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domenica 11 settembre 2011

Il proprio Diritto è il Diritto di Tutti: come l’Unione pacifica costruisce il Nuovo.





Sempre più spesso i discorsi della gente si dirigono sulla necessità di un Cambiamento molto concreto di Vita che risollevi dal fondo del baratro le sorti dello Stato italiano, riportando la serenità di un lavoro continuativo, di un guadagno equo che realizzi il diritto di Vivere e non il mero tirare a sopravvivere nonostante sudore e sacrifici.
Il Cambiamento concreto per un miglioramento nella propria Vita quotidiana e materiale, veicolo di crescita spirituale, nasce dall’Azione,dalla Forza di Volontà e dal Sacrificio di ciascuno di noi, di tanti consapevoli Singoli Uniti in un intento comune: tante piccole gocce che insieme creano la potenza del mare, in grado di arrivare anche a quegli occhi più ciechi che sembrano aver scordato che la legittimazione del proprio potere derivi da una popolazione nazionale sempre più provata, scambiando importanti ruoli politici per meri veicoli del proprio interesse.

Il caso dell’Islanda, su cui regna il timoroso silenzio di media e Governi, è un esempio di come l’Azione Consapevole di una collettività unita abbia potuto cambiare le cose fin dalle loro radici. Non è difficile capire perché tale notizia sia stata snobbata nella gran parte degli Stati, quando si apprende che il popolo islandese sia riuscito a far dimettere un governo al completo opponendosi pacificamente al Sistema con esemplare ordine e controllo, a colpi di semplici casseruole tra proteste di piazza e lanci di uova.
Nel 2009 il Parlamento propose una legge per il risanamento del debito verso Gran Bretagna e Olanda da 3,5 miliardi di euro, che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese per 15 anni con un tasso d’interesse altissimo. L’anno successivo, in piazza, i cittadini in massa ottennero il referendum e votarono per oltre il 60% contro tale provvedimento. Usando dunque l’arma dellaDemocrazia Diretta, credendoci. Come ha dimostrato di saper fare anche l’Italia nell’ultimo referendum sul nucleare e la privatizzazione dell’acqua.
Là furono poi nazionalizzate le principali banche commerciali dopo l’arresto di diversi banchieri e membri dell’esecutivo giudicati responsabili della crisi islandese, e i cittadini dichiararono all’unanimità l’insolvenza del debito creando un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione: per farlo elessero legalmente 25 cittadini liberi da affiliazione politica che avessero raggiunto la maggiore età e disponessero delle firme di almeno 30 sostenitori, ed appresero da linee guida emerse da diverse assemblee popolari svolte nel Paese e nei principali social networks. Tecnologia e virtualità a servizio di un fatto molto concreto.
Tale Costituzione sarà presto sottoposta all’approvazione del Parlamento subito dopo le prossime elezioni legislative.
Il popolo islandese è riuscito dunque legalmente a mettere fine al signoraggio bancario, a rifiutare il debito con l’estero, a riappropriarsi della sovranità monetaria e a riportare il reale interesse della collettività nella classe politica, sostituendola con rappresentanti che rispondessero ai criteri scelti dal popolo.
E lo ha fatto in modo opposto a ciò che oggi ci viene presentato come naturale ed inevitabile iter: niente salvataggi da parte della Bce o Fmi, niente cessione della sovranità a nazioni straniere, ma riappropriazione del diritto e partecipazione consapevole.

In Italia, come illustrato in un mio precedente articolo, l’approvazione in gran fretta di una riforma economica ha sancito un ulteriore aumento della pressione fiscale del 43% già di per sé ostica ed un taglio delle agevolazioni fiscali in settori di primaria importanza come la sanità, le pensioni, l’istruzioni, l’iva, la bioedilizia, la benzina ed i ricorsi in tribunale, senza toccare gli sprechi economici ed i privilegi insensati della classe dirigente. Si sente spesso criticare che a pagare siano sempre gli stessi, ma la rassegnazione di chi guarda con sfiducia ad ogni iniziativa popolare porta al reale fallimento di ogni iniziativa popolareIl primo passo perché queste germoglino il seme di un Cambiamento è crederci senza riserve, con tutto il Cuore e con fiducia gli uni negli altri. Perché non ci sono lotterie, giochi d’azzardo o ruote dell’abbondanza che possano ridarci ciò spetterebbe a ciascuno per diritto: la libertà di godere del frutto del proprio lavoro. Una questione che riguarda tutti. 

Gaetano Ferrieri ha compreso questa lezione: lui  è un uomo come tutti gli altri che ha avuto il coraggio di parlare da semplice Uomo, con l’integrità di rimanere tale senza cedere alle lusinghe di alcun colore politico. Gaetano è Uno a cui si stanno unendo altri Singoli, che gradualmente hanno preso a scrosciare col fragore di un’onda più grande. Da 3 mesi è fisso nella piazza del Parlamento in protesta pacifica attraverso lo sciopero della fame, per rivendicare con l’articolo 50 della Costituzione la riduzione del 50% dello stipendio dei politici, l’eliminazione dei rimborsi, vitalizi e pensioni d’oro, la riduzione del numero dei parlamentari e amministratori pubblici, la riduzione del 90% delle auto blu, una nuova legge elettorale con scelta diretta del candidato all’elettore e nuove elezioni. Perché, come recita la Carta italiana: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”. E non è necessario essere degli statisti o chissà quali esperti per rendersi conto di quali siano i bisogni comuni alla maggior parte degli italiani di questi tempi. Gaetano ha lavorato per 14 anni come amministratore delegato in tre attività di servizi del Caf, autorizzate dall’agenzia delle entrate, ed è stato licenziato per aver dichiarato pubblicamente le ingiustizie di cui era stato testimone. Si è poi ricostruito come consulente immobiliare a Venezia, ma ora ha lasciato tutto per rivendicare le sue idee ed i suoi sacrifici, comuni a molti.

Per mercoledì 21 settembre sta organizzando una manifestazione di protesta pacifica e silenziosa di fronte al Palazzo, senza colore politico, ma aperta alla partecipazione di tutti i cittadini che credano che Insieme si possa rifare un’Italia più italiana per tutti e non solo per “i soliti”. Si tratterà di un presidio ad oltranza che non si chiuderà senza l’ottenimento di risultati concreti e mirerà ad incontrare i politici proprio in uno dei loro giorni lavorativi, per ottenere maggiore efficacia rispetto alla comodità di un weekend che invece li troverebbe assenti.
E il seguito potrebbe stupire anche la piccola Islanda: stavolta dipenderà veramente da TUTTI NOI.

Un caro abbraccio, LIMEN

Fonte: http://limen23.blogspot.com/2011/09/il-proprio-diritto-e-il-diritto-di.html