Home page

lunedì 18 aprile 2016

RAZZE INTELLIGENTI TERRESTRI PRIMA DELL’UOMO ?

L’analisi dei più antichi testi sacri di quasi tutto il mondo, insieme alle innumerevoli rappresentazioni scultoree e pittoriche di esseri diversi dall’uomo, spesso interpretati come esseri divini, hanno indotto molte persone, ma anche studiosi di fama, a pensare che, in un remoto passato, il nostro pianeta sia stato visitato da esseri alieni provenienti da qualche remota regione dell’Universo.
Esiste però anche un’altra tesi, forse meno conosciuta, secondo la quale questi esseri sarebbero stati rappresentanti di altre specie intelligenti diverse dall’uomo.
In questa breve nota cercheremo di presentare quegli elementi che potrebbero avvalorare questa tesi.
Innanzitutto dobbiamo parlare del Libro di Dzyan.
Si tratterebbe del più antico libro dell’umanità. Di esso si conosceva il nome e l’esistenza, ma, in Occidente, nessuno lo aveva mai visto, finché Elena Petrovna Blavatsky, la fondatrice della società Teosofica, ebbe la possibilità di visionarlo nel 1868 in una stanza segreta di un monastero del Tibet.
Diciamo subito che il Tibet, come le Ande in Sud America, data la sua altitudine, sarebbe scampato a quell’immane cataclisma, menzionato praticamente in tutte le più antiche tradizioni del nostro pianeta, che va sotto il nome di “Diluvio Universale”, che sarebbe avvenuto abbastanza recentemente, tra 11.000 e 12.000 anni fa.
Per questo motivo potrebbe essere ragionevole pensare che questa regione abbia potuto conservare ricordi e documenti di un’epoca più antica che potremmo definire “antidiluviana”.
Ebbene il Libro di Dzyan parla esplicitamente di quattro “razze” di esseri intelligenti che avrebbero preceduto l’uomo (quinta razza).
Senza entrare nei dettagli, la prima razza sarebbe stata costituita da esseri intelligenti acquatici, descritti come “terribili e cattivi”.
Quasi contemporaneamente sarebbero apparsi “uomini-capra”, “uomini dalla testa di cane” (ci viene in mente il dio egizio Anubi) ed “uomini dal corpo di pesce”.
Successivamente sarebbero apparsi esseri androgini (seconda razza), contemporaneamente maschio e femmina, e qui ci viene in mente il famoso racconto di Platone incluso nel Simposio.
La differenziazione sessuale (sempre secondo il Libro di Dzyan) avvenne solo con la comparsa della terza razza, non meglio descritta fisicamente, ma della quale si dice che era evoluta spiritualmente, ma che non conosceva ancora il linguaggio.
Questa razza però si macchiò dell’accoppiamento con altri primati, generando esseri che camminavano a quattro zampe ed erano ricoperti da peli rossi.
Infine apparve la quarta razza “dotata di parola”.
Di questa razza si dice:
“Costruirono città colossali con terre e metalli rari. Servendosi dei fuochi vomitati, della terra bianca delle montagne e della terra nera, formarono le loro immagini, in grandezza naturale e a loro somiglianza, e le adorarono”.
A questa razza potrebbero essere attribuite tutte le costruzioni ciclopiche disseminate su tutto il nostro pianeta, che sarebbe stato impossibile edificare con tecniche primitive.
Ma si dice anche “il terzo occhio cessò di funzionare”, indicando probabilmente la perdita di facoltà spirituali di cui pare fosse dotata la terza razza.
La Società Teosofica identifica questa quarta razza con gli Atlantidei, in quanto il Libro di Dzyan racconta la sua distruzione con la frase:
“Vennero le prime grandi acque. E inghiottirono le sette grandi isole”.
Ed infine la nascita della quinta razza, la nostra:
“Pochi furono i superstiti. Alcuni fra i gialli, alcuni fra i bruni e i neri, alcuni fra i rossi rimasero. Quelli del colore della Luna erano partiti per sempre”.
A questo punto è però doveroso rilevare che, in tutti questi avvenimenti, il Libro di Dzyan riporta l’intervento attivo di altri esseri che creano, distruggono e manipolano queste razze e questo potrebbe essere un indizio a favore della tesi di un intervento “alieno” sul nostro pianeta.
Ovviamente nessuno di noi è tenuto a credere a tali racconti, ma, in favore della credibilità del Libro di Dzyan, voglio riportare la sua descrizione della nascita dei primi esseri viventi sul nostro pianeta, tanto vicine alle tesi della moderna Biologia:
“I primi animali furono tratti dalle gocce del sudore. Animali provvisti di ossa, dragoni dell’abisso e Sarpas volanti furono aggiunti alle cose striscianti. Quelli che strisciano sul suolo furono provvisti di ali. Quelli che nell’acqua avevano lunghi colli divennero i progenitori degli uccelli dell’aria. Durante la Terza (razza n.d.r.), gli animali senza ossa si svilupparono e maturarono: divennero animali provvisti di ossa. I loro Chhâyã divennero solidi. Gli animali si separarono per primi. Essi cominciarono a riprodursi”.
Conferma di tracce di esseri diversi dall’uomo vissuti in epoca antidiluviana le troviamo anche nel Vecchio Testamento.
Il libro della Genesi è la forma scritta di tradizioni orali molto più antiche ed in esso ritroviamo il racconto di accoppiamenti tra esseri intelligenti diversi.
Degli esseri denominati “Figli di Dio” si accoppiarono con le figlie degli uomini generando una razza di eroi. Quando ciò avvenne dice la Genesi “c’erano i giganti sulla Terra a quei tempi”, quindi ancora una razza diversa dall’uomo.
Una versione leggermente diversa (forse più attendibile) la da l’antichissimo Libro di Enoch, secondo il quale degli esseri, denominati stavolta “Figli del Cielo”, si accoppiarono con le figlie degli uomini e generarono i giganti, che quindi non sarebbero stati preesistenti a questi avvenimenti.
Questi “Figli del Cielo” avrebbero anche dato l’avvio alla civiltà umana.
In ogni caso riferimenti ai giganti li troviamo in numerosi altri passi del Vecchio Testamento, ma praticamente anche in tutte le più antiche tradizioni umane.
Ovviamente i sostenitori della tesi “aliena” interpretano i “Figli di Dio” o “Figli del Cielo” come esseri provenienti da altri pianeti e vedono una conferma alle manipolazioni di cui abbiamo parlato a proposito del Libro di Dzyan nei due famosi passi della Genesi “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” ed “Ecco, egli è diventato come uno di noi”, che tante discussioni hanno suscitato tra gli studiosi.
Il fatto è che le due tesi “creature aliene provenienti dallo spazio” e “razze intelligenti terrestri diverse dall’uomo” non sono affatto in contrasto tra loro, potendo essere in qualche caso vera la prima ed in qualche altro la seconda.
Il fatto che l’uomo antidiluviano (quarta razza secondo il Libro di Dzyan) avesse caratteristiche diverse dall’uomo postdiluviano lo evinciamo anche dalla lunghezza della vita dei Patriarchi antidiluviani riportata dalla Bibbia: si va da Lamech che visse 777 anni a Matusalemme che visse 969 anni.
Tra i più “famosi” troviamo Adamo (930 anni), Noè (950 anni) e Set (912 anni).
Per quanto detto finora appare evidente che il “confine” tra la quarta razza e la nostra è segnato da un immane cataclisma, secondo alcuni studiosi la caduta di un asteroide nell’Oceano Indiano, che avrebbe causato un vistoso innalzamento del livello delle acque, con tsunami spaventosi e ricaduta di acqua con piogge incessanti durate molti giorni (40 secondo la Bibbia).
Riteniamo che sia un fatto realmente accaduto dato che ne troviamo il racconto, sotto forme quasi uguali, in tutte le più antiche tradizioni dell’umanità.
E riteniamo anche che la scomparsa di Atlantide sia stata dovuta allo stesso fenomeno, come si evince dal famoso racconto di Platone nel Timeo.
L’esistenza di superstiti della razza atlantidea potrebbe giustificare anche un altro mito presente in quasi tutte le antiche civiltà, quello di esseri superiori che avrebbero dato l’avvio alla civiltà umana così come la conosciamo.


Tratto da: https://giuseppemerlino.wordpress.com/2014/05/14/razze-intelligenti-terrestri-prima-delluomo/

Svelati i primi segreti del manoscritto Voynich - "il libro più misterioso del mondo"


Confrontano i simboli contenuti nel misterioso manoscritto con altri linguaggi, un ricercatore della University of Bedfordshire è riuscito a decifrare una piccola parte del codice
(Foto: Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University)
(Foto: Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University)
È rimasto indecifrabile per secoli, il misterioso manoscritto Voynich, il codice medioevale acquistato agli inizi del Ventesimo secolo dal mercante di libri Wilfrid Voynich da un collegio gesuita italiano. Ma il manoscritto comincia a perdere parte del suo alone di mistero ora che Stephen Bax della University of Bedfordshire è riuscito a mettere insieme un minimo di alfabeto Voynich, abbinando alcuni dei simboli contenuti nel libro a dei suoni. E suggerendo che le origini del linguaggio usato per il codice rimandano all’Asia occidentale e non al Messico, come recentemente ipotizzato.
Gran parte del codice resta ancora oggi indecifrabile, visto che i simboli usati non sono riconducibili a nessun linguaggio noto, ma le analisi di Bax potrebbero essere la chiave di volta per portare alla luce quel che nasconde il manoscritto, denso di rappresentazioni botaniche, astronomiche e figure umane.
Per interpretarne il contenuto Bax ha analizzato alcune parole potenzialmente rappresentanti dei disegni, per via della loro collocazione, e le ha quindi confrontate con i nomi corrispondenti allo stesso disegno ma in altre lingue.
“Il manoscritto ha un sacco di illustrazioni di stelle e piante”ha dichiarato Bax, “Sono stato in grado di identificare alcuni di questi, con i loro nomi, cercando in manoscritti medievali a base di erbe in arabo e in altre lingue, e poi ho cominciato a decodificarli, con alcuni risultati entusiasmanti”.
(Foto: Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University)
(Foto: Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University)
Così, per esempio, racconta il New Scientist, una parola vicino  a una possibile rappresentazione di una pianta di ginepro è stata accostata alla parola “oror” scritta nell’alfabeto romano e quindi alla pronuncia “a’ra’r” del nome arabo usato per il ginepro. Alcuni simboli usati in questa parola sono quindi stati trovati anche in una rappresentazione di stelle nel libro, forse quella delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, identificando un potenziale termine corrispondente alla parola Taurus.
Procedendo in questo modo Bax ha decodificato 14 simboli in tutto, riuscendo a leggere pochissime parole (come quelle per ginepro e Taurus, ma anche elleboro e coriandolo). Ancora pochi, ma lo scienziato spera di coinvolgere altri linguisti a lavorare sul suo metodo per mettere insieme un alfabeto Voynich completo. Per ora, conclude il ricercatore, le similitudini con il latino, il greco e l’arabo portano a credere che il manoscritto sia un trattato sulla natura originario delle regioni caucasiche dell’Asia occidentale.
Tratto da: http://www.wired.it/play/cultura/2014/02/24/segreti-manoscritto-voynich/