tratto da http://www.silviacattori.net/article3543.html
Quello che sta accadendo in Siria
è un segno di ciò che accadrà nella regione. Il cambio di regime in Siria non è
l’unico obiettivo degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Dividere la Repubblica
Araba di Siria è l’obiettivo finale di Washington, in Siria.
L’inglese Maplecroft,
specializzata nella consulenza sul rischio strategico, ha detto che stiamo
assistendo alla balcanizzazione dello Stato siriano: “i curdi nel nord, i drusi
nelle colline meridionali, gli alawiti nella regione costiera montagnosa
nord-occidentale e la maggioranza sunnita altrove“.
Stiamo già sentendo gente come il
consigliere della Casa Bianca, Vali Nasr, parlare di tutto questo. Le divisioni
etniche e religiose in Siria non sono delimitate ai termini puramente
geografici, e il processo di balcanizzazione potrebbe giocare come processo di
libanizzazione, il che significa che la Siria sarà divisa lungo violente linee
di faglia settarie e affronterà una situazione di stallo politico, come il
Libano durante la guerra civile, ma senza una formale frattura. La
libanizzazione, una forma morbida di balcanizzazione, ha già avuto luogo in Iraq
sotto il federalismo.
Gli eventi in Medio Oriente e Nord
Africa stanno vedendo l’animazione dei movimenti di massa contro i tiranni
locali, come in Bahrain, Giordania, Marocco e Arabia Saudita, ma c’è anche lo
scenario viziato del Piano Yinon d’Israele, e delle sue propaggini. Il Piano
Yinon e schemi analoghi vogliono una artificiosa guerra sciita-sunnita tra i
musulmani, come elemento centrale delle divisioni settarie, o Fitna in arabo,
che includano l’animosità cristiano-musulmana, arabo-berbera, arabo-iraniana,
arabo-turca e turco-iraniana.
Ciò che questo processo si propone
di fare, è suscitare odio settario, divisioni etniche, razzismo e guerre di
religione. Tutti i paesi che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno
destabilizzando hanno naturali linee di demarcazione, e quando le animosità
tribali, etniche, confessionali e religiose si accendono in un paese, trascinano
altri paesi. I problemi in Libia si sono riversati in Niger e in Ciad ed i
problemi in Siria si sono riversarsi in Turchia e Libano.
L’Egitto è il luogo delle correnti
rivoluzionarie e contro-rivoluzionarie che hanno mantenuto la più grande potenza
araba impegnata nel mantenere la propria attenzione sulla politica interna.
Mentre l’Egitto affronta sconvolgimenti interni, gli Stati Uniti stanno tentando
di contrapporre i militari del paese e la Fratellanza Musulmana, gli uni contro
l’altra. Prima, gli sconvolgimenti nel Sudan, formalmente balcanizzato da Tel
Aviv e Washington attraverso la manipolazione della politica delle identità, che
hanno portato alla secessione del Sud Sudan.
La Libia è stata neutralizzata e
divisa da vari gruppi. La libanizzazione, come accennato in precedenza, ha messo
radici in Iraq con il governo regionale del Kurdistan (KRG) supportato
dall’estero – in particolare con gli aiuti di Stati Uniti, Europa Occidentale,
Israele e Turchia – comincia ad agire sempre di più come se l’Iraq del Nord o
Kurdistan iracheno sia un paese separato dal resto dell’Iraq.
Di Dore Gold, presidente del
Jerusalem Center for Public Affairs e consigliere del primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu, vale la pena citare il punto di vista: “Quello che succede
in Siria è che il Medio Oriente sta andando a pezzi, una nuova forma di caos
sostituisce ciò che esisteva.” Questo, naturalmente, fa parte del wishful
thinking dei responsabili politici israeliani che hanno interesse nel vederlo.
Originariamente, la posizione di Tel Aviv è stata ignorata quando la crisi in
Siria era iniziata, ma è chiaro ora che Israele ha interesse nel vedere la Siria
frammentata e in uno stato di continua guerra civile. Questo è ciò che il Piano
Yinon e i suoi succedanei hanno sottolineato come obiettivi strategici di
Israele, in Siria e in Libano.
Nazionalismo curdo
La Siria, come l’Iraq, può essere vista come un punto di pressione chiave nel Medio Oriente. Smantellando entrambe, si avrà il tracollo regionale. Se le cose peggioreranno in Siria, l’Iraq sarà ancor più fragile, facendo ribollire la regione come un vulcano geo-politico.
La Siria, come l’Iraq, può essere vista come un punto di pressione chiave nel Medio Oriente. Smantellando entrambe, si avrà il tracollo regionale. Se le cose peggioreranno in Siria, l’Iraq sarà ancor più fragile, facendo ribollire la regione come un vulcano geo-politico.
Per coloro che hanno dubbi sul
fatto che gli Stati Uniti stanno alimentando le fiamme di un fuoco per far
fondere il Medio Oriente, o che gli eventi in Siria stiano cominciando ad avere
ramificazioni regionali, hanno solo bisogno di guardare la regione del
Kurdistan. Combattenti nazionalisti curdi hanno iniziato a mobilitarsi in Siria
e in Turchia, e le truppe turche sono state attaccate da loro. Il governo
regionale del Kurdistan (KRG) ha iniziato a prendere misure più importanti, cosa
che indica la sua indipendenza dall’Iraq.
In Iraq, il KRG è essenzialmente
uno stato de facto con propri parlamento, bandiera, esercito, regime dei visti,
forze armate, polizia e leggi. In violazione delle leggi nazionali irachene, il
KRG ha anche fatto in proprio accordi illegali su armi e petrolio con i governi
ed enti stranieri, senza nemmeno notificarli al governo di Baghdad. Inoltre, il
KRG ha addirittura impedito alle truppe irachene di recarsi nel confine iracheno
di nord-ovest con la Siria, per assicurarsi la fine del contrabbando di armi e
dell’illegalità.
La Turchia, che mantiene stretti
legami con il KRG, incoraggia anch’essa questo comportamento e ha anche trattato
il KRG come governo nazionale, avendo contatti diplomatici senza consultare il
governo iracheno di Baghdad. I capi del governo regionale del Kurdistan stanno
anche permettendo che il loro paese sia utilizzato come base operativa del
Mossad contro la Siria e l’Iran.
Ironia della sorte, la Turchia ha
avvertito che ci vorrà un’azione militare contro i separatisti curdi in Siria,
mentre Ankara sostiene le tendenze separatiste del KRG e la divisione della
Siria. Oltre a creare tensioni tra i governi turco e iracheno, ciò ha avuto
conseguenze in Turchia. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha
iniziato a rimobilitarsi. Il PKK ha affermato che controlla il Distretto
Semdinli (Semzinan) nella Provincia turca di Hakkari, e scontri sono scoppiati
nel sud-est della Turchia.
Le perdite hanno cominciato ad
aumentare tra le truppe turche e le forze di sicurezza hanno iniziato ad
affrontare attacchi. La legge marziale è stata dichiarata nella provincia di
Hakkari, secondo la stampa turca. La Turchia stessa ora affronta lo scontro
diretto con le forze antigovernative, mentre appare incapace di governare il
proprio territorio. Un deputato del Partito Repubblicano del Popolo,
dell’opposizione turca, è stato rapito dal PKK. Il primo ministro turco Erdogan
ha cercato di incolpare la Siria per l’esplosione delle lotte nelle zone curde
della Turchia, ma omette il fatto che le violenze in Turchia sono il risultato
diretto delle interferenza turche in Siria. Se già non le hanno, le armi che
Erdogan sta inviando in Siria, alla fine, troveranno la via del ritorno in
Turchia, dove saranno utilizzate dalle forze antigovernative.
Gli obiettivi di Tel Aviv in
Libano: un secondo fronte levantino è stato aperto?
Il caso dell’attacco al bus turistico israeliano in Bulgaria è inquietante, a dir poco. Ciò che colpisce dell’incidente, è che Israele ha incolpato immediatamente Hezbollah e l’Iran, nemmeno a un’ora dall’attacco, quando le indagini erano in corso.
Il caso dell’attacco al bus turistico israeliano in Bulgaria è inquietante, a dir poco. Ciò che colpisce dell’incidente, è che Israele ha incolpato immediatamente Hezbollah e l’Iran, nemmeno a un’ora dall’attacco, quando le indagini erano in corso.
Ciò che è degno di nota è che i
funzionari, appena poche settimane prima, a Tel Aviv, minacciavano di attaccare
di nuovo il Libano, dicendo che avrebbero distrutto totalmente il Libano in una
terza guerra israelo-libanese. I commenti israeliani sono stati fatti dal
brigadier-generale Hertzi Halevy, comandante della 91.ma Divisione di Tel Aviv,
appena una settimana prima del sesto anniversario della vittoria di Hezbollah
contro Israele nella guerra del 2006 tra Israele e Libano. Halévy e altri leader
israeliani hanno ripetutamente minacciato di ridurre in cenere il Libano,
lanciando un attacco a tutto campo.
Gli alleati della Siria sono tutti
sotto pressione in un ambiente da guerra multi-dimensionale. Iran, Russia,
Libano, Iraq e palestinesi vengono messi sempre più sotto pressione, per
abbandonare i loro alleati siriani. Le minacce israeliane mirano a mettere
pressione psicologica su Libano e Hezbollah, utilizzando i media per espandere
l’assedio politico, psicologico, economico, diplomatico e d’intelligence contro
la Siria in Libano. Le sanzioni statunitensi contro la Siria stanno già
investendo l’Iran ed Hezbollah, e le banche libanesi hanno dovuto affrontare
attacchi informatici e le pressioni di Washington e dei suoi alleati.
Guardando l’orizzonte del futuro:
arriva l’arco dell’instabilità degli USA?
L’assedio della Siria sponsorizzato dagli USA fa parte dei loro tentativi di dividere l’Eurasia e mantenere il loro primato mondiale da superpotenza. Washington non ha pietà per i suoi amici o i suoi nemici, paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita alla fine saranno utilizzati come carne da cannone. Gli strateghi statunitensi vogliono che l’area che va dal Nord Africa e Medio Oriente al Caucaso, all’Asia centrale e all’India sia trasformata in un buco nero in guerra, nei “Balcani eurasiatici” à la Brzezinski.
L’assedio della Siria sponsorizzato dagli USA fa parte dei loro tentativi di dividere l’Eurasia e mantenere il loro primato mondiale da superpotenza. Washington non ha pietà per i suoi amici o i suoi nemici, paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita alla fine saranno utilizzati come carne da cannone. Gli strateghi statunitensi vogliono che l’area che va dal Nord Africa e Medio Oriente al Caucaso, all’Asia centrale e all’India sia trasformata in un buco nero in guerra, nei “Balcani eurasiatici” à la Brzezinski.
Gli arabi, l’Iran e la Turchia
sono sul bordo di un grande conflitto, perché gli Stati Uniti stanno perdendo il
loro status di superpotenza. Tutto ciò che rimane dello status di superpotenza
di Washington è la sua potenza militare. Verso la fine della sua vita
relativamente breve, l’Unione Sovietica aveva solo la forza militare. L’Unione
Sovietica aveva sperimentato le tensioni sociali ed era in declino economico,
prima che sprofondasse. La situazione per gli Stati Uniti non è molto diversa,
se non peggiore. Washington è spezzata, socialmente divisa, sta diventando
razzialmente polarizzata, e la sua influenza internazionale è in rapido declino.
Le élite USA, tuttavia, sono determinate a resistere a ciò che sempre più appare
come la fine dello status di arrogante superpotenza del loro paese e del loro
impero.
Incendiare l’Eurasia con la
sovversione, sembra essere la risposta di Washington per impedire il proprio
declino. Gli Stati Uniti prevedono di accendere un grande incendio dal Marocco e
dal Mediterraneo fino ai confini della Cina. Questo processo è stato
sostanzialmente iniziato dagli Stati Uniti attraverso la destabilizzazione di
tre diverse regioni: Asia Centrale, Medio Oriente e Nord Africa. I primi passi
che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO e arabi hanno fatto per fare
ciò, non sono stati fatti in Siria.
In Medio Oriente, questo processo
è iniziato con l’assedio dell’Iraq, che alla fine ha portato all’invasione
anglo-statunitense e all’occupazione del paese nel 2003. In Asia centrale, il
processo avviato con la destabilizzazione dell’Afghanistan durante la Guerra
Fredda, e il sostegno degli Stati Uniti alle lotte tra frazioni diverse, tra cui
coloro che sarebbero diventati i talebani; il 9/11 ha soltanto dato agli Stati
Uniti e ai loro alleati della NATO la possibilità di invaderla. In Nord Africa,
infine, gli USA e Israele hanno balcanizzato il Sudan attraverso anni di
pressioni e di operazioni segrete.
Nelle tre regioni di cui sopra,
oggi vediamo la seconda ondata di destabilizzazione. In Asia centrale, la guerra
in Afghanistan si è estesa in Pakistan, grazie alla NATO. Ciò ha dato modo al
termine “AfPak” di descrivere l’Afghanistan e il Pakistan come un teatro. In
Nord Africa, la Libia è stata attaccata nel 2011 dalla NATO, e la Jamahiriya è
stata sostanzialmente divisa dai vari gruppi. In Medio Oriente, questa seconda
ondata di operazioni di destabilizzazione mira alla Repubblica araba siriana, in
continuazione di ciò che è accaduto in Iraq.
Washington sembra sognare questo
scenario: le rivolte curde che si svolgono in Siria, Turchia, Iraq e Iran; le
guerre civili settarie che consumano Iraq, Libano, Siria, Turchia e lo Yemen in
fiamme; l’instabilità e la guerriglia in Algeria, Egitto, Libia, Pakistan e
Sudan; berberi e arabi che si combattono l’un l’altro in tutto il Nord Africa,
insicurezza e incertezza politica diffuse in Asia centrale, una guerra nel
Caucaso meridionale che consuma Georgia, Armenia e Repubblica di Azerbaigian;
rivolte innescate tra balcari, ceceni, circassi, daghestani, ingusci e altri
popoli locali caucasici contro la Russia, nel Caucaso del Nord, il Golfo Persico
zona di instabilità e la Russia ai ferri corti con l’Unione europea e la
Turchia. Tale incendio viene costantemente alimentato da Washington.
In definitiva, tutto questo è
destinato a distruggere alcune delle rotte energetiche più importanti del mondo,
per colpire i rifornimenti energetici delle economie della Cina, delle grandi
potenze europee, dell’India, del Giappone e della Corea del Sud. Questo potrebbe
costringere l’Unione europea a diventare più militarista, nella disperazione di
salvare la sua economia.
Tale scenario potrebbe essere
pericoloso per la Russia che fornisce energia, così come per gli stati
dell’OPEC, che dovrebbero scegliere tra la UE e la Cina, se ci saranno carenze
energetiche. Una guerra per le risorse – come la Prima Guerra Mondiale –
potrebbe essere avviata portando alla rovina una gran parte dell’Africa e tutte
le regioni industrializzate dell’Eurasia. Ciò accadrebbe mentre gli Stati Uniti
resterebbero nell’emisfero occidentale, guardando da una distanza di sicurezza,
proprio come hanno fatto durante la Prima Guerra Mondiale e la Seconda Guerra
Mondiale, prima che passassero per raccogliere i pezzi, quali beneficiati
economici di una guerra devastante.
Mahdi Darius Nazemroaya
Global Research, 15 agosto 2012
Global Research, 15 agosto 2012