Home page

mercoledì 6 giugno 2012

Melkizedek, il Re del Mondo

c8ef7021428846f8d35ca2a9f7f2308a.jpeg
di Mike Plato
Noi abbiamo un vero Re; egli abita al di là delle montagne…E’ vicino a noi, ma noi siamo lontani da lui. La sua dimora è inaccessibile, nessuna lingua può pronunciare il suo nome. Davanti a lui sono stesi centomila veli di luce e ombra…(Farid ad-Din Attar, La Lingua degli Uccelli)
Qual è il fattore che accomuna Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dei Templari, Mark Hedsel, autore di uno splendido libro sul mondo ermetico (L’Iniziato), Adso de Melk, il protagonista de Il Nome della Rosa di Eco, Mul.Kak.Sidi, il nome che i sumeri davano alla stella Sirio e Mikael Kadosh, San Michele per gli Ebrei? Uno solo: Melkizedek, "il Re del Mondo". Ttti questi nomi sono anagrammi di un nome antico e arcano, un nome tanto importante per tutte le religioni planetarie, quanto sconosciuto. “Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i Re della Terra e i principi congiurano insieme contro l’Altissimo e il suo Messia…Io l’ho costituirò mio Sovrano su Zion, il mio santo monte (Salmi 2:1)”. Questo passo introduce un tema ignoto ai più: la presenza di un Dio Altissimo (El Elyion), il vertice e centro assoluto della piramide che emana dalle forze della Creazione, e del suo "Araldo", cioé l'inviato in questo piano di realtà per salvare e liberare le anime volenterose dall’oppressione dei Principati terrestri e celesti, quelli che gli gnostici chiamavano "Arconti planetari", gli avversari del principe luminoso. Colui che un tempo era noto come “Melkizedek, Re di Salem e di Sion”, il “Supremo Guerriero della Luce”. Questi sono i tempi giusti per manifestare verità da troppo tempo occultate per prudenza, o spesso per motivi di egoismo iniziatico, caratterizzato da una segretezza e da un silenzio spesso fini a sé stessi. Il tema di Melkizedek, il Re del Mondo, è troppo importante per tacerlo, anche per coloro che non hanno mai sentito parlare di Lui. Ma la storia di quest'Eroe segreto del genere umano, colui che fu codificato da Eschilo come Prometeo, merita che venga sommariamente narrata e rinviamo i lettori al nostro prossimo saggio sullo stesso Melkizedek e la Tradizione dei Vigilanti.San Paolo testimoniava in Ebrei 7:3 che Melkizedek fosse l’ingenerato: “Egli è senza padre, né madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane Sacerdote in eterno”. Chi è questo fantomatico personaggio? Era un essere in carne ed ossa? Uno straordinario Re-Sacerdote di un passato ormai dimenticato? O piuttosto un’Intelligenza eterna? Comprendendo l’assoluto valore della figura di Melkitsedeq e il suo ruolo su questo piano, siamo meravigliati della scarsità di informazioni e di ricerche sul suo conto. In verità, il “Re del Mondo”, personaggio metafisico a cui accennò anche Giovanna d’Arco in alcune sue lettere agli inglesi, è noto a pochi. Ancor più ignoto è il suo supremo Ordine, detto appunto, di Melkitsedeq, l’Ordine Iniziatico che si adopera nel governare con Giustizia tutte le cose di questo Pianeta (Piano dimensionale). Fin dalle epoche più lontane, esiste sulla Terra un centro iniziatico, di natura metafisica, che domina su tutti gli altri i quali non sono che ramificazioni di questo centro principale, dove la luce non si è mai persa nel corso dei secoli. Per conservare questa fiamma, occorre che esista un Essere che possieda tutta la conoscenza e tutti i poteri, un Essere che sia il “rappresentante di Dio sulla Terra”, un eterno mediatore. Questa energia-entità esiste realmente, è menzionata nella Bibbia e nelle tradizioni di tutti i popoli sebbene con nomi differenti, e non si può dubitare della sua esistenza. Tra gli Esseni e i Qabalisti ebraici porta proprio il nome di "Melkizedek, il Re di Giustizia" o "Supremo Maestro di Giustizia", ma a seconda dei suoi aspetti e delle culture, fu chiamato indifferentemente Cristo, Zorokothòra, Metatron, Michael, Mercurio, Merlino (Myrddyn), Artù, Toth, Osiride, Adam Kadmon, Krishna, Buddha, Apollo, Horus, Hermes Trismegisto, Mithra e Ahura Mazda. Egli è fondamentalmente trino, ossia presenta tre aspetti: Padre, Madre e Figlio. Ciò significa che si rivela anche e soprattutto nell’archetipo della Grande Madre Celeste: la Sophia, chiamata Maria, Iside, Shekinà ecc. Tutti gli dèi degli antichi misteri sono lui (suoi aspetti), e lui è loro. La Tradizione Primordiale lo tramanda come l’“Eterno Signore della Luce”, il “Principe della Luce", Vergine di Luce, Lucifero (portatore di Luce Vera), Antico dei Giorni, Adam Kadmon, Figlio Messaggero, su questo piano, del Supremo Creatore.
La Tradizione di Melkizedek
melchisedek_grande.jpgMelkizedek non era certamente un Re in carne ed ossa o un misterioso profeta arcaico, come molti esegeti ancora si ostinano a pensare. Egli è un’Intelligenza-Energia che in determinati cicli si manifesta in un uomo per insegnare la Via della Liberazione. Melkizedek è anche la carica o "nome sacerdotale" delle divine gerarchie o di uomini semi-dei che si impegnarono nel duplice ufficio di Sacerdoti e Re, poiché Melkizedek è sia la sacra regalità che il sacro sacerdozio (che porta con sé la Taumaturgia). Gli ultimi Melkizedek sono stati, infatti, alcuni Re della Sacra dinastia Merovingia, gli eredi di sangue di stirpe Davidica. Venanzio Onorio Clemanziano Fortunato, meglio noto come San Fortunato, cantò l’elogio di molti Re Merovingi definendoli pìi, buoni e generosi, e disse di Childeberto (sacramentario carolingio II,10): “Melchisedeq noster, merito rex atque sacerdos complevit laicus religionis opus”. “Il nostro Melkisedeq (Childeberto stesso N.d.A.), a buon diritto Re e Sacerdote, ha compiuto da laico l’opera della religione (la Grande Opera? N.d.A.)”. Trattasi di un documento eccezionale, testimoniante l’appartenenza dei Re Sacri Merovingi alla stirpe del Graal e alla Tradizione Primordiale, nonché la loro natura di grandi alchimisti, poiché la vera opera della religione (da “rilegare” ovvero “unirsi con Dio”) è occultamente la Grande Opera Alchemica. Nel ciclo pre-diluviano quest'Opera fu manifestata compiutamente solo da Enoch (che assurse al rango del "Metatron", cioè l'angelo del Trono Divino e Principe della Presenza) e in quello post-diluviano solo da Gesù (e forse da Gauthama Siddharta, Buddha). Tanto El Elyion, il nome cabalistico del Dio dell'Universo, che Melkizedek, il suo araldo, provengono, secondo le nostre ricerche, dalla tradizione fenicio-cananea, da quel popolo che gli Egizi conosceranno come “Hiksos” o meglio “Poen-Hiksos" (Hiksos di Poen, cioè i Fenici). I Siro-Fenici cananei lo chiamavano Melkart (associato ad Ercole) rappresentando la divinità più importante dopo El (l’Altissimo), prova ne sia che Mercurio (altro aspetto di Melkizedek) era il Dio dei Mercanti che a prescindere dai significati occulti, potevano essere solo i Fenici, detti “popoli del mare”, perché grandissimi navigatori e mercanti. Abramo, a cui si associa la prima apparizione biblica di Melkizedek, era di lignaggio ariano Mitanni, della stessa stirpe da cui generarono i Fenici, proveniente com’era da Ur di Mesopotamia. L’episodio di Genesi in cui Melkizedek lo benedice, è la testimonianza che Abramo entrò a contatto con la grande Tradizione siro-ariana del Re di Giustizia (Melkizedek appunto), e che egli stesso fosse divenuto un grande Re-Sacerdote al modo di Melkizedek. E’ noto che i “Poen-Hiksos" (Fenici) fossero governati da Re aventi funzioni sacerdotali, come impone da sempre l’Ordine di Melkizedek. Le stesse Tavole di Ugarit, che danno testimonianza della tradizione di El Elyion, erano siro-fenicie. La stirpe regale di Giacobbe e Davide, secondo le nostre ricerche era siro-fenicia cananea, o Hiksos, i famosi i "Faraoni pastori" o "Pastori di popoli”, codificati in Genesi come “Pastori di greggi”. Nell’episodio biblico di Giuseppe - un membro regale di probabile origine Hiksos, che la storia egizia tramanderà come Yusuf Yuya - è detto che tutti i “Pastori di Greggi” fossero un abominio per gli egiziani (Genesi 46:34). E’ noto che gli egizi odiassero gli invasori Hiksos, che iniziarono ad invadere la Terra d'Egitto più o meno nello stesso periodo in cui la Bibbia narra che gli Israeliti, con Giacobbe e Giuseppe, iniziassero a divenirvi numerosi. E’ molto probabile che gli Hiksos portassero, o quantomeno tentassero, di rivitalizzare in Egitto la Tradizione primigenia del Re solare, in uso in ambito pre-dinastico e durante le prime Dinastie, grazie a una classe sovrana di origine ariana chiamata "Shemsu Hor", la quale lasciò le sue tracce sino alla fine dell'Antico Regno. Questo tentativo non riuscì in pieno, come proverebbe la vicenda di Akhenaton che di Giuseppe era forse discendente per parte di madre (Tiye).
"Facciamo comunione…"
25EE17F13691BE1.jpgNella Bibbia Melkizedek è citato tre volte: in Genesi, nei Salmi davidici e nella Lettera agli Ebrei di S.Paolo. La prima, come detto, é in Genesi 14:17 ove si presenta, o meglio, si manifesta ad Abramo e gli offre “pane e vino”, facendogli capire che Egli è il “Sacerdote dei Sacerdoti” La Tradizione eucaristica del pane e vino verrà manifestata, come è noto, da Gesù nell’ultima cena. Quella del pane e del vino è comunque, una cerimonia antichissima, di natura prettamente alchemica, attuata in moltissimi antichi riti: quelli relativi alla Grande Madre, quelli bacchici, quelli dionisiaci e quelli egizi. Non è certo nata col Cristianesimo, ma i redattori dei Vangeli, essendo iniziati Esseni, oltre che discepoli del Cristo, intesero svelare il tema occulto dell’unione mistica di pane e vino, del maschile e femminile, risultato del lavoro del sistema cerebrospinale umano (cfr HERA n°44 pag.). Nel capitolo 68 del Per Em Ra (Libro dei Morti egizio) è detto: “Comunichiamoci (facciamo comunione) tutti insieme col pane consacrato; il nostro pane per la comunione sarà confezionato col grano bianco ed il nostro vino per la comunione sarà distillato dai chicchi di uva rossa” e nel capitolo 79 è detto: “Io ricevo sul mio altare le offerte sepolcrali…Io, Osiride, comunico con voi tramite sacrifici liquidi…Sappilo! Il Pane della tua comunione e il Vino della tua comunione e tutte le offerte sepolcrali a te destinate, sono emanazioni dell’occhio di Ra(cioè il "terzo occhio", la ghiandola pineale). L’offerta di pane e vino da parte di Melkizedek è la prova che egli è tanto il principio femminile lunare nell’uomo (il pane filosofale), quanto il principio solare maschile nella donna (il vino). Egli si esprime nell’uomo e nella donna con modalità di polarità inversa, al fine di riunire le due nature in ciascun essere umano, riequilibrando le polarità stesse (la Giustizia). Laddove Melkizedek offre pane e vino ad Abramo, Gesù lo offre ai suoi discepoli. E allo stesso modo in cui Melkizedek mangia e beve quel pane e quel vino in Abramo, offrendoselo da sé stesso, la medesima cosa opera Cristo con ogni suo vero fedele (“mangiate la mia carne e bevete il mio sangue”). Ciò costituisce lo scheletro del sacrificio alchemico al modo di Melkizedek e trova l'espressione artistica più sublime nell'opera di Hubert e Jan van Eyck, "l'Adorazione dell'agnello mistico", dove il pane, il principio lunare è l'agnello sacrificale che offre il suo sangue, il vino, il principio solare, nella coppa mistica.
Re di un mondo interiore
Laurence Gardner, ne La Genesi dei Re del Graal, ha sottovalutato questa figura, focalizzandosi piuttosto su “Enki il Saggio”, il sumerico re delle acque e della terra, che a suo parere è stato l’iniziatore della stirpe cainica-davidica. Il suo errore poggia sulla convinzione che Enki e Melquitsedek siano nomi diversi per due diverse figure, mentre essi rappresentano il medesimo concetto. Ne Le misteriose origini dei Re del Graal scrive: “Nella Cattedrale di Chartres in Francia, la statua di Melkizedek (peraltro, l’unica presente nelle pur numerose cattedrali templari francesi), lo ritrae con una coppa contenente una pietra, il pane ed il vino che chiaramente offriva ad Abramo....C’è un collegamento tra Thot e Caino (Qayin) che diventa ancor più comprensibile al momento in cui si scopre che Thot era associato al Re-Sacerdote Melkitzedek”. Il Re del Mondo Melkizedek non è tuttavia da confondersi con il “principe dell'iniquità” di cui parla Gesù nei Vangeli, ossia la forza opposta alla Luce, il nostro "Io illusorio", il vero Anti-Cristo, la Bestia nell’uomo. Melkizedek è definito “Re del Mondo”, poichè è il vero sovrano del mondo interiore, codificato come Regno Sotterraneo (Agartha, Amenti ecc.), il Regno di Dio dentro di noi. Ogni uomo che riesce nell'Opera di elevarsi a Dio Vivente diviene il rappresentante divino in terra e assume la carica del Melkizedek. I Maccabei, veri Figli della Luce, gli eroi-cavalieri di Israel a cui occultamente i Templari si ispiravano - tanto che la figura antica del Macbenach (il Gran Maestro del Tempio) rimanda certamente ai Maccabei - conoscevano il Re del Mondo, come è dimostrato da 2 Maccabei 7:19 in cui il secondo dei sette fratelli martirizzati urla ad Antioco Epifane: “Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il Re del Mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci resusciterà a vita nuova ed eterna”. Crediamo che questa fosse la certezza di tutti i Figli della Luce. I Maccabei sapevano perfettamente che l’Altissimo operava su questa terra attraverso un Arcangelo Messaggero, il quale era presente in tutti gli uomini, mescolato con la bestia umana, e sempre in guerra con la carne dentro e fuori l’uomo. La seconda volta in cui viene citato nel testo biblico è nel fondamentale Salmi 110:4: “Il Signore ha giurato e non si pente, Tu sarai Sacerdote in eterno secondo l’Ordine di Melkizedek. Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira”. Il salmista allude all’esistenza di un sacerdozio eterno e ad un misterioso "Ordine di Melkizedek". Parlando il Signore con Davide, se ne deduce che Davide fosse “Sacerdote secondo l’Ordine di Melkizedek”, e legato all’Ordine di Melkizedek. Ciò appare strano, perché l’unico Ordine sacerdotale noto e ufficiale tra gli ebrei era quello di Aronne (Esodo 28:1). Chi amministrava segretamente il Sacerdozio di Melkizedek a quei tempi? Chi rappresentava questo segretissimo Ordine di Melkizedek tra gli Israeliti, Ordine che evidentemente aveva come ruolo quello di preparare i Re-Sacerdoti del ramo di Jesse, da cui discenderà anche Gesù, colui che doveva manifestare l’atteso Messia del Cielo e della Terra? La risposta è una sola: la Fratellanza Essenica, nota come la “Fratellanza di Sadok (Melki-zedeq)”, tant’è che la figura archetipale di Melkizedek è descritta in termini di assoluta devozione nei manoscritti qumraniani. Melkizedek è presente ovunque nei Salmi, anche se questo nome è nascosto. In Salmi 4:2 è invocato come “Dio mia giustizia”. In Salmi 4:7 si allude alla luce del suo volto, in linea con il suo aspetto di Metatron, principe dal volto solare (Volto Santo di Cristo). E’ invocato ripetutamente per contrastare l’oppressione delle Forze del Male. Parimenti, nei Manoscritti di Qumran, gli Esseni descrivono Melkizedek, Principe della Luce, in contrapposizione a Belial, Principe dell’iniquità e alle sue schiere.
Melkizedek il Sacrificatore
Melchizedek_SM_Maggiore.jpgNella Lettera agli Ebrei e nei Salmi si afferma sulla figura di Gesù: “tu sarai Sacerdote per sempre alla maniera di Melkizedek…”. La traduzione fedele dall’ebraico è però “tu sarai Sacrificatore per sempre alla maniera di Melkizedek”. Il cbalista cristiano Pico della Mirandola affermava che Michele, associato a Melkizedek, è il “Sacerdote Superiore” detto anche il “Sacrificatore”, poichè sacrifica le anime di “animali razionali (uomini dotati di Intelletto votato alle cose celesti)”. In realtà il sacrificio (del proprio Ego) è una trasformazione, una metamorfosi, una sublimazione, il passaggio della materia ad uno stato più puro, il piombo che diventa oro. Questo è il motivo per cui Melkizedek è associato da sempre al Capro espiatorio, poiché ricopre il duplice ruolo di sacrificatore e sacrificato, essendo quel mistico serpente mercuriale che si auto-divora per auto-generarsi. Il termine “sacrificatore” allude al sacrificio da parte di Dio dell’animale-uomo che lo ospita. In breve, il sacrificio di Dio è l’auto-sacrificio dell’uomo o di Dio nell’uomo. Cristo sacrifica Gesù (l’uomo, la sua parte umana), quindi Gesù si auto-immola per realizzare in Sé il Cristo, e giungere al massimo stato di coscienza possibile, squarciando il velo dell’ignoranza. E’ un principio di cui abbiamo discusso nel nostro articolo, già pubblicato da HERA, sulla commistione Gesù-Giovanni Battista. La definizione di “sacrificatore” origina anche dal fatto che egli sia onnipotente sulla materia, per la potenza del suo spirito che è lo spirito di Dio stesso. Nel suo vero significato spirituale, “sacrificatore” è colui che possiede il segreto della trasmutazione della materia, poiché il sacrificio non è altro che una trasformazione, il passaggio della materia ad uno stato più puro, più luminoso. Il compito del “sacrificatore dell’Altissimo” è il più sublime che possa esistere, perché è Lui che presenta a Dio la quintessenza della materia. Questo ruolo è descritto in uno dei testi fondamentali del pensiero gnostico di area egizio-alessandrina: la Pistis Sophia dove è chiamato "Zorokothòra", il “Grande Ricevente della Luce Celeste” e il “Grande Purificatore delle Anime”. Ciò è coerente con la sua definizione di “Grande Sacrificatore”, poiché il sacrificio dell’Ego da parte del Sè (Melkitsedeq) è il presupposto della purificazione e del riscatto dell’anima caduta di vibrazione. Zorokotòra è, quindi, la guida spirituale per eccellenza di tutti gli esseri di Luce in questo sistema solare, poichè egli è il "Logos Solare", il Sole spirituale del sistema. In tal senso, è “psicopompo”, ovvero conduttore degli uomini-iniziati che cercano la vita eterna e la libertà dalla Legge del bene e del male per abbracciare l’Albero della Vita (il Cristo). Ermete Trismegisto, Mercurio, Anubi e Michele l'Arcangelo sono divinità che ne rappresentano quest’aspetto.
Paolo l’Iniziato
Il nome del Re di Giustizia ha nella Lettera agli Ebrei di San Paolo il suo documento rivelatore. Melkizedek è il fulcro della scienza iniziatica, custodita e tramandata attraverso un Ordine segreto, solo indirettamente menzionato nella Bibbia, ma che ancora oggi porta il suo nome.Paolo di Tarso, fu iniziato e membro autorevole tra gli esseni (fu, infatti, simbolicamente “folgorato”, cioè illuminato dalla Verita, sulla Via di Damasco cioè la Via degli eletti di Qumran), e dai suoi scritti sembra fosse ben istruito sull’Antico dei Giorni e Re supremo. Paolo ci ha lasciato una preziosa testimonianza su Melkizedek, svelando segreti che da moltissimo tempo erano stati custoditi prima dai sacerdoti di Eliopoli, in Egitto, poi dagli Esseni stessi. Forse per questo fu abilitato a parlarne in questi termini: "Considerate quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino e fu da Lui benedetto. Ora senza dubbio è l’inferiore che è benedetto dal superiore. Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che è vivente".Nella Lettera agli Ebrei, Paolo analizza la dizione “Re di Salem”, che negli scritti esseni configura Melkizedek come il “Nasi Shalom”, il Principe di Pace (così era conosciuto Gesù dagli Esseni) e “Siloè Shalom Abbà”, Padre Messaggero o Inviato di Pace. “Salem” o “Shalom” in ebraico vuol dire “Pace”. Ma, ad un livello più profondo di interpretazione “Salem” è in realtà la “Jeru-Salem”, non quella terrestre, ma quella “celeste”, di cui si parla anche in Apocalisse 21. Essa non è un luogo, quanto uno stato di coscienza svincolato dal divenire, legato intimamente al risveglio del chakra cardiaco, quello che in occidente è conosciuto profanamente come il “Sacro Cuore di Gesù".La Lettera agli Ebrei è un documento prezioso perché divulga segreti millenari, e porta fuori dal Tempio la verità di un Sacerdozio primordiale che investì anche l’anima di Gesù. Un sacerdozio a carattere planetario posto sotto la tutela di un segretissimo ordine che porta il nome di Melkizedek da millenni. Senza la Lettera agli Ebrei, chi non ha accesso ai misteri, non potrebbe in alcun modo venire a conoscenza dell’Ordine di Melkizedek. Paolo mostra di essere stato ben istruito dagli Esseni sulla rilevanza di Melkizedek, e sul suo ruolo di Sacerdote dei Sacerdoti e Re dei Re. Egli descrive in Ebrei 5.5, Gesù quale Sacerdote (sacrificatore) al modo di Melkizedek, per attirare a sè la stessa energia cristica: “Cristo non si attribuì la gloria di Sommo Sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: 'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato (dopo il battesimo del Giordano N.d.R.) e poco più avanti: "Tu sei Sacerdote per sempre alla maniera di Melkizedek". In Ebrei 5.9 si legge: "e reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote al modo di Melkizedek. Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare, perché siete diventati lenti a capire. Infatti, voi che dovreste essere maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno vi insegni i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete bisognosi di latte e non di cibo solido. Chi si nutre di latte è ignaro della Dottrina della Giustizia, perchè è come un bambino…”. Non si può dire che Paolo non manchi di chiarezza. La sua denuncia è tagliente, poiché accusa i maestri e sacerdoti di quel tempo di non conoscere i più elementari principi della Tradizione, che egli chiama “dottrina della giustizia”, proprio in rispetto del Re (Melk) di Giustizia (Sadoq), e quindi di aver bisogno di istruzione iniziatica (latte). Questa dottrina era completamente sconosciuta in Israele a quei tempi, come spesso dimostrano i commenti della gente di fronte alle capacità magico-terapeutiche di Gesù. Ed è ancor più tristemente sconosciuta oggi. Solo gli Esseni sapevano che il Sacerdozio di Aronne, istituito da Mosè, era un riflesso di un Ordine nettamente superiore: l’Ordine della Luce eterna di Melkizedek, che amministra il suo Sacerdozio Planetario. L’Ordine di Aronne (Leviti) era stato utile per custodire determinate chiavi, ma esercitava la sua funzione di sacerdozio minore nei tempi in cui Mosè doveva assolutamente custodire con estremo rigore, insieme con pochissimi altri (Aronne e i settanta anziani), le vere chiavi del Sacerdozio Regale planetario. Solo l’Ordine di Melkizedek era ed è deputato a preparare il vero “Sacerdozio della condizione di Figlio di Dio” e ciò è velato nelle parole di 1 Pietro 2:9: “Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle Tenebre alla Luce”. La Tradizione tramanda che quello di Melkizedek sia un “Sacerdozio Spirituale e Planetario”, quindi non legato alla nazione ebraica, ma esteso all’intero pianeta. Ciò significa che il Sacerdozio di Aronne è solo la trasposizione e il riflesso del Sacerdozio di Melkizedek, oggetto di una vera e propria “delega”. Gli Esseni prepararono Gesù ad accettare il Sacerdozio della Luce di Melkizedek e ad istituire la “vera religione solare e universale”, con l’avvento dell’Era dei Pesci. Il Maestro di Giustizia degli Esseni era il “Melkizedek-Michael” della Comunità, e Gesù, il “Principe Nasi”, era presumibilmente questo Gran Maestro. Ne consegue che gli Esseni fossero il vero “Ordine di Melkizedek” sulla terra, in quel preciso momento storico.
Un Ordine superiore
In quest'ottica si può meglio comprendere il Sacerdozio al modo di Melkizedek, e le parole di S.Paolo in Ebrei 7:15: “A somiglianza di Melkizedek sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale (quindi per diritto di nascita N.d.R.), ma per la potenza di una vita indefettibile… Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza ed inutilità - la legge (Paolo qui si riferisce alla Legge mosaica, N.d.R.) non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore" E ancora, qualche passo più avanti, "Quei Sommi Sacerdoti attendono ad un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti…Gesù ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori premesse. Se la prima fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra”. Tutto fa perno sul fatto che l'incarnazione dello Spirito del Melkizedek, in epoca post-diluviana, fu realizzato compiutamente solo da Gesù, l’unico ad assurgere al rango di Re-Sacerdote dell’Altissimo e vero modello da seguire. Tutti i profeti, sacerdoti e re che lo hanno preceduto - e non parliamo solo della stirpe di Abramo - sono anime pervenute ad un’evoluzione spirituale superiore a quella umana, ma nessuno di essi realizzò l’energia del Melkizedek, come invece fecero Gesù e, in era prediluviana, Enoch. Siddhartha Gauthama raggiunse lo stato buddhico, che è uno stato di risveglio, ma non l’ultimo stadio dell’evoluzione. Lo stato di Buddhi, nel sistema induista, è il sesto stato di coscienza (risveglio del terzo occhio) precedente il settimo e più alto: l’Atman. Solo Gesù raggiunse lo stato dell’Atman induista e del Kether (Corona) qabalistico, divenendo Uno col Padre e con tutto il cosmo. Con Gesù, Melkizedek davvero si mostrò agli uomini, scendendo in campo per insegnare e salvare i suoi eletti e fedeli. In realtà, tutto l’Antico Testamento, a partire dall’incontro (non fisico) tra Abramo e Melkizedek, fino ai profeti maggiori e minori, è interamente una prefigurazione dell’uomo che compiutamente diverrà in terra il “Re-Sacerdote di Giustizia”, il Melkizedek manifesto. Melkizedek, ed in particolare Gesù il Cristo, sono una prefigurazione, un prototipo di ciò che può divenire l’uomo al massimo grado di evoluzione spirituale. Per la Tradizione, Gesù è l’uomo e Cristo è il Dio in lui. Gesù era il veicolo dell’energia cristica, come lo sono in potenza alcuni di noi. Il fatto unico di Gesù nella storia umana è che fu il primo a realizzare compiutamente il Cristo e a costruirsi il perfetto corpo di luce, il veicolo multidimensionale Merkaba. Egli accettò il corpo di luce solo dopo pratiche ascetiche durissime e un profondo lavoro alchemico. Le chiavi definitive della trasmutazione di Gesù non gli furono donate però dagli Esseni, che pur l’avevano allevato e iniziato, ma da Melkizedek stesso, dal suo “Io Sono”, al quale era stato fedele all’inverosimile. Era un uomo formidabile, possedeva la genetica adatta, appartenendo ad un lignaggio molto speciale. Il corpo di luce è una cosa talmente potente che, senza adeguata preparazione dei corpi sottili, può carbonizzare il corpo fisico. L’alchimia serve proprio a preparare il corpo ad accettare il corpo di luce, innalzando in vibrazione le cellule e aumentando la rotazione dei fuochi o chakra eterici. E' il corpo di luce il fine supremo del sacerdozio di Melkizedek, energia di natura spirituale latente e dormiente in ogni uomo. Solo Gesù riuscì a coltivarla al punto tale da risvegliarla completamente.
Chiavi occultate
Guillaume Postèl (1510-1581), grande qabalista cristiano, ne La Chiave delle Cose Nascoste confermò che il Cristo e il Melkizedek configurino la medesima Intelligenza celeste: “Cristo è dunque il solo Re (Mal’iq Tsedeq) di Giustizia e di Pace, il solo pontefice del Dio Altissimo, il solo che non abbia Padre né Madre, non avendo dimorato in alcun corpo prima di entrare in quello di sua Madre, l’unico arbitro delle leggi della natura…Egli solo, che non ha principio ai suoi giorni né fine di vita, è realmente sacerdote dell’Eternità; egli solo può essere paragonato al Figlio di Dio, che non può essere Sacerdote che per volere di sé stesso…Questo è uno dei segreti della Scrittura, che né gli Apostoli né la Chiesa stessa hanno potuto trasmetterci, quantunque il Cristo l’abbia conservato con un gran numero d’altri per farcelo comprendere e insegnare ai potenti. Restava dunque questa gran parola, Melquitzedèq, difficile da interpretare secondo San Paolo e riservata ai nostri tempi. Benché la censura ecclesiastica abbia giudicato opportuno rimettersene all’opinione di San Paolo, nondimeno essa l’adotta realmente o almeno l’adotta negligentemente, nello stesso modo in cui la Verità Eterna rivela molte nozioni, che erano state stabilite alla loro epoca dallo Spirito Santo per sorreggere la vera e ordinaria Chiesa Cristiana delle origini, nel periodo della sua giovinezza, nelle quali il vero significato delle cose consacrate è ottenebrato e la Verità Divina falsata dalla tradizione umana (anti-cristica)”. Postèl fa quindi un accenno poco velato al fatto che la primissima chiesa Cristiana gnostica possedesse le chiavi del vero Sacerdozio di Cristo, sapendo che esso era, in realtà, l’antichissimo sacerdozio di Melkizedek, a differenza della Chiesa Romana che nascose con fuorvianti interpretazioni il suo profondo retaggio iniziatico. Nel Libro del Grande Logos, un trattato gnostico del III secolo, scoperto nel 1945 a Nag Hammadi (Egitto) interamente dedicato a Melkizedek, egli è associato allo Spirito Santo, mentre nella Pistis Sophia, facente parte dello stesso corpus di scritti, egli è "il ricevitore della Luce Eterna". In Gerarchia Celeste dello Pseudo-Dionigi Melkizedek è definito "il grande amico di Dio". Perché Melkizedek è l’energia cristica, è l’Intelligenza suprema su questo pianeta e del sistema solare, è l’intelligenza solare, il Padre di Gesù, lo YHWH (l'Io Sono, la Supercoscienza), il Cavaliere o Angelo solare (Michele), l’Aton-Adonai di Akhenaton. Gli iniziati della Tradizione occidentale lo chiamano “Padre Melkizedek” o “Padre Giusto”, la vibrazione energetica suprema del sistema solare, a cui tutti gli esseri viventi devono tendere, e che devono realizzare nel loro interiore. Infatti la Tradizione vuole che tutti coloro che si risveglino diventino Melkizedek (Maestri di Giustizia), realizzando questo supremo stato di coscienza. Nessun iniziato può raggiungere la cima senza passare per la scuola di Melkizedek. E’ Lui che offre gli ultimi gradi dell’iniziazione. E’ il solo vero Maestro di tutti grandi maestri, il Logos cosmico che si incarna. Deve sempre esistere, nel piano animico della Terra e dell’uomo, un fuoco divino e segreto che non cessa mai di ardere ed è Melkizedek a tenere costantemente acceso questo fuoco e a custodirlo. Questo è il fuoco e il suo battesimo, a cui alludeva Giovanni Battista, è il fuoco descritto da Gesù nel Vangelo di Tommaso 10: “Ho gettato il fuoco sul mondo, ed ecco, veglio su di esso affinché arda”. Che non si commetta mai l’errore di spegnere questo fuoco, rendendo inutile il sacrificio di Prometeo: esso se alimentato è in grado di condurci alla Vita e alla Verità.
La rosa fiorirà
a_red_rose_for_you.jpg
Concludendo, Melkizedek è il nome attorno a cui ruota tutta la Tradizione ermetica e misterica. Il fatto che sia stato venerato indifferentemente nel suo aspetto di Donna o di Uomo, di Adamo o di Eva, di Maria o di Cristo, di Iside o di Horus, di vecchio o di giovane, o nei suoi innumerevoli aspetti e nomi divini, non deve farci deviare dal principio per cui “tutto è uno”. E’ molto probabile che Lui medesimo abbia deciso nel corso della storia di farsi percepire sotto molteplici aspetti, allo scopo di sottoporre a prova coloro che lo cercavano col cuore, e che avevano la capacità sincretica di vederlo ovunque: in tutti gli esseri, in tutte le manifestazioni naturali, in tutte le religioni, i miti, le favole e le leggende, in tutti gli eventi storici. Questo è il ruolo della quintessenza, dell’essere-energia che è dietro al divenire, del Deus Absconditus invisibile agli occhi dei profani, tuttavia percepibile all’Intelletto superiore (Nous) degli iniziati. Melkizedek confonde le acque, e illude sul fatto che tutto ciò che esiste sia solo materia e caos, laddove ciò che veramente è reale sia lo spirito e l’ordine che sovrintendono a tutte le cose. Egli è questo spirito e quest’ordine, è il centro immutabile da cui è promanata questa realtà dimensionale e in cui questa realtà sarà riassorbita. L’Altissimo El Elyon sarebbe inavvicinabile se non fosse per questo instancabile mediatore che protegge i giusti e punisce con rigore gli ingiusti; sarebbe inavvicinabile se Melkizedek non ci avesse donato una conoscenza suprema atta alla trasmutazione dell’umana natura, quella gnosi che non è perduta ma solo nascosta e pronta a rifiorire. Questa nostra non è una speranza, quanto piuttosto una certezza derivante dalla comprensione dei cicli cosmici. Se Melkizedek è una rosa rimasta chiusa per molto tempo, quella rosa sta di nuovo per schiudersi.