non dovremmo temere ciò che non conosciamo, ma ciò che riteniamo vero ed invece non lo è
martedì 13 settembre 2022
Non dimenticare il divino, serve a noi!
Immagine centrale dell'Opera "Scuola di Atene" di Raffaello.
"Ciao Fede, perché dici che gli antichi greci conoscevano l'anima molto più di noi?"
Bella domanda Gertrude. L'argomento è molto vasto e non ritengo questa la sede opportuna, ma qualche aspetto lo possiamo comunque vedere...
Per esempio: Omero che era un iniziato, un Mago bianco, racconta che Ulisse si congratula con Demodoco, il cantore dei Feaci, perché narra secondo la giusta misura, secondo la giusta distribuzione delle parti.
Non erano possibili infrazioni. Il destino non doveva essere violato.
I greci sapevano molto bene che se fosse stato violato, le conseguenze sarebbero state terribili: dal loro silenzio e dalla loro tenebra, si sarebbero risvegliate le Erinni, le selvagge figlie della notte, a spazzare via la realtà e il poema che la rappresenta.
Ogni segno era decisivo. I cantori del tempo erano consapevoli della loro responsabilità.
Questo ai tempi degli antichi greci...
Ora, nella nostra società, i cantori sono i giornalisti; ebbene, ti pare seguano questi principi? E noi, al nostro interno, chi seguiamo maggiormente: i cantori o i giornalisti corrotti?
Riusciamo a discernere gli uni dagli altri?
(Ne parlerò in un prossimo video di questo.)
È in atto da parte del sistema, attraverso il politicamente corretto, religiosamente corretto, socialmente corretto ed eroticamente corretto, una vera e propria campagna di distruzione del Sapere e delle radici dell'essere che non può prescindere dal mito.
La nostra società insegna ai bambini l'essere pratici e a smettere presto di sognare... e quando li si segue nel regno dei sogni di cui sono custodi, lo si fa con un forte sapore - che il bambino sente - di finzione... "perché così va fatto", non perché in questo regno ci entriamo davvero.
Puzziamo di educativamente corretto...
I greci erano grandi conoscitori dell'anima semplicemente perché vivevano la loro vita come un'Odissea; erano in contatto con la radice, con l'essenza delle cose, che il nostro mondo chiama "fantasie infantili"...
Ciò che è la radice del Sapere noi la consideriamo fantasia e anche se siamo tra coloro che non dicono questo, sotto sotto, lo pensiamo...
Stiamo perdendo il mito cari amici, e non ne avete un'idea del guaio in cui ci stiamo cacciando...
Il principio "Gli Dei non chiedono molto, solo di non essere dimenticati", non testimonia una convenienza divina come il nostro mentale Ikealogico può tradurre...
Indica cosa serve a noi.
Non dimenticare il divino, serve a noi!
Federico Cimaroli - Pensiero Caffè
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