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martedì 31 dicembre 2019

LIBERTA' PER CHICO FORTI

LIBERTA' PER CHICO FORTI
 
INCARCERATO INGIUSTAMENTE DA 20 ANNI NEGLI USA PER UN OMICIDIO CHE NON HA MAI COMMESSO
 
 
 
Riaprire il caso di Chico Forti ingiustamente condannato all'ergastolo in USA.
 
 
 
 
Chico Forti, l'intervista: "Mi hanno messo le catene ma non mi hanno cambiato"
 
 
Chico Forti, la telefonata alla moglie e la prova della sabbia in auto
 
 
Chico Forti: i punti a suo favore, quelli contro e le nuove testimonianze
 
 
Chico Forti, il presunto movente dell'omicidio e la figura di Thomas Knott
 
 
Chico Forti all'ergastolo negli Stati Uniti: il puzzle della sua storia
 
 
Il caso Chico Forti: un innocente da 20 anni all'ergastolo a Miami?
 
 
 

venerdì 20 dicembre 2019

La dinastia Rothschild e il dominio in Europa




L'ascesa al potere della famiglia Rothschild ebbe inizio in Inghilterra nella lotta contro Napoleone, nel perseguimento di un unico controllo mondiale attraverso la finanza. Buon film, la trama riporta fatti realmente accaduti su Nathan Mayer Rothschild, il capostipite della dinastia di banchieri. Film di epoca nazista, racconta la nascita delle fortune finanziarie dei Rothschild.

Le banche centrali sono create illegalmente e sono private, dove la famiglia di banchieri Rothschild hanno lo zampino. Il fondatore della famiglia è nato più di 230 anni fa (Mayer Amschel Rothschild 1743-1812) e scivolò piano piano sulla strada in ogni paese di questo pianeta, minacciato ogni leader e governi d’ogni parte del mondo, con la morte fisica, economica e distruzione, per poi piazzare su ogni popolo, queste banche centrali, per controllare e gestire il portafoglio di ciascun paese. Peggio ancora, i Rothschild controllano anche le macchinazioni di ogni governo, a livello macro, fregandosene delle vicende quotidiane delle vite individuali di ogni popolo.

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domenica 15 dicembre 2019

Le bugie sull’Unità d’Italia: ecco i libri verità sulla violenta conquista del Sud

Storici, scrittori e giornalisti che hanno avuto il merito di rompere quel muro ideologico di omertà e di silenzio sulla conquista del Sud


Da Domenico Bonvegna riceviamo e pubblichiamo questo interessantissimo articolo in cui si parla di storici, scrittori, giornalisti, che hanno avuto il merito di rompere quel muro ideologico, di omertà e di silenzio sulla conquista del Sud

di Domenico Bonvegna

Il libro di Vito Tanzi, “Italica. Costi e conseguenze dell’unificazione d’Italia”, Grantorinolibri (2012) oltre ai temi economici e finanziari della conquista del Regno delle Due Sicilie, racconta anche come è stata conquistato e poi annesso. Con la caduta del Muro e delle ideologie, c’è stata una ventata di sano revisionismo che ha toccato anche gli anni e il periodo dell’unificazione del nostro Paese. Così a partire dagli anni 90 sono stati pubblicati ottimi e ben documentati testi che finalmente hanno scritto la verità su come è stata fatta l’unificazione del Paese. Poi è arrivato il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ci si aspettava che finalmente non si raccontasse più la solita vulgata risorgimentista, invece la cultura e la storiografia ufficiale, ha continuato a narrare edulcorando i fatti e i personaggi del cosiddetto Risorgimento.
Ci ha pensato Alleanza Cattolica, organizzando una serie di convegni in Italia, dal titolo significativo: “Unità si, Risorgimento no”, per raccontare la Verità, senza inseguire sterili nostalgie di epoche passate. Da questi incontri poi è scaturito e pubblicato un volume: “1861-2011. A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia. Quale identità?”. E’ utile ribadire che nessuno vuole incensare il passato borbonico e tantomeno restaurarlo. Come ogni epoca storica, va criticata calandosi in quella realtà, ormai i documenti e le numerose fonti hanno evidenziato lo stato di salute di cui godeva il Regno borbonico nel 1860, ma non tutto era rose e fiori, certamente c’erano anche tante cose che non funzionavano, soprattutto al tempo del giovane Francesco II. Del resto come si fa a conquistare in poco tempo un Regno senza quasi mai combattere, tranne l’ultimo sussulto di Gaeta? I tradimenti dei generali borbonici che si sono venduti a Vittorio Emanuele, la corruzione della burocrazia e della nobiltà, i vari galantuomini latifondisti soprattutto in Sicilia, tutti tramavano e hanno contribuito a mandare via il giovane re napoletano.
Alcuni libri che hanno smascherato la vulgata risorgimentale.
A questo punto è opportuno fare qualche nome degli storici, scrittori, giornalisti, che hanno avuto il merito di rompere quel muro ideologico, di omertà e di silenzio sulla conquista del Sud.
Uno dei primi è stato negli anni 70, Carlo Alianello, con il suo “La Conquista del Sud”, io possiedo l’edizione del 1970, pubblicata dal coraggioso editore Rusconi. Poi ci sono stati altri libri, alcuni di questi dopo averli letti, li ho presentatati nelle mie collaborazioni.
Tra questi, l’ottimo testo di Patrick Keyes O’ Clery, “La Rivoluzione Italiana”, ristampato nel 2000, dalla battagliera Edizioni Ares. Forse è il testo più completo che conosco sul tema. Angela Pellicciari, con “Risorgimento da riscrivere”. Lorenzo Del Boca, con i suoi “Maledetti Savoia”, e “Indietro Savoia”; Fulvio Izzo,“I Lager dei Savoia”; Giordano Bruno Guerri, con “Il sangue del Sud”; Arrigo Petacco, “La Regina del sud”, e poi Silvio Vitale, con la sua mitica rivista de “l’Alfiere” di Napoli, il prof. Tommaso Romano, direttore della gloriosa Edizioni Thule, ricordo i suoi ottimi testi di sano revisonismo:“Sicilia 1860-1870. Una storia da riscrivere”, e “Contro la Rivoluzione la fedeltà”, opera omnia sul marchese Vincenzo Mortillaro. Nonché l’agile volumetto su “La beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie (1812-1836).
Inoltre il sacerdote don Bruno Lima, con “Due Sicilie. 1860.L’invasione”, Massimo Viglione con “Le Due Italie”. Infine Francesco Pappalardo, con “Il mito di Garibaldi” e “Dal banditismo al brigantaggio”, pubblicato da D’Ettoris Editori di Crotone. Per ultimo, Pino Aprile con il suo “Terroni”, che forse ha avuto il merito di divulgare e rendere più “attuale”, la brutalità e l’aggressione al Regno napoletano. Naturalmente si potrebbe continuare e fare altri nomi, magari quelli che il professor Tanzi cita nel suo libro “Italica”, sgretola alcuni luoghi comuni del Risorgimento.
Ritornando a “Italica”, anche Tanzi sgretola alcuni luoghi comuni sul Risorgimento, sulla cosidetta “Italia morale” e “Italia reale”, l’idea di una nazione italiana era esistita, ma nelle menti di pochi “patrioti”,“sarebbe difficile definire il Risorgimento come un movimento popolare o di massa. Era e rimase un movimento di èlite…”. Tanzi fa notare che i cosiddetti “quattro giganti del processo risorgimentale”, cioè Cavour, Mazzini, Garibaldi e Vittorio Emanuele,“forse non a caso, nacquero in un angolo relativamente piccolo del vecchio territorio della penisola italiana, il triangolo di Torino, Genova, e Nizza”. Forse solo Napoleone III conosceva il Sud dell’Italia meglio dei quattro giganti”. Cavour non era mai stato a Sud di Pisa, e non aveva mai espresso particolare interesse a visitare o anche conoscere il Mezzogiorno.“Quella parte dell’Italia semplicemente non lo interessava,- scrive Tanzi – forse perchè non era un’area che lui associava con il futuro e con l’idea di progresso, sia economico che politico e sociale, come lo erano Francia ed Inghilterra”. A questo punto non si comprende perché ancora bisogna tenersi vie e piazze per ricordarlo e venerarlo come un santo.
Peraltro questa elite risorgimentista, rimase tra loro divisa, tra repubblicani e monarchici. Per il popolo comune, l’idea di una nazione italiana, e di un governo nazionale italiano, era, e rimase per molto tempo, un concetto astratto. Gli italiani conoscevano ed avevano come loro punto di riferimento i loro re, specialmente, gli abitanti del regno più grande di allora, quello di Napoli. “La nazione creata nel 1861, era una nazione la cui amministrazione statale…sarebbe stata presto aspramente criticata da buona parte delle proprie stesse elite politiche, a causa del suo centralismo”.
Una Confederazione di Stati, la soluzione migliore.
Nel libro Tanzi critica l’unità forzata del popolo italiano, bisognava rispettare, almeno nella fase iniziale,“le grandi differenze culturali, economiche, e storiche che esistevano nelle varie regioni, e specialmente tra il Regno di Napoli e delle Due Sicilie, da un lato, ed il regno di Sardegna, dall’altro”. Lo aveva scritto nel 1848, il siciliano Francesco Ferrara, il più importante economista italiano di quel periodo. “Ferrara avvertiva anche sul pericolo che la libertà sarebbe stata perduta se il disegno piemontese di unificare l’Italia fosse andato a termine”.
L’indipendenza dallo straniero si sarebbe potuto ottenere anche senza l’unificazione. Con una “confederazione” degli stati esistenti, come aveva immaginato Metternich e perfino lo stesso Cavour. C’era l’esempio tedesco, e della vicina Svizzera.
Comunque sia anche Tanzi ci tiene a dire che ama l’Italia ed è orgoglioso di essere italiano e non intende mettere“in questione il merito della creazione di una nazione italiana e di uno stato chiamato Italia, ma il modo in cui quel progetto fu portato a termine. C’erano altre strade, oltre a quella che fu presa, che, forse con più tempo, potevano portare ad una simile destinazione, ed ad un costo più basso, in termini sociali ed economici. Sapendo ciò che sappiamo ora, è possibile sostenere che alcuni errori, con enormi consequenze future, furono fatti e che almeno alcuni di questi errori potevano essere stati evitati”.
Annessione del Mezzogiorno, Unificazione, Brigantaggio.
Anche se il libro di Tanzi non intende sviluppare e descrivere gli aspetti e le azioni più o meno eroici del periodo risorgimentale, lui scrive che lo hanno fatto benissimo altri libri e non sarebbe utile ripetere quello che già si sa. Aggiungo, c’è un altro aspetto che non viene toccato, è la guerra che la rivoluzione risorgimentista ha scatenato alla Chiesa e alla comune identità cattolica del Paese. Tuttavia il libro di Tanzi offre interessanti spunti per la discussione, in particolare, sugli errori commessi e sulle enormi conseguenze future che hanno avuto soprattutto per il Mezzogiorno d’Italia. Dopo l’invasione del Regno di Napoli e delle Due Sicilie nel 1860 da Garibaldi prima, e dalle forze piemontesi dopo, si scatenò il cosiddetto “brigantaggio”, una “opposizione di massa, che sorprese i ‘liberatori’ del Nord che avevano pensato di essere ricevuti come eroi liberatori,solleva molte questioni scomode sulla legittimità della conquista del Regno di Napoli…”. L’invasione fu un vero atto di pirateria, anche perché il Piemonte aveva avuto relazioni diplomatiche con il Regno di Napoli; i due sovrani erano perfino cugini. Tra l’altro l’atto di conquista del Regno dei piemontesi non era stato gradito da molti stati europei. Per questo motivo, diventò politicamente corretto, per le autorità del nuovo Regno d’Italia, definire “brigantaggio” qualunque opposizione armata contro il nuovo regno e la nuova “patria” italiana, e considerare tutti i meridionali dei comuni criminali, dei “briganti”. Infatti a Torino, avevano appreso la lezione dai cugini francesi della Rivoluzione giacobina del 1789, che considerava “cittadini” i rivoluzionari, mentre chi si opponeva come i vandeani, dei “briganti” da eliminare in tutti i modi.
Certo i fenomeni criminali erano sempre esistiti al Sud, ma adesso, con l’occupazione militare piemontese, assunsero dimensioni straordinarie, causati, secondo Tanzi, da diversi fattori. Certamente per motivi politici contro le nuove autorità, che avevano sostituito spesso in maniera arbitrario e violento, le istituzioni del governo borbonico. Un altro motivo, è stato quello delle promesse non mantenute, in particolare, la non distribuzione delle terre ai contadini. Infine per le forti tasse introdotte che colpiraono in particolare il Sud che non era abituato rispetto al Nord.
Soprattutto nel V° capitolo (Annessione del Mezzogiorno, Unificazione, e Brigantaggio) il professor Tanzi racconta tutto con obiettività, per esempio, sulla famiglia borbonica, il giovane re “Francischiello”, figlio di Maria Cristina di Savoia, “la Santa”. L’impresa dei mille di Garibaldi, finanziata da massoni italiani e stranieri (principalmente inglesi) non aveva nessuna legittimità legale o politica, assomigliava molto a un atto di banditismo, favorito naturalmente dai tradimenti degli alti ufficiali borbonici. Praticamente la fine del Regno di Napoli per Tanzi assomiglia molto al crollo dell’Unione Sovietica, un impero che si sfasciò quasi all’improvviso e quasi per miracolo. Infine anche per Tanzi, il nuovo Regno Italico, ha combattuto una vera guerra con un esercito di ben 120 mila uomini che contro i cosiddetti “briganti” del Sud. Paolo Mieli, storico e giornalista, con obiettività, poteva scrivere: “il fenomeno ricordato nei nostri manuali come brigantaggio in realtà fu una guerra civile che sconvolse l’intero Sud. Gli sconfitti lasciarono le loro terre e alimentarono la gigantesca emigrazione verso l’America”. Anche per il professor Tanzi si trattò di una guerra civile, peraltro simile a quella americana. Potremmo continuare, lo faremo, studiare la nostra Storia ci aiuterà a capire anche il nostro presente.

Domenico Bonvegna
domenico_bonvegna@libero.it

TRATTO DA: http://timesicilia.it/le-bugie-sullunita-ditalia-libri-verita-sulla-violenta-conquista-del-sud/

mercoledì 11 dicembre 2019

INTERVISTA A EMERY SMITH: ABBIAMO LA TECNOLOGIA PER VIAGGIARE NEL TEMPO

Emery Smith, whistleblower militare, si sta imponendo sulla scena mondiale con le sue rivelazioni su progetti segreti a cui avrebbe partecipato e che possono rivoluzionare la nostra concezione della realtà

ABBIAMO LA TECNOLOGIA

PER VIAGGIARE NEL TEMPO

Articolo di Paola Leopizzi Harris
– per Xtimes nr. 119 del Settembre 2018

Ho conosciuto Emery Smith otto anni fa, quando il nostro comune amico Steven Greer, direttore del CSETI e del ben noto Disclosure Project, girò il documentario Sirius. Ma allora lo conoscevamo tutti ‘solo’ come un ex militare dal fisico prestante e la mente sveglia, in possesso di non comuni conoscenze medico chirurgiche conseguite durante i suoi anni di formazione nell’USAF, qualità che gli erano valse il ruolo di consulente nel documentario.
Nessuno poteva immaginare che di lì a qualche anno si sarebbe distinto come uno dei whistleblower più importanti, credibili – considerata tutta la documentazione che prova il suo background militare – e sensazionali, nel migliore senso del termine, di sempre. Chi conosce la storia dell’Ufologia e il mio lavoro sa quanto mi siano state a cuore le testimonianze di altri rivelatori come il Colonnello Philip Corso, il Dr Michael ‘Wolf’ Kruvant e Dan Burish, nomi che ormai sono leggenda.
Non è possibile prevedere il futuro, sebbene, come leggerete, nelle sue dichiarazioni Emery assicura che sia possibile viaggiare nel tempo e che in black project ai quali ha partecipato dei team militari scelti lo facciano regolarmente, tuttavia la storia di questo ex militare (congedato con onore) e le sue rivelazioni, ora che lo conosco bene e ho passato molto tempo con lui e la sua compagna, a mio avviso è destinata a lasciare il segno. Molti sono i whistleblower che negli anni si sono fatti avanti per raccontare la loro parte della storia collegata alla presenza ET sul nostro pianeta, al coinvolgimento dei governi e dei militari, e al cover-up.
Negli ultimi anni, anche grazie alla diffusione di Internet, farsi avanti è sempre più ‘semplice’, anche e soprattutto mantenendo l’anonimato, ma non tutti, devo dirlo, possono vantare il background professionale e militare, documentato, di Emery Smith. Con questa breve intervista cercheremo di introdurre la sua storia, focalizzandoci su alcuni aspetti, come le basi militari sotterranee e i laboratori militari appaltati a corporazioni civili che, a quanto pare, hanno molta più influenza e potere di quanto non immaginiamo; il suo lavoro di campionatura di tessuti biologici presumibilmente di origine non terrestre e, soprattutto, la tecnologia per i viaggi nel tempo, anch’essa, neanche a dirlo, top-secret. Come inizio direi che non è male.



Emery Smith III è nato il 28 gennaio 1972 a Plainfield, New Jersey, da Emery e Dorothy Smith. A circa 8 anni si è trasferito a Fort Myers, in Florida, crescendo in una fattoria autosufficiente e sviluppando la passione per l’universo e la fissazione per la scienza, in particolare scienza aerospaziale e biologia. Eccellendo in tutte le materie sin da ragazzino, Emery è avanzato in fretta nell’istruzione, realizzando il suo sogno di arruolarsi nell’Aeronautica USA. A 10 anni è stato insignito della Lee’s County Sharpest Shooter, conferitagli dallo sceriffo del dipartimento della contea, e nel 1986 si è offerto volontario per unirsi al Civil Air Patrol, un reparto ausiliario dell’Aeronautica militare, dove ha partecipato ad una serie di missioni di salvataggio. Ha conseguito la licenza come pilota da monomotore poco dopo ed è diventato EMT (Emergency Medical Technician) a 16 anni.
Durante questo periodo, Emery ha partecipato a tutte le attività extrascolastiche per migliorare la sua posizione e la sua esperienza nell’esercito. Il tempo passato nell’ARMY ROTC, l’unità esplorativa dello sceriffo della contea di Lee, e in altri corsi avanzati di addestramento, hanno dato i loro frutti ed Emery è riuscito rapidamente a raggiungere i suoi obiettivi. Nel 1990 è entrato in servizio attivo nell’USAF ed è stato assegnato alla Lackland AFB di San Antonio, Texas, proseguendo poi gli studi di tecnica chirurgica presso la Sheppard AFB a Wichita Falls, Texas, e poi alla England AFB nella 23ma Tactical Fighter Wing di Alezandria, Louisiana, dove ha lavorato come tecnico chirurgico. Infine, è stato trasferito alla Kirtland AFB di Albuquerque, New Mexico, dove ha lavorato dentro e fuori la base presso l’UNIM Hospital come assistente chirurgico e paramedico. Ha lavorato anche come istruttore HAZMAT, EMT, coordinatore di negoziazioni con i terroristi, flight medi specialist, tecnico chirurgico, tiratore scelto, specialista in guerra chimica, specialista in guerra biotech e capo unità di risposta DECON, tra le tante cose.
Queste posizioni gli hanno permesso di lavorare con diversi chirurghi specializzati, e ciascuno di loro gli ha insegnato diverse procedure, permettendogli di raggiungere una conoscenza straordinariamente variegata che si è rivelata molto preziosa per coloro che stavano cercando un assistente in questi ambiti per i laboratori sotterranei compartimentalizzati.



Ti conosco da otto anni. Ci siamo incontrati la prima volta durante le riprese del documentario Sirius, con Steven Greer a Crestone, Colorado. Hai lavorato molti anni nell’ambito del CSETI e nessuno aveva idea del tuo background fino al 2017. Ci puoi raccontare qualcosa del vero Emery Smith?
Mi chiamo Emery Smith. Ho fatto parte dell’Aeronautica degli Stati Uniti per otto anni. Ho lavorato in progetti specializzati, compartimentalizzati. Il mio compito principale era di primo assistente chirurgo e paramedico. Mi venivano chiesti lavori in nero extra, ossia lavoretti extra per militari in servizio attivo che vogliono fare qualche soldo in più e che riguardano la tua preparazione in ambito militare. La mia era di medico chirurgo. Così, naturalmente, quando mi hanno chiesto dei lavori extra di sera, dato il mio curriculum, ho pensato che avessero a che fare con l’espianto di organi umani e cose del genere dai corpi dei soldati deceduti, durante la guerra o altro. All’epoca non avevo idea che avrei lavorato su campioni di tessuto di origine non terrestre (‘Other than earth’), come vengono classificati questi campioni. ‘Other than earth origin’ è il termine che avrebbero usato in seguito.
I miei primi tre mesi nei progetti compartimentalizzati sono stati nei sotterranei della Kirtland AFB, collegata attraverso strutture sotterranee dai laboratori di Sandia (NM) a quelli di Los Alamos (NM) ed è lì che tutta questa medicina rigenerativa e diversi tipi di programmi compartimentalizzati di chirurgia andavano avanti. Prendevamo campioni, che potevano essere piccolissimi (1 cm x 1 cm), nei primi anni del mio lavoro lì, e più stavo lì più tenvo la bocca chiusa. Mi davano un nullaosta di sicurezza ogni 4-6 mesi in anticipo, in modo da potermi assegnare progetti più grandi a cui lavorare.
All’inizio ho lavorato su molti campioni, più di 3.000. Questo però non vuol dire corpi interi. Poteva trattarsi solo di una parte del corpo, o un pezzo di tessuto, un muscolo, un pezzo di organo da cui dovevo ricavare picccoli campioni e inviarli per far effettuare test genetici o altri test. Non mi era permesso chiedere da dove venissero quei campioni, né mi era permesso di fare domande in generale a meno che non mi fosse necessario capire di che tipologia si trattasse. Molti di questi campioni sembravano molto umani. Sembravano tessuti e organi che vedremmo in una normale giornata di traumatologia chirurgica. Sono stato istruito in ogni tipo di chirurgia da parte di molti chirurghi diversi. E ho la documentazione che lo prova. L’ho ricevuta dall’Aeronautica USA.
Hai detto che questi laboratori vengono usati da sub appaltatori e che anche le basi sotterranee vengono usate per la ricerca da parte di compagnie transnazionali. In che modo i militari collaborano a tutto questo?
Per fare lavori civili usano sempre militari in servizio attivo. Non si tratta di laboratori gestiti da militari. E’ importante capire questa cosa: i Sandia Labs sono una base civile gestita dal governo e in quei 550 piani sotterranei ogni piano è in realtà dato in locazione a grossi appaltatori civili. Quindi ci sono molte agende diverse…
Quello che fa la differenza nella tua storia è che hai la documentazione militare che prova che eri lì…
Questa documentazione prova soltanto che fossi nell’USAF. Che questi colonnelli, generali e capitani erano consapevoli delle mie capacità e non parla di extraterrestri o UFO, ma mostra anche i certificati di addestramento e i diplomi, e naturalmente il mio congedo con onore.
Sei tra gli insider di maggior rilievo che stanno divulgando la propria storia. Mi ricordi il Dr. Michael Wolf Kruvant e Dan Burish, che lavorarono anch’essi a progetti classificati presso l’Area 51. Burish ha parlato di viaggi nel tempo. Tu invece hai lavorato alla Kirtland AFB in New Mexico e anche tu parli di tecnologia per viaggiare nel tempo. Per quanto complicato, puoi dirci qualcosa?
Stanno cercando di perfezionare la tecnologia per viaggiare nel tempo senza usare i punti della griglia terrestre. Quindi lo stanno facendo elettronicamente. Io ho fatto parte di un team coinvolto nel programma: ero il medico che attraversava i portali diretti verso altre civiltà, possibilmente diversi pianeti per raccogliere solo piccolissimi campioni di piante e minerali e terreno. Ho lasciato il progetto e proprio recentemente mi hanno contattato perché rientrassi. Quel lavoro mi serviva parecchio, è stato l’anno scorso, e quando ho chiesto chi ci fosse nel team, perché conosco tutte le persone coinvolte, hanno risposto solo, ‘C’è stato un guasto, sono morti tutti’. E’ successo prima quando solo piccoli gruppi passavano attraverso (i portali, ndr). Non c’è un buon tasso di mortalità con queste cose, il che significa che non li hanno perfezionati davvero. Ma naturalmente è stupefacente. Si corrono un po’ i rischi degli astronauti che vanno sulla Luna o nello spazio.
C’è un hangar vuoto come quello che si vede nei film, ma è sotterraneo ed è stato scavato nel terreno in una certa zona. Ce ne sono due. Uno è in superficie e uno sotterraneo. E ha una struttura quadrata di tipo metallico. E quella è l’area che attraversi. Il campo attorno è elettromagnetico e lo avverti quando lo attraversi. Devi camminare lungo questa linea perché, per qualche ragione, c’è solo una piccola parte nella trama del tempo che puoi attraversare. Quando lo guardi, vedi l’altro lato della stanza. Quindi non è come nei film, dove sembra una specie di muro d’acqua. A volte è un po’ sfocato, ma non molto. E mentre lo attraversi, sparisci completamente e ti ritrovi nel punto che vogliono loro. Se esci dalla linea quando attraversi lo strappo nel tessuto, muori. Ha qualcosa a che fare con questa piccola area mentre percorri la linea per entrare. Non so dove fossero i posti dove sono stato in missione. Non so se fosse un altro pianeta. L’atmosfera andava bene, potevo respirare. Anche la temperatura andava bene e sbucavamo sempre nel posto stabilito. A volte delle persone che ci erano state prima di noi ci spiegavano esattamente cosa avremmo visto perché fossimo sicuri di trovarci nel posto giusto. Lì le bussole non funzionano, e questo mi ha fatto pensare che non fosse sulla Terra. Forse c’era un altro campo magnetico, o diversi tipi di depositi di ferro. In alcuni posti usavano un tipo diverso di bussole e funzionavano. Immagino che fossimo su altri pianeti. Ma non lo so, sto solo facendo ipotesi.
Così andavamo, prendevamo dei campioni e non restavamo molto. A volte solo 15 o 20 minuti e quando tornavamo indietro era passata un’ora, a volte tre ore, dipende. Non so come, certe volte stavamo via solo 15 minuti, ma quando tornavamo indietro era passata mezza giornata! Non ho mai avuto problemi tipo jet lag dopo questi viaggi. Era molto energizzante, una corsa straordinariamente energizzante.
Quando torni indietro, al tempo presente, appena passi attraverso (il portale) c’è sempre un punto segnato. C’è un’altra di queste strutture dall’altra parte e a volte non sono state fatte dall’uomo. A volte sono come Stonhenge, fatte di roccia. Roba antica. Il governo ancora non l’ha perfezionato, ma ci sono strutture come queste in tutto il pianeta. Ce ne sono anche sul fondo degli oceani, che credo vengano usate dagli extraterrestri. Enormi aree megalitiche da cui escono i velivoli.
(Circa i cambiamenti di pressione nell’attraversare i portali) ho problemi sinusali e noto sempre un po’ di pressione. Amo lo scuba diving e il free diving e so tutto sulla pressione a riguardo. Quando passiamo attraverso i portali c’è sempre uno scoppiettio, come quando sei in aereo e salendo avverti un botto. E’ notevole. Sento le ossa del corpo che si schiacciano, ma non fa male. Nelle orecchie sento sempre queste piccole esplosioni nell’attraversare (i portali). Non fa male, è come se ci fosse un qualche strano cambiamento di pressione. Una delle foglie che abbiamo raccolto da una pianta gigante era antiproiettile. Pensa a cosa potrebbero farci. Poteva fermare i proiettili! Credo che la prossima fibra al carbonio ne farà uso. Probabilmente la vedremo in cose di cui non abbiamo bisogno, come le bottiglie di plastica. Ma è estremamente utile perché può anche essere usata per i trapianti di pelle. E’ a quello che puntano. Cambieremo lentamente ma sicuramente.
Perchè stai divulgando queste cose? Qual è la tua visione del futuro?
Credo che abbiamo un futuro di speranza su questo pianeta. Molte persone ora si stanno facendo avanti con tecnologie straordinarie. Ci sono grandi scienziati che hanno già sviluppato delle cose che ci permetteranno di progredire molto più velocemente. Dobbiamo solo lavorare di più sulla nostra coscienza, prenderci cura gli uni degli altri invece di ucciderci a vicenda, ed eliminare l’ego.
Dimostriamo un po’ di compassione e di amore per il prossimo. Come la nostra coscienza, anche le tecnologie si espanderanno, ma prima dobbiamo portare un maggior numero di persone a pensare come noi, prima di ottenere queste straordinarie tecnologie. Sì, sono qui adesso. E’ frustrante, prima avevo qualcosa che non potevo divulgare e ora le cose stanno cambiando. La gente sta prendendo in mano la situazione, le corporazioni vogliono cambiare, il che è bene perché dovremo lavorare insieme.
Dobbiamo stare uniti e affrontare tutto questo insieme, perché siamo una cosa sola. C’è solo una parte di noi che dobbiamo riallineare. E aiutare a istruire i più giovani in modo da poter salvare il futuro. E’ importante dirigere le nuove generazioni nella giusta direzione sin dai primi otto anni di età. E’ fondamentale.
(Sul prossimo numero, un approfondimento sulle dichiarazioni di Emery Smith riguardanti la presenza ET sul nostro pianeta e altri argomenti).

Tratto da: http://paolaleopizziharris.it/intervista-a-emery-smith/

martedì 10 dicembre 2019

Il Comitato dei 300: “Distruggeremo l’Italia!”

Nel saggio dell’ex agente segreto inglese John Coleman l’incredibile strategia
di un oscuro e potentissimo Nuovo Ordine Mondiale
per deindustrializzare e impoverire il nostro Paese – La morte di Aldo Moro
voluta e pianificata per destabilizzare il Medio Oriente – Il ruolo
della nobiltà nera di Venezia e Genova nella finanza del pianeta
 

(RinoDiStefano.com, Domenica 14 Aprile 2013 – Aggiornato a Lunedì 2 Ottobre 2017)

The Conspirator’s Hierarchy: The Committee of 300

L’Italia è sotto il tiro di grandi poteri finanziari mondiali, che hanno deciso di ridurne drasticamente il comparto industriale per trasformarla in un Paese arretrato di tipo feudale. A rivelare questa congiura, che casualmente coincide con l’attuale recessione politico-economica che sta distruggendo il Paese, è il libro “The Conspirator’s Hierarchy: The Committee of 300” del dottor John Coleman (“La gerarchia del cospiratore: Il Comitato dei 300”), pubblicato in inglese dalla World Int. Review di Las Vegas, negli Stati Uniti. Questo libro, giunto ormai alla quarta edizione mondiale, non è mai stato tradotto in italiano. E, se lo si legge, se ne capisce anche il perché. Infatti, in questo volume di 465 pagine viene spiegata la strategia che sarebbe stata adottata dal club dei potenti più forte al mondo, appunto il Comitato dei 300 fondato dall’aristocrazia inglese nel 1727, per ridurre drasticamente il numero di quelli che vengono definiti “useless eaters” (letteralmente “mangiatori inutili”), riportando le economie nazionali a un livello pre-industriale. In altre parole, secondo loro, sarebbe necessario riportare la popolazione mondiale a livelli precedenti il Novecento. Il potere, sempre secondo questi signori, deve essere concentrato nelle mani di pochi, ricchissimi e potentissimi finanzieri (si fanno chiamare The Olympians, considerandosi simili ai mitici dei greci dell’Olimpo), i quali decideranno che cosa sia meglio per tutti, Paese per Paese. I primi tre a essere presi di mira, cioè quelli dove dovrebbe essere adottata questa strategia di impoverimento della popolazione, sarebbero Italia, Argentina e Pakistan.
Ma prima di entrare nel merito della questione, ampiamente e dettagliatamente spiegata nel libro, vediamo di conoscere un po’ meglio l’autore. John Coleman, Ph.D. (cioè titolare di quello che in Italia chiamiamo un dottorato di ricerca), classe 1935, è un ex agente del servizio di spionaggio britannico M16, successivamente trasferitosi negli Stati Uniti. Qui, dopo aver acquisito la residenza, ha scelto di diventare cittadino americano. Studioso di fama mondiale, considerato uno scienziato della politica ed un economista, autore di decine di libri pubblicati in otto diverse lingue, Coleman è arrivato alla conclusione che la finanza e la politica dell’intero globo siano realmente nelle mani di un Comitato di 300 notabili che decidono le sorti del pianeta. Non si tratta di una scoperta del tutto nuova. Già nel 1909 era uscito un articolo in tedesco (“Geschàftlicher Nachwucs” di

Il dottor John Coleman

Walter Rathenau), nel quale veniva spiegato per la prima volta che ciò che accadeva nel mondo era opera di un gruppo ristretto di individui che agiva secondo una precisa e meditata strategia. La Rivoluzione Russa, la Prima Guerra Mondiale, l’ascesa di Hitler e la Seconda Guerra Mondiale, non sarebbero affatto casuali. Tutto sarebbe stato ordito e organizzato da potenti finanzieri che agivano secondo uno schema preordinato. Coleman ci avrebbe messo 35 anni per verificare questo assunto. E dopo una miriade di interviste ad ammiragli, capi dei Servizi Segreti, ufficiali di alto rango, politici, banchieri ed economisti, è giunto alla conclusione che quel Comitato dei 300 esiste davvero. E in fondo al suo libro riporta i nomi dei passati e dei presenti membri di quel sodalizio. Compresi quelli degli italiani che ne facevano, e ne fanno, parte.
E’ curioso notare che tra gli antichi fondatori del Comitato dei 300, ispirato alla The East India Company britannica, si trovassero diversi rappresentanti della nobiltà nera veneziana e genovese. Aristocratici, questi ultimi, che avrebbero ancora oggi “scanni” tra le fila dei 300.
Del resto, non tutti sanno che la casata di Windsor degli attuali regnanti britannici, venne così definita dal re Giorgio V nel 1917, ma avrebbe dovuto chiamarsi più propriamente casata dei Guelfi, una delle più antiche famiglie della nobiltà nera di Venezia, dalla quale discendeva la regina Vittoria.
Vediamo dunque un po’ più da vicino che cosa scrive Coleman. Prima di tutto, l’attuale Comitato dei 300 sarebbe presieduto da Etienne Davignon, diplomatico, politico e dirigente d’azienda belga, più volte Commissario europeo, proveniente da una delle più blasonate famiglie dell’aristocrazia del vecchio mondo. Davignon, infatti, è anche visconte,

 Etienne Davignon

nonché presidente del Gruppo Bilderberg, l’altro sodalizio esclusivo degli industriali e dei magnati della finanza internazionale. Il Bilderberg sarebbe una delle organizzazioni controllate direttamente dal Comitato dei 300. Per la cronaca, ne fa parte anche l’ex Presidente del Consiglio, e attuale senatore a vita, professor Mario Monti (“Il Club Bilderberg” di Daniel Estulin, Arianna Editrice, pag. 273). Secondo Coleman, Davignon sarebbe uno strenuo difensore della teoria della deindustrializzazione, con crescita zero. Una prova sarebbe il Piano Davignon del 1981 che promosse la riduzione della produzione siderurgica, la fine dei sussidi pubblici al settore e un drastico ridimensionamento del numero degli addetti. Una strategia, questa, che venne poi sposata anche dal presidente Reagan, con disastrose conseguenze per l’industria americana, a tutti i livelli e fino ai giorni nostri.
Ebbene, ad un certo punto il Comitato dei 300 avrebbe deciso di mettere in pratica la propria politica di contenimento industriale per ridurre la “surplus population” (cioè la “popolazione in eccesso”) in Italia, Argentina e Pakistan. “Attualmente l’Italia è di fatto sotto il controllo di segreti governanti designati dalla loggia P2 della Massoneria – scrive Coleman – . Le corporazioni dirigono l’Italia. I partiti dell’opposizione italiana definiscono lo status quo corporativismo fascista”.
La cosa più singolare riguarda il metodo adottato dai 300. Coleman sostiene che la loro politica sia quella di sostenere in tutto il globo una diffusione della sinistra politica, sull’esempio dei Socialisti Fabiani. Stiamo parlando di un movimento politico e sociale istituito nel 1884 a Londra col nome di Fabian Society. Si ispirava a Quinto Fabio Massimo, detto “il temporeggiatore”, che contro Annibale aveva usato una strategia attendista di lento logoramento. Il fabianesimo credeva, appunto, ad una graduale evoluzione della società attraverso riforme che portino passo dopo passo verso il socialismo. Il marxismo, invece, crede in un cambiamento repentino e rivoluzionario.
Una volta imposto il modello socialista, i 300 lo controllerebbero dall’alto, impedendo che vi siano contestazioni o rivolte. Dunque, una sinistra che verrebbe controllata da una dittatura occulta e potentissima a livello planetario. Ovviamente, nessuno dei sudditi dei regimi socialisti potrebbe mai immaginare che quei governi siano stati voluti da una ristrettissima cerchia di super miliardari che, di fatto, avrebbero costituito un Nuovo Ordine Mondiale.
Per quanto ci riguarda, la notizia più clamorosa che ci dà Coleman la si legge a pagina 47, dove viene raccontata la

L'attentato di via Fani

tragedia di Aldo Moro. Secondo quanto riporta il libro, l’attentato di via Fani, il rapimento e l’uccisione dello statista furono progettati e portati a termine dal Comitato dei 300. Altro che Brigate Rosse. I terroristi ci misero la faccia e l’organizzazione, ma l’operazione sarebbe stata manovrata interamente dai 300. Moro, infatti, si opponeva alla “crescita zero” e alla riduzione della popolazione italiana che sarebbe stata commissionata dai 300 al Club di Roma. “Il 10 novembre 1982, in un tribunale di Roma, un buon amico di Moro (si trattava di Corrado Guerzoni n.d.r.) testimoniò che l’ex primo ministro venne minacciato da un agente del Royal Institute for International Affairs (RIIA) che era anche un membro del Comitato dei 300 e Segretario di Stato. Il testimone disse che quell’uomo era Henry Kissinger – scrive Coleman – L’ex primo ministro Moro venne rapito dalle Brigate Rosse nel 1978 e successivamente brutalmente ucciso a colpi di pistola. Fu al processo dei membri delle Brigate Rosse che diversi di loro testimoniarono di essere a conoscenza del coinvolgimento ad alto livello degli Stati Uniti nel complotto per uccidere Moro. E uno di essi coinvolse Henry Kissinger in questo complotto omicida. Quando Moro venne minacciato, ovviamente Kissinger non era più al servizio della diplomazia americana, ma piuttosto agiva secondo le istruzioni ricevute dal Club di Roma, il braccio politico estero del Comitato dei 300. Questa notizia non venne mai diffusa da nessuno dei media o delle stazioni televisive”.
Ma anche negli Stati Uniti, continua Coleman, nessuno arrivò mai ad accusare formalmente Kissinger. Perché, allora, tutto questo sarebbe accaduto?

Aldo Moro con Henry Kissinger

“Nel mio resoconto del 1982 su questo crimine – spiega Coleman – abbiamo esposto che Aldo Moro, un leale membro del Partito Democristiano, venne ucciso da assassini controllati dalla loggia P2 che avevano come scopo quello di portare l’Italia entro i confini del progetto del Club di Roma per deindustrializzare il Paese e ridurne considerevolmente la popolazione. Il progetto di Moro di stabilizzare l’Italia attraverso la piena occupazione e una pace industriale e politica, avrebbe rafforzato l’opposizione cattolica al comunismo, e reso la destabilizzazione del Medio Oriente (che era l’obiettivo primario) molto più difficile da ottenere per il Comitato”.
I 300, insiste Coleman, non si pongono piani a breve scadenza. Anzi, è vero il contrario. Lo proverebbe l’omicidio di Moro.
“La sua morte – si legge nel libro – rimosse i posti di blocco al progetto di destabilizzare l’Italia, e, sulla base di quanto noi sappiamo adesso, ha permesso i piani della cospirazione per il Medio Oriente, portati a termine nella Guerra del Golfo, 14 anni più tardi. L’Italia venne scelta come bersaglio tipo dal Comitato dei 300 a causa della sua importanza per i cospiratori. Un’importanza dovuta al fatto che fosse il Paese europeo più vicino al Medio Oriente e con più stretti rapporti alla politica e all’economia del Medio Oriente. Inoltre è anche sede della Chiesa cattolica, che Rothschilds aveva ordinato a Weishaupt di distruggere”.
Il riferimento sarebbe ad un antico progetto dei banchieri Rothschilds, potenti membri del Comitato, di affidare ad un loro addetto, Adam Weishaupt, il piano per distruggere la cristianità.
Sempre secondo Coleman, l’Italia è importante anche per un’altra ragione del panorama mondiale. Il nostro Paese, infatti, viene considerato la porta di accesso dell’Europa per la droga proveniente dall’Iran e dal Libano.
Ma l’aspetto più inquietante di questo interesse della finanza mondiale verso l’Italia, resta quello della copertura che sarebbe stata esercitata da non meglio precisati ricchi italiani, nei confronti dei brigatisti e della Massoneria deviata.
“Sin dal 1968, quando venne istituito il Club di Roma – scrive Coleman – numerosi gruppi si sono


            Gianni Agnelli

associati sotto l’ombrello del Socialismo allo scopo di far cadere diversi governi italiani, per destabilizzare il Paese. Tra questi, la nobiltà nera di Venezia e Genova, la Loggia P2 e le Brigate Rosse, tutti quanti operavano con lo stesso obiettivo. Investigatori della polizia che lavoravano al caso Brigate Rosse-Moro, sono venuti a conoscenza dei nomi di diverse importanti famiglie italiane che controllavano da vicino i leader di questi gruppi terroristici. La polizia scoprì inoltre le prove che, in almeno una dozzina di casi, queste potenti e importanti famiglie avevano messo a disposizione le loro case e proprietà per essere utilizzate come basi sicure per le cellule delle Brigate Rosse.
La ‘nobiltà’ americana – continua Coleman – ha fatto la sua parte per distruggere la Repubblica Italiana. Un notevole contributo in questo senso è venuto da Richard Gardner, allora Ambasciatore a Roma per conto del presidente Carter. A quel tempo, Gardner operava sotto il diretto controllo di Bettino Craxi, un membro importante del Club di Roma e uomo chiave della NATO”.
Secondo Coleman, Craxi sarebbe stato il primo referente dei cospiratori per distruggere la Repubblica Italiana. E, a supporto di questa dichiarazione, gli addebita anche la responsabilità di aver introdotto nella legislazione italiana divorzio e aborto, creando una ferita non rimarginabile nella società italiana. A onor del vero, però, queste accuse non vengono poi dimostrate con prove evidenti e incontestabili. E per quanto riguarda divorzio e aborto, le affermazioni di Coleman sono per lo meno discutibili.
Ben più documentata è invece la parte che riguarda Giovanni Agnelli (Torino 12/3/1921 – Torino 24/1/2003), definito “uno dei membri più importanti del Comitato dei 300”, e il suo amico Aurelio Peccei (Torino 4/7/1908 – Torino 13/3/1984). Peccei, la cui figura non tutti conoscono, fu il fondatore del Club di Roma che Coleman definisce “un ombrello dietro cui si cela un’organizzazione cospiratoria, un matrimonio tra finanzieri anglo-americani e le famiglie della nobiltà nera d’Europa, particolarmente della cosiddetta ‘nobiltà’ di Londra, Venezia e Genova”.
Peccei, comunque, era tutt’altro che uno sconosciuto. Durante la Resistenza aveva militato nelle fila di “Giustizia e Libertà” ed era stato anche arrestato, incarcerato e torturato. Nel 1949 si trasferì per conto della Fiat in America Latina, dove in Argentina fondò la Fiat-Concord, succursale dell’industria italiana. Nel 1958 tornò in patria dove fondò la Italconsult, una joint-venture che comprendeva marchi italiani come Innocenti, Montecatini e Fiat. Nel 1964 venne

 Aurelio Peccei

nominato amministratore delegato della Olivetti e quattro anni dopo, nell’aprile del 1968, fondò il Club di Roma insieme allo scienziato scozzese Alexander King.
L’atto di accusa di Coleman verso Peccei è pesantissimo, in quanto lo scrittore sostiene che l’imprenditore italiano abbia avallato nel suo libro “Limits of Growth” (“Limiti della crescita”) un progetto che portò le popolazioni di diverse nazioni africane alla morte per fame. Questo “piano” venne poi formalizzato nel “Global 2000 Report”.
Il libro continua la sua lunga esposizione trattando di un’infinità di altri argomenti. Si parla anche dei Beatles, il cui successo sarebbe stato guidato da Theodor Adorno; dei miliardari inglesi che finanziarono prima Lenin e poi Hitler; della morte di Grace di Monaco, che sarebbe stata provocata come presunta ritorsione contro il principe Ranieri; del vastissimo mercato della droga che da secoli finanzia le famiglie più in vista del pianeta; dell’incredibile influenza che l’aristocrazia britannica avrebbe ancora oggi sulla Casa Bianca di Washington; della carriera di Henry Kissinger all’ombra del discusso docente di Harvard William Yandall Elliot; del presunto assassinio di Papa Giovanni Paolo I; del complicato e multi sfaccettato complotto che ha portato all’uccisione del presidente John Kennedy, che osò opporsi ai piani del Comitato dei 300, con un incredibile elenco di morti misteriose che vennero subito dopo. Infine, per chiudere tornando all’Italia, del “Permindex affair”, cioè della rete spionistica clandestina che opererebbe da anni nel nostro Paese.
Forse, però, ciò che cattura di più l’attenzione del lettore è la lista dei membri del Comitato dei 300, passati e presenti, che parte da pagina 417. Ne cito alcuni, solo per ricordare i più noti, specificando

  La regina Elisabetta II con il marito Filippo di Edimburgo

però che Coleman non sempre spiega quali siano state le sue fonti . Si parte dal già nominato Giovanni Agnelli, di cui si conosceva da sempre anche l’appartenenza al Bildelberg Group (lasciata in eredità ai successori), per proseguire con Beatrice di Savoia, l’ex presidente USA George W. Bush, il conte Vittorio Cini, l’industriale-editore Carlo De Benedetti (il nome viene riportato come Carlo De Benneditti), la regina Elisabetta II, la regina Giuliana d’Olanda, la regina Sofia di Spagna, la regina Margrete di Danimarca, l’economista John Maynard Keynes, l’onnipresente Henry Kissinger, l’ex presidente francese Francois Mitterand, il faccendiere Umberto Ortolani (P2), l’ex leader svedese assassinato Olaf Palme, Aurelio Peccei, il cardinale Michele Pellegrino, il Principe Filippo di Edimburgo, il banchiere David Rockefeller, Sir Bertrand Russel, il diplomatico ed ex Segretario di Stato Cyrus Vance.
A quanto pare, dopo aver scritto e pubblicato questo libro (l'ultima ristampa risale al 2010), il dottor Coleman ha preso alcune precauzioni per la sicurezza della sua persona. Tuttavia, a prescindere dai pur comprensibili timori di un uomo di 78 anni, nessuno può affermare con assoluta certezza che quanto scrive Coleman corrisponda alla pura e semplice verità dei fatti. Nonostante questo, non c’è dubbio che la lettura di questo libro lasci addosso una forte inquietudine sulla realtà segreta e misteriosa del mondo che ci circonda. E una domanda sorge spontanea: ma quanto sappiamo, in realtà, di ciò che succede intorno a noi? A ognuno la sua risposta.

“The Conspirator’s Hierarchy: The Committee of 300” di John Coleman, World Int. Review (Las Vegas, Stati Uniti), 1997-2010, pp. 465, ISBN 0963401947, $26.95.
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TRATTO DA: https://www.rinodistefano.com/it/rubricaletteraria/il-comitato-dei-300.php?fbclid=IwAR0i8uY7piZ-fO-Htfb7QrKRGCsiYkwgovn69fFnfD4tASvaB8Dd10Yois0#

domenica 8 dicembre 2019

Selene Calloni Willliams - Lo Yoga Sciamanico


Notizie dalla Grecia: il meccanismo di Antikythera



Meccanismo di Antikythera - fonte pen.wikipedia.org

I­l meccanismo di Antikythera è un antico strumento “informatico” progettato per calcolare le posizioni astronomiche e l’andamento dei cicli solari. Fu recuperato tra il 1900 e il 1901 all’interno del relitto di Antikhytera, al largo dell’isola greca dal nome omonimo, ma il suo complesso significato non fu capito almeno fino al secolo successivo. Il meccanismo fu costruito probabilmente agli inizi del primo secolo a.C., anche se la datazione effettiva sembra essere incerta e ancora precedente. Molti ricercatori hanno riconosciuto nel dispositivo una particolarità unica nel suo genere, a partire dal disegno e dalla struttura, che indica quella di un orologio astronomico di particolare bellezza storica. Il dispositivo è attualmente conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Antikythera, isola - fonte www.bibliotecapleyades.net

Da recenti studi sembra ormai accertato che il meccanismo sia il più noto calcolatore scientifico di una certa complessità del mondo antico, grazie ad una fitta serie di ingranaggi, che richiamano il computer analogico. La particolarità della sua struttura fa però immaginare che la qualità della sua produzione sia dovuta ad una serie di predecessori creati durante il periodo ellenistico. Costruito su teorie dell’astronomia e della matematica, si è sviluppato grazie alla sua elaborazione da parte di astronomi greci. Datato secondo fonti autorevoli intorno all’87 a.C., è costituito da una lega a base di bronzo composto per il 95% di rame e il resto di stagno. Si ritiene sia andato perduto sui fondali marini solo qualche anno dopo la sua costruzione, probabilmente nel 76 a.C.


Antikythera - disegni del meccanismo - fonte www.architecture-balar.com2011_02_21_archive.html

Le istruzioni presenti sul meccanismo, scritte in greco koinè, farebbero supporre che la macchina sia di origine greca. Una delle ipotesi avanzate consiste nel suo possibile assemblaggio in un’accademia fondata dal filosofo Posidonio sull’isola di Rodi. All’epoca, infatti, l’accademia era nota come un importante centro di astronomia e ingegneria meccanica. Ciò ne attribuirebbe la progettazione all’astronomo Ipparco di Nicea, poiché la presenza di un meccanismo lunare all’interno della sua struttura rimanda alla teoria elaborata da quest’ultimo per il moto della Luna.
I risultati recenti di una ricerca basata sullo studio della meccanica indicano però che il meccanismo abbia avuto origine nelle colonie di Corinto, e questo farebbe pensare, invece, ad una connessione con Archimede.
Il dispositivo fu ritrovato per caso durante una battuta di pesca, quando fu individuata una nave affondata presso l’isola di Antikythera, situata nel Mar Egeo e a 18 miglia da Creta. La rotta era probabilmente molto comune nella storia della Grecia antica, poiché il porto di Antikythera rappresentava un passaggio obbligato nei traffici tra Creta e il Peloponneso. Le ricerche dei sommozzatori, realizzate nell’ottobre del 1900, portarono al ritrovamento di vari reperti, tra cui molte opere d’arte. Solo nel maggio del 1902 l’archeologo Valerio Stais, esaminando il vari reperti, notò che uno dei pezzi di roccia recuperata aveva, intrappolata al suo interno, una strana ruota dentata. Subito Stais pensò si trattasse di un orologio astronomico, anche se le successive opinioni elaborate da altri studiosi vi hanno riscontrato un anacronismo storico, ritenendo il meccanismo troppo complesso per essere stato costruito nella stessa epoca degli altri pezzi ritrovati. Le indagini furono poi abbandonate per essere riprese solo nel 1951 da parte del fisico inglese Derek J. de Solla Price.
Non sono ancora note le dinamiche che hanno portato il meccanismo ad essere trasportato all’interno di una nave cargo, ma si è certi che questa fosse in viaggio verso Roma, un probabile bottino di guerra, insieme a molti altri tesori saccheggiati dall’isola greca. Si ritiene anche che il tutto avvenisse a sostegno di una parata trionfale che sarebbe stata condotta da Giulio Cesare in patria.
Il dispositivo rappresenta un notevole livello di miniaturizzazione e complessità in tutte le sue parti, e la raffinatezza del meccanismo è paragonabile a quella degli orologi del XIV secolo. Costituito da oltre trenta ingranaggi, è basato sulla concezione geocentrica, che comporta la conoscenza di numerose informazioni astronomiche, dalla disposizione della Luna a quella di molti altri corpi celesti. Sulla piastra frontale veniva inserita la data mediante una manovella oggi andata persa, e questo permetteva di stabilire la posizione esatta del pianeta rispetto agli altri.
La concezione eliocentrica fu proposta in epoca moderna nel De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico nel 1543. In realtà la teoria geocentrica di nascita aristotelica (III secolo a.C.), ripresa poi da Tolomeo, vissuto nel II secolo d.C., e riportata nell’Almagesto, era stata già messa in discussione nel III secolo a.C. da Aristarco di Samo. Purtroppo nulla dei suoi scritti ci è pervenuto e oggi non è possibile individuare gli elementi che ne supportavano la teoria. Aristarco fu oltremodo osteggiato per le sue idee ritenute rivoluzionarie e sostenuto solo da pochi contemporanei.
Il calcolatore di Antikythera presenta una dinamica rotatoria che prevede una conoscenza di base del moto planetario indispensabile per la sua costruzione. Ciò farebbe supporre che la conoscenza di un simile meccanismo avrebbe indotto Aristarco e ad alcuni suoi coevi studiosi ellenistici ad abbracciare la teoria eliocentrica proprio per la similitudine tra le dinamiche del meccanismo ed il moto celeste.
Se così fosse, il reale inventore del meccanismo di Antikythera avrebbe anticipato di circa 19 secoli i principi postulati da Newton nel suo Philosophiae Naturalis Principia Mathematica e che sono alla base della legge di gravitazione universale, da lui enunciata nel 1687. Un articolo molto interessante sulla meccanica del calcolatore si trova al link http://www.giovannipastore.it/ANTIKYTHERA.htm.

Antikythera - pezzi del meccanismo conservati al Museo Archeologico Nazionale di Atene - fonte www.architecture-balar.com2011_02_21_archive.html

Sul calcolatore sono presenti tre quadranti principali, di cui uno sul lato anteriore e due su quello posteriore. Il quadrante posto in anteriore ha due scale concentriche, mentre l’anello più esterno è delimitato dai 365 giorni del calendario egiziano che risponde al ciclo dell’anno Sotiaco. La seconda linea all’interno indica i segni dello Zodiaco ed è divisa in gradi. Va detto che il Calendario Sotiaco vigente all’epoca era basato sul ciclo della stella Sirio, situata nella Costellazione del Cane. Sirio non si alzava all’orizzonte per 70 giorni l’anno, in quello che all’epoca coincideva con il prossimo arrivo delle inondazioni annuali del Nilo. Il calendario Sotiaco coincideva quasi del tutto con il calendario Nilotico. I 70 giorni di assenza di Sirio nel cielo rappresentavano al contempo il passaggio della dea Iside (Sothis per gli Egizi) attraverso l’oltretomba egizio, definito duat. Da qui, il ciclo Sothiaco indica il periodo orbitale della stella, di 1460 anni.
La levata eliaca di Sirio avveniva dopo 365 giorni e 6 ore dalla precedente, rispettando la lunghezza del calendario giuliano, ma in leggera differenza rispetto al calendario gregoriano attuale, che rende l’anno solare di poco più corto rispetto a quello Sotiaco. La differenza, sottilissima, farebbe ritardare la levata eliaca di circa un giorno ogni 128 anni. I Greci definivano così “il Grande anno di Sotis” quel periodo di 1460 anni vaghi (costituiti da 365 volte 4 anni) perché il capodanno, che ogni anno anticipava di un giorno, tornasse a coincidere con la levata eliaca di Sirio.
Il quadrante del calendario presente sul meccanismo di Antikythera può essere così spostato per compensare l’effetto del giorno “extra” nell’anno solare, ruotando la scala all’indietro di un giorno ogni quattro anni.
Sul quadrante frontale del meccanismo sono indicate la data e le posizioni del Sole e della Luna. L’indicatore della Luna è sistemato in modo tale da mostrare l’anomalia nell’orbita lunare. Si presume che l’indicatore del Sole abbia una regolazione simile, ma gli ingranaggi del meccanismo, probabilmente esistenti, sono andati persi. Il quadrante anteriore mostra anche un secondo meccanismo, con un modello sferico della Luna che ne visualizza le fasi.
Sempre sullo stesso quadrante, si trova un parapegma, una sorta di antico almanacco, utilizzato per indicare tutte le informazioni di interesse astronomico, dal sorgere al calare degli astri.

Iscrizioni sul meccanidmo di Antikythera - fonte www.architecture-balar.com2011_02_21_archive.html

Il fatto che nelle iscrizioni ritrovate non vi sia alcun riferimento a Marte o Venere farebbe pensare che alcuni ingranaggi del meccanismo volti ad indicare la posizione dei pianeti siano andati persi. Nel quadrante posto nella parte alta del meccanismo, in forma di spirale, ci sono 47 divisioni per giro che visualizzano i 235 mesi dei 19 anni del ciclo di Metone, un sistema importantissimo nella creazione dei calendari. Solo nel 2008 alcuni ricercatori scoprirono che uno dei quadranti ausiliari presenti sul quadrante principale della schiena del meccanismo era stato pensato per visualizzare i 76 anni del ciclo di Callippic, di circa un secolo successivo a quello di Metone, e che visualizzava un ciclo di 4 anni di Olimpiadi.
Dallo studio di Price sembra che il meccanismo di Antikythera potesse essere esposto al pubblico in una sala a Rodi, vista la particolare importanza che sull’isola si attribuiva all’ingegneria meccanica. Molti non concordano però con l’intuizione del ricercatore, affermando che l’indicatore astronomico, vista la sua compattezza e comodità, poteva essere trasportato agilmente anche durante i viaggi. Nel 1974, Price presentò una simulazione su come il meccanismo di Antikythera potesse aver funzionato. Inserendo nel dispositivo date passate o future, lo stesso ne calcolava l’informazione astronomica in relazione al Sole, alla Luna e ai pianeti.

Antikythera - iscrizioni sul meccanismo - fonte www.architecture-balar.com2011_02_21_archive.html

Il meccanismo conteneva targhe con l’espressione di oltre duemila caratteri, che vennero identificati come una sorta di manuale di istruzioni. La cosa faceva supporre che lo strumento, usato anche da chi non ne conosceva bene il funzionamento, fosse utilizzato anche durante la navigazione. Le incrostazioni salmastre risalenti all’epoca, oltre quelle formatesi nel corso dei secoli sott’acqua, giustificherebbero il suo costante utilizzo a bordo. Da un dialogo di Cicerone contenuto nel De re publica emerge anche la sua conoscenza diretta di altre due macchine simili dell’epoca, a suo dire entrambe costruite da Archimede e portate a Roma dal generale romano Marco Claudio Marcello alla morte del matematico e custodite come cimeli di famiglia. Cicerone parla anche dell’indicazione sul meccanismo di eclissi di Sole e di Luna.
Se la tesi di Cicerone è corretta, è presumibile che questa tecnologia esistesse già nel III secolo a.C., tanto che il dispositivo attribuito ad Archimede, è menzionato anche da scrittori di epoca romana. Ovidio, celebre poeta elegiaco, ne parla nei Fasti (VI, 263-283); Lattanzio, del IV sec. d.C., nelle Divinae Institutiones (II, 5, 18); Claudiano, del IV sec. d.C., in un epigramma de In sphaeram Archimedis. Quest’ultimo aggiunge che lo strumento era racchiuso in una sfera stellata di vetro. Un’altra indicazione si trova in Proclo, filosofo greco successore di Platone vissuto nel V secolo d.C. (412-485 d.C.), nell’opera Commento al primo libro degli Elementi di Euclide della geometria.
Lo stesso Cicerone parla di un’altra macchina di “recente” costruzione attribuibile al suo amico Posidonio. In realtà sembra che nessuna di queste macchine citate dal filosofo fosse il meccanismo di Antikythera ritrovato nel naufragio, poiché entrambi i dispositivi fabbricati da Archimede e ricordati da Cicerone si trovavano a Roma almeno 30 anni prima della data – presunta – del naufragio. Il terzo dispositivo pare sia stato nelle mani di Posidonio entro quella data.
Si parla però di un vero e proprio planetario attribuibile ad Archimede, anche se non è rimasta alcuna descrizione dettagliata dei meccanismi che lo animavano.
Gli scienziati che hanno ricostruito il meccanismo di Antikythera erano anche d’accordo sul fatto che il dispositivo fosse troppo sofisticato per essere piazzato su un’unica base ed essere quindi un meccanismo unico ma provenisse da una antica tradizione greca di tecnologia meccanica, poi trasmessa almeno in parte alla cultura bizantina e a quella islamica.




Antikythera - meccanismo ai Raggi X - fonte www.architecture-balar.com2011_02_21_archive.html

Nel 2002 lo scienziato informatico australiano Allan George Bromley, insieme a Michael Wright, ha tentato la ricostruzione del meccanismo non basandosi sul modello elaborato da Price, ma usando delle immagini a raggi X originali. I raggi X hanno indicato che vi sono almeno 30 diversi attrezzi presenti nel calcolatore. Bromley e Wright sostenevano che i quadranti posteriori avessero funzioni diverse, supponendo anche che ci potesse essere un ulteriore terzo meccanismo, sotto il quadrante anteriore, andato perso. Questo ipotetico modello indicherebbe nel meccanismo di Antikythera un vero e proprio planetario, che mostrava le posizioni degli astri usando un meccanismo di potente orologeria.
Il meccanismo di Antikythera, fin dal suo ritrovamento, ha destato stupore e fascino, ma anche incredulità, tanto che alcuni ricercatori non ne hanno mai riconosciuto la veridicità, pensando si trattasse di un falso abilmente ricostruito. Soprattutto ai primi del Novecento, le ricerche furono numerose, e l’individuazione del relitto comportò diversi morti, oltre a molti incidenti. La scatola di legno che conteneva il dispositivo era troppo corrosa per fornire ulteriori informazioni, e la stessa cornice si ruppe durante il recupero.
Le numerose iscrizioni ritrovate sul meccanismo, e il rinvenimento di una scritta nascosta, grazie all’uso del tridimensionale e dei raggi X, hanno dato agli esperti la sensazione di poter finalmente risolvere il mistero dell’origine e dell’uso del dispositivo, anche se ancora oggi la piena portata delle funzioni dello strumento rimane sconosciuta.
Il fatto che si trattasse del più vecchio computer al mondo di tipo analogico ha fatto però pensare che il meccanismo potesse essere non del tutto umano, tanto per la sua costruzione, quanto per il suo utilizzo. Sulle basi delle tante intuizioni, il meccanismo è tuttora studiato presso diverse università del mondo, in un Progetto di ricerca congiunta che coinvolge numerosi Paesi.

Fonti di riferimento:
http://en.wikipedia.org/wiki/Antikythera
http://www.antikythera-mechanism.com
http://www.bibliotecapleyades.net/ciencia/esp_ciencia_antikythera01.htm
http://www.stefanogasbarri.it/index.php/la-misura-del-tempo
http://brunelleschi.imss.fi.it/vitrum/ivtr.asp?c=8253
http://en.wikipedia.org/wiki/Metonic_cycle
http://www.giovannipastore.it/ANTIKYTHERA.htm
Questo articolo è riproducibile indicando chiaramente il sito e linkando la fonte www.ilpuntozero.com

Tratto da: http://www.ilpuntozero.com/1247-2/

UNO SCIENZIATO ACCENDE IL "COMPUTER" INVENTATO DAI GRECI 2.000 ANNI FA

L'apparecchio effettua complicati calcoli astronomici
e mostra le posizioni dei vari corpi celesti

MILANO - Un misterioso congegno meccanico simile ad un orologio. Venne scoperto nel 1901 da alcuni pescatori nelle acque vicino a Antikythera, un'isolotto sperduto nel Mar Ionio della Grecia. Sembrava soltanto un blocco di ruggine agli occhi degli archeologi, che non diedero tanta importanza allo strano reperto ripescato da un veliero affondato. Quando però lo strano oggetto si ruppe nelle stanze degli archivi del Museo di Atene dov'era custodito vennero alla luce delle ruote dentate - gli scienziati si accorsero subito di essere di fronte a qualcosa di molto particolare. Era stato trovato il più vecchio "elaboratore" del mondo. Secondo gli scienziati del tempo il meccanismo di Antikythera era stato costruito per effettuare complicati calcoli astronomici: dal moto del Sole e della Luna nello Zodiaco a quello dei pianeti, ma anche per determinare le eclissi.


COPIA ESATTA - Si calcola che il meccanismo sia stato costruito 150 anni prima della nascita di Cristo. E' composto da una trentina di ingranaggi in bronzo con una sottile dentatura. Gli archeologi parlarono di un capolavoro dell'ingegneria, uno straordinario reperto di tecnologia antica. Poi per un secolo più nulla. Ora, Michael Wright, ex curatore della sezione di Ingegneria Meccanica del Museo delle Scienze di Londra, ha ricostruito l'antico apparecchio. Una copia esatta: con le stesse dimensioni, gli stessi materiali riciclati. Insomma, quasi come l'originale. E la cosa incredibile è che questa copia - teoricamente - funziona nello stesso modo dell'originale. In un video pubblicato su YouTube nei giorni scorsi, ripreso dai maggiori blog e riviste tecnologiche, il ricercatore spiega il funzionamento del computer Antikythera.

PREVISIONI - I comandi, dice Wright, sono relativamente semplici: girando una manopola, posta sul lato dell'oggetto, è possibile scorrere i quadranti sovrapposti e, dalla combinazione di questi, prevedere i vari eventi astronomici. Basandosi sui modelli dell'antica Grecia si possono anche raffigurare le posizioni dei vari corpi celesti. Sulla parte davanti di questo blocco di bronzo era possibile notare delle iscrizioni del calendario greco ed egizio mentre le lancette mostravano le posizioni della Luna e degli allora cinque pianeti conosciuti. Sul retro, invece, due indicatori: uno mostrava un calendario di 19 anni e le Olimpiadi e il secondo quando ci sarebbero state eclissi di Luna e solari.

ZONE D'OMBRA - Da decenni il meccanismo di Antikythera non ha mancato di suscitare impressione ed interrogativi presso molti studiosi. La sua reale funzione è rimasta sconosciuta per lungo tempo, il suo utilizzo e fino ad oggi stato chiarito solo in parte. Infatti, ci sono ancora molte zone d'ombra sul funzionamento di questo strumento. Nel frattempo si sa che le poche incisioni decifrate sono una sorta di guida pratica.

Elmar Burchia
 
Tratto da: https://www.corriere.it/scienze/08_dicembre_18/Antikythera_grecia_elmar_burchia_cb3dca1c-ccf0-11dd-95df-00144f02aabc.shtml?refresh_ce-cp

domenica 1 dicembre 2019



Marcello Pamio

Oggi parliamo di un organo molto particolare: una piccolissima ghiandola della dimensione di una noce (circa 3 centimetri) che la Natura ha cercato di occultare agli occhi e alle mani dei medici, senza però riuscirci. Non poteva certo prevedere infatti - nostra Madre - che l'uomo in camice bianco arrivasse ad infilare nel retto prima il dito medio e poi un ago lungo 18 centimetri!
Questa povera e maltrattata ghiandola si chiama prostata.
Funzione biologicaLa prostata è disposta attorno alla prima parte dell’uretra, appoggiata alla vescica urinaria tramite le vescicole seminali. Sfocia nell’uretra per secernere un liquido alcalino durante l’eiaculazione.



Come mai la perfezione dell'organismo avrebbe concepito un liquido alcalino eiaculato durante il rapporto sessuale all’interno di una vagina molto acida?
Siamo di fronte ad un banale errore o ad una magistrale sapienza?
Il significato di “prostata” spiegherà l’arcano, perché in greco vuol dire «accompagnare in terra straniera». Quindi nessun errore: l’alcalinità ha proprio la funzione biologica di “proteggere” e “accompagnare” il seme maschile - rappresentato da centinaia di milioni di spermatozoi - nell’ambiente inospitale della vagina, la “terra straniera”!
Un terreno troppo acido equivarrebbe alla condanna a morte degli spermatozoi, e di conseguenza la fine della prosecuzione della specie.
La prostata cresce nella fase adolescenziale ed è particolarmente sensibile agli ormoni sessuali e proprio per questo motivo il cancro alla prostata rientra per la medicina ortodossa nei tumori ormono-sensibili.
Le patologie di maggior rilievo a carico di questa ghiandola sono l’adenoma, il carcinoma e la prostatite (infiammazione).
Origine della prostataLa prostata appartiene all’antichissimo foglietto «endodermico» e quindi risponde al conflitto del «boccone vitale». In questo caso, s’intende un «boccone» a carattere sessuale.
Senza la prostata infatti non sarebbe possibile generare una nuova vita, quindi per l’evoluzione della specie umana è una ghiandola vitale.
Vediamo quindi cosa succederebbe se un uomo dovesse vivere una problematica a sfondo sessuale.
A questo punto bisogna specificare una cosa molto importante: nel maschio erezione-piacere-eiaculazione sono un tutt'uno, non si possono disgiungere, per cui se non si ha una erezione, automaticamente non è possibile godere, eiaculare e quindi procreare!



Se un uomo per un qualsiasi motivo non riesce a eiaculare, la prima cosa che fa il cervello è indurre una ipertrofia della ghiandola (totalmente asintomatica) con lo scopo biologico di far aumentare la produzione di liquido seminale.
Soluzione questa perfetta per il problema, perché SE NON SIAMO RIUSCITI AD EIACULARE come voleva il cervello, allora solo un aumento della sua «funzione» potrà risolverlo.
Se però il disagio dura per molto tempo, la ghiandola può raggiungere dimensioni importanti in grado di dare molti fastidi all’uretra e alla vescica.
Questi disturbi urinari sarebbero dovuti, secondo l’ortodossia, dalla prostata che spinge sulla vescica.
Ma come mai questo avviene solo di notte? Cosa fa di giorno la prostata, dorme?
L'uretra passa nel terzo anteriore della prostata e i rigonfiamenti della stessa sono responsabili solo del 5% dei disturbi urinari, il rimanente dipende dal “detrusore” che appartiene ad un altro foglietto embrionale completamente diverso, il “mesoderma recente”.



Il mesoderma è più legato al “territorio” e alla “svalutazione”, della serie: “non riesco a marcare il territorio come vorrei”, dove il territorio sarebbe la vagina della donna!
Questo potrebbe spiegare perché alcuni uomini hanno disturbi urinari e altri no, ma soprattutto spiega perché avviene solo di notte. Durante la notte infatti il muscolo andando in vagotonia si rilassa, mentre di giorno in piena fase simpaticotonica rimane in tensione, ecco perché non si urina con la stessa frequenza di quando si va a dormire!
Se e quando il cervello non vede più il problema, l’eccedenza dei tessuti sarà smantellata da microrganismi come funghi e micobatteri, oppure incapsulata e incistata.
Ovviamente questo processo di smantellamento potrà avvenire solo se nell’organismo saranno presenti questi germi; dico questo perché, a seguito di pratiche aberranti come le vaccinazioni, l’iper-sterilizzazione degli ambienti, ecc., il patrimonio microbatterico umano è sempre più scarno, per cui quello che avviene con maggior frequenza oggi è l’incistamento del tessuto (cosa questa, però, non biologica).
Sarà forse un caso che la maggior parte dei maschi sopra una certa età presentano masse e/o formazioni nella prostata?
Incidenza e mortalità per tumore prostaticoProstata e mammella rappresentano le sedi più frequenti di tumore, rispettivamente nei maschi e nelle femmine, con una probabilità di ammalarsi, secondo le stime ufficiali, di 1 su 9.
Il tumore della prostata da solo rappresenta il 19% di tutti i tumori diagnosticati nei maschi!
Per entrare più nel dettaglio in base all'età: nella classe 50-69 anni e negli over 70enni, è il tumore più frequente, e questo come vedremo non è un caso…
I dati ufficiali quindi non lasciano spazio a molti dubbi.
Ecco cosa dicono le statistiche sull’incidenza dei tumori alla prostata scoperti in persone morte in incidenti stradali durante gli esami autoptici, quindi morti non per malattia.
  • Uomini di età compresa tra i 40 e i 49 anni > 40%
  • Uomini di età compresa tra i 60 e i 69 anni > 70%
  • Uomini di età sopra i 70 anni                         > 80%
Questi dati confermano la bontà del detto popolare secondo cui «alcuni uomini muoiono DI cancro della prostata, ma quasi tutti muoiono CON il cancro alla prostata
Per esempio ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati 240.000 (37.000 in Italia, dati 2019) tumori alla prostata, ma il rischio di morte è del 3%.
Questo dato non santifica la cosiddetta «medicina preventiva» (gli esami non possono prevenire nulla, ma solo diagnosticare): è semmai la dimostrazione che IL 97% DEI TUMORI E’ CONSEGUENZA DELLA SOVRADIAGNOSI (vedere note)!
La conferma che questa condizione è per così dire «normale» (anche se non dovrebbe essere) arriva da ulteriori esami autoptici. In Svizzera studiando i cadaveri di persone oltre i 50 anni morte in incidenti stradali, hanno trovato:
  • Donne: tumore (in situ) al seno                   > 38%
  • Uomini: tumore (in situ) alla prostata         > 48%
Quante di queste persone non sapevano neppure di avere un tumore al seno o alla prostata?
Il problema della metastasiLa metastasi più frequente del cancro prostatico è quella ossea.
Nessuno però spiega scientificamente come un tumore che cresce nella prostata come un cavolfiore (adenocarcinoma), riesca a migrare nel sangue e, una volta giunto nelle ossa, creare dei “buchi”.
L'oncologia dovrebbe spiegare come fa una cellula a metastatizzare un organo diverso cambiando atteggiamento biologico.
La spiegazione bio-logica ha a che fare con l'origine embrionale delle ossa, che guarda caso fanno parte del “mesoderma recente”, il tessuto visto prima legato alla “svalutazione”.
Non avere una erezione può creare o no delle svalutazioni negli uomini?
Costo socialeIl cancro è la prima spesa sanitaria mondiale.
Solo negli Stati Uniti dal 1994 al 2004 il danno economico dovuto al solo tumore alla prostata è stato di 240 miliardi di dollari. Se a questo sommiamo tutte le procedure non necessarie (biopsie, prostatectomie, pannoloni, protesi meccaniche, ecc.) la cifra raggiunge i 1000 miliardi di $.
Quindi oggi la sovradiagnosi legata alla prostata è la gallina dalle uova d'oro, perché rappresenta un business da oltre 100 miliardi di $ all’anno!
Forse il quadro inizia a prendere forma: dietro questa piccolissima ghiandola si muovono interessi economici faraonici. Da una parte abbiamo un Sistema sanitario malato che ha ingannato le persone facendo credere che un marcatore tumorale come il PSA sia un esame routinario normalissimo…
Lo ripeto ancora una volta: sopra una certa età, praticamente tutti quelli che fanno l'esame avranno un valore del PSA molto alterato!
Attivazione biologica della prostataLa prostata come detto è legata al «boccone vitale», ma entrando più nel dettaglio, parlando di attivazione di questa ghiandola, è obbligatorio tirare in ballo una «sessualità impropria», cioè una sessualità non nella norma, relativamente al rapporto di coppia, ma non solo.
Una eiaculata incompleta, cioè non portata a termine, è più che sufficiente per attivare il tessuto!
Ma anche una partner che si comporta male nei nostri confronti, o il voler fecondare più di una donna (amante e moglie per esempio) ma non poterlo fare…
Paradossalmente anche un “conflitto” traslato per cui il figlio non riesce ad avere figli e il padre si accolla simbolicamente la responsabilità organica, è interessante.
Comunque sia, la cosa centrale da capire è che il senso biologico del tumore alla prostata sta tutto nella fase conflittuale: quando il tessuto cresce con lo scopo biologico di aumentare la produzione di liquido seminale!
Questo è il senso biologico del «problema» alla prostata (chiamato adenoma, ipertrofia, tumore, cancro, ecc.).
Se invece di essere visto con gli occhi limitati e impauriti dell’uomo si usassero quelli perfetti della Natura, apparirebbe subito che non si tratta di un problema, ma di un programma biologico sensato e assolutamente perfetto!
Secondo la biodecodificaAltri spunti di comprensione arrivano dalla decodifica biologica.
Per esempio un qualsiasi disturbo alla prostata potrebbe avere a che fare con una «perdita nella famiglia» (situazioni drammatiche di figli, partner, nipoti o altri, come per esempio un incidente, una malattia o la morte); una «castrazione simbolica» (la donna che ricatta il marito oppure il «desiderio di fare l’amore con qualcun’altra ma non si può»).
Un risentito di impotenza («devo essere all’altezza per soddisfare la mia donna più giovane di me e non so se ne sarò in grado»).
La prostata da un certo punto di vista rappresenta il «principio maschile», per cui tutto quello che ha a che fare con timori e paure legate alla «mascolinità», alla «potenza», anche alla «rinuncia» o «colpa sessuale» può attivare questa ghiandola…
Conclusione
Se è vero, come è vero che il problema dell'attivazione della prostata sta nell'aumento di funzione perché non si è eiaculato come avrebbe voluto il cervello, la logica conseguenza (o per meglio dire bio-logica), sta nel farlo in altre modalità!
Non so se sono stato abbastanza esplicito.....
Per approfondire
Articoli sulla Sovradiagnosi
"Guerra al cancro: quanti morti dal 1950 ad oggi?"

"Marcatori tumorali e...creazione di malati"

"Cancro: la rivoluzione scientifica e il cambio di paradigma"

"Si muore di cancro o di chemio"

http://www.attivazionibiologiche.info/dizionario/prostata.html
http://www.attivazionibiologiche.info/oncologia/caprostata.html
Libri da leggere
"Cancro spa", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__cancro_spa.php
"La fabbrica dei malati", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-fabbrica-dei-malati-marcello-pamio-libro.php

TRATTO DA: https://disinformazione.it/2019/11/25/il-senso-biologico-della-prostata-e-dei-suoi-disturbi/