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lunedì 29 luglio 2013

I DANNI DELLO ZUCCHERO E GLI INTERESSI DELLE MULTINAZIONALI



DA ANNI SI LEGGE IN MOLTI LIBRI DI MEDICINA NATURALE

che lo zucchero è come una droga dolce ma pericolosa per l’organismo. Spesso si crede che per lo zucchero di canna tale verità non sia valida, ma il cosiddetto zucchero di canna molto spesso è lo stesso zucchero bianco colorato con melassa (si salva forse il mascobado e qualche altro zucchero del commercio equo e solidale).In questo articolo ci stiamo ovviamente riferendo allo zucchero raffinato artificialmente dalla canna o dalla barbabietola, e non agli zuccheri presenti all’interno di altri alimenti completi come il fruttosio della frutta o il lattosio del latte)È difficile credere che lo zucchero possa essere dannoso perché tale sostanza è entrata nella nostra dieta in modo tanto profondo che una buona metà dei cibi confezionati che si trovano in commercio nè risulta “contaminato”
 


L’ASSUNZIONE DI ZUCCHERO RAFFINATO SOTTRAE VITAMINA C

all’organismo come fanno le sigarette, uccidealcuni batteri simbionti che nel nostro organismo producono vitamine del complesso B e altera il ciclo di regolazione glicemica. Il pancreas reagisce allo zucchero puro con una ipersecrezione di insulina, cui segue da una parte una ipoglicemia, dall’altra a lungo andare il surplus di lavoro del pancreas puo’ portare al diabete.L’assunzione di zucchero inoltre causa sonnolenza post pranzo, altera il metabolismo e influisce sugli ormoni,decalcifica le ossa e può portare alle carie dentarie. Anche l’aumento dei casi di cancro è correlato all’assunzione sempre più elevata di zucchero nella società dei consumi, dove anche nell’alimentazione l’apparire (il gusto artificialmente dolce) è molto più importante dell’essere (la valenza nutritiva e la purezza del cibo).
 
 


I POPOLI CHE  NON CONOSCONO ANCORA LO ZUCCHERO NON CONOSCONO NEMMENO IL CANCRO

Il più basso livello di casi di cancro si è registrato in Olanda due anni dopo l’occupazione nazista, quando zucchero e caffè erano quasi scomparsi dalla tavola: tutti gli studi sulla prevenzione e la cura naturale del cancro (regolazione alimentare e metabolica) confermano che più si mangia zucchero e più si rischia di sviluppare il tumore.Ci sono inoltre studi che dimostrano il legame fra zucchero e ulcera, fra zucchero e malesseri psicologici, fra zucchero e allergie…la situazione è grave: sia per gli effetti che per l’assordante silenzio di chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini.
 
 


SI SA LA SALUTE NON GENERA BUSINES
la prevenzione primaria non genera mercato, la malattia dà da mangiare a tutto il sistema sanitario, come diceva un medico egizio 3.500 anni fa (riferendosi ovviamente alla classe benestante che lui curava) “un quarto di ciò che mangiamo serve per nutrire il corpo, il restante per nutrirei medici”.
 



E’ PER QUESTO CHE NELLE UNIVERSITA’

di medicina di tutto il mondo non si studia quasi per niente l’influenza dell’alimentazione sul benessere dell’individuo e il modo di mantenere la salute con la prevenzioneprimaria (corretto stile di vita) mentre si punta sulla ben più costosa (e redditizia) prevenzione secondaria (test di laboratorio poco affidabili e a volte pericolosi, radiografie cancerogene etc.). Quei medici (come Mendelson e Kousmine) che denunciano questa squallida realtà sono ovviamente una stretta minoranza; per questo di tutto ciò che è descritto in queste righe difficilmente si trove traccia nei consueti manuali universitari.
 
>Fonte<  

Redatto da Pjmanc  http:/ ilfattaccio.org

Tratto da: http://www.ilfattaccio.org/2013/07/29/i-danni-dello-zucchero-e-gli-interessi-delle-multinazionali-2/

venerdì 26 luglio 2013

I 5 INGREDIENTI RAFFINATI DI USO COMUNE CHE CI STANNO AVVELENANDO



ORMAI PIU’ O MENO SI CONOSCONO QUALI INSIDIE POSSANO NASCONDERSI DIETRO GLI ALIMENTI CONFEZIONATI E DI PRODUZIONE INDUSTRIALE
spesso eccessivamente ricchi di sale, zucchero e grassi, tanto da spingere alcuni governi verso la proposta di tassare quei cibi ritenuti maggiormente dannosi per la salute.E’ ormai un dato di fatto: alimentazione scorretta e malattie del benessere sono strettamente correlate. La prevenzione è la regola principale ed essa non può che passare attraverso abitudini alimentari realmente corrette, che dovrebbero prevedere una drastica eliminazione dei seguenti cinque ingredienti raffinati d’uso comune.
 


1) Zucchero bianco
Lo zucchero raffinato è tra i maggiori imputati dell’insorgere di quelle che vengono definite come malattie del benessere: diabete, obesità, problemi legati al metabolismo, ipertensione, danni a livello del fegato. Secondo studi recenti  lo zucchero raffinato sarebbe da considerare tra le cause che ogni anno provocano la morte di 35 milioni di persone, con particolare riferimento al diabete ed alle malattie cardiocircolatorie. Il consumo di zucchero bianco sarebbe triplicato nel corso degli ultimi 50 anni ed andrebbe drasticamente ridimensionato. Esso, sia che venga derivato dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, per assumere il candore che noi tutti conosciamo, subisceprocedimenti di raffinazione che comprendono l’impiego di calce, zolfo e carbone animale, oltre che di coloranti utilizzati per eliminarne i riflessi giallognoli. Lo zucchero risulta in questo modoimpoverito sia dei minerali che delle proteine presenti nelle materie prime di partenza. Anche lo zucchero greggio viene trattato con zolfo, ma in seguito non subisce processi di decolorazione.
Alternative: Tra i sostituti dello zucchero raffinato possono esservi la stevia (non lavorata industrialmente), lo sciroppo di riso, il succo concentrato di mela o uva, lo sciroppo d’acero o d’agave.

 


2) Farina 00
La farina 00 rappresenta spesso l’ingrediente di base di numerose preparazioni sia casalinghe ed industriali. E’ sufficiente aprire qualsiasi comune ricettario per rendersi conto di come tra gli ingredienti per la preparazione di una torta casalinga, che dovrebbe dunque risultare più “sana” rispetto ad un prodotto confezionato, via sia per la maggior parte delle volte la farina 00, cioè la più raffinata tra le farine in commercio. Tramite i processi di raffinazione questo alimento perde purtroppo gran parte del proprio contenuto nutritivo, con particolare riferimento al germe contenuto nei chicchi, ricco aminoacidi, Sali minerali e vitamine del gruppo B ed E. Gli effetti negatici dell’impiego abituale di farina 00 nella propria alimentazione sono stati posti in luce dal Professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica. Egli sottolinea come provochi un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell’insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati e ad un indebolimento generale dell’organismo, rendendolo maggiormente esposto nei confronti delle malattie, tumori inclusi.
Alternative: la farina raffinata può essere sostituita da farina integrale o semi-integrale (farina di tipo 2). Meglio ancora ricorrere a farine artigianali acquistate nei molini e macinarsele in casa con apparecchi appositi.

 


3) Sale
La notizia è recentissima. In Italia il consumo di sale è ancora eccessivamente elevato e ben superiore a quanto raccomandato da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mentre non si dovrebbero mai superare i 5 grammi di sale al giorno, il suo consumo nel nostro Paese sarebbe quasi il doppio. L’eccessivo consumo di sale è legato all’insorgere di malattie cardiovascolari è può incidere negativamente su situazioni già presenti di ipertensione. Gli esperti confermano che riducendo il consumo di sale si potrebbe evitare la morte di almeno 26 mila persone ogni anno. E’ necessario anche sottolineate che la tipologia di sale che si decide di utilizzare sulla propria tavola non è da sottovalutare.
Alternative: Se, da una parte, è possibile evitare un consumo eccessivo di prodotti confezionati molto ricchi di sodio, dall’altra si potrebbe sostituire il comune sale da cucina con del sale integrale (sale marino integrale, sale rosa dell’Himalaya), che, a differenza del sale ottenuto industrialmente, presenta, oltre al cloruro di sodio, un contenuto da non sottovalutare di sali minerali come calcio, magnesio, potassio, ferro, rame e iodio

 
 


4) Olio di palma
Ecco un altro ingrediente onnipresente in numerosi alimenti confezionati sia dolci che salati. L’olio di palma, quando non indicato come tale, potrebbe nascondersi comunque dietro la sibillina dicitura in etichetta di “olio vegetale” o “oli vegetali”. Urge in questo senso, a tutela dei consumatori, la diffusioni di indicazioni maggiormente chiare all’interno delle liste degli ingredienti presenti sulle confezioni degli alimenti. L’olio di palma è ritenuto dannoso per la salute per vie del suo elevato contenuto di grassi saturi, che può raggiungere anche il 50% nel caso dell’olio di palma derivato dai frutti e l’80% nell’olio di palmisto, derivato dai semi. Ad un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi saturi, si lega un maggiore rischio di contrarre malattie cardiovascolari. Dal punto di vista ambientale, la produzione di olio di palma contribuisce purtroppo alla deforestazione di aree dal valore naturalistico inestimabile, comprese antiche foreste pluviali.
Alternative: Per evitare l’olio di palma sarebbe necessario controllare con attenzione le liste degli ingredienti, diffidare da snack, merendine, piatti pronti e creme spalmabili industriali e passare all’autoproduzione casalinga degli stessi, utilizzando oli più equilibrati, come l‘olio extravergine d’oliva o oli vegetali biologici spremuti a freddo.

 


5) Grassi idrogenati
La diffusione dei grassi idrogenati nei prodotti industriali va spesso di pari passo con quella dell’olio di palma. Margarine, merendine alla crema, piatti pronti già conditi, surgelati e prodotti da forno di vario tipo possono contenerne. La loro presenza è sempre indicata in etichetta, quindi è sufficiente porre attenzione a ciò che si acquista per fare in modo di evitarli il più possibile. I rischi per la salute relativi ai grassi idrogenati sono legati alla loro capacità di aumentare i livelli del colesterolo LDL e di diminuire quelli del colesterolo HDL, considerato “buono”. Un’alimentazione che prevede un consumo disattento di grassi idrogenati può rendere i vasi sanguigni meno flessibili ed influire negativamente sulla pressione del sangue. I grassi idrogenati sono ottenuti tramite un processo di lavorazione degli oli insaturi, che mira ad ottenere grassi di consistenza differente, a seconda degli impieghi industriali. Si ottengono così dei grassi insaturi, anche denominati “grassi trans”, la cui presenza nella dieta è stata legata alla comparsa di ictus, arteriosclerosi e malattie coronariche.

>Fonte< http://curiosity2013.altervista.org/

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org

Tratto da: http://www.ilfattaccio.org/2013/07/05/i-5-ingredienti-raffinati-di-uso-comune-che-ci-stanno-avvelenando/

giovedì 25 luglio 2013

LA CARESTIA BIHAR E IL PROGETTO GROMET

“Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, provocare alluvioni e carestie”

Il primo uso sistematico conosciuto nella storia di tecniche di modifica ambientale-meteorologica: GROMET, Progetto Popeye e GROMET II.

Articolo ...
di NoGeoingegneria

LA CARESTIA BIHAR E IL PROGETTO GROMET

Il 23 gennaio 1967 a Nuova Delhi,atterrò un aereo militare statunitense con a bordo, tra gli altri, lo scienziato-militare Ammiragio Pierre Saint-Amand e pezzi di velivoli smontati. Saint-Amand era membro della Naval Ordnance Test Station(NOTS). Dopo lo sbarco dell’ammiraglio si intensificarono le manipolazioni atmosferiche-meteorologiche degli Stati Uniti nella regione asiatica. Inoltre si è a conoscenza di test effettuati in Indocina già dal 1963.
Chi è Pierre Saint-Amand?
Pierre Saint-Amand, geofisico, aveva studiato il terremoto Tehachapi del 1952 e presentò una relazione sul terremoto cileno nel 1960 . Era il terremoto più forte mai registrato nel mondo (magnitudine 9.5). In seguito studiò anche il terremoto dell’Alaska del 1964. Saint-Amand è stato scienziato della Marina per più di 38 anni. La sua carriera ha incluso un periodo di due anni al Dipartimento di Stato, dove ha contribuito a creare la scuola di specializzazione di Geologia presso l’Università di Santiago del Cile. Da ricordare che era la fase calda dei test nucleari e Saint-Amand aveva una sua parte attiva come ricercatore.
Durante la sua carriera presso la Stazione Navale (NOTS) China Lake presentò brevetti innovativi in ambito di modificazione del clima. Come scienziato ha contribuito a sviluppare il Progetto Popeye, un programma di inseminazione delle piogge come arma di guerra. Il programma prevedeva l’aumento della pioggia durante la stagione dei monsoni nel sud-est asiatico, per ostacolare i soldati nemici. Troviamo il suo nome in vari scenari di quel periodo (e questo potrebbe indicare un filo rosso).
Scienza e tecnologia da molto tempo sono utilizzati come strumenti governativi. La bomba atomica e la conquista dello spazio sono stati una svolta verso un nuovo ruolo della scienza nella politica.
Le scienze ambientali sono diventate sempre più rilevanti nel campo militare-strategico.
Lyndon B. Johnson in particolare manifestò la sua fede nelle scienze ambientali come strumenti di “sicurezza”. L’atomica si rivelò fallace per le guerre. Diventò piuttosto strumento di esplorazione del globo e della sua atmosfera.
Sì puntò su nuove armi di dominio, sulle modificazioni e controllo del clima, della natura e del pianeta.



Nel 1958 il futuro presidente americano Lyndon B. Johnson aveva promesso:

«Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare la rotta della corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati».

Saint-Amand e i suoi colleghi del Pentagono, in sintonia con questo tipo di impostazione, non hanno sentito limiti morali. Le piogge artificiali come arma, suggerivano, erano più umane dei bombardamenti.

Ma torniamo in India e allo sbarco di Saint-Amand.
Nel 1965 l’India aveva subito un grave siccità. Il monsone si era fatto aspettare. Lo stato del Bihar era stato duramente colpito con una popolazione di oltre 51 milioni di persone.
Da diversi anni i ricercatori del NOTS avevano lavorato al perfezionamento delle tecniche di controllo meteo.
La carestia del Bihar in India permise a Lyndon B. Johnson di promuovere l’Operazione Gromet – un importante esercizio di modificazione delle condizioni meteo nella regione.
La US Air Force, con il permesso dell’India, doveva svolgere una serie di test di inseminazione di nubi monsoniche per aumentare le piogge.
Il test si chiamò “Joint U.S.-India Precipitation Experiment” e si svolse nell’area di Bihar e Uttar Pradesh. Nonostante una bassa copertura di nubi monsoniche iniziarono nel gennaio 1967. I partecipanti volarono in aeroplani segnati come aerei di commercio e tutti gli occupanti dovettero indossare abiti civili. Nel caso ci fossero state domande da parte dei media era pronto un comunicato stampa di contingenza che spiegava che si trattava di un “sondaggio agro-meteorologico.” Non ci sarebbe stata alcuna pubblicità. Il governo indiano era pienamente responsabile per eventuali rivendicazioni per lesioni personali o danni alla proprietà.

Il progetto doveva rimanere segreto.

Il governo indiano aveva insistito sul fatto che eventuali commenti su questo progetto erano da collegare all’agricoltura e non a obiettivi militari. Visto che le zone principali erano rimaste senza nuvole, il governo indiano individuò ulteriori aree in Uttar Pradesh, spostando in questo modo le esercitazioni in zone dove le nuvole c’erano. I risultati furono diversificati. Alcune nubi produssero forti piogge, altre invece piogge leggere o moderate. Le grandi nuvole risposero meglio.
La squadra GROMET non ha riferito quanta pioggia ha colpito la terra e la misura del successo, anzi il Progetto GROMET stesso non è proprio menzionato nei libri storici di controllo del meteo.

La vicenda è stata ricostruita da Ronald E. Doel and Kristine C. Harper dell’Università dello Utah.
http://www9.georgetown.edu/faculty/khb3/osiris/papers/Doel-Harper.pdf

LA GUERRA DEL VIETNAM E IL PROGETTO POPEYE

Immediatamente dopo le operazioni in India, Pierre Saint-Amand e la sua squadra iniziarono una nuova missione top-secret, nota oggi come Project Popeye. L’Operazione Popeye (dal 1967 e 1972) è stata il primo uso sistematico conosciuto nella storia di tecniche di modifica ambientale-meteorologica ed è avvenuto nel quadro della guerra nel Sud Est Asiatico nei territori di Cambogia, Laos e Vietnam del Nord e del Sud. L’origine dei tifoni estremamente forti e delle torrenziali piogge del 1971 nel Vietnam del Nord, sono correlati con la suddetta operazione. L’operazione è stata a carico del 54th Weather Reconnaissance Squadron (WRS) con il proposito di allargare il monsone sul Vietnam del Nord, principalmente sulla strada di Ho Chi Minh. Le operazioni avevano il nome in codice di “Motorpool”. Le inseminazioni di nubi (cloud seeding) venivano eseguite con particelle di ioduro di argento, dando come risultato un prolungamento del monsone di 30 – 45 giorni. Questo faceva sì che intense piogge rendessero difficile il traffico stradale saturando il suolo e facendo esondare i fiumi. Queste missioni sono state portate avanti da aerei modificati (C-130, F-4 e A-1), che realizzarono più di 2300 missioni. L’operazione Popeye, oltre ad inondare il sentiero di Ho Chi Minh, era di fondamentale importanza strategica per i vietcong: aveva distrutto anche le risaie del Vietnam del Nord . Le operazioni partivano dalla Tailandia, senza informare però il governo sullo scopo.
Saint-Amand e il suo gruppo adoperavano la loro nuova arma con risultati spettacolari. Si poteva attaccare il nemico usando il meteo, negando conseguenze e responsabilità.

Il nome dell’Operazione Popeye (Pop Eye) è entrato nello spazio pubblico attraverso una breve menzione nel Pentagon Paper (qui) e con la pubblicazione sul New York Times il 3 luglio 1972 (qui). Le Operazioni in Laos cessarono due giorni dopo la pubblicazione dell’articolo. Sono state fatte accuse, si è detto che il cloud-seeding aveva non solo reso impraticabili i percorsi della giungla ma anche ucciso migliaia di persone. Il Progetto Popeye aveva aperto la porta ad un nuovo tipo di guerra.
DANIEL ELLSBERG, analista militare, nel 1971 consegnò al New York Times e ad altri giornali il Pentagon Papers, uno studio secreto del Dipartimento della Difesa sul coinvolgimento statunitense in Vietnam. Ellsberg fece trapelare documenti in cui si rivelava come l’invasione del Vietnam fosse sistematicamente basata sulla menzogna. Melvin Laird che era segretario della Difesa, negò che gli Stati Uniti stavano modificando il tempo in Vietnam.

Le operazioni di WARFARE innovativo in Vietnam erano di vasta portata.
Dal 1965 al 1970, nel Sud del Vietnam gli Stati Uniti hanno scaricato oltre 43 milioni di litri di Agent Orange, i produttori del veleno devastante erano la Dow Chemical e la Monsanto. Il Napalm acquistò fama mondiale grazie a questa foto.



Il napalm servì per distruggere infrastrutture e per per incendiare foreste. Era un agente addensante usato nei lanciafiamme e nelle bombe incendiare. L’addensante trasforma la mistura in una gelatina che si attacca al bersaglio quando comincia a bruciare.Come l’India con GROMET, altri paesi fungevano come grande laboratorio all’aperto. I primi passi sotto cieli sereni per disperdere il Napalm e studiare i suoi effetti sono stati fatti in Italia.
“Nel giro di dieci giorni – scrive il ricercatore Andrea Villa – 700 bombardieri pesanti, 300 bombardieri medi e 270 caccia sganciarono 1161 tonnellate di bombe contro 74 obiettivi»; bombe che erano state riempite con «una miscela di recente invenzione, chiamata napalm, i cui effetti erano ancora tutti da verificare e da indagare». Villa non parla del Vietnam , ma di NAPALM scaricato in Italia nel 1944.

Il meteo come arma e sostanze biologiche e chimiche sono stati applicati con grande ferocia verso le popolazioni inermi e verso l’ambiente.
L’interesse a modificare il clima era ufficialmente diminuito con la fine della guerra in Vietnam e il successivo trattato nel 1977 sulle modificazioni ambientali, Convention on Environmental Modification Techniques (ENMOD), che ha vietato le modificazioni del clima offensive.
Ma le missioni di guerra o pace non sono certo diventate più trasparenti in seguito.
Con il termine “tecniche di modificazioni ambientali” si fa riferimento a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata – i processi naturali, le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno (Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977).

GROMET II

Un terzo capitolo si aprì nelle Filippine, il suo nome era Gromet II. Di nuovo troviamo l’ammiraglio Saint-Armand. Operazioni di guerra in Vietnam e di “aiuto civile” avvenivano in contemporanea. Stessa squadra, stesse tecnologie e strumenti.

Mentre pioveva troppo in Vietnam, pioveva troppo poco nelle Filippine.
La grave siccità che colpì le isole Filippine negli anni 1968 e 1969 convinse il governo filippino a provare l’inseminazione delle nuvole come mezzo per aumentare le precipitazioni. Partì il progetto GROMET II. Sì è svolto su tutto l’arcipelago da fine aprile a metà giugno del 1969. Ioduro d’argento è stato rilasciato in correnti ascensionali e in nubi in crescita. La portata esatta di pioggia e l’aumento derivante dalla semina non può essere calcolato, tuttavia, l’aumento delle precipitazioni tropicali portò un miglioramento nel settore agricolo, l’aumento della produzione di zucchero, riso e mais. Inoltre gli USA addestrarono il personale locale nelle tecniche di cloud seeding. A causa del successo di GROMET II il governo filippino condusse un’operazione simile nel 1970 ed era prevista un’altra per il 1971. Cosa successe non lo sappiamo. Nel 1971 è avvenuta una delle peggiori alluvioni ad Hanoi. Morirono oltre 100 000 persone.
“A severe flood of the Red River in North Vietnam kills an estimated 100,000 people on this day in 1971. This remarkable flood was one of the century’s most serious weather events, but because the Vietnam War was going on at the time, relatively few details about the disaster are available.”
http://geographicalimaginations.com/category/vietnam/

Qui un documento su GROMET II:http://www.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/723815.pdf

VEDI ANCHE:GEOINGEGNERIA ATMOSFERICA E GRANDI DIGHE

Il Progetto GARP

FONTI e APPROFONDIMENTI:
Project GROMET was the code name for an Indian rain augmentation project initiated with U.S. support at the end of 1966.

In un documento del 1967:”Weather Modification and Control : Some International Legal Implications” di Howard J. Taubenfeld troviamo testimonianze significative:
Edward Teller affermò nel 1957 (pag.495) :

“Ultimately, we can see again and again that small changes in the weather can lead to very big effects…Please imagine a world in which the Russians can control weather in a big scale, where they can change the rainfall over Russia, and that-and here I am talking about a very definite situation-that might very well influence the rainfall in our country in an adverse manner ….What kind of a world will it be where they have this new kind of control, and we do not? ”

L’articolo parlò di molti test in corso e sottolinea la necessità di leggi in vista delle ampie problematiche connesse ad una messa in pratica in campo aperto.

“International implications of weather modification activities cannot be ignored at present is indicated by the number of countries already conducting studies in this field. In addition to the United States,5other countries with field programs include the Soviet Union, with a program two or three times as large as that of the United States, Argentina, Australia, Canada, France,Italy, Japan, Kenya, Korea and Tunisia. Studies are also under way in Germany, Great Britain, India, Israel and Switzerland.7″ (pag 493)
http://scholarship.law.berkeley.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2877&context=californialawrevie

Military Studies

Operation Popeye (also known as Operation Intermediary or Operation Compatriot) was a top secret campaign of weaponized weather … Inside the squadron, the rainmaking operations were code-named “Motorpool. … of war, and briefing on Department of Defense weather modification activity, January 25…
http://www.af.mil/shared/media/document/AFD-110914-024.pdf

Operation Motorpool Gallery

PROJECT POPEYE
http://www.globalsecurity.org/military/ops/popeye.htm
Naval Air Weapons Station China Lake
http://cisupa.proquest.com/ksc_assets/catalog/3148.pdf
Edwin Berry:
Operating out of Clark AFB, we trained B-52 pilots using C-130′s to seed the types of clouds in the area and make big storms. After we left, they went on to wash out the Ho Chi Min trail making it impossible for the enemy to move to their destinations.
http://edwinberry.com/biographical-summary/

Weather Modification Hearing, United States Senate Subcommittee on Oceans and International Environment of the Committee on Foreign Relations, March 20, 1974Transcript of the US Senate Hearing on Weather Modification of March 20, 1974Modification of Weather: an Awsome New Weapon . By JOSEPH TRUSO http://news.google.com/newspapers?nid=1314&dat=19741020&id=vB9OAAAAIBAJ&sjid=Qu0DAAAAIBAJ&pg=7182%2C220160

http://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/dallo-spazio-riusciremo-a-controllare-il-clima-sulla-terra-provocare-alluvioni-e-carestie/
 
 

domenica 21 luglio 2013

Il veleno nel piatto

I rischi mortali nascosti in quello che mangiamo

Marcello Pamio – tratto dal libro “Il veleno nel piatto” di Marie Monique Robin, ed. Feltrinelli

 
Non era mai successo prima.
Nella lunghissima storia plurimillenaria l’uomo è sempre stato immerso nella natura cercando con tutti i limiti del caso, di rispettarne il ruolo basilare per la vita stessa.
Oggi invece, ci siamo così allontanati dalla Natura che viviamo completamente immersi nella chimica di sintesi, cioè nell’anti-natura per antonomasia.
Nel giro di poco più di un secolo, oltre 105.000 sostanze chimiche diverse sono state immesse nell’ambiente dalle industrie. Moltissime di queste sono cancerogene, creano malformazioni nei feti e danni al DNA.
Le respiriamo, beviamo, mangiamo ogni giorno, e come se non bastasse, ce le fumiamo e spalmiamo sulla pelle.
Qual è il risultato di questa pazzia?
Crescita esponenziale di tutte le patologie cronico-degenenerative, tumorali e autoimmunitarie.
La spesa sanitaria nazionale, cioè il mercato dei farmaci, cresce ogni anno a vista d’occhio: nel 2011 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 26,3 miliardi di euro (1), oltre 50.000 miliardi delle vecchie lire. Ogni cittadino italiano quindi, spende all’anno di media, 434 euro, per avvelenarsi.
Idem per i tumori: nel 2011 nel nostro paese sono stati diagnosticati 360.000 nuovi casi di tumori maligni, cioè 1000 nuovi tumori al giorno (2), senza contare quelli epiteliali.
Escludendo infatti questi ultimi, il tumore più frequente tra uomo e  donna, risulta essere quello del colon-retto con quasi 50.000 nuove diagnosi all’anno.
Pelle e intestino, sono gli organi più colpiti dal tumore.
La pelle è il primo organo a diretto contatto con l’ambiente esterno e quindi con i veleni del mondo; il colon-retto è l’organo che accumula e dovrebbe espellere verso il mondo esterno, i veleni e le tossine autoprodotte con il nostro stile di vita.
Secondo l’ISTAT, i decessi per tumore nel 2007 sono stati 172.000 (il 30%) degli oltre 572.000 decessi totali verificatisi quell’anno.
I morti per cause cardiovascolari sono stati invece 223.000 (il 39%).
Questi dati confermerebbero che la prima causa di morte sono i problemi cardiocircolatori.
Ma non è così.
Quando una persona, magari di una certa età, muore in ospedale, si certifica il decesso per arresto cardiocircolatorio e/o cardiorespiratorio, e questo fa gonfiare le statistiche.
Se teniamo conto di questo artifizio matematico, oggi il cancro è la prima causa di morte almeno nel mondo occidentale!
E’ chiaro come la luce del sole che la chimica in tutto questo gioca un ruolo fondamentale.
Diossine nel piatto
Nel 2006 è stata eseguita un’analisi chimica su campioni di alimenti, provenienti da Gran Bretagna, Polonia, Svezia, Italia, Spagna, Grecia e Finlandia, ha rinvenuto in tutti i prodotti - chi più, chi meno - inquinanti vecchi e nuovi, comprese sostanze chimiche di tipo persistente e bioaccumulabile come il DDT e i PCB banditi da decenni perché riconosciuti cancerogeni.
La ricerca, durata 10 anni, ha preso in esame 27 campioni di alimenti (tra cui latte, carne, pesce, pane, olio d'oliva e succhi d'arancia), di marche comuni e presenti normalmente nei supermercati e ha riscontrato la presenza di ben 119 contaminanti, tra cui le cancerogene diossine.
Questa è solo una delle tante indagini che dimostrano, dati alla mano, come oggi, grazie alla mortifera industrializzazione della vita, mangiamo chili di sostanze chimiche deleterie e cancerogene ogni anno.
Storia dei pesticidi
I pesticidi sono i soli prodotti chimici concepiti dall’uomo e intenzionalmente liberati nell’ambiente per uccidere o danneggiare altri organismi viventi.
Tutta la grande famiglia dei pesticidi, è identificabile dal suffisso “cida” (erbicida, fungicida, ecc.), che deriva dal latino cœdere, che significa “uccidere” o “abbattere”.
Quindi pesticidi, secondo l’etimologia sono dei sterminatori di “pesti” (dall’inglese pest: animale, insetto o pianta nociva e dal latino pestis che indica un flagello o una malattia contagiosa).
Ecco perché nel mondo industriale, si evita accuratamente di parlare di pesticidi, preferendo la dicitura prodotti fitosanitari, o l’ancor più edulcorato, prodotti fitofarmaceutici.
Sostituire il termine corretto e reale pesticidi con fitofarmaceutico non è solo un gioco di prestigio semantico che rassicura tutti, ma mira proprio ad ingannare prima i coltivatori e poi noi consumatori.
L’impiego di pesticidi risale all’antichità, ma fino al Ventesimo secolo gli sterminatori di pesti, erano derivati di composti minerali o vegetali, di origine naturale (piombo, zolfo, tabacco o foglie di neem). Oggi invece usiamo derivati cancerogeni del petrolio…
I pesticidi conobbero un primo balzo in avanti grazie alla chimica inorganica del XIX secolo, ma bisognerà attendere la Grande Guerra perché siano gettate le basi della loro produzione di massa, e questo grazie allo sviluppo della chimica organica e della ricerca sui gas bellici.
Pesticidi, chemio e guerra chimica hanno un unico padre: Fritz Haber
L’origine storica dei pesticidi e dei chemioterapici, è intimamente legata alla guerra chimica, la cui paternità è attribuibile al chimico tedesco Fritz Haber, i cui lavori sul processo di fissazione dell’azoto atmosferico, serviranno per la produzione dei famosissimi concimi chimici azotati, ma anche degli esplosivi.
Allo scoppio della Guerra, Haber è alla direzione del prestigioso Kaiser Wilhelm Institute a Berlino, e il suo laboratorio viene sollecitato a partecipare allo sforzo bellico. La sua missione sarà quella di sviluppare gas irritanti per stanare dalle trincee i soldati nemici, e questo alla faccia della Dichiarazione dell’Aia del 1899 che vieta l’uso di armi chimiche.
Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo: il cloro.
Il cloro è un gas gialloverde (da cui il nome greco chloros che significa appunto verde chiaro), estremamente tossico, caratterizzato da un odore soffocante che penetra violentemente le vie respiratorie.
Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica 146 tonnellate di gas di cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi, britanniche e canadesi, prese alla sprovvista caddero come mosche, cercando di proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti.
Fritz Haber pagherà molto cara questa vittoria, perché qualche giorno dopo aver usato il gas, la moglie Clara Immerwahr, chimico pure lei, si suicida con un colpo di pistola direttamente nel cuore, usando l’arma di servizio del marito, promosso al grado di capitano.
Ma come si sa: business is business, e il lavoro è lavoro, per cui Haber continua nella sua ricerca come se niente fosse successo.
Per gli Alleati, che nel frattempo si erano dotati di maschere antigas, il cloro non fu più un problema, per cui Haber mise a punto il fosgene, costituto da una miscela di dicloro e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso, ma rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico.
Questa arma chimica, il fosgene, continua ad essere largamente utilizzato come composto dei pesticidi, ed è uno dei componenti del sevin, l’insetticida all’origine della catastrofe ambientale e umanitaria di Bhopal nel dicembre 1984.
Verso al fine della Guerra, quando le vittime dei gas si contano a decine di migliaia, il Nostro lancia l’ultimo ritrovato, il gas mostarda, detto anche iprite, che prende il nome dalla località in cui è stato sperimentato, come il gas cloro: le trincee di Ypres in Belgio.
Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo inducendo la leucemia. Proprio la distruzione del midollo, darà lo spunto di partenza alla grande ricerca medica per sviluppare il prodotto principe dell’oncologia: la chemioterapia.
I lavori di Fritz Haber, dopo l’armistizio, gli costarono l’iscrizione nella lista dei criminali di guerra e per questo si rifugiò in Svizzera fino a quando nel 1920 ricevette addirittura il Premio Nobel per la chimica.
L’ironia della sorte è che Fritz Haber era ebreo, ed è stato pure l’inventore del Zyclon-B, il gas usato nei campi di concentramento. Muore il 29 gennaio 1934 e non saprà mai che una parte della sua famiglia morirà asfissiata dal gas che lui stesso ha inventato.
La legge di Haber
Mentre sviluppava queste terribili armi, si dedicava anche a confrontare la tossicità dei gas formulando una legge che permettesse di valutarne l’efficacia, ossia la loro potenza letale.
Questa legge, usata ancor oggi, ha preso il suo nome: “legge di Haber”, ed esprime la relazione tra la concentrazione di un gas e il tempo di esposizione necessario a provocare la morte di un essere vivente.
La “legge Haber”, ha anche ispirato direttamente la creazione di uno degli strumenti più crudeli, dal punto di vista morale, e più assurdi da quello scientifico, per la valutazione e la gestione dei rischi chimici: la “Dose Letale-50” o semplicemente DL-50.
Questo paradossale indicatore di tossicità, misura la dose di sostanza chimica necessaria per sterminare la metà degli animali usati nei laboratori.
Organoclorati e il DDT
I lavori del chimico tedesco spianarono la strada alla produzione industriale degli insetticidi di sintesi, il più celebre dei quali è il DDT (diclorodifeniltricloroetano) che fa parte della famiglia degli organoclorati.
Gli organoclorati, sono composti chimici in cui uno o più atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro, formando una struttura stabile.
Sintetizzato nel 1874 dal chimico austriaco Othmar Zeidler il DDT è rimasto a dormire in un cassetto fino al 1939 quando il chimico svizzero Paul Muller, stipendiato dalla Geigy (oggi Syngenta) individua le sue proprietà insetticide. A tempo di record, nove anni dopo, per questa grande scoperta ricevette il Premio Nobel per la medicina.
All’indomani della Seconda guerra mondiale il DDT è celebre in tutto il globo come l’insetticida miracoloso. Questo sarà la manna per l’industria chimica, in testa Monsanto e Dow Chemical che dal 1950 al 1980 riverseranno nel mondo 40.000 tonnellate. Solo nel 1963 la produzione tocca le 82.000 tonnellate.
Prima del suo divieto, avvenuto nel 1972, gli USA saranno irrorati con 675.000 tonnellate di DDT.
Nonostante sia classificato dall’OMS come “moderatamente pericoloso” i suoi effetti a lungo termine sono disastrosi: perturbatore endocrino, tumori, malformazioni congenite, disturbi della riproduzione, ecc.
Organofosforati
Una seconda categoria di insetticidi fa la sua comparsa dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli organofosforati, il cui sviluppo è legato sempre alla ricerca militare di nuovi gas bellici.
Queste molecole sono concepite per attaccare il sistema nervoso degli insetti e presentano una tossicità molto più elevata degli organoclorati. In questa pericolosissima famiglia troviamo: parathion, malathion, diclorvos, clorpirifos, sevin e il sarin (gas sviluppato nei laboratori della nazista IG Farben, oggi considerato dalle Nazioni Unite “arma di distruzione di massa”).
Agli inizi degli anni Quaranta, i ricercatori isolano l’ormone che controlla la crescita delle piante, riproducendone sinteticamente la molecola. Constatano che iniettando l’ormone in piccole dosi, si stimola la crescita delle piante, mentre in dosi massicce, provoca la morte della pianta.
Così creano due diserbanti che danno il via ad una vera e propria “rivoluzione agraria”. Si tratta dell’acido 2,4-diclorofenossiacetico (2,4-D) e il 2,4,5-triclorofenossiacetico (2,4,5-D), due molecole che fanno parte dei clorofenoli.
Per comprenderne la pericolosità, è bene sapere che una miscela dei due, origina il tristemente noto “agente arancio”, il defoliante usato dall’esercito americano nella Guerra in Vietnam. Dal 13 gennaio 1962 al 1971 sono stati sganciati qualcosa come 80 milioni di litri di defolianti.
Oggi in Europa come siamo messi?
Ogni anno vengono sparse nell’ambiente 220.000 tonnellate di pesticidi: 108.000 tonnellate di fungicidi, 84.000 tonnellate di erbicidi e 21.000 tonnellate di insetticidi. Se ci aggiungiamo le 7000 tonnellate di “regolatori della crescita” questo equivale a mezzo chilo di sostanze attive per ogni cittadino europeo.
L’80% delle sostanze irrorate riguarda solo quattro tipi di colture, che però rappresentano il 40% delle superfici coltivate: i cereali a paglia, il mais, la colza e la vite (uno dei prodotti dove si usa più chimica)
Cosa provoca nella salute umana tutta questa chimica?
Dipende ovviamente dall’esposizione e dal tempo di esposizione.
I più colpiti ovviamente sono le popolazioni agricole, soprattutto i coltivatori che maneggiano queste sostanze, senza una corretta protezione; poi veniamo noi consumatori.
I disturbi osservati riguardano prevalentemente le mucose e l’epidermide, con irritazioni, ustioni, prurito o eczemi; l’apparato digerente; sistema nervoso; malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o le miopatie, alcuni tipi di cancro (cervello, pancreas, prostata, pelle e polmone) e quelli del sangue; leucemie, linfomi non Hodgkin.
Questo tipo di linfoma, secondo l’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Bethesda (USA), in 18 dei 20 studi esaminati è associato agli erbicidi a base di acido fenossiacetico, i pesticidi organoclorati e organofosforici.
Altri risultati, questa volta dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Rockville, indicano per i clorofenoli una supermortalità per quattro tipi di cancro: linfoma NH, tumore al cervello, alla prostata e all’intestino.
Una trentina di studi epidemiologici hanno esplorato il rischio di tumore al cervello tra gli agricoltori e la maggioranza evidenzia un aumento del rischio del 30%. Il tumore al cervello è in crescita esponenziale, soprattutto a livello pediatrico, cosa questa inconcepibile solo qualche decennio fa.
Il Gaucho e le api
Prodotto a base di imidaclopride ideato dalla Bayer ha fatto “miliardi di vittime”.
Si tratta di un insetticida sistemico che viene applicato sulle sementi e penetra nella pianta attraverso la linfa avvelenando i parassiti della barbabietola, del girasole o del mais. Ma purtroppo avvelena anche gli insetti pungitori-succhiatori come le api. Si stima che tra il 1966 e il 2000 solo in Francia siano spariti letteralmente 450.000 alverari.
Dove finiscono i pesticidi?
Secondo David Pimentel, professore di Agricoltura e scienze della vita alla Cornell University: “meno dello 0,1% dei pesticidi applicati per il controllo degli agenti nocivi raggiunge il bersaglio. Più del 99,9% dei pesticidi migra nell’ambiente, e qui aggredisce la salute pubblica, contaminando il suolo, l’acqua, l’atmosfera dell’ecosistema”.
Nel corso della stagione il ruscellamento porta via in media il 2% di un pesticida applicato al suolo, raramente più del 5% o 10%...
In compenso si sono osservate perdite per volatilizzazione tra l’80-90% del prodotto applicato, alcuni giorni dopo il trattamento. Con i trattamenti aerei può essere portato via dal vento fino alla metà del prodotto.
In conclusione la stragrande maggioranza di questa chimica mortifera torna nell’ambiente e va ad inquinare pericolosamente il suolo, l’aria e l’acqua, entrando di conseguenza nella catena alimentare umana, minando la salute pubblica. 
Cancro: malattia della civiltà
L’adozione della parola “cancro” è attribuita a Ippocrate, che osservando le ramificazioni che caratterizzano i tumori ne associò la forma a quella di un granchio (karkinos in greco).
La parola karkinos è stata presa a prestito nel latino dal medico romano Celso all’inizio della nostra era.
E’ al medico italiano Bernardino Ramazzini che si deve il primo studio sistematico sul rapporto tra cancro ed esposizione a inquinanti o a sostanze tossiche. Nel 1700 questo professore di medicina dell’Università di Padova pubblica il De morbis artificium diatriba (sulle malattie dei lavoratori e per questo considerato il padre della medicina del lavoro), opera in cui presenta una trentina di corporazioni esposte allo sviluppo di malattie professionali, i particolare al tumore al polmone. Sono a rischio tutti coloro che lavorano a contatto con il carbone, piombo, arsenico, o metalli, come i vetrai, pittori, doratori,vasai, conciatori, tessitori, chimici, speziali, ecc.
Aumento delle malattie croniche e invecchiamento
Ovviamente per le industrie l’aumento di tutte le patologie, in primis il cancro, non è dovuto alla chimica che loro stessi producono e spargono nel pianeta.
Un argomento regolarmente avanzato per spiegare l’aumento delle malattie croniche è l’invecchiamento della popolazione.
Certamente l’aspettativa di vita è cresciuta e quindi ci saranno più anziani che possono ammalarsi di cancro, ma quello che bisogna esaminare è l’evoluzione del tasso di incidenza dei casi di cancro o di malattie neurodegenerative nelle varie fasce di età.
E qui constatiamo che il tasso di incidenza di certi tumori è raddoppiato tra le persone di più si 65 anni.
L’invecchiamento della popolazione non spiega perché negli USA il numero delle donne e uomini che soffrono di tumore al cervello è 5 volte maggiore che in Giappone. Senza parlare dei tumori infantili, il cui aumento non può certo dipendere dall’allungamento dell’aspettativa di vita!
L’aumento dell’incidenza del cancro si riscontra in tutte le fasce di età, soprattutto nelle più giovani, quindi non c’entra assolutamente nulla l’invecchiamento della popolazione!
Per esempio, tra una donna nata nel 1953 e una nata nel 1913, il rischio di cancro al seno si è moltiplicato quasi per 3, mentre il rischio di cancro al polmone si è moltiplicato per 5.
Tra un uomo nato nel 1953 e uno nato nel 1913, il rischio di cancro alla prostata si è moltiplicato per 12, mentre il rischio di cancro al polmone è rimasto uguale.
L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) con sede a Lione, ha analizzato 63 registri europei del cancro, e il risultato è che nel corso dell’ultimo trentennio, la crescita annua dell’incidenza è stata dell’1% per la fascia di età da 0 a 14 anni e dell’1,5% per gli adolescenti (15-19 anni).
Il fenomeno si aggrava di decennio in decennio.
Per i bambini il tasso aumenta dello 0,9% dal 1970 al 1980, ma del 1,3% tra il 1980 e il 1990.
Per gli adolescenti la crescita è dell’1,3% tra il 1970 e il 1980 e del’1,8% tra il 1980 e 1990.
Secondo il voluminoso rapporto di 889 pagine intitolato Cancers et Environnement, tenendo conto dei mutamenti demografici, e cioè aumento e invecchiamento della popolazione francese, l’aumento dei tassi di incidenza dal 1980 è stimato a +35% negli uomini e +43% nelle donne!
Questa è la triste realtà. Nonostante i grandi e molto ben prezzolati esperti che in televisione continuano ad evangelizzare il gregge ripetendo che i tumori sono in diminuzione, e questo ovviamente grazie alla medicina e soprattutto agli screening di massa, la realtà è ben diversa: negli ultimi trent’anni i tumori sono costantemente aumentati!
Per essere ancora più precisi, 9 sono i tumori la cui incidenza NON ha cessato di crescere nel corso degli ultimi 25 anni: il cancro ai polmoni, mesoteliomi, emopatie maligne, tumori cerebrali, cancro al seno, alle ovaie, ai testicoli, alla prostata e alla tiroide.
Cancro e stile di vita
Secondo il nostri calcoli - dice il direttore dello IARC, il dottor Christopher P. Wild - tra l’80 e il 90% dei tumori sono legati all’ambiente e allo stile di vita”.
Questo è ciò che risulta dagli studi sulle persone che migrano da una regione del mondo a un’altra: dove l’esposizione agli inquinanti chimici e lo stile di vita variano, i soggetti adottano per così dire il modello cancerogeno delle regioni in cui si stabiliscono. Non è il loro patrimonio genetico a cambiare, ma il loro ambiente, quindi si potrebbe parlare di epigenetica.
Il risultato indica che l’ambiente svolge una funzione primaria nelle cause del cancro!
Non ci sono ormai più dubbi che la chimica sta lentamente avvelenando la Natura e noi stessi.
Chi controlla la chimica e farmaceutica?
A livello mondiale i giganti che controllano il settore della chimica e agrosementiera (Big Agro) sono: Basf Agro SAS, Bayer CropScience, Dow AgroScience, DuPont, Monsanto e Syngenta.
Big Pharma oggi è rappresentata da Pfizer, Glaxo Smith Kline, Johnson & Johnson, Merck, Novartis, Astra Zeneca, Roche, Bristol-Myers Squibb, Wyeth (Pfizer), Abbott Labs.
Con il termine Big Pharma s’intendono le prime 10 corporazioni della chimica e farmaceutica, cioè le industrie che a livello mondiale controllano la produzione e vendita di veleni legali: farmaci, vaccini e droghe.
Quello che non tutti sanno è che Big Pharma e Big Agro sono tra loro interconnesse e gestite dalle medesime figure, dai medesimi banchieri internazionali….
Da una parte ci avvelenano lentamente con la chimica di sintesi, predisponendoci a tutte le malattie possibili e immaginabili, e dall’altra ci curano sempre con la chimica di sintesi…
Follia? No, il risultato è che siamo sempre più ammalati rispetto al passato e non moriamo più di vecchiaia, ma per patologie degenerative e tumorali.
In tutto questo folle (per noi, ma non per loro) sistema, le industrie guadagnano migliaia di miliardi di dollari.
Non c’è alcun interesse da parte delle industrie, degli enti sovranazionali di controllo e salvaguardia della salute (FDA, EMEA, EFSA, OMS, ecc.), e ovviamente dei politici (beceri e squallidi camerieri dei banchieri), a cambiare l’attuale tendenza.
Dobbiamo essere noi i fautori del cambiamento, e questo è un dovere morale nei confronti dei bambini, di noi stessi e della Natura in genere.
Tratto dal libro: “Il veleno nel piatto: i rischi mortali nascosti in quello che mangiamo", di Marie Monique Robin, ed. Feltrinelli

[1] Rapporto nazionale anno 2011 – L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto Osmed. [2]I numeri del cancro in Italia 2011”, AIOM, Associazione italiana di oncologia medica e AIURTUM, Associazione italiana registri tumori 

Tratto da:  http://www.disinformazione.it/chimica_nel_piatto.htm

sabato 20 luglio 2013

Il Calcio ha smesso di fare del bene. Finalmente anche la Scienza se ne accorge

Dottor Attilio Speciani, Allergologo e Immunologo Clinico

tratto da http://www.eurosalus.com/alimentazione-sport/troppo-calcio-pericoloso-aumento-mortalita

 
Qualsiasi tipo di Calcio si introduca nell'organismo, attraverso i latticini o attraverso le integrazioni, l'organismo rischia di riceverne un danno se solo si superano i 1400 mg al giorno di assunzione complessiva.
Purtroppo si tratta di un livello che è troppo vicino ai livelli minimi raccomandati a livello istituzionale (dai 1000 ai 1500 mg al dì a seconda delle età), e se fosse un farmaco ad avere queste caratteristiche, il suo uso verrebbe definito "estremamente pericoloso".
In medicina infatti quando il dosaggio consigliato è vicino al dosaggio che può provocare danno, si cerca di evitare l'uso di quel farmaco per i rischi presenti. Per il Calcio il dosaggio consigliato da una Medicina un po' stantia e poco attenta alle evoluzioni, è spesso superiore a quello a cui è stato documentato un danno.
Purtroppo infatti, a tutti gli adolescenti viene suggerito dalle linee guida di usarne almeno 1500 mg al dì, mentre tutte le donne che anche solo si avvicinano alla menopausa vengono invitate ad assumerne "come minimo" 1500 mg al giorno.
Sembra che yogurt (750 mg Calcio per confezione da 500), latte (1250 mg per litro) e formaggio (1150 mg per 100 g di formaggio grana, 650 mg di Calcio per un etto di stracchino) diventino alimenti obbligatori da mangiare in quantità notevole quando una qualsiasi donna supera i 40 anni.
Risale a solo pochi anni fa il passaggio da un dosaggio di 800 mg al giorno a un suggerimento quasi raddoppiato. E allora c'è da domandarsi perché la Scienza passi certi momenti di assoluta astrazione dalla realtà e segua in modo più o meno consapevole le indicazioni di alcune lobby alimentari.
La ricerca che è stata pubblicata sul British Medical Journal dello scorso febbraio descrive gli effetti a lungo termine nel sesso femminile della assunzione di Calcio, riuscendo a definire la corrispondenza tra le diverse malattie e i livelli di assunzione giornaliera (Michaelsson K et al, BMJ. 2013 Feb 12;346:f228. doi: 10.1136/bmj.f228),
Diciamo che fino a livelli di assunzione intorno agli 800 mg al giorno non ci sono particolari effetti da registrare, mentre per livelli vicini ai 1400 mg (facilmente raggiungibili con tazzona di latte, una porzione di stracchino, qualche cubetto di formaggio grana e uno yogurt) proseguiti per un tempo prolungato, gli effetti di aumento della mortalità per tutte le cause (cardiovascolari o tumorali che siano, escludendo l'ictus) sono decisamente elevati. Nessun effetto deleterio invece è emerso dalla assunzione di bassi livelli di Calcio (sotto ai 600 mg/giorno).
Si tratta di uno studio effettuato su 61.000 donne seguite per una media di 19 anni, con dimensioni di popolazione di tutto rispetto. Lo studio non ha dimostrato un rapporto di causalità tra latticini o Calcio e malattia, ma solo una relazione molto stretta tra i due eventi (per dimostrare una causalità bisognerebbe impostare lo studio in modo diverso). Talmente stretta da suggerire agli estensori dell'articolo di consigliare l'uso del Calcio solo in situazioni in cui i benefici superino di molto e con chiarezza i possibili rischi.
I danni da uso eccessivo di Calcio sono stati già dimostrati soprattutto negli uomini (vedi tutti gli articoli correlati) e questo lavoro definisce con certezza questa relazione anche per il mondo femminile.
Ci tornano quindi alla mente le considerazioni già fatte sull'eccesso di diagnosi di osteoporosi e sulla necessità di mantenere l'alimentazione in equilibrio. Ricordiamo anche la documentata azione negativa del Calcio sulle reazioni allergiche (ostacolando l'azione di Zinco e Rame) e quindi lo riteniamo coinvolto anche se indirettamente anche nella genesi dei sempre più diffusi fenomeni infiammatori a bassa intensità.
Non fa male il Calcio, ma il suo eccesso, tragicamente vicino al livello di normalità raccomandato per tutti e purtroppo innalzato proprio in anni recenti, in dispregio degli studi effettuati e di quelli in corso di pubblicazione.
Non fanno male neanche il latte e i latticini, se fanno parte dell'alimentazione in modo ragionato. Quando diventano l'unica fonte proteica o si trasformano in prodotti ripetutamente assunti grazie alla pubblicità martellante, allora è giusto lasciare spazio anche al fiorire di qualche perplessità in più, e all'espressione di qualche critica su modelli alimentari proposti in modo così diffuso e insistente. 
 
Attilio Speciani, Allergologo e Immunologo Clinico

Tratto da:  http://www.disinformazione.it/calcio_ha_smesso_di_fare_bene.htm