di Gianni Lannes
Non
sono un maestro, o un depositario di verità, ma un ricercatore. Non posso dare
consigli e neppure indicare la via maestra. Io stesso la ignoro. Che fare
concretamente? Bisogna allargare l’orizzonte, affinché ciascuno possa rendersi
conto di non essere il centro dell’universo, ma un essere umano pensante, che ha
nella profondità del suo pensiero, e dal suo cuore, se non le risposte, almeno
le speranze per vivere a testa alta. Insomma, vi esorto ad avere fiducia nelle
proprie capacità e nei propri limiti.
L’essere
umano è un prodotto di lotte intime e sociali, la cui soluzione provvisoria va
cercata in quel dialogo infinito con gli altri, capace di allargare la sua
visione del mondo, la cui angustia è forse l’autentica responsabile dell’acuirsi
del dolore, nell’apparente insolubilità dei problemi.
La
vera risposta non è quella che chiude il discorso, bensì quella segretamente
custodita dalla domanda successiva. Essa, con la danza infinita dell’onda che
abbraccia la riva, plasma il profilo della terra, dimostrandoci che nessun
dolore è definitivo, nessun problema è insolubile, nessuna risposta è
ultima.
Noi
dobbiamo invitare una nuova generazione a trarre la verità insita in ognuno di
noi e nelle cose, insegnare a pensare positivamente, a provare empatia, a
coltivare il dubbio, e a credere nella potenza del bene comune. E a non smettere
di fare domande e di mettere in crisi tutte le risposte che sembrano
definitive.
Socrate
ha insegnato agli umani che maestro non è chi trasmette la verità, ma chi aiuta
gli altri a partorirla dalla confusione delle proprie opinioni, anche se in
contrasto con le idee dominanti.
Ora,
e sempre, bisogna vivere in un mondo migliore, non soltanto sognarlo ad occhi
aperti.
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