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lunedì 30 ottobre 2023

I ricordi dei nostri antenati sono codificati nel nostro cervello

Quanti anni ha la tua mente? Ed esiste una memoria genetica? Queste idee sono state esplorate in videogiochi e film come Assassin's Creed. Ma non è un'idea nuova. Si può far risalire al concetto di inconscio collettivo dello psicologo Carl Jung. Secondo la nostra concezione tradizionale, i ricordi si formano attraverso reti di neuroni nel cervello. Ma i ricercatori stanno scoprendo un nuovo tipo di memoria, immagazzinata nel nucleo dei neuroni, nel profondo del nostro DNA. Il lavoro di Carl Jung si basa su quello del suo amico, collega e psicologo Sigmund Freud, il quale sosteneva che abbiamo una mente cosciente (composta da tutte le cose di cui siamo consapevoli, compreso l'ego) e una mente inconscia, che è un deposito di desideri, pensieri e ricordi repressi. Freud sperava che Jung sarebbe stato il suo successore e avrebbe portato avanti il suo lavoro, ma questo non si sarebbe mai realizzato. I loro disaccordi aumentarono man mano che Jung si sviluppava e prendeva una propria direzione in psicologia, che divergeva nettamente da quella di Freud. Uno dei loro principali disaccordi riguardava il concetto di Jung di inconscio collettivo, una sorta di memoria umana universale impressa nella psiche, un deposito di simboli e immagini indipendente dal tempo e dallo spazio. Possiamo pensare che sia una sorta di memoria ancestrale universale: ereditiamo l'inconscio collettivo dai nostri antichi antenati ed è comune a ogni persona e a ogni cultura del mondo. È la parte della mente che tutti abbiamo a disposizione e a cui tutti possiamo attingere. Jung sosteneva che l'inconscio collettivo fosse costituito da strutture psichiche universali, che formano tutti gli elementi dell'esperienza umana e si esprimono come modelli ricorrenti che danno forma alla nostra vita. Egli chiamò questi schemi archetipi. Esempi di archetipi sono la grande madre. Il vecchio saggio. E l'imbroglione. Vediamo versioni di questi archetipi in ogni cultura del mondo. Altri archetipi sono la persona e l'ombra. Forse l'archetipo più potente nell'approccio di Jung sono i numeri. Jung arrivò a credere che i numeri da 1 a 9 fossero alcuni dei potenti simboli archetipici della psiche e che fossero i simboli più elementari e universali che abbiamo. Jung scrisse che "il numero e la sincronicità sono sempre stati collegati l'uno all'altro, entrambi possiedono la numinosità e il mistero come caratteristiche comuni, e tutti i numeri da 1 a 9 sono sacri". Jung credeva che tutto fosse collegato. Che ci sia una realtà sottostante unificata da cui tutto emerge e a cui tutto ritorna. Egli chiamava questa idea Unus Mundus. Ciò presenta una notevole somiglianza con l'antico concetto cinese di Qi, che è l'energia vitale che scorre in tutte le cose.