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mercoledì 17 agosto 2011

Fare Come L'Islanda


Nell’ultimo periodo c’è un silenzio che fa un rumore terribile ed è il silenzio mantenuto da tutti i media sulla situazione dell’Islanda.

Chi sa come funzionano le cose ne conosce perfettamente il motivo: L’Islanda ha posto definitivamente termine al signoraggio bancario (oltre che alla sua classe politica).

Gli islandesi hanno deciso, molto semplicemente di sottrarsi alla truffa del debito nei confronti delle banche internazionali, riappropriandosi della propria indipendenza monetaria e finanziaria e della propria indipendenza politica.

Proprio su questo aspetto vorrei mettere l’accento: gli islandesi, non solo si sono liberati dai ricatti delle banche, ma hanno sostituito completamente la loro classe politica.

L’Islanda ha dimostrato che è possibile liberarsi della casta.

Il popolo islandese è riuscito a mettere una pressione tale alle istituzioni che ha portato alla sostituzione della classe politica islandese. Ed è perlomeno sorprendente che lo abbia fatto seguendo uno dei principi della Demosofia, la totale estraneità di chi deve governare il paese dall’ambiente della politica di carriera. Infatti, dopo lo scioglimento del parlamento, i nuovi candidati dovevano per forza essere estranei al mondo dei partiti politici e avere svolto la loro carriera nella società civile, nel “mondo reale”, e questo credo sia uno dei requisiti imprescindibili di chi aspiri a far parte della classe dirigente di un paese.

Quanto siamo lontani in Italia da questa realtà? Ma soprattutto, quali possibilità abbiamo di ottenere gli stessi risultati ottenuti dal popolo islandese?

Ci sono due aspetti molto evidenti della vicenda dell’Islanda:

Il primo è legato alle piccole dimensioni del paese dei vulcani. Il popolo islandese si è unito per imporre la propria volontà di cambiamento, quanto questa unione è raggiungibile oggi in paesi molto più grandi e complessi? E quanto è possibile creare questa unione in un paese così diviso come è l’Italia?

Il secondo è legato all’atteggiamento dell’esercito e della polizia durante le manifestazioni. Non ci sono stati incidenti, le manifestazioni sono state pacifiche, non c’erano i provocatori a cui siamo abituati nel nostro paese ogni volta che ci sono importanti manifestazioni popolari.

Sul primo punto è importante sottolineare che gli islandesi hanno agito in maniera unitaria facendo blocco su determinate richieste:

- Fine del signoreggio;
- Rifiuto di pagare i debiti con l’estero;
- Ri-acquisizione della sovranità monetaria.
- Le dimissioni della classe politica e la sostituzione dei rappresentanti con altri, scelti con criteri diversi.

Gli islandesi sapevano quello che volevano!

È questo lo scopo della Demosofia, creare una piattaforma di obiettivi attorno ai quali agire in modo unitario, come gli islandesi. Dobbiamo sapere quello che vogliamo, concretamente, e come ottenerlo. E questo è proprio lo scopo di questo blog, stabilire i nostri obiettivi e le modalità di raggiungerli.

Sul secondo punto i casi sono due: o l’esercito era dalla parte del popolo, oppure l’unità del popolo ha sconsigliato di intervenire con la forza. (Anche perché in quel modo sarebbe stata dichiarata un dittatura militare, visto che tutto il popolo islandese era unito.

Come si comporterebbe l’esercito italiano, che sappiamo essere completamente asservito alla NATO, nei confronti di un popolo unito? Come fare per portarlo dalla parte del popolo e impedire l’intervento armato, interno od esterno?

Democrazia diretta, autodeterminazione finanziari, annullamento del sistema del debito, una nuova costituzione, il rendere impossibile il sistema della corruzione, la preparazione e l’indipendenza di chi dirige il paese, la trasmissione in streaming della discussione delle leggi sono tutti obiettivi primari della Demosofia.

L’Islanda ha aperto la strada (e in islandese la Demosofia non c’è, se c’è qualcuno disposto a tradurre…), noi dobbiamo seguirla. Come? Lo dobbiamo decidere insieme.
 

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