Come molti ricorderanno, il NIST (che ha rappresentato la versione ufficiale del governo americano sui crolli del World Trade Center) aveva attribuito il crollo dell’edificio sette al cedimento iniziale della famosa colonna 79. In seguito all’indebolimento dovuto agli incendi - scriveva sempre il NIST - si sarebbe scatenata una progressiva reazione a catena in tutta la struttura portante, che causò il crollo dell’intero grattacielo.
Naturalmente, la implausibilità di questa spiegazione era stata chiara fin da subito a tutti coloro che avessero un minimo di buon senso: bastava guardare il crollo, rapido e simmetrico, dell’edificio, per capire che si fosse trattato di una demolizione controllata. Ma oggi arriva una conferma di tipo scientifico su questa ipotesi. Dopo quattro anni di ricerche, utilizzando simulazioni al computer basate su progetti originali dell’edificio sette, il dipartimento di ingegneria civile dell’Università dell’Alaska ha pubblicato un rapporto (ancora in versione provvisoria) nel quale si conclude che il crollo dell’edificio sette non fu dovuto agli incendi, bensì ad un cedimento quasi simultaneo di tutte le colonne portanti del grattacielo.
Il lungo e dettagliatissimo documento (che potete scaricare qui, in fondo all’articolo) analizza ogni singolo elemento della struttura portante ed ogni singola possibilità statistica. I risultati della conclusione (a pag. 111) sono i seguenti:
"Abbiamo quindi concluso che il crollo dell’edificio sette è stato un collasso globale che ha interessato il cedimento praticamente simultaneo di tutte le colonne portanti dell’edificio, e non è stato un crollo progressivo, che avrebbe comportato il cedimento sequenziale delle colonne.
Nonostante abbiamo simulato svariati scenari ipotetici, non siamo stati in grado di identificare nessuna sequenza progressiva di cedimenti che sia potuta accadere l’11 settembre 2001, e che abbia causato il crollo totale dell’edificio, per non parlare del vistoso crollo verticale con circa 2,5 secondi di caduta libera e con un differenziale minimo di movimento esterno."
Come abbiamo detto, questa è una versione provvisoria del rapporto, che resterà aperto a suggerimenti ed eventuali modifiche per i prossimi due mesi. Siamo certi che i debunkers nostrani vorranno intervenire per far sapere agli ingegneri dell’Università dell’Alaska dove abbiano sbagliato, e perché l’edificio sette sia invece crollato a causa dei semplici incendi.
Massimo Mazzucco
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