex P.M. aveva accertato, attraverso il suo Consulente Tecnico prof. Andrea FILIPPETTI, che le collezioni di germoplasma, come conseguenza di una cattiva gestione della Banca da parte del CNR, avevano subito un notevole danno, consistente in un significativo ed irreversibile abbassamento della germinabilità (vitalità) di un’alta percentuale dei semi, cioè nella morte di un elevato numero di semi di ciascun campione di tutte le collezioni e significativo invecchiamento precoce di molti semi rimasti vivi e ancora recuperabili attraverso una loro rigenerazione. Pertanto, nel decreto di dissequestro, del 26.10.2009, dell’ex P.M., la prescrizione più stringente è di provvedere immediatamente alla rigenerazione di tutte le collezioni, pena la morte di tutti i semi.
Le attuali autorità giudiziarie hanno ignorato le relazioni della Consulenza Tecnica Purtroppo, il nuovo P.M. dott. XX ed il suo GIP dott. YY hanno archiviato il procedimento penale per ipotesi di danneggiamento dei semi, istruito dall’ex P.M. dott. DINAPOLI. In pratica, il GIP YY su richiesta del Procuratore Aggiunto, XX, ha archiviato il suddetto procedimento concludendo che non c’è dolo (art. 635 del c.p.) e non c’è danno (art. 452 del c.p.), vanificando così il lavoro svolto dal Consulente Tecnico sull’all’accertamento del danno. Inoltre, revocando la custodia giudiziaria dei “campioni dei semi di riferimento”, cioè della prova del reato, ha tolto ogni possibilità a chiunque di confermare o di smentire i risultati della Consulenza Tecnica. Insomma, i semi stanno morendo, c’è un’emergenza, ma viene archiviato tutto ed eliminata la prova del delitto.
 
Bocciando, così, anche tutto il lavoro svolto dalla precedente autorità giudiziaria.
Far morire i semi delle banche di germoplasma non è un reato? In particolare, il GIP ed il P.M. per quanto riguarda il danno, sulla base dell’art. 452 del c.p., concludono che non si può parlare di danno perché il germoplasma non è equiparabile ad un prodotto medicinale. Pertanto, per queste autorità giudiziarie, se distruggessimo (con o senza dolo) tutti i semi di tutte le collezioni (oltre sei milioni di accessioni) di tutte le banche di germoplasma del Pianeta (1470) non commetteremmo alcun danno e quindi alcun reato.
Le autorità giudiziarie della Procura di Bari ignorano anche le leggi sul germoplasma Ciò significa, ancora, che la Legge 6 aprile 2004, n. 101 “Ratifica ed esecuzione del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura”, scaturita dalla Convenzione sulla Diversità Biologica del 1993, per le autorità giudiziarie di Bari sarebbe un optional. I miliardi pubblici investiti per creare le banche di germaplasma e gli stipendi pagati ai ricercatori e personale tecnico per il mantenimento e l’utilizzazione del germoplasma sarebbero stati spesi inutilmente. La Legge n. 101, invece, sottolinea l’importanza delle banche di germoplasma.
Una storia assurda, ma vera E’ una storia che è iniziata nel 1999, con la ristrutturazione del CNR, e realizzata nel 2002, con la fusione dell’Istituto del Germoplasma (Banca del Germoplasma) del CNR di Bari con altri quattro piccoli centri del CNR, di Portici (NA), Palermo, Firenze e Perugia, non interessati alla conservazione del germoplasma, ma all’ingegneria genetica e produzione di piante transgeniche.

Questa fusione, come già detto, scatenò ovviamente una serie di problemi alla Banca del Germoplasma. È nata così una storia che a fasi alterne e discontinue ha visto anche l’interessamento di politici, studiosi italiani e stranieri, inclusi alcuni organismi internazionali (FAO) e alcune associazioni di categoria. Purtroppo il loro interessamento è servito a nulla. Infatti, le battaglie non sono riuscite ad evitare la fusione e il risultato è stato che il 30.11.2009 la Banca del Germoplasma, dopo 5 anni di sequestro (dedicati alla riparazione e manutenzione straordinaria degli impianti del freddo delle camere di conservazione e accertamento del danno subito dalle collezioni di semi), con l’esecuzione del decreto di dissequestro dell’ex P.M. dott. Marco DINAPOLI, del 26.10.2009, è stata restituita al CNR, cioè a chi l’aveva messa a rischio. Non è una storia assurda?
La Regione Puglia e possibili percorsi per salvare la Banca del Germoplasma L’ex P.M., dott. Marco DINAPOLI, non poteva fare diversamente, cioè non poteva non restituire la Banca al CNR, in quanto nessuno, tranne il CNR, si è fatto avanti con una proposta di acquisizione della Banca. Nel 2009, prima del decreto di dissequestro, la Regione Puglia comunicò all’ex P.M. ed al Presidente del CNR la disponibilità a verificare insieme ad altre strutture presenti sul territorio possibili percorsi atti a garantire la piena funzionalità della Banca del Germoplasma di Bari. Ma, per il P.M., evidentemente, tale dichiarazione di intenti non era sufficiente ad evitare la restituzione della Banca al CNR.
Il CNR sta ignorando le prescrizioni Il decreto di dissequestro contiene numerose e stringenti prescrizioni, che il CNR sta ignorando. Tra l’altro l’ex P.M. sottolinea che “La gestione del germoplasma iure privatorum è oggi impensabile, alla luce dell’evoluzione della normativa internazionale, statale e regionale”, alludendo al Trattato Internazionale FAO, alla Legge italiana 6 aprile 2004, n. 101, al disegno di legge regionale sulla tutela delle risorse genetiche ed al fatto che la proprietà del germoplasma è di chi ha le capacità e la volontà di conservarlo e valorizzarlo. Quindi il germoplasma non è necessariamente di proprietà del CNR, vista la cattiva gestione e la messa a rischio. In altri termini, i semi, unici e rari, conservati nelle 1470 banche di germoplasma sparse nel mondo sono patrimonio dell’umanità.
Tavolo tecnico della Regione Puglia Purtroppo, il tavolo tecnico sulla problematica della Banca del Germoplasma, voluto dal Presidente della regione Puglia, Nichi VENDOLA, ed avviato nel 2008 dal suo Capo di Gabinetto Avv. Francesco MANNA, a causa dei numerosi impegni relativi alla chiusura e riapertura della legislatura del 2010 ha subito una battuta d’arresto. Di conseguenza, il disegno di legge regionale sulla tutela delle risorse genetiche non è stato tradotto in Legge e l’interesse della Regione per salvare la Banca del Germoplasma, attraverso un nuovo PROGETTO GERMOPLASMA, proposto dalla Regione, con il coinvolgimento di altre istituzioni locali interessate, non si è concretizzato.
Anche perché il CNR invece di presentare alla Regione proposte credibili in tal senso, ha chiesto solo fondi, ignorando così la volontà più volte manifestata dal Governatore Vendola.
L’archiviazione ha significato l’annullamento delle prescrizioni La conseguenza più grave del decreto di archiviazione, del GIP YY, non è tanto il fatto che non essendoci dolo la fa franca chi ha messo a rischio le risorse genetiche, ma il fatto che sono decadute le prescrizioni, tra cui, la più importante: l’immediata rigenerazione delle collezioni di germoplasma. L’archiviazione del procedimento ed il conseguente annullamento delle prescrizioni hanno vanificato, come già detto, tutte le attenzioni poste dalla precedente autorità giudiziaria ed il lavoro svolto dalla Consulenza Tecnica per accertare il danno subìto dalle collezioni di germoplasma sequestrate. Non solo, in pratica è come se l’attuale autorità giudiziaria avesse suggerito al CNR di stare tranquillo e di non preoccuparsi delle prescrizioni ed in particolare della rigenerazione del germoplasma che sta morendo.
A parte la questione materiale, scientifica ed economica c’è quella politica e morale Al di là del dolo, del danno subito dalle collezioni di germoplasma e delle leggi che sottolineano l’importanza per l’umanità delle risorse genetiche vegetali, conservate nella Banca del Germoplasma di Bari, come è possibile che l’autorità giudiziaria della Procura della Repubblica  presso il Tribunale di Bari non si sia posta minimamente il problema di salvare almeno i semi che non sono ancora morti? Cioè di salvare il salvabile? Che cosa succederà se i semi della Banca di Bari moriranno completamente? Come reagirà la collettività che nella Banca del Germoplasma ha investito tempo, energie e denaro? Chi verificherà se il CNR salverà i semi o li farà morire? È possibile che il destino dei semi della Banca di Bari non interessi alle istituzioni? Che cosa impedisce a queste d’intervenire?
Conclusioni Data l’importanza del germoplasma vegetale per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e considerato che miliardi di semi di 84.000 campioni, provenienti da tutto il mondo, stanno morendo e che però si possono ancora salvare con un’immediata rigenerazione, la Regione Puglia e tutte le istituzioni pubbliche e private, direttamente ed indirettamente legate al settore agricolo, alimentare, ambientale, economico, sociale, nonché politico e morale, dovrebbero intervenire per salvare la Banca del Germoplasma di Bari.
Dottor Pietro PERRINO

Bari, 23 settembre 2010
Dott. Pietro PERRINO, Dirigente di Ricerca del CNR, già Direttore dell’Istituto del Germoplasma
del CNR di Bari. Indirizzo: Via S. F. Hahnemann, 2 – 70126 Bari (Italy)

Tel/fax: 0805484406; cell. 3391915903; e-mail:
pietro.perrino@igv.cnr.it

lunedì 24 ottobre 2011

L'istinto Rettiliano (Adam Kadmon a Mistero - Italia 1)


A volte le risposte ai nostri problemi sono talmente vicine da essere dentro di noi, ma talmente in profondità da non riuscirle a vedere.

Nell'ultima puntata della stagione di Mistero, ho scelto di introdurre alcuni concetti che potrebbero spiegare il vero perché l'Umanità rischi di vivere momenti molto difficili, di cosa sia l'istinto Rettiliano, di quali rischi comporti l'esservi sottoposti, e quali siano i rimedi per migliorare le cose fra cui ad esempio il sottrarsi al controllo di certe oligarchie travestite da democrazie schiave esse stesse di questo tipo di istinto.


Per vedere o rivedere il video:

cliccare qui


Come si intuisce ascoltando il messaggio con un Cuore realmente sgombro da pregiudizi, ancora una volta è l'Amore e non l'odio, a preservare quel miracolo chiamato Vita su questo bellissimo ma fragile Pianeta Azzurro.


Si, l'Amore.

Ma l'Amore vero. Quello che non conosce rancore anche se viene deluso nelle aspettative.

Per capire se ciò che si prova è un Amore Limpido, basta tenere presente che

un Amore quando è Vero, è per Sempre, lo puoi perdere, si, ma ritorna perché quando è genuino niente è mai perso.

L'Amore è il Sole che riscalda anche le pietre più gelide e refrattarie.

E' come la Vita perché è l'Essenza della Vita stessa: una volta nata, i fiorellini che genera con il suo calore, sono fra i più delicati e resistenti, come puoi vederli con i tuoi stessi occhi sbocciare e sopravvivere con poco, nei deserti e sulle rocce.


Amore è Vita e la Vita per quante volte si sia affacciata sull'orlo di un Abisso, come diceva un uomo saggio, non vi è mai precipitata del tutto.

E non lo farà neanche stavolta, quindi sorridi, e ricordati che quando piove e tutto sembra perduto, e l'ombrello delle tue certezze è bucato, la cosa più saggia che puoi fare, è diventare il Sole di Te Stessa, per Te stessa, per chi è meno fortunato di Te e non ce la fa.

Ti Amo, Umanità.




Adam Kadmon


(23 Ottobre 2011) L'istinto Rettiliano
 
 
 
FONTE: http://777babylon777.blogspot.com/

venerdì 21 ottobre 2011

Diabete: qualche dato importante

Ogni 10 secondi nel mondo, come già detto, una persona muore per cause legate al diabete e  altre due si ammalano.

Negli ultimi 20 anni a livello mondiale la malattia è aumentato di ben sette volte  e questo è il motivo che ha spinto le Nazioni Unite a definire il diabete  una vera e propria epidemia.

I dati parlano da soli: nel mondo oltre 285 milioni di persone ne soffrono e 344 milioni sarebbero potenzialmente a rischio di sviluppo.

Entro il 2030 – così dicono le previsioni ufficiali - i diabetici raggiungeranno l’astronomica cifra di 435 milioni di persone!
Secondo l’International Diabetes Federation (Idf), in Italia il 6% della popolazione è diabetica, il che corrisponde a circa 4.000.000 di persone! La spesa sanitaria odierna per il diabete varia tra i 202 e i 422 miliardi di dollari all’anno, e potrebbe, entro il 2025, superare il tetto dei 559 miliardi di dollari.

A questo punto sorge spontanea una domanda: con cifre a undici zeri annuali, è possibile che le lobbies del farmaco vogliano veramente curare il diabete?
Dall’insulina ai farmaci antidiabete: un po’ di storia

Nel 1922 a Stoccolma venne conferito ai ricercatori Barting, Best e Macleod il premio Nobel per la scoperta dell’insulina.

La commercializzazione di questo ormone di sintesi, dal 1923 in poi, è opera della casa farmaceutica statunitense Eli Lilly che, alla fine della seconda Guerra Mondiale, importò dalla Germania il metadone  inventato dai nazisti con il nome di Dolophine, in onore di Adolf Hitler, e prodotto dall’enorme colosso dell’industria chimica I.G. Farben.
Questa é la stessa casa farmaceutica che ha prodotto l’elisir di eroina, l’L.S.D., il dietilammide-25 dell’acido lisergico, una delle più potenti sostanze psichedeliche conosciute  e, al giorno d’oggi, anche il Prozac.

La Lilly lanciò nel 1982 la prima
insulina da D.N.A. ricombinante: fu il primo farmaco al mondo creato con questa tecnologia.
Oggi per il diabete, oltre alla nota insulina esistono prodotti come: Tolbutamide, Tolazamide, Clorpropramide, Acetoesamide, Gliburide, Glipizide, Glimepride, Metformina, Fenformina, Buformina, Repaglanide, Acarbosio, Miglitol, Glucagone Poche corporazioni della chimica e farmaceutica, tra loro interconnesse da fili economici e azionari, gestiscono l’intero mercato del diabete.

Gruppi potentissimi come Eli Lilly, Pfizer, Merck, Roche, Sanofi-Aventis e Bayer  ogni anno, guadagnando miliardi di dollari, controllano la vita di centinaia di milioni di persone.
Oggi, il mercato del diabete
vale oltre 400 miliardi di dollari!
(…)
L’incidenza del diabete Il “Bollettino dell’Accademia di Medicina di New York” del settembre 1933, riporta i dati ufficiali dal 1871 al 1932, e scrive: “per le persone di entrambi i sessi, il tasso di mortalità del diabete a New York è passato dal 2,1 per 100.000 abitanti nel 1866, a 29,2 nel 1932”. Il numero totale delle morti perciò “è aumentato da 15 nel 1866 a 2.116 nel 1932”. Il rapporto continua dicendo che “ un aumento distinto nel numero di morti per diabete si sta verificando non solo al Nord Ovest, ma in tutti gli Stati Uniti, come dimostrano le statistiche di mortalità delle altre città”
In poco meno di sessant’anni perciò, dal 1866 al 1932, i pochissimi e sporadici casi di diabete sono diventati qualche migliaio solamente nella città di New York per diventare, con una terribile accelerazione negli ulteriori 70 anni, 1 morto ogni 10 secondi!
Questi sono dati epidemiologici importanti che inquadrano una crescita esponenziale del fenomeno.

Cos’è successo nella società tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo per aggravare così drasticamente  la situazione?

Le due guerre mondiali certamente non hanno giovato al benessere psicofisico e sociale di centinaia di milioni di persone  ma non ne sono state la vera causa.
I grassi idrogenati     Molti medici e grandi ricercatori sono concordi nel ritenere la degenerazione dello stile di vita, nonché l’industrializzazione dell’alimentazione, cause principali delle malattie diabetiche. La nascita e la commercializzazione dei grassi idrogenati infatti è avvenuta proprio agli inizi  del XX secolo.

Senza dover richiamare alla memoria ciò che hanno detto importanti medici del passato, anche nella recente storia della medicina moderna numerosi sono i personaggi che hanno collegato l’attuale stile di vita alla manifestazione di tale malattia.
Tra questi medici igienisti quali Isaac Jennings (1788-1874), Sylvester Graham (1794-1851), Russell Trall (1821-1877) e John Tilden (1851-1940). Anche l’infermiera londinese Florence Nightingale (1823-1910), nota come  la signora della lanterna, era solita dire: “Non è forse il continuo vivere sbagliato che porta la gente ad ammalarsi?”.

Si possono ancora ricordare grandi personalità quali il chimico tedesco Max Joseph von Pettenkofer (1818-1901), il medico tedesco Louis Kuhne (1844-1901), il medico svizzero Max Bircher-Benner (1867-1936) precursore della scienza della nutrizione moderna, il medico tedesco Max Gerson (1881-1959), e moltissimi altri ancora.
Questi grandi uomini nonostante siano sconosciuti alla maggior parte delle persone, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della medicina.
Alla dottoressa russa Chaterine Kousmine (1904-1992) va il merito di aver compreso che gran parte delle malattie croniche erano conseguenza indiretta di un'alimentazione degradatasi progressivamente negli ultimi decenni, soprattutto a seguito dell’introduzione nella catena alimentare dei grassi idrogenati.

La dottoressa Kousmine, era dell’opinione che il ritorno ad una alimentazione sana si sarebbe rivelato un'efficacissima arma terapeutica.
All’inizio del secolo scorso, sono stati creati questi nuovi grassi. Per motivi economici sono presentati con un aspetto solido ed hanno caratteristiche che li rendono adatti alla grande industria alimentare giacché risultano inalterabili dall’ambiente esterno, non irrancidiscono e durano a lungo nel tempo.

La tecnica dell’idrogenazione, che dà il nome a questi grassi, venne  introdotta nel 1912 proprio allo scopo di renderli solidi e commerciabili.
Tra i grassi idrogenati estremamente pericolosi per la salute, vanno annoverate le margarine, gli oli industriali prodotti ad alte temperature  che trasformano il loro acido linoleico, uno dei due acidi grassi essenziali, da cis-cis  a cis-trans come vengono chiamati. La prima (cis) é una forma utilizzabile per l’organismo umano, la seconda (trans) una forma non utilizzabile o utilizzabile con danni.

I grassi idrogenati sono ancora permessi nell’industria alimentare e si trovano in abbondanza in tante merendine che consumano i bambini, nei prodotti da forno di tipo industriale quali pastine, biscotti, dolcetti, ecc.,  pietanze precotte,  pollo o pesce impanato, patatine fritte, pizze già pronte, minestre in scatola, miscele per torte e tantissimi altri prodotti.

Riportiamo la quantità espressa in grammi per porzione di grassi cis-trans  che si possono ingerire comunemente con alcuni prodotti venduti e consumati quotidianamente:
- Prodotti da forno: 1-4 grammi-   Cornetti: 2 grammi
-
Snacks (pop-corn, chips di patate o mais): 1-8 grammi
-
Fast food (patatine fritte o altri prodotti fritti): 1.5-2.5 grammi
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S. o W.H.O.) una persona adulta dovrebbe ingerire meno di 2 grammi al giorno di grassi cis-trans, ma come visto sopra, il rischio di superare la soglia di sicurezza è altissimo.

Le conseguenze per la salute pubblica sono molto gravi: disturbi cardiocircolatori, obesità, danni alle cellule con rischio di tumore, malattie autoimmuni e diabete.

Secondo il dottor Filippo Ongaro “
i grassi idrogenati non vengono riconosciuti dal corpo, richiedono tempi lunghissimi di smaltimento, fino a 51 giorni per smaltire la metà, e sono letteralmente tossici“.    

Questi grassi fanno diminuire le H.D.L., il colesterolo cosiddetto buono, e alzano quello cattivo (L.D.L.).

Inoltre: i
nterferiscono con l’insulina aumentando il rischio diabete, interferiscono con il sistema immunitario e la detossificazione epatica, aumentano le patologie infiammatorie. E’ da notare come addirittura i
nterferiscono con l’insulina aumentando il rischio diabete e agiscono negativamente sulla membrana cellulare. Quest’ultimo punto, data la sua importanza, verrà ripreso nel corso della trattazione. 
Grassi utili alla salute invece  sono, ad esempio, l’olio extra vergine di oliva, purché sia spremuto a freddo. Poiché però é privo di Omega-3 ed é scarso di acido linoleico, essendo quest’ultimi due degli acidi grassi essenziali, si dovrebbe integrare l’alimentazione con olio di girasole o sesamo o lino o cartamo, purché siano sempre di prima spremitura a freddo.

Utilissima è anche la frutta con guscio e i semi oleosi quali noci, mandorle, nocciole, zucca, sesamo, semi di girasole  ecc. però non tostati.


giovedì 20 ottobre 2011

E ora tocca all'Iran

di Enrica Perucchietti
“Gli Stati Uniti non escludono nessuna opzione” ha dichiarato il Premio Nobel per la Pace Barack Obama, in merito alla vicenda del presunto complotto iraniano per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington.
Già, perché questa volta il casus belli è un fantomatico complotto che per la Casa Bianca sarebbe stato organizzato nientemeno che dal governo iraniano. E come nel caso della diffusione ufficiale della notizia della morte di Osama bin Laden – anche se era la nona volta che un Presidente o un alto dirigente governativo ne annunciava la morte! – i Media hanno subito ribattuto come oro colato le conclusioni del Pentagono in merito alla sicurezza nazionale. Senza batter ciglio la notizia di un complotto che avrebbe coinvolto addirittura il Governo di Teheran, è rimbalzato di quotidiano in TV, senza che nemmeno un giornalista si fermasse un attimo ad esaminare l’assurdità della notizia. Assurda perché per quanto si faccia di tutto per far passare come un idiota Ahmadinejad, non è così folle da suicidarsi e trascinare il Paese in una guerra che non potrebbe mai vincere. Al massimo potrebbe scatenare un armageddon in stile Dottor Stranamore…
Secondo perché i conoscenti, famigliari, amici, colleghi di uno dei due presunti terroristi, Arabsiar, ora rinchiuso nel carcere di New York, sono rimasti sconcertati dalla notizia, dichiarando che costui “si perdeva sempre le chiavi e il telefono cellulare. Non sarebbe stato capace di eseguire un piano del genere”. Il presunto attentatore è stato bollato con sincerità come un "opportunista" ma non come un “killer calcolatore”. In primis perché non ne avrebbe avuto motivo: venditore di auto di seconda mano in Texas, non era un fanatico, né, a quanto pare, era in grado di organizzare un'operazione di tale portata, che dall'Iran al Messico, fino a Washington, avrebbe avuto ripercussioni mondiali. Ciò non esclude che possa essere rimasto coinvolto in un piano internazionale più grande di lui, ma bisognerebbe capire da chi sia stato orchestrato. Dal Pentagono o da Teheran? Perché dobbiamo sempre credere a priori alla veridicità delle affermazioni di Washington, quando la storia ci insegna che gli USA hanno mentito all’opinione pubblica e agli alleati numerose volte soltanto a partire dalla guerra in Vietnam? Forse perché l’America adotta ancora oggi la pena di morte, tortura i prigionieri, controlla i propri cittadini in barba alla privacy, prevede di inserire microchip sottocutanei nella popolazione a scopo “terapeutico”, dimostrando di essere civile quanto un leone affamato davanti a una gazzella azzoppata? O perché ha in corso ben tre conflitti principali in Iraq, Afghanistan e Libia, colpo di coda di un impero in declino che per continuare a sussistere non può che continuare a espandersi?
Perché mai questo Paese modello di civiltà, moralità e democrazia “da esportazione” dovrebbe essere più affidabile dell’Iran? Perché ci hanno abituato ad avere timore dello straniero, degli arabi, dei musulmani, dell’Islam in generale? Perché dopo aver trascinato anche il nostro Paese in una guerra inutile quanto assurda contro i talebani, radendo intanto al suolo l’Afghanistan in modo che non si possa risollevare per i decenni a venire senza i miliardari appalti di ricostruzione americano-europei, ora dovremmo sostenere senza battere ciglio qualsiasi “opzione” Washington deciderà di attuare?
Ora, avendoci gli inquilini della Casa Bianca abituati negli anni a prendere cantonate, a detronizzare vecchi alleati o a raccontare balle di stampo geopolitico – come nel caso di quelle armi di distruzione di massa che mentre faticavano a saltare fuori legittimarono però l’invasione dell’Iraq – una maggiore meticolosità nelle indagini sarebbe forse preferibile all’ennesimo conflitto “emotivo” in Medio Oriente, che potrebbe – evidentemente – causare la Terza Guerra Mondiale.
Va bene che ogni Paese oggi ha il suo bel da fare tra crisi economica e crisi di governo, ma sdegnare il rischio di trascinare il mondo intero nel caos – o peggio nella distruzione totale – per cecità o censura mediatica imposta dall’alto o dalle mazzette è da scellerati. Meglio disturbarsi di parlarne fino allo svenimento che trovarsi a cose fatte in mezzo alle macerie. Anche perché il decennio post 11 settembre ci ha abituato a fantomatici “attentati” sventati o effettivamente consumati le cui cause erano invece da rinvenire in agenti provocatori appartenenti all’intelligence americana – FBI, CIA, Pentagono. Nulla di cui meravigliarsi: fa tutto parte della strategia geopolitica. Chi c’è dentro lo sa benissimo, e non ne fa neppure segreto. Si chiamano false flags le false operazioni che vengono pianificate per ottenere uno specifico risultato: risollevare un Presidente in calo nei sondaggi (si veda la voce, uccisione senza cadavere di Osama  bin Laden), giustificare un’azione bellica (Iraq, Afghanistan), manipolare l’opinione pubblica (11/9), restringere la privacy dei cittadini (Patriot Act), intimidire gli Stati non allineati con la politica americana o addirittura rei di accordi con la Russia di Putin (strage di Oslo).
Per riscrivere i confini del prossimo quanto imminente Nuovo Ordine Mondiale, bisogna “sacrificare” qualche vita e qualche capro espiatorio per manipolare l’opinione pubblica con i false flags e con la guerra del terrore permanente che destabilizzi i cittadini. Peccato che a prevedere quanto sta succedendo in questi mesi, settimane, giorni, sia stato proprio il mentore di Obama, il vecchio stratega polacco Zbigniew Brzezinski, che non ha mai nascosto le sue intenzioni belliche al mondo da quando sosteneva il diritto degli USA a conquistare il globo: semplicemente il mondo non si è preoccupato di ascoltarlo. Quando Hannah Arendt parlava di “banalità del male”, includerei non solo la censura più vile del giornalismo di Stato, ma anche il nostro atteggiamento quotidiano di accidia: troppo pigri per approfondire le notizie che non siano di mero gossip preferibilmente morboso, troppo impegnati ad arrivare a fine mese e  sbarcare il lunario, ci siamo lentamente atrofizzati la coscienza critica, accettando passivamente le “opzioni” più scellerate. Così, sconvolti dall’eccidio dell’11/9 abbiamo accettato per il “nostro bene” per la “nostra sicurezza” di inviare le “nostre truppe” a invadere un Paese che non c’entrava nulla – l’Afghanistan – per dare la caccia a un fantasma – Osama bin Laden – per poi ampliare l’invasione all’Iraq dell’ex alleato Saddam Hussein, fino alla Libia del Colonnello Gheddafi, che - almeno in Italia e Francia - abbiamo molto, troppo recentemente accolto con tutti gli onori (e baciamano).
Ma la memoria storica è più succinta della moralità dei nostri regnanti, troppo concentrati in Bunga Bunga per ritagliarsi spazi per governare. Ma mentre in Italia ci illudiamo ancora che esista qualche differenza destra e sinistra, il caro Obama ci ricorda con le sue promesse disattese punto per punto (e ci vuole una certa astuzia per impegnarsi categoricamente nell’adempiere l’esatto opposto di quanto promesso) che cosa significhi dipendere dagli assegni milionari dei Gruppi di Potere: Banche, in primis, multinazionali del petrolio, degli OGM, della Difesa, aziende farmaceutiche, studi legali, compagnie di assicurazione. Già. Quando si contrae un debito col Diavolo, costui presto o tardi passerà a riscuotere. Non ci saranno cortei angelici a salvare i novelli Presidenti, perché di Faust ce n’è stato uno solo e di Kennedy con “le palle” solo due, John Fitzgerald e il fratello Robert: infatti sono stati uccisi entrambi per il proprio coraggio. Per aver tentato almeno di ribellarsi a quel Governo Ombra che detiene l’Agenda politica ed economica internazionale. Allora si trattava di ribellarsi contro la Mafia che ne aveva facilitato l’elezione, di richiamare le truppe dalla guerra in Vietnam, di far cessare gli esperimenti nucleari, di abbattere il signoraggio. Invece il burattino Obama predica bene e razzola l’opposto, costretto a ricambiare con favori i soldi della (sua) campagna elettorale più dispendiosa della storia. Ed è ora di concentrarsi sulla nuova: come fare se il popolo degli indignados assedia Wall Street e accerchia le abitazioni dei miliardari? Come fare se la disoccupazione invece di calare è salita oltre il 9%? Si prepara una nuova guerra. La notizia della morte di Osama bin Laden procurò a maggio un’impennata nel gradimento del Presidente che prima del 2 maggio era in caduta libera. Coincidenze? Manna celeste caduta sull’unto delle masse dei diseredati (traditi fin da subito per il salvataggio “senza garanzie” delle Banche too big to fail, troppo grandi per fallire)? E dire che a sollevare i primi dubbi sul presunto omicidio dello Sceicco del Terrore (senza corpo da identificare) era stato proprio il Governo di Teheran, che sicuramente è di parte, ma forse tanto scemo non è…
Oggi ci troviamo a non tentare nemmeno di opporci a due guerre decennali – Iraq e Afghanistan – che ormai sono diventate routine (per noi, un po’ meno per coloro che là vivono sotto i bombardamenti dei droni, la carestia, le epidemie), al più recente conflitto in Libia, all’imminente invasione dell’Iran. A cui seguirà la Siria, già nel mirino della Casa Bianca. Perché guarda caso, quando vengono resi noti questi falliti attentati, i piani di conquista del Paese di turno - che viene accusato di essersi reso colpevole di un peccato capitale o di tradimento - esistevano già da mesi, se non da anni, sulle scrivanie dei vari Presidenti americani.  Proprio come i piani di invasione di Iraq e Afghanistan che attendevano, a dirla secondo Brzezinski, una “nuova Pearl Harbour” che compattasse l’opinione pubblica verso il nemico costruito a tavolino con un false flag appunto. E così avvenne allora, come forse sta per avvenire ora: l’11/9 sconvolse a tal punto l’opinione pubblica da legittimare l’intervento bellico. E la teoria della guerra preventiva stava diventando storia. Una storia che il nostro ossimoro vivente, Obama che stringe con una mano il Nobel per la Pace, con l’altra firma piani di invasione, ha imparato molto bene.
Entrare in guerra contro l’Iran significherebbe ora dare l’avvio alla Terza Guerra Mondiale, mandando in fumo i trattati di pace israelo palestinesi e impegnando le truppe americane ed europee in un evidente accerchiamento di Russia e Cina (che lo stesso Bill Clinton ha recentemente definito “la nostra banca” avendo comprato la maggior parte del debito americano) nella corsa alla conquista del Medio Oriente. Ciò varrebbe come reazione non solo la chiamata alle armi e il compattamento di tutto l’Islam, ma un’ipotetica reazione di Russia e Cina. Obama sembra infatti intenzionato, applicando alla lettera la teoria della guerra preventiva, a “perseguire” i responsabili. Ora, si potrebbe anche involarsi ad accettare la veridicità di un ipotetico coinvolgimento del governo iraniano nel complotto, se non fosse che il nostro vecchio stratega Brzezinski il 2 febbraio 2007 davanti alla Commissione Esteri del Senato USA mise in guardia da un “plausibile scenario per una collisione militare con l’Iran”. Eccolo, di nuovo: sempre lui. Novella Cassandra che parla e prevede fin nei minimi particolari, dalla Pearl Harbour che fu l’11/9 come “occasione” (citando Cheney e Rice) per oliare il motore dell’espansionismo americano, alla prossima tappa in terra iraniana – che però Brzezinski non vuole. Dunque? Soltanto un espediente per isolare sepre più l’Iran a livello internazionale? Ma che cosa prevedeva questo scenario? Ce lo ricorda Pino Cabras dal sito di megachip:
Includeva «il fallimento [del governo] iracheno nell’adempiere ai requisiti [stabiliti dall’amministrazione statunitense], con il seguito di accuse all’Iran di essere responsabile del fallimento, e poi, una qualche provocazione in Iraq o un atto terroristico negli Stati Uniti che sarà attribuito all’Iran, [il tutto] culminante in un’azione militare “difensiva” degli Stati Uniti contro l’Iran». Nel 2007 la critica di Brzezinski puntava molto in alto, lamentando, sull’Iraq, «il fatto che le principali decisioni strategiche vengono prese in un circolo assai ristretto di persone, forse non più delle dita della mia mano. E sono questi individui che hanno preso la decisione iniziale di andare alla guerra». E nel caso dell’atto terroristico ipotizzato, era la prima volta che una voce americana di così straordinaria autorevolezza, considerava "plausibile" che qualcuno, in seno agli apparati di governo statunitensi, potesse organizzare un attacco contro gli Stati Uniti, in modo da attribuire poi il tutto a qualche nemico esterno e provocare una guerra.
Ora il nuovo ombelico del terrorismo internazionale è l’Iran. Dieci anni fa le montagne afghane. Poi è stata la volta dell’Iraq. Ora, non c’è dubbio, è l’Iran – parola del Pentagono.
Se le accuse contro Teheran fossero confermate, si tratterebbe della violazione della Convenzione Onu sulla protezione del personale diplomatico, firmata anche dal governo iraniano. In tal modo gli Usa o l'Arabia Saudita potrebbero chiedere l'estradizione del secondo presunto terrorista coinvolto nella vicenda: quello sfuggito all'arresto. Se Teheran si rifiutasse, il caso potrebbe finire al Consiglio di sicurezza o alla Corte internazionale dell'Aja. Ma se ciò avvenisse, non ricorderebbe un po’ il rifiuto del Mullah Omar di consegnare bin Laden, seppure non corressero buoni rapporti tra i due? La ciclicità degli eventi è evidente. Le conseguenze anche. Ma noi preferiamo continuare ad aspettare una fantomatica catastrofe dal cielo piuttosto che vedere che se la fine del Mondo dev’essere, sarà umana, fin troppo umana.

FONTE: http://disinformazione.it/tocca_iran.htm

martedì 18 ottobre 2011

Le profezie degli Illuminati, la loro vera posizione nella Piramide e il loro punto debole (Adam Kadmon a Mistero su Italia1 il 16.10.2011)

Le profezie degli Illuminati, la loro vera posizione nella Piramide e il loro punto debole (Adam Kadmon a Mistero su Italia1 il 16.10.2011)












Questo clicca qui
è il link al video mandato in onda da Mistero: in pochi minuti rivela le presunte profezie degli Illuminati che sembrano essersi realizzate, le dichiarazioni di Tremonti inerenti gli Illuminati, e un mio messaggio diretto all'Umanità di Coscienza, cioè VOI, affinché conosciate la loro presunta vera posizione nella Piramide e quale sia la loro vera debolezza: ovvero la Vostra capacità di andare d'accordo, superare le divisioni e agire senza MAI ricorrere alla violenza e al pregiudizio.

Purtroppo però il mio Team non può più caricare video a risoluzione maggiore sui canali ufficiali dedicatimi su Youtube, dovendo rispettare, come è corretto, i diritti sulle immagini di proprietà della RTI, anche perché altrimenti Youtube, sarebbe obbligata a cancellarli e insieme ad essi i vostri preziosi messaggi di stima e affetto che ho ricevuto negli anni, dimostrazione dell'esistenza di quell'Umanità che NON essendo asservita all'istinto bestiale di sopraffazione, è immune alle prepotenze e alle strumentalizzazioni di cui invece si rendono colpevoli certe criminalità organizzate o di qualsiasi altra forma di potere disonesta.

A tal proposito, desidero condividere anche qui il contenuto di una mia recente riflessione pubblicata sulla pagina ufficiale Facebook realizzata dal mio Team e dedicata dal Team a chi mi stima, per chiarire un punto focale, in questi tempi confusi e incerti, che possa aiutare Tutti Voi a non farsi ingannare e strumentalizzare da nessuno.

- Mi chiedono spesso chi siano i "falsi profeti" e come riconoscere i "lupi travestiti da agnello". Ebbene i falsi profeti li riconoscete dal fatto che vi dicono di credere in "loro" o nelle loro "divinità"(religiose o "politiche" che siano). Vi dicono di avere in mano le verità assolute e di potervi garantire democrazia. Io invece dal primo giorno vi ho sempre detto una cosa sola: NON credete in me. Non credete negli dei. Non credete nei "profeti" o nelle "profezie". Credete SOLTANTO IN VOI STESSI e nelle PERSONE DI BUONA VOLONTA' CHE SI DIMOSTRANO ALTRUISTE NON SOLO VERSO DI VOI MA VERSO TUTTI. Vi dico che ci sono persone che credono nelle profezie, ma personalmente preferisco credere nelle Persone, e in particolare quelle che aiutano gli altri sacrificando talvolta i loro stessi interessi e venendo ripagate con emarginazione, calunnie e insulti. Quando le incontrate, queste Persone, persone con la P maiuscola, tenetele care, non giudicatele dalla loro diversità caratteriale o estetica, dalla loro razza, dal loro ceto sociale. Se sono Altruiste, PROTEGGETELE comunque, ovviamente sempre ricorrendo al Buon Senso e un pizzico di Saggezza. Ricordate che in caso di vera emergenza nazionale o globale potrete contare solo sulle persone che negli anni vi hanno dimostrato lealtà e saggezza. Non certo sui violenti e gli estremisti. Non certo su quelli che pretendono ma non vi danno niente. Non ASCOLTATE ME, non CREDETE IN ME. Al di la da chi io sia, o da dove provenga, che potrebbe soddisfare la curiosità ma NON migliorerebbe le cose, l'unica cosa certa che di me che è corretto che chi ancora non mi conosce invece sappia, per riconoscere un domani la mia identità, è che REALMENTE ogni mio dato ridotto numerologicamente restituisce il numero 7. Quindi chi si dovesse presentare (perché capita anche questo), dicendovi di essere me, se dai dati ridotti numerologicamente NON emergono tutti 7, NON sono io. E in ogni caso ripeto: dovete CREDERE IN VOI STESSI E NELLE PERSONE ALTRUISTE. Non nelle profezie, non CREDETE IN ME o nelle mie "favole" o presunte tali. CREDETE piuttosto nella Vostra capacità di creare un MONDO MIGLIORE cominciando da Voi Stessi a partire da questo istante stesso. Credete in Voi, come Vi dico dal primo giorno della mia comparsa sul web che come ben sa chi mi segue dall'inizio di questo sentiero di Vita, è un dialogo che porto avanti da molto prima dei miei esordi radiofonici o televisivi. Non cercate verità assolute perché in Verità non ci sono. E' tutto relativo agli osservatori. Solo di una cosa potete essere certi: che la bontà di una pianta la riconoscete dai frutti. Io nel mio piccolo ho fatto, sto facendo, e farò ciò che posso fare, e lo farò sempre con Umiltà, Sorriso e Dolcezza, indipendentemente da chi io sia e dal potere che possieda realmente, potere che impiego, grande o piccolo che sia, per essere LIBERO di esprimere un Pensiero che possa far sbocciare in chi lo condivide perché li ha già dentro di se dalla nascita, frutti e fiori che possano a loro volta fare qualcosa di Bello per Tutti. Superare le divisioni imposte da un Sistema di stolti che servono corrotti che a loro volta servono poteri forti disonesti: il buon esempio e la motivazione nell'agire comporta come già sta accadendo, un miglioramento globale che parte da se stessi indipendentemente da quanto si sia forti o noti: questo significa aver davvero capito cosa intendo quando dico "che sotto le divise, per quanto feroci e autoritarie possano essere, il Cuore ha davvero un solo Colore". E' il Colore dell'Umanità veramente meritevole di questo nome perché lo è in ESSENZA e NON in apparenza, avendo imparato dalla stessa sofferenza e dalle ingiustizie subite dai prepotenti che è da stolti sopraffarsi perché in questo viaggio chiamato VITA, si è tutti sulla stessa "barca", il pianeta Azzurro, indipendentemente dalla razza o dal ceto di appartenenza... aiutatemi e aiutiamoci, se volete, se potete, a farla arrivare sana e salva e quanto più serenamente in riva, e godiamo dei suoi frutti perché per questo fu creata l'Umanità, non per essere schiava di superstizioni e criminalità organizzate regionali, nazionali e internazionali: migliorate- miglioriamo le cose, NON perché ve lo dico io, ma per Voi stessi e chi Amate. Il mondo non è delle Corporazioni travestite da imperi politici e religiosi: è VOSTRO ♥ x 7 -

Adam
 
Fonte: http://777babylon777.blogspot.com/2011/10/le-profezie-degli-illuminati-la-loro.html

giovedì 13 ottobre 2011

Eurogendfor, la nuova polizia europea con poteri illimitati

Praticamente non ne ha parlato nessuno. Praticamente la ratifica di Camera e Senato è avvenuta all’unanimità. Praticamente stiamo per finire nelle mani di una superpolizia dai poteri pressoché illimitati. Che sulla carta è europea, ma che nei fatti è sotto la supervisione statunitense. Tanto è vero che la sede centrale si trova a Vicenza, la stessa città dove c’è il famigerato Camp Ederle delle truppe USA
Alzi la mano chi sa cos’è il trattato di Velsen. Domanda retorica: nessuno. Eppure in questa piccola città olandese è stato posto in calce un tassello decisivo nel mosaico del nuovo ordine europeo e mondiale. Una tappa del processo di smantellamento della sovranità nazionale, portato avanti di nascosto, nel silenzio tipico dei ladri e delle canaglie.

eurogendfor-1Il Trattato Eurogendfor venne firmato a Velsen il 18 ottobre 2007 da Francia, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e Italia. L’acronimo sta per Forza di Gendarmeria Europea (EGF): in sostanza è la futura polizia militare d’Europa. E non solo. Per capire esattamente che cos’è, leggiamone qualche passo. I compiti: «condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici» (art. 4). Il raggio d’azione: «EUROGENDFOR potrà essere messa a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche» (art. 5). La sede e la cabina di comando: «la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a Vicenza (Italia). Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN – ovvero - l’Alto Comitato Interministeriale. Costituisce l’organo decisionale che governa EUROGENDFOR» (art. 3).

Ricapitolando: la Gendarmeria europea assume tutte le funzioni delle normali forze dell’ordine (carabinieri e polizia), indagini e arresti compresi; la Nato, cioè gli Stati Uniti, avranno voce in capitolo nella sua gestione operativa; il nuovo corpo risponde esclusivamente a un comitato interministeriale, composto dai ministri degli Esteri e della Difesa dei paesi firmatari. In pratica, significa che avremo per le strade poliziotti veri e propri, che non si limitano a missioni militari, sottoposti alla supervisione di un’organizzazione sovranazionale in mano a una potenza extraeuropea cioè gli Usa, e che, come se non bastasse, è svincolata dal controllo del governo e del parlamento nazionali.

Ma non è finita. L’EGF gode di una totale immunità: inviolabili locali, beni e archivi (art. 21 e 22); le comunicazioni non possono essere intercettate (art. 23); i danni a proprietà o persone non possono essere indennizzati (art. 28); i gendarmi non possono essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei paesi ospitanti (art. 29). Come si evince chiaramente, una serie di privilegi inconcepibili in uno Stato di diritto.

Il 14 maggio 2010 la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ratifica l’accordo. Presenti 443, votanti 442, astenuti 1. Hanno votato sì 442: tutti, nessuno escluso. Poco dopo anche il Senato dà il via libera, anche qui all’unanimità. Il 12 giugno il Trattato di Velsen entra in vigore in Italia. La legge di ratifica n° 84 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Come  ha fatto notare il giornalista che ha scovato la notizia, il freelance Gianni Lannes (uno con due coglioni così, che per le sue inchieste ora gira con la scorta), non soltanto è una vergogna constatare che i nostri parlamentari sanciscano una palese espropriazione di sovranità senza aver neppure letto i 47 articoli che la attestano, ma anche che sia passata inosservata un’anomalia clamorosa. Il quartiere generale europeo è insediato a Vicenza nella caserma dei carabinieri “Chinotto” fin dal 2006. La ratifica è dell’anno scorso. E a Vicenza da decenni ha sede Camp Ederle, a cui nel 2013 si affiancherà la seconda base statunitense al Dal Molin che è una sede dell’Africom, il comando americano per il quadrante mediterraneo-africano.

La deduzione è quasi ovvia: aver scelto proprio Vicenza sta a significare che la Gestapo europea dipende, e alla luce del sole, dal Pentagono. Ogni 25 Aprile i patetici onanisti della memoria si scannano sul fascismo e sull’antifascismo, mentre oggi serve un’altra Liberazione: da questa Europa e dal suo padrone, gli Stati Uniti.

Alessio Mannino
http://www.ilribelle.com/

FONTE: http://www.senzasoste.it/istituzioni-totali/eurogendfor-la-nuova-polizia-europea-con-poteri-illimitati

SITO UFFICIALE EUROGENDFOR: http://www.eurogendfor.eu/

mercoledì 12 ottobre 2011

Ufo SaLuSa 10 ottobre 2011 Federazione Galattica di Luce

Conversazioni con SaLuSa 9 ottobre 2011 Federazione Galattica di Luce

Ufo SaLuSa 7 ottobre 2011 Federazione Galattica di Luce

Uscire dal diabete si può?

Tratto da “Diabete. Secondo la visione della Medicina ufficiale, Nuova Medicina Germanica, Igiene Naturale e Scienza dello Spirito ad indirizzo antroposofico
 
Introduzione
Nel mondo, ogni 10 secondi una persona muore per cause legate al diabete e altre due si ammalano.[1]

Questi dati ufficiali sono di per sé già molto preoccupanti ma diventano addirittura inquietanti per ciò che potrà accadere nei prossimi decenni.

E’ naturale allora porsi delle domande per comprendere cosa sta accadendo al mondo occidentale invaso dal diabete e dalle cosiddette malattie cronico-degenerative.

Da qualche caso sporadico, all’inizio del secolo scorso, il diabete è diventato una pandemia che interessa quasi trecento milioni di persone. come mai?

La medicina ufficiale negli ultimi decenni ha fatto progressi scientifici enormi, eppure il diabete non è stato ancora curato: come mai?

Infine ultima domanda certamente la più importante: esiste una cura?
A queste importanti domande si cercherà di dare una risposta osservando il diabete da quattro diversi punti di vista.

Nel primo verrà presentata l’odierna concezione ufficiale della medicina allopatica, che vede il diabete solo come una malattia organica dovuta alla disfunzione di organi come il pancreas e a carenza di ormoni come l’insulina.

Nel secondo verranno presentate le straordinarie conoscenze dell’Igiene Naturale per cui il concetto stesso di malattia dovrebbe essere modificato da mal-attia in ben-attia, ovvero la malattia come grande educatrice.

Nel terzo la visione biologica della Nuova Medicina Germanica, codificata dal medico, fisico e teologo Geerd Ryke Hamer.

Infine si giungerà alla visione della malattia secondo le premesse scientifico-spirituale ad indirizzo antroposofico del dottor Rudolf Steiner che integrano il quadro generale, che solitamente viene dato alle cause della malattia, ampliando la conoscenza delle parti costitutive dell’essere umano.

(...)
Appendice
Testimonianza di Angelo Palomba, una persona uscita dal diabete dopo 12 anni di insulino-dipendenza!
D: Grazie Angelo per questa importantissima testimonianza.
Partiamo dall’inizio e raccontaci la tua storia personale.
R: Grazie a te. Il mio nome è Angelo Palomba e sono stato diabetico insulino-dipendente dal 1997 fino a due anni fa, quando ho tolto completamente l’insulina.

Andando per ordine, circa 25 anni fa sono diventato vegetariano, ma un vegetariano non saggio, perché ho commesso diversi errori: ho eliminato la carne ma mangiavo troppi cereali raffinati, troppi formaggi. Troppo di tutto.

E infatti, grazie a questa scorretta alimentazione mi è venuto il diabete associato a problemi di peso e disturbi al fegato.

Ero costretto a farmi 22 unità di insulina al mattino, 20 a mezzogiorno, 22 alla sera e 20 unità alla notte prima di andare a dormire. Oltre 80 unità al giorno!

Per chi non ha questo problema, 80 unità sono una quantità enorme.

L’unico risultato l’ho avuto con questo modo di mangiare e pensare…
D: A cosa ti riferisci e quando è sorto in te il desiderio di curarti?
Ero in viaggio in Arizona con Luisa, mia compagna, e mi sono trovato con Wolfgang, un mio vecchio amico che abita in New Mexico per una gita nelle Montagne Rosse.

Non sapevamo nulla del centro di cura in Arizona.

Wolfgang mi vedeva in ristorante farmi sempre l’insulina, e ogni volta storcendo il naso mi chiedeva se era possibile che dovevo farmi quella “roba” tutti i giorni. La mia risposta era sempre la stessa: “sono costretto a fare questa roba!”

Mi disse che aveva visto un sito internet in cui si diceva che si può guarire dal diabete. Mi diede il sito del dottor Gabriel Cousens, il medico che gestisce il centro olistico “L’albero della Vita” in Arizona, dove segue e aiuta in soli trenta giorni le persone ad uscire dal diabete (vedere il video “Crudo & Semplice”).

Quando sono tornato a casa ho visto il dvd, consultato il sito e letto un libro “Solo crudo” che mi ha aiutato con le ricette.

Da quel giorno ho cominciato a mangiare alimenti crudi. Il mio intento era quello di provare a fare solo 30 giorni, seguendo le indicazioni del dottor Cousens.
D: Ti ha aiutato qualcuno?
R: No, mi sono completamente arrangiato.

Mi sono detto tra me e me, che comunque andava, nella peggiore delle ipotesi, tornavo a mangiare le stesse cose di prima.

Quindi ho cominciato a farmi i germogli in casa, riscoprire verdure che prima non mangiavo (avocado, verdure di tutti i tipi). Tutti i vari tipi di semi: sesamo, girasole, zucca, ecc.
D: E i cereali dove li hai messi?
R: Nel primo periodo ho eliminato completamente tutti i cereali. Praticamente ho mangiato solo frutta e verdura cruda per un intero mese.
D: E poi?
R: Passato il mese mi sono trovato così bene in salute e con così tanta energia che ho deciso di fare altri tre mesi. Premetto che all’inizio pesavo circa 96 kg.

Il primo mese ho perso 5 kg, e dopo gli altri tre mesi sono calato di 24 kg!

Oggi peso 72 kg e sono alto 1 metro e 72.
D: Cosa hai fatto dopo questi altri tre mesi?
R: Devo dire che mi sono trovato benissimo: la pelle ha cominciato a cambiare e infatti gli amici mi dicevano che sembravo molto più giovane.

Ho allora iniziato a introdurre qualche cibo cotto sottoforma di cereali, per esempio grano saraceno, miglio, riso integrale. Circa 40 grammi per porzione con moltissime verdure crude e cotte. Il piatto, grazie alle verdure mi riempiva molto.
Da allora, ho preso l’abitudine di iniziare sempre il pasto, sia pranzo che cena, con le verdure crude prima,  poi tutto il resto cotto.
D: Adesso entriamo nei particolari, mi riferisco all’insulina e alla glicemia.
R: Il primo giorno sono passato da 22 unità di insulina a 10 unità.
Ho fatto una colazione con due mele e un’arancia, e la glicemia era intorno ai 200-220.

Misuravo la glicemia 2 anche 3 volte al giorno.

A mezzogiorno ho fatto 10 unità e mangiando solo insalata e noci la glicemia mi era scesa a 60. Stavo andando in ipoglicemia!

Quindi ho mangiato qualcosa di dolce come un frutto, che me l’ha fatta salire a 80.

Al pomeriggio ogni due ore mangiavo sempre un frutto crudo.

E qui viene il bello: alla sera NON mi sono fatto insulina perché avevo paura che mi facesse scendere troppo la glicemia!

Il mio pensiero è stato quello di fare alzare la glicemia, lasciarla andare e stare a vedere cosa succedeva…

Incredibilmente dal giorno dopo non ho fatto più insulina!!!

A colazione la glicemia è salita a 220, a mezzogiorno era 180 e alla sera intorno ai 250.
Senza più paura, con totale fiducia ho aspettato per vedere cosa succedeva e come rispondeva il mio corpo…
D: Non hai avuto nessun sintomo, nessun problema?
R: Assolutamente no, solo una fame micidiale, una fame allucinante.
Ecco cos’è successo nel dettaglio.

Il 3° giorno la glicemia era 180 di mattina, 160 a mezzogiorno e ancora 180 alla sera.

Il 4° giorno alla mattina 160 a mezzogiorno 140 e 160 alla sera.

Il 5° e 6° giorno inspiegabilmente (per la medicina ma non per la Natura umana) la glicemia si è regolarizzata tra i 110 e i 160.

Da quel momento non mi si è più alzata.

Per esempio, la glicemia sopra i 200 non mi è più andata se non rarissime volte in passato quando magari sgarravo con una pizza bianca. Ma mentre una volta mi sarebbe andata oltre i 350, ora non più dei 200, il che denota che l’organismo ha ripreso a funzionare, il fegato e il pancreas hanno iniziato a lavorare.
D: Sono passati circa due anni da quando hai smesso l’insulina: come stai e come ti senti?
R: Non voglio assolutamente più tornare a farmi l’insulina!
E’ proprio questo mio sentire che mi ha dato e mi da la forza di continuare. Non voglio più essere schiavo di una sostanza chimica.
Non sto credendo a nessuno, ho semplicemente visto su di me, sperimentandolo, che questo sistema di vita ha funzionato e funziona. 

In questi due anni sono stato benissimo. Mi sento, rispetto prima, cinquanta volte meglio: molta più energia, più forza, dormo meglio la notte, non mi ammalo più, cosa che invece succedeva spesso prima. Maggior concentrazione e sono certamente più calmo.
D: Pratichi qualche tecnica di concentrazione?
Pratico lo yoga da 25 anni e questo mi ha aiutato moltissimo soprattutto per la concentrazione e la forza di volontà.

Non è certo stato semplice, perché l’ambiente può essere avverso, la famiglia contro, ma sono convinto che tutti ce la possono fare con la “semplice” forza di volontà.
Dobbiamo, secondo me combattere, perché abbiamo la forza per farlo.

Ho avuto la fortuna di avere una compagna che mi ha non solo supportato, ma anche lei segue questo modo di alimentarsi e di vivere.

Ripeto, alla base ci deve essere la forza di volontà.

Personalmente, per esempio, mi ha aiutato molto riprendere in mano alcuni libri che avevo letto in passato per ridarmi la carica. Uno di questi è: “L’eterna ricerca dell’uomo” di Yogananda.
D: Cosa potresti consigliare oggi, con la tua esperienza di vita, alle persone che stanno vivendo lo stesso disagio?
R: Consiglierei di iniziare questo tipo di cambiamento di stile di vita, senza pensarci un minuto in più. Migliorando lo stile di vita oltre a stare bene, si possono ridurre serie problematiche future.

Ovviamente non sono medico per cui non posso consigliare nulla, ma certamente posso spiegare, come sto facendo con questa intervista, qual è stato il percorso che per me ha funzionato benissimo.

Il segreto è calare lentamente l’insulina fino a quando non ce n’è più bisogno, cioè fino a quando l’organismo inizia a rispondere.
E’ più facile a dirsi che a farsi, ma per me ha funzionato e ne sono la prova vivente.

Altra cosa molto importante, è di non farsi scoraggiare dalle persone che ci circondano, gli amici e parenti, perché vi diranno che rischierete di morire, di deperire ogni giorno di più, di perdere energia, ecc. Esattamente il contrario di quello che voi sentirete, se proverete, e cioè l’energia aumenta assieme a tanto altro.
D: Dal punto di vista spirituale, quanto ha influito e aiutato nella trasformazione che hai dovuto fare?
R: L’aspetto spirituale ha contribuito moltissimo, come pure il fatto di praticare la meditazione Yoga ha aiutato a stimolare la mia forza di volontà che mi ha permesso di intraprendere questo nuovo modo di pensare e di alimentarmi.
Dall’altra parte, il nuovo regime nutrizionale, ha aiutato la mia concentrazione nella meditazione, il respiro e la tenacia nell’entrare in profondità, dove si ottengono risultati inimmaginabili.
D: Non ti è mai venuta l’idea di scrivere un libro o una specie di diario, per raccontare dettagliatamente la tua esperienza? Forse potrebbe essere utile a molte persone…
R: Me lo hanno già chiesto in molti e ci sto pensando seriamente.

Forse avrei bisogno di un aiuto sul lato redazionale, cioè il mio italiano non è completo e potrei fare fatica ad esprimermi.
D: So che vai in giro a raccontare la tua storia in conferenze, circoli, ecc.  
Ti ringrazio di cuore Angelo, per il coraggio che hai nell’esporti personalmente e pubblicamente, nel mettere il tuo spirito a servizio per un bene più grande.
R: Non mi sento affatto coraggioso nel raccontare la mia esperienza ma spero sempre che le persone con il problema che ho avuto, ascoltino le mie parole e provino seriamente a mettere in atto questo cambiamento.

Quello che noto, purtroppo, è che dopo una sola settimana, le persone si scoraggiano e lasciano perdere, tornando ad essere schiavi dell’insulina e delle loro cattive abitudini fisiche e mentali.
Ovviamente non posso dire nulla e non giudico nessuno, ma io voglio continuare ad essere LIBERO!