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giovedì 27 luglio 2023

IL PROPRIO DIAVOLO

Finché non comprendiamo le nostre tenebre ci faranno sempre paura. Saremo costretti a scappare e a rifugiarci in un angolo di realtà che ci appare sicuro, lucente, semplice, ma anche scisso e incompleto. Ciò che si nasconde nella notte appare complicato, pericoloso, oscuro. La chiave è imparare a dialogare con i nostri demoni, privarli dell’aspetto mitologico e spaventoso che inconsciamente attribuiamo loro e iniziare a considerarli come degni di considerazione e ascolto, al pari di un essere umano. Spesso conosciamo bene il nostro personale inferno, ma poche volte comprendiamo la vera essenza del diavolo che lo abita. Per instaurare un legame è necessario trovare un elemento in comune tra noi e lui, Jung usa come esempio la danza. Il suo diavolo intende il danzare come un godere effimero della superficialità del mondo, attività che procura felicità e leggerezza che afferma mancare invece in Jung. Dopo aver visto, attraverso un dialogo profondo, questa dinamica, si può procedere al passo successivo, ossia trasformare quella stessa azione nella sua ottava superiore, interpretarla quindi alla luce della sua anima, spogliandola del significato diabolico e riempendola di luce e profondità. In questo senso Jung afferma che “esiste una Gioia dinnanzi a Dio che si potrebbe chiamare danza”. Il demone si trasmuta in un angelo, la tenebra incontra la luce e ne emerge l’essere umano. Se analizziamo a fondo la vicenda possiamo comprendere come anche il diavolo volesse donare all’uomo la gioia, che però secondo la sua interpretazione risiederebbe nel dimenticarsi di sé e perdersi nel mondo. In risposta l’uomo può cogliere ed evidenziare il valore della gioia, tuttavia riconoscendo come essa possa derivare solo dal vivere alla presenza di Dio nel mondo, quindi ricordandosi costantemente di ciò che si è. L’ascolto profondo rivela l’oscurità in noi e ci rende semplici, silenziosi, in pace. Nella luce, Nicolò Cefalo