La paura del giudizio è il più grande ostacolo verso la manifestazione della nostra anima.
Smettiamo di voler essere perfetti per difendere una certa immagine di noi, di assegnare così tanta importanza ai fallimenti e ai successi della personalità, di credere che ciò che conta di più sia il riconoscimento esterno.
Se avessimo occhi per vedere comprenderemmo che ogni nostra azione, soprattutto nel servizio, è un dono per il mondo intero, è una parte di Dio che si esprime, una manifestazione d’amore, noi in quanto macchine biologiche forniamo solo un canale d’espressione, nient’altro, non dipende da noi.
Questa manifestazione è già perfetta in sé, non ha bisogno della conferma di nessuno!
Se qualcosa infuoca il nostro animo è un motivo sufficiente per seguirla, se non risuona con noi è un motivo più che valido per allontanarla.
Non importa cosa gli altri penseranno di noi, se saremo abbastanza bravi, se ci sono già altre persone che fanno la stessa cosa, magari anche meglio di noi, se avrà un impatto reale, se falliremo, se verremo considerati inetti o sbagliati etc. Questi sono tutti pensieri sabotanti della mente, del giudice interiore che ha paura della disapprovazione perché ha imparato che rompere l'attaccamento con i genitori significa morire e perciò ci inibisce costantemente in ogni iniziativa "pericolosa".
Osserviamo quel giudice troppo spesso severo e rigido, amiamolo ed accettiamolo perché ci ha permesso di restare in vita quando eravamo completamente dipendenti dall'esterno, sorridiamogli e lasciamolo progressivamente andare.
Non siamo più costretti ad ascoltarlo, non moriremo se il nostro progetto non decolla, ma invece avremo la possibilità di rivederlo e migliorarci fino ad essere dei canali sempre più perfetti del Padre.
Se sentite la spinta ad agire per diffondere l’amore e la buona volontà in terra, in qualsiasi campo d’azione, iniziate. Il momento opportuno è giunto. Non siamo soli.
Nella luce,
Nicolò Cefalo
