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venerdì 28 marzo 2014

La ricerca delle vite passate

La volontà di indagare le proprie vite precedenti è una pratica abbastanza diffusa del nostro tempo: si scruta il proprio passato alla ricerca di accadimenti che possano gettare luce sul presente, di solito ricorrendo all’ipnosi regressiva o al channeling.


Strappare i veli della dimenticanza


Si ritiene che l’ipnosi, il channeling e in generale le manipolazioni del karma siano pratiche spirituali, e che possano essere usate per l’evoluzione dell’uomo. Ci si avvale di tali tecniche, soprattutto perché si pensa che in tal modo sia possibile liberarsi delle conseguenze karmiche accumulate nel corso delle presunte numerose esistenze già vissute. Eppure le scuole di saggezza più antiche insegnano che è molto pericoloso cercare di sondare le vite anteriori, e per diversi motivi. Non solo pericoloso, ma anche estremamente difficile, e il più delle volte addirittura impossibile.

Prima di venire al mondo, tutti veniamo immersi nel fiume dell’oblio. E se la Natura fa questo, ci sarà pure un motivo! Dunque perché mai dovremmo andarle contro e strappare i veli della dimenticanza? Eppure molte persone sedicenti “evolute” oggi violano consapevolmente la natura, tentando di forzare le porte che la Legge cosmica ha chiuso alla nostra memoria. Pensiamo che se è possibile forzarle, evidentemente ci è concesso… ma come si fa ad essere sicuri che, durante i nostri tentativi, andiamo davvero a sbirciare il nostro passato? A pensarci bene, il passato è solo ciò che si conosce.

Opinione comune è che la memoria delle vite precedenti alberghi nell’inconscio individuale. Ed è proprio questa convinzione la fonte di ogni fraintendimento. In realtà l’uomo non porta in sé alcuna memoria di vite passate. La memoria di ogni evento e di ogni azione è invece situata nell’Akasha, ovvero nei piani più alti dell’astrale, e solo alcuni iniziati vi hanno accesso. L’uomo comune può ritrovare i suoi antichi ricordi solo alla fine del ciclo delle vite fisiche. Soltanto in rari casi gli è dato di conoscerne prima qualche frammento.

Nessun medico od operatore del settore può quindi condurre il paziente su questi piani. L’ipnosi regressiva pesca invece nel gran mare dell’inconscio, sia in quello individuale che in quello collettivo. Ma l’inconscio è tutt’altro che affidabile, oltre a non racchiudere alcuna reminiscenza di esistenze anteriori. Ciò che si porta a galla dall’inconscio spesso non ha nulla a che fare neanche con la vita reale dell’individuo, ma si basa su fantasie, dubbi, paure, su cose sentite dire, immaginate o addirittura vissute da altri. È molto facile infatti, durante stati alterati di coscienza come può essere l’ipnosi, entrare in contatto con l’inconscio altrui. Anche con quello dell’ipnotista. La linea di confine è molto labile, e non è possibile sapere se ciò che il paziente racconta sia davvero accaduto o l’abbia solo pensato, se siano brandelli di vita suoi o di altri, del passato o del presente.









Quando, sotto ipnosi, si tenta di indagare ciò che non ci compete, si affonda letteralmente nell’inconscio e nei meandri della mente, dove non si è in grado di distinguere alcunché. Ci si convince in buona fede di aver intravisto la propria trascorsa esistenza, ma in realtà non è possibile sapere dove le informazioni siano state attinte. Eppure la regressione ipnotica viene utilizzata come metodo di cura, e talvolta funziona anche. Talvolta.

È vero, vi sono dei casi in cui aiuta a liberarsi da fobie e altri malesseri. Evidentemente il fatto stesso di trovare una possibile spiegazione alle proprie difficoltà, o comunque il vederle sotto un diverso punto di vista, produce una qualche forma di guarigione. Ma siamo in grado di sapere in quanti casi, invece, altri problemi vengono generati in tal modo? Soprattutto occorre chiedersi, quali conseguenze si avranno nel situare in un remoto passato le cause di disagi che invece sono assolutamente attuali. La guarigione attraverso la presunta conoscenza del passato, ci costringe a confrontarci anche con un’altra domanda: ma allora in cosa consiste esattamente il cosiddetto karma? Se il karma è davvero qualcosa che si deve scontare o comunque vivere, come si può avere la pretesa di dissolverlo tramite una tecnica a pagamento? Perché dovrebbe venirci condonato attraverso una seduta di ipnosi?

Il karma non è una malattia che un medico possa curare. Eppure viene trattato nello stesso modo. Si parla spesso di “risolvere il karma”, e si crede che questo significhi sciogliere i nodi, le situazioni critiche delle vite precedenti. Ma come facciamo a conoscere davvero tali nodi? Per averne un quadro veritiero dovremmo avere la possibilità di situarli in un preciso contesto, e ciò significherebbe comprendere quasi tutto delle vite trascorse. Naturalmente questo non è possibile, tanto meno tramite l’ipnosi.



Scrutare vite passate con ipnosi


Ma perché l’uomo non deve conoscere il proprio passato? Perché mai la natura provvede a cancellare i suoi ricordi? Se l’uomo dovesse vivere in funzione di ciò che comunemente riteniamo sia il karma, la nostra sarebbe una vita di eterna dipendenza: non riusciremmo mai a staccarci da ciò che siamo stati in precedenza. Tutto ciò ci porterebbe ad una grave mancanza di libertà, perché saremmo incapaci di vivere il presente. Continueremmo a trovare le cause e le giustificazioni dei nostri comportamenti odierni, nelle vicende remote. In fondo è ciò che facciamo anche col passato più recente. E’ infatti più semplice dirigere l’attenzione su eventi che non possiamo più modificare: anche questo è un modo per evitare l’azione.

È necessario allora comprendere che, nonostante sia così di moda, conoscere le vite anteriori non è concesso, tranne in rarissimi casi e per dei motivi eccezionali. Se così non fosse, non arriveremmo sulla Terra dimentichi di tutto. Perciò penetrare in questi campi equivale a compiere una forzatura; e ogni forzatura ha conseguenze negative. Sono poche le persone alle quali, talvolta, è consentito l’accesso (e certamente non con l’ipnosi). Anche perché per trattare tali argomenti senza causare danni, è indispensabile una conoscenza profonda dell’animo umano, cosa che davvero in pochi possono vantare. Invece sono sempre più numerosi coloro che operano in questo settore con grande leggerezza, applicando e diffondendo informazioni sbagliate.

Ha preso forma, negli ultimi decenni, tutta una serie di teorie relative alla reincarnazione, che  crollano con facilità se valutate alla luce della logica e del buon senso. Alcuni sostengono, ad esempio, che chi in una vita passata è stato ucciso, per una legge di compensazione dovrà successivamente uccidere a sua volta il proprio assassino. Così questo pover’uomo, dopo aver sperimentato la morte violenta, sarà obbligato ad essere suo malgrado un omicida. Altri insegnano invece che chi ha ucciso qualcuno, dovrà poi dare la vita alla stessa anima, magari tornando sulla terra come sua madre. E così questa sventurata anima si troverà ancora una volta nelle mani del suo assassino, stavolta nel ruolo di figlio, e impegnata per tutta la vita a sciogliere un “nodo karmico” terribile, con tutti i problemi che comporta.

C’è poi la diffusa convinzione che ci si ritrovi nella vita successiva con buona parte delle persone conosciute in precedenza, perché si è costretti ad affrontare di nuovo ogni situazione non risolta, ed è innegabile che con molti dei nostri conoscenti – e soprattutto con i familiari – restino facilmente dei conti in sospeso. Altra credenza radicata è che i traumi subiti nel passato si ripresentino in qualche modo nella vita successiva, sotto forma di disturbi fisici o psichici. Non si smette mai di soffrire, insomma!

La natura sarebbe così crudele e ingiusta da continuare a tormentarci nel futuro, facendoci subire anche le conseguenze di avvenimenti di cui non siamo colpevoli? Gli “operatori del karma” (channeler o ipnotisti) ci consentono di mettere in atto un particolare meccanismo: basandosi sulle nostre stesse rivelazioni, ci aiutano ad attribuire agli effetti del karma i guai della vita presente. Riusciamo così a giustificare la nostra incapacità di risolverli e possiamo motivare i nostri errati comportamenti attuali o la nostra debolezza; possiamo trovare delle scuse plausibili per la nostra tendenza a girare intorno alle situazioni anziché affrontarle.

Insomma, i nodi karmici e le loro conseguenze ci permettono di non riconoscere gli errori di oggi. Indagare quelli passati è molto più facile e rassicurante: nonostante siamo stati noi a commetterli, comunque non siamo più la stessa persona, e perciò non ce ne sentiamo più di tanto responsabili. Anche perché non possiamo comprenderli appieno! Ma l’attribuire delle colpe a fatti e persone che sono ormai solo dei fantasmi – inclusi gli antichi “noi stessi” – significa rifiutarsi di guardare in faccia l’esistenza reale, e in fin dei conti evitare di vivere davvero.

Proviamo allora a chiederci: perché si ritorna sulla terra? Non ci si reincarna per espiare le proprie colpe, per “pagare il debito karmico”, come solitamente si dice. Non ha alcun senso essere puniti per delle azioni che nemmeno ricordiamo di aver compiuto. La reincarnazione non ha lo scopo di sciogliere i nodi del passato. È invece una ulteriore possibilità per crescere e perfezionarsi. Naturalmente in condizioni che, con tutta probabilità, saranno diverse da quelle anteriori e più indicate per assimilare ciò che si era tralasciato.

La reincarnazione, dunque, offre una ulteriore occasione di crescita e di evoluzione. Ma non c’è evoluzione se, in un modo o nell’altro, si resta legati a ciò che è stato, o se si pensa di dover ripartire da quel punto. La vita passata non ha legami con quella attuale e col momento in cui ci troviamo. I tempi sono completamente diversi, e così pure gli insegnamenti che riceviamo. D’altra parte se anche sussistessero dei legami, comunque non li rammentiamo, e perciò è come se non ci fossero.

Il karma individuale non è il peso delle colpe da espiare, ma il livello evolutivo raggiunto dall’essere umano. Certamente non è situato nell’inconscio; è racchiuso invece nel cosiddetto “atomo permanente”, che è parte dell’anima. Le conoscenze acquisite di vita in vita perdurano, non si ricordano gli eventi e i passaggi di ciò che è stato, ma l’anima custodisce ciò che ha imparato, che si manifesta sotto forma di percezioni, intuizioni, consapevolezze, aspirazioni. Questo porta ad evitare di commettere gli stessi errori, e quindi a migliorarsi e progredire.

Quanto abbiamo appreso in passato non è certo completo né perfetto: se così fosse non sarebbe necessario reincarnarsi. Tuttavia costituisce un bagaglio importante, che forgia il nuovo carattere e il nuovo modo di essere. Ritornare sulla Terra in un altro corpo fisico corrisponde dunque ad avere un’altra opportunità.



Articolo di Maria Antonietta Pirrigheddu



Rivisto da Fisicaquantistica.it



Fonte: http://www.ilportaledelmistero.net/Vedetta/cartiglio_Pirrigheddu_Vite_Passate.html

mercoledì 26 marzo 2014

Il Torquemada dei nostri giorni: da "Le Iene" al licenziamento della d.ssa De Petris

Aggiornamento del 26 marzo 2014.
Esattamente ieri, 25 marzo, la Direzione Sanitaria dell'Ospedale San Raffaele di Milano, ha pubblicato un comunicato stampa ufficiale, dal titolo: "
Nutrizione e patologie oncologiche
".
Con tale nota affermano che quanto pubblicato in alcuni siti di informazione, come questo p.e., in merito alla vicenda della d.ssa Michela De Petris, è tutto errato!
I baroni dell'HSR, dichiarano quindi pubblicamente, che "il contratto di consulenza per prestazioni mediche libero professionali è tuttora in corso, e che non vi è mai stato alcun 'licenziamento in tronco' della dottoressa". Quindi il medico può continuare a lavorare senza alcun problema?
Strano, perché la d.ssa De Petris conferma che le cose riportate da questo articolo sono avvenute realmente.
Quindi qualcuno non ce la sta raccontando giusta.
Chi sarà? Il medico, lasciato solo e isolato anche "dai colleghi che tengono famiglia", la cui unica colpa è quella di praticare in Scienza e Coscienza l'Ars Medica, oppure chi è culo e camicia con le industrie del farmaco, che guadagnano montagne di soldi dalle cure oncologiche?

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Il Torquemada dei nostri giorni: da "Le Iene" al licenziamento della d.ssa De Petris
di Marcello Pamio - 24 marzo 2014
Sono passati non molti secoli, da quando i men in black, gli uomini in nero della santa chiesa cattolica e apostolica di Roma, mandavano sul rogo tutte le persone, soprattutto donne, in particolar modo levatrici, cioè le antesignane delle ostetriche che sapevano far nascere, e le erboriste, coloro che sapevano usare le piante medicinali.
Chiunque in odore di maligno faceva una triste fine.
Nei nostri giorni le cataste di legna sono andate un po' fuori moda, vuoi anche per il costo della stessa, eppure il sistema non è cambiato, ad eccezione se vogliamo, della tunica che è passata dal nero ecclesiastico al bianco dei camici ospedalieri.
Oggi l'inquisizione, per così dire scientifica, lavora alacremente forse anche più del passato, con la differenza che nel corso del tempo il sistema si è fatto più intelligente e meno spudorato.
I processi inquisitori, in cui il giudice e l'accusatore sono incarnati dalla stessa persona o istituzione, avvengono utilizzando vari strumenti, tra cui la diffamazione e la calunnia, il discredito per giungere alle minacce e ritorsioni professionali. In tutto questo gioca un ruolo importantissimo lo strumento prìncipe di controllo sociale: i mezzi di comunicazione di massa!  
Veniamo ai fatti.
Mercoledì 5 marzo 2014, durante la trasmissione  de “Le Iene” su Italia1, è andato in onda un servizio ben documentato su Antonio ("La storia del tumore guarito di Antonio"), un signore malato di tumore al cervello (in metastasi) che è riuscito non solo a bloccare la malattia, ma ad invertire il processo, grazie anche all'introduzione di una alimentazione vegana-crudista.
Questa persona è stata seguita da Michela De Petris, un medico chirurgo specializzato in nutrizione oncologica, che lavora sia privatamente, sia come specialista all'IRCCS San Raffaele di Milano.
Il percorso che questo medico ha fatto intraprendere ad Antonio, è stato un periodo iniziale di alimentazione esclusivamente crudista, soprattutto a base di vegetali a foglia verde per agevolare e permettere una intensa disintossicazione organica, per poi far rientrare lentamente nella dieta, assieme a quelli crudi, anche vegetali cotti.
In soli tre mesi dal cervello gli è sparito un tumore di oltre 2 cm di diametro.
Inoltre la d.ssa De Petris, sempre nella trasmissione ha detto che "non c'è malattia che non si giovi del miglioramento alimentare. In tanti casi, cambiando alimentazione è possibile guarire da patologie: allergie, patologie reumatologiche, eczemi, irritazioni, dermatiti, diabete, patologie infiammatorie, intestinali come il morbo di Crohn, ipercolesterolemia, calcolosi, malattie auto-immuni e molto spesso anche patologie tumorali, soprattutto quelli ormono-sensibili (mammella, colon, prostata)"
Una storia veramente meravigliosa: cosa c'è di più bello per un medico partecipare attivamente alla guarigione da un tumore di uno dei propri assistiti?
E soprattutto, cosa c'è di più bello nel vedere e sentire la testimonianza di una famiglia completamente rinata dopo un periodo buio in cui avevano perso ogni speranza, soprattutto dopo il ritorno del tumore.
Come non dare ragione a questo medico? In fin dei conti lo stesso Ippocrate, padre della medicina moderna, ha sempre puntato molto nella dietetica per migliorare e guarire i suoi pazienti. Oggi purtroppo per noi tutti, ai medici nel lungo percorso universitario non vengono insegnati i principi fondamentali della nutrizione, e questo non è un caso o una banale dimenticanza. I medici moderni non devono sapere nulla di alimentazione corretta, altrimenti si rischia la salute delle persone.
Ricordiamo che non si guadagna dalla salute, ma solo dalla malattia!
Come detto, l'inquisizione è sempre attiva e in allerta: le orecchie sono sempre ben spalancate.
Non a caso, il giorno seguente la trasmissione, il 6 marzo 2014, esce sùbito un comunicato stampa ufficiale del San Raffaele, scritto in fretta e furia e i numerosi errori ortografici lo dimostrano, in cui vengono prese le distanze dalle dichiarazioni della dottoressa. Le lobbies avevano già alzato il telefono assieme alla voce...
Quindi invece di premiare per meriti professionali e umanitari la d.ssa De Petris, un Medico che porta avanti e fa onore all'Ars Medica di ippocratica memoria, sembrerebbe che il primario del San Raffaele l'ha chiamata nel suo ufficio e licenziata in tronco!
Funziona così il Sistema? E' questo il moderno rogo?
Tornando alla De Petris, siccome l'ospedale in cui lavora, o meglio lavorava, prende moltissimi soldi dalle case farmaceutiche per le costosissime cure farmacologiche* fornite ai pazienti malati di tumore, il suo intervento in televisione ha danneggiato economicamente la struttura.
Non doveva proprio farlo; non doveva permettersi di dire che molte malattie possono guarire con la semplice alimentazione!
Errore fatale.
Una persona che segue i protocolli ufficiali, cioè radio e chemio, può costare al Sistema oltre 200 mila euro al mese, e questo per la gioia delle industrie.
Quanto costa invece una persona che modifica il proprio stile di vita, in primis l'alimentazione?
Oggi aiutare le persone a guarire da tumori con sistemi naturali che non contemplano i devastanti e carissimi chemioterapici, è eresia, per non dire stregoneria, e come tale va sradicata sul nascere.
Nonostante il San Raffaele sia una struttura privata, a farne le spese è stato un medico che in Scienza e Coscienza (come afferma il Codice dentologico medico, e l'articolo 5, lettera C della Dichiarazione di Helsinki) ha seguito un assistito, aiutandolo a guarire da un tumore metastatizzato al cervello.
Qual è la motivazione ufficiale del licenziamento? La puzza di zolfo?
La d.ssa Michela De Petris è l'ennesimo Medico incappato nel "Malleus Maleficarum" (il Maglio delle streghe).

Mi auguro che la magistratura ma anche l'ordine dei medici intervengano con una seria indagine, prendendo provvedimenti nei confronti di questo primario e dell'intero ospedale.
Il tempo è assolutamente maturo per cercare di cambiare questo sistema che oramai è marcio fino dentro le mura degli ospedali.
La medicina moderna è infatti sempre più nella morsa delle industrie della chimica e farmaceutica e a pagarne le spese, oltre ai Medici onesti sono anche le persone comuni, perché mettendo i ceppi ai polsi dei medici, bloccano la nostra libertà di cura e libertà di scelta terapeutica.
Infine, è molto probabile che abbiano tirato le orecchie anche agli stessi giornalisti de Le Iene, responsabili del servizio (troppo ben fatto) su Antonio, gli stessi che l'anno scorso sono venuti a Padova per intervistare Angelo, guarito dal diabete e presidente dell'Associazione "Oltre il Diabete". Stranamente questo servizio sulla guarigione da diabete non è mai andato in onda, e dopo il recente putiferio, sicuramente non lo vedremo mai...
Comunque sia, grande stima e totale solidarietà al Medico Michela De Petris.
 
* Qualche esempio di costi dei chemioterapici, tratto dal libro "Cancro Spa"
1. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti: 128.217,00 euro.
2. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Vinolrelbina associata a Cisplatino (TAX 326 + ILCP) per 100 pazienti: 200.940,00 euro
3. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Carboplatino (ECOG 1594 + ILCP) per 100 pazienti: 216.945,00 euro
4. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Gemcitabina associata a Cisplatino (ECOG 1594) per 100 pazienti:  409.020,00 euro
5. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Cisplatino (ECOG 1594 + TAX 326) per 100 pazienti: 540.093,00 euro
6. Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Carboplatino (TAX 326) per 100 pazienti: 548.955,00 euro
Cifre colossali che si riferiscono “solamente” ai costi dei farmaci chemioterapici nei sei tipi di trattamenti terapeutici presi in considerazione nella “Valutazione dei costi associati alle terapie ‘platinum based’” e pubblicate nel Giornale italiano di Farmacia clinica”. Se a questo sommiamo i costi della “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” il totale ha dell’incredibile!
1. Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 452.096,00 euro
2. Costo 6 cicli di chemioterapia (Vinolrelbina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 814.366,00 euro
3. Costo 6 cicli di chemioterapia (Paclitaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse”  per 100 pazienti: 467.550,00 euro
4. Costo 6 cicli di chemioterapia (Gemcitabina e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 703.251,00 euro
5. Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Cisplatino) per 100 pazienti: 841.978,00 euro
6. Costo 6 cicli di chemioterapia (Docetaxel e Carboplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: 825.887,00 euro

domenica 23 marzo 2014

VAL ROSANDRA: UNA NAVE DI VELENI AFFONDATA NEL 1990 PER ORDINE DELLO STATO ITALIANO

Mare Adriatico, acque nazionali italiane, 8 giugno 1990 - archivio LANNES (tutti i diritti riservati)







(estratto dal libro di inchiesta inedito: NAVI A PERDERE IN ITALIA)  




Nel Mare adriatico, al largo tra Monopoli e Brindisi (latitudine 41° 05’ N – 18° 044’ E) giace la motonave italiana Val Rosandra (acquistata il 9 ottobre 1989), imbottita di gas tossici e veleni chimici. Il relitto è di proprietà del gruppo Ferruzzi di Ravenna che nel 1989 aveva scalato la Montedison e inventato l’Enimont con Raul Gardini.



E’ un caso paradigmatico della commistione fra Stato e industriali. Un affondamento deliberato in violazione delle normative nazionali ed internazionali a protezione del mare, senza informare la Regione Puglia né tantomeno le province di Brindisi e Bari, nonché i Comuni costieri, in particolare Monopoli e Brindisi, le città più vicine al disastro ambientale. L’operazione è andata in onda con l’ausilio di potenti cariche esplosive, addirittura sotto il Governo Andreotti, con regia della Marina Mercantile, supervisione della Guardia Costiera di Brindisi e subappalto sporco alla famigerata società olandese Smith & Tak, già presente in numerosi altri episodi nebulosi della storia italiana, compreso lo spiaggiamento della Jolly Rosso (proprietà Messina) ad Amantea nel dicembre 1990. 



Ecco cosa attestano gli atti ufficiali legalmente acquisiti ai sensi della Convenzione europea di Aarhus, ratificata in Italia con legge statale numero 108/2001.



 
foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 
 Mare Adriatico, acque nazionali italiane, 8 giugno 1990 - archivio LANNES (tutti i diritti riservati)



 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



Quando un relitto è pericoloso? Secondo un biologo marino del calibro di Ezio Amato, con un passato nell’Icram e nell’Ispra non c’è da stare allegri: 



«Quando a bordo aveva combustibili o sostanze chimiche. A causa della corrosione, prima o poi, cisterne e serbatoi liberano queste sostanze. Le chiamiamo sorgenti di inquinamento affondate: le convenzioni internazionali firmate dall’Italia impediscono l’affondamento volontario».



L’inquinamento è certo, l’ammontare degli effetti a danno dell'ecosistema marino e della salute pubblica non è stato mai valutato. Che cosa si deve fare e che cosa si può fare per evitare una catastrofe ambientale? Questo è il problema. Ritengo che moralmente non ci siano alternative alla bonifica. Ripeto: prima o poi il carico di morte fuoriuscirà. Un altro grave problema è la criminalità mafiosa che risiede nello Stato.



martedì 18 marzo 2014

Si vaccina poco? Big Pharma fa pressing sulle Asl e telefona alle famiglie



Un'azienda farmaceutica fa pressing su un'azienda sanitaria dopo avere riscontrato  una bassa copertura per un determinato vaccino non obbligatorio. Cosa c'è di etico in tutto ciò? A far emergere la vicenda, che accade in Trentino, è stato un consigliere, Claudio Civettini, che ha presentato un'interrogazione in consiglio provinciale. Il vaccino in questione è l'Hpv, quello per il papillomavirus.
«Sembra che da circa un paio di mesi vi sia una strana, pur comprensibile processione in visita ai responsabili sanitari che pare detengano lo “scrigno” delle decisioni in merito all'utilizzo di vaccini o farmaci di una nota multinazionale – si legge nell'interrogazione - Tale fatto si sarebbe notato anche a Rovereto e non solo, con l'obiettivo forse di invertire la tendenza dell'uso di alcuni vaccini, giacché gli utenti trentini sono secondi solo a Bolzano circa il basso numero di vaccinazioni specifiche effettuate.  Ciò avrebbe allarmato forse i soliti centri di produzione e la pianificazione delle vendite degli stessi e, come in ogni business plan commerciale aziendale, avrebbe attivato un preciso piano di pressione commerciale, per raggiungere gli obiettivi di vendita dell'azienda produttrice». 
«E così parrebbe che dopo ripetuti colloqui, non sarebbe chiaro con chi, i produttori dei vaccini in questioni avrebbero attivato il servizio d'informatori telefonici, professionisti di telemarketing, per telefonate mirate al domicilio di quei soggetti potenzialmente utenti/clienti, così individuando i genitori indecisi da far decidere pro vaccino».  «Una scelta, quella dell'attività commerciale diretta sui potenziali pazienti, che, se provata, avrebbe dovuto avere il consenso di qualche alto Dirigente sanitario». Civettini parla poi di «comportamenti eticamente scorretti».
«Gravissima sarebbe poi la circostanza - che vorremmo escludere a priori ma di cui chiediamo la conferma – del possibile accesso da parte di questi produttori a dati personali delle famiglie trentine, magari lasciando intendere di operare per nome e per conto dell'Azienda provinciale per i Servizi Sanitari, con lo scopo di “condividere” interessi economici, obiettivi e, come sembra, ben poco di salute, con un eventuale sperpero di denaro pubblico».
E…sì, l'Azienda Usl non ha potuto che confermare quanto adombrato dal consigliere, cercando di giustificarsi.  L'assessore Donata Borgonovo ha risposto per iscritto (clicca qui per leggere il testo integrale della risposta) dichiarando che l'Azienda sanitaria ha previsto quello che ha chiamato “Progetto prevenire insieme”, secondo cui i genitori delle ragazze non vaccinate vengono contattate da un call-center attraverso un servizio gestito da una ditta esterna. E a coprire i costi del progetto è la stessa azienda farmaceutica che si è aggiudicata la gara per la fornitura del vaccino. Stando alla risposta, la ragione di tale procedura verrebbe giustificata con il fatto che le percentuali di adesione alla vaccinazione sono ritenute basse rispetto agli obiettivi.
Immediata la replica dell'associazione trentina “Vaccinare informati”, sostenuta dalle associazioni Comilva, Condav e Corvelva. «Lo scandalo sta nel fatto che, e riportiamo le parole dell'assessore, “i costi del progetto sono finanziati dall'Azienda farmaceutica che si è aggiudicata la gara del vaccino per l'anno in corso, come servizio aggiuntivo alla fornitura, previsto nel contratto” – scrive l'associazione - Chi produce e vende i vaccini, si occupa anche dell'informazione e di recuperare i reticenti, pur nel garantito “diritto alla libertà di scelta”. Ma quale libertà? Secondo noi è molto grave che l'assessore non si renda conto del conflitto d'interesse in un'operazione del genere, soprattutto lei che è sempre stata in prima linea per la difesa della legalità e dei diritti del cittadino.
Qui non si tratta solo di difendere il diritto di scegliere o no un farmaco ma è in gioco la credibilità stessa della sanità pubblica e il suo dovere di informare e non di vendere. Nei contatti telefonici, si spiegheranno solo i benefici del vaccino o anche i possibili effetti collaterali? Si elencheranno le sostanze potenzialmente pericolose contenute del vaccino in questione? Si spiegherà ai genitori che il Papilloma Virus è una comune infezione che regredisce nell'80- 90% dei casi a tre anni dalla diagnosi, anche nel caso  di infezione con un tipo virale potenzialmente cancerogeno e che la prova scientifica che possa prevenire il cancro ancora non esiste, poiché questo si sviluppa dopo decenni dall'infezione stessa?
Si dirà che il numero di ceppi presi in considerazione dai due tipi di vaccini proposti contro il Papilloma sono irrisori (due o quattro ceppi) in confronto ai ceppi in cui il l'HPV si può manifestare e sempre tenendo presente che una soppressione di un ceppo può virulentare gli altri normalmente silenti, cioè non patogeni o  che, secondo i nostri dati, ci sono 225 microgrammi di alluminio per ogni dose di vaccino? Si dirà che una corretta prevenzione si ottiene attraverso un sano stile di vita, oltre che sottoponendosi a un esame innocuo e a volte salva-vita come il Pap -Test? Ci auguriamo almeno che ci sia trasparenza e si dichiari apertamente ai genitori contattati che il progetto è finanziato dall'industria e non dall'APSS».
Ma il Trentino non è l'unico a “distinguersi”, come spiega il dottor Eugenio Serravalle, presidente di Assis. «La Regione Basilicata, insignita del Public Affairs Award 2012 per la campagna sul papillomavirus, alle immagini di ragazzine adolescenti ha associato la scritta: "HPV responsabile del cancro del collo dell'utero, e di altre patologie sessualmente trasmesse, tumorali e non tumorali, come i tumori vulvari, vaginali e le verruche genitali". Come se venisse saldata nella testa delle persone la connessione tra i brufoli sul viso e la setticemia per il fatto che entrambi si sviluppano da batteri e come se per prevenire la seconda venisse prescritta a tutti una terapia contro l'acne. La Basilicata è stata la prima regione italiana ad aver iniziato, nel 2007, un programma di vaccinazione gratuito contro l'hpv e anche la prima ad averla offerta non soltanto alle 12enni ma anche ad altre tre fasce d'età: 15, 18 e 25 anni. L'iniziativa, nata sotto il patrocinio della Regione Basilicata, è stata fortemente sostenuta dalle associazioni di volontariato Iris Basilicata, Fidas Basilicata e Fidapa distretto sud-est».
«Ma che cos'è il Public Affairs Award con cui è stata insignita la Regione Basilicata e chi lo assegna? Lascio al lettore dedurlo dalla semplice visione di un documento scritto dalla stessa PublicAffairs Association (PAA) in occasione del quarto convegno nazionale, tenuto, si badi bene,  nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, nel luglio 2012: “Maggiore sensibilità e disponibilità al confronto da parte delle Istituzioni nazionali e locali e formazione di una nuova generazione di specialisti del market access, con un ventaglio di capacità e competenze più focalizzato alla negoziazione in chiave farmaco-economica. Queste, in sintesi, le richieste dei top manager dell'industria farmaceutica emerse da “Public Affairs Monitor 2012”, l'indagine annuale realizzata da Medi-Pragma per conto di Public Affairs Association (PAA), associazione dei professionisti delle relazioni istituzionali e della lobbying che operano nel settore della sanità. 
PAA rappresenta l'Italia, insieme a Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), in seno alla Global Alliance for Public Relations and Communication Management ed è membro fondatore della federazione International Alliance of Lobbyists con American League of Lobbyists, Association of Accredited Lobbyists to the European Union, l'australiana Government Relations Professionals Association e Croatian Society of Lobbyists”. Insomma, non se ne fa neppure un mistero: sono i lobbisti dell'industria farmaceutica che hanno premiato la Regione Basilicata per avere mandato avanti alla grande le loro vendite. Essi però chiedono un più stretto collegamento con le istituzioni nazionali e locali e la creazione di una categoria specifica di professionisti che curino e facciano crescere e profittevolmente prosperare queste connessioni».
Da sottolineare come il vaccino antipapillomavirus sia stato proposto in Italia dal progetto ONDA (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna). Partners del progetto: le Istituzioni, quali il Parlamento italiano ed Europeo, il Ministero della Salute, l'Assessorato alla Salute del Comune di Milano. I sostenitori sono le maggiori multinazionali di Big Pharma: Glaxo SmithKline, Sanofi Pasteur MSD, Roche, Pfizer, ScheringPlough, Istituto Ganassini, BASF, AstraZeneca, Rathiopharm, Wyeth, e altre. Una sponsorizzazione disinteressata, naturalmente.

 
 

domenica 16 marzo 2014

Scandalo del collirio: “Multarella da 180 milioni alle case farmaceutiche che hanno spennato le nostre ASL ASL per una cifra esageratamente superiore

Tratto da http://bastacasta.altervista.org/p10849/


Concluso il processo, il verdetto del Garante: le due società (ROCHE E NOVARTIS) si sono divise i proventi miliardari della vendita di due medicinali identici con nomi e prezzi diversi. Danneggiati i pazienti, il Servizio Sanitario e le assicurazioni private.
Big Pharma pensa a incassare miliardi, non a guarire i malati. Due colossi mondiali del farmaco, Roche e Novartis, si sono messi d’accordo per spartirsi i miliardi dalla vendita di due farmaci identici ma con nomi diversi (Avastin e Lucentis) e soprattutto a prezzi diversi. A danno dei malati, del servizio sanitario pubblico, delle assicurazioni private.
A danno di tutti gli altri, insomma.
Uno scandalo che ora l’Antitrust italiano ha sanzionato con una multa esemplare: 180 milioni di euro.
All’inizio c’è la scoperta di uno scienziato italiano, Napoleone Ferrara, che nei laboratori della California della Genentech (prima che questa venisse rilevata al 100% dalla Roche) individua un principio che blocca il fattore della crescita dei vasi sanguigni. Un principio attivo che con Avastin serve, senza però portare risultati, per la cura di alcuni tumori molti gravi, mentre con Lucentis serve per guarire dalla degenerazione maculare senile, malattia che conduce alla cecità e che nei Paesi industrializzati minaccia un over 60 su tre. Il farmaco è lo stesso ma mentre una dose di Avastin ha un prezzo tra i 15 e gli 80 euro, Lucentis costa più di 900 euro a dose.
Cosa fanno Roche e Novartis? Si mettono d’accordo per spartirsi il mercato. La Roche (che controlla Genentech) non registra il farmaco per la cura della malattia agli occhi e incassa alte royalties dalla Novartis per la commercializzazione del Lucentis.
E siccome Novartis controlla oltre il 33% del capitale di Roche incassa, oltre ai proventi dalle vendite, la propria quota di utili.
Uno scandalo senza esclusione di colpi: le due multinazionali (ci sono incontri, scambi di mail, telefonate collusive che lo documentano) si sono spartite i compiti per creare l’allarme presso i pazienti sull’uso di Avastin nelle cure oftalmiche, e per  sabotare il valore di ricerche indipendenti che dimostrano invece l’assoluta equivalenza terapeutica dei due farmaci. Poi c’è il lavoro di lobby sulla stampa specializzata, sulle commissioni parlamentari, sugli organismi del ministero. Per il servizio sanitario nazionale tutto questo si è tradotto, per il solo 2012, in una maggiore spesa di 45 milioni di euro. La Regione Emilia Romagna ha calcolato che con il costo sostenuto per acquistare dosi di Lucentis avrebbe potuto assumere 69 medici, oppure 155 infermieri, oppure 193 ausiliari, oppure, infine, effettuare 243.183 visite specialistiche. E ancora: secondo la Società oftalmologica italiana (Soi) ci sono circa 100 mila pazienti che, a causa dei costi elevatissimi di Lucentis spesso non compatibili con i budget dei singoli ospedali, non riescono ad avere accesso alla cura.
Se Avastin dovesse essere del tutto sostituito da Lucentis il costo potenziale per il servizio sanitario pubblico sarebbe, per il 2014, di 678,6 milioni contro i 63,5 stimati in mancanza di sostituzione. La Francia, Paese simile all’Italia, ha adottato esclusivamente il Lucentis e il costo per le casse pubbliche è stato non inferiore ai 700 milioni di euro. Queste sono le regole di Big Pharma. Che però, per una volta, potrebbe non farla franca


sabato 1 marzo 2014

Controllo delle coscienze mediante l'alimentazione

Controllo delle coscienze mediante l'alimentazione C.R.O.M.

Intervista a Mister Radikal sugli OGM


Autore: C.R.O.M. L’Organismo è Geneticamente Modificato operando un’estrema violenza sulla natura. Scopo dell’operazione: introdurre DNA in una cellula ospite. Per il grano, il mais o il riso, la tecnica utilizzata è quella cosiddetta biolistica, tecnica che viene chiamata anche «bombardamento biolistico». Essa consiste nel bombardare le cellule (per es. del pomodoro) con proiettili costituiti di microparticelle d’oro o di tungsteno ricoperte da molecole di DNA estraneo (per es. DNA insetticida). Dato che la natura si autoprotegge in modo naturale, la maggior parte delle cellule tentano di disfarsi di questi proiettili, così come il nostro corpo lotta contro le malattie. Circa una cellula su 1000 finisce tuttavia per accettare questo DNA estraneo e può generare una pianta transgenica. L’uomo si avvale di tecnologie violente per costringere delle cellule ad accettare geni di altre specie. Gli OGM costituiscono il gradino finale sulla scala della manipolazione, dopo il martellamento culturale. Imponendo alimenti denaturati, l’élite planetaria concretizza la sua influenza sull’umanità fino allo stadio terminale. Smettiamola di credere che vi stanno dietro interessi economici che fungono da esca per stimolare la ricerca sugli OGM: si tratta di una vera e propria guerra totale contro l’essere umano per ridurlo allo stato di robot. Con il nostro amico e consulente Mister RADIKAL, condividiamo una visione tanto abrasiva quanto ottimistica.
Mister Radikal: Ogni volta che leggo uno studio scientifico pieno di buone intenzioni che rileva i rischi degli OGM, mi chiedo se i buoni sentimenti non siano ancora più perniciosi dei pericoli denunciati. Consultando le pubblicazioni «alternative» di medicina naturale o di ecologia, non si può fare a meno di provare una sensazione di malessere, tanto le argomentazioni «scientificamente corrette» sono deboli rispetto alla brutale aggressione delle manipolazioni genetiche.
Ognuno espone i propri dubbi e i propri interrogativi come farebbero dei ritardati mentali che, di fronte a una casa in fiamme, si chiedono se sia necessario chiamare i pompieri: «Non crede, amico mio, che questo fuoco rischi di distruggere tutto? Le esperienze passate hanno mostrato che a partire da una certa soglia di calore, la struttura non resiste, anche se questo dipende dai materiali... bla… bla...bla...».
La maggior parte delle pubblicazioni alternative benpensanti che trattano temi così gravi come i vaccini o gli OGM sono altrettanto irresponsabili! Il discorso degli oppositori delle manipolazioni scientifiche è diventato così fiacco che gli autori potrebbero quasi essere tacciati di collaborazionisti.
L’ecosofo: È un po’ esagerato, se pensiamo ad alcuni coraggiosi – una rarità di questi tempi – che da cinquant’anni denunciano la pericolosità dei vaccini. Penso a quei medici che...
Mister Radikal: Parliamone! Dal dottor Lautrec che, negli anni Cinquanta, profetizzava l’emergere di una potente lega antivaccinalista vi è stato un crescendo di tesi e analisi da parte della scienza ufficiale, come se si potessero fronteggiare dei carri armati con dei discorsi. Affermo che queste persone che da cinquant’anni ci dimostrano, «prove alla mano», che i vaccini sono nocivi sono completamente fuori strada! È vero, i vaccini sono criminali, non tanto perché contengono sostanze nocive, ma soprattutto perché sono stati inventati allo scopo di nuocere. Dico bene «inventati», e non «fabbricati». Coloro che sono contrari ai vaccini camuffano questo fatto facendo analisi «scientificamente corrette» e rifiutando di vedere qual è l’intenzione di fondo. È come se, dopo un attentato alla bomba, ci si avvalesse di grandi luminari per dimostrare che la polvere è esplosiva per cui, se si utilizza su una strada, è pericolosa. Mi segue? Ecco cosa osserviamo da un secolo nel settore delle vaccinazioni. Si vorrebbe opporsi alla follia scientista con la saggezza scientifica, facendo credere che questa follia non è malintenzionata, ma soltanto il frutto dell’ignoranza.
L’ecosofo: Ciò significa che la maggior parte degli oppositori delle scoperte nocive lo sono per motivi secondari e non in virtù di principi assoluti? Ciò comporterebbe un’impotenza ad agire? Peggio ancora, rivela forse una sorta di collaborazione passiva?
Mister Radikal: Esattamente. Come quei credenti che si disputano, in maniera del tutto sterile, sulla natura di Dio. Prendiamo per esempio l’energia atomica. Che cosa non è stato detto, a giusto titolo, sull’inquinamento radioattivo? I signori di Elettricità di Francia si sono forse per questo preoccupati? Al contrario, hanno elaborato argomentazioni tanto più perniciose quanto sofisticate a favore dell’atomo. Il dibattito si è scagliato in un’incessante querela sulla soglia nociva della radioattività. Io vi fornisco la prova di questo e voi mi dimostrate quello. Sono vere e proprie dispute da teologi. È scandaloso entrare in un dibattito truccato quando sono in gioco gli interessi superiori dell’umanità.
L’ecosofo: È vero, ma non siamo abituati a pensare in questo modo, proprio a causa di quegli esperti che interferiscono sul nostro istinto di verità, che non ha certo bisogno delle loro analisi per sapere che la pioggia bagna.
Mister Radikal: Non abbiamo bisogno di esperti per sapere che l’inoculazione del germe di una malattia implica l’accettazione di vivere con la malattia in questione latente nel nostro corpo energetico. Chiunque abbia un pizzico di sale in zucca comprende immediatamente il pericolo, senza tante riflessioni sulla composizione dei vaccini. Si sa che il vaccino ha senz’altro un’incidenza sull’energia vitale e, di conseguenza, sul sistema nervoso e sulla coscienza. Non è necessario aver studiato la questione in maniera «scientifica». Fate un’indagine intorno a voi, in seno alla popolazione spontaneamente refrattaria ai vaccini. Gli antivaccinalisti scientifici predicano soltanto alle persone che sono già convinte. Potremmo al limite ammettere che fanno un lavoro di chiarificazione indispensabile per il dibattito, ma questo ha forse impedito l’obbligatorietà dei vaccini? Affermo che le perizie e le controperizie non servono a nulla, salvo quando è troppo tardi perché siete stati storpiati da un vaccino e volete denunciarlo basandovi sulle analisi esistenti. Ma, anche in questo caso, le dispute tra esperti nascondono le vere domande che sono: primo, abbiamo la libertà della nostra vita e del nostro corpo? Secondo, ed è la domanda più importante, chi ha pensato di avvelenarci in questo modo?
L’ecosofo: Chi ha pensato di avvelenarci in questo modo con la pretesa di proteggerci dal male? Questa domanda sembra fondamentale se vogliamo risolvere il problema alla radice. Ma è proprio quella che non viene mai posta dagli antivaccinalisti e dai militanti per la libertà di vaccinazione. Perché?
Mister Radikal: Perché non andiamo a fondo del problema? È questa la domanda. Anzitutto dobbiamo chiederci perché non vediamo l’intenzione dietro l’azione? È il motivo per cui le analisi «scientifiche» sembrano ammissioni d’impotenza. È come se non si volesse sapere. Abbiamo preso l’esempio dei vaccini e della loro origine occulta, ma vedremo che lo stesso vale per l’atomo o le manipolazioni genetiche. Dietro un’invenzione vi è sempre un’intelligenza. Quando l’invenzione è scabrosa, ma la si vuole imporre per legge, bisogna chiedersi: «Dove vogliono arrivare a parare?» Purtroppo è proprio qui che le analisi «scientificamente corrette» imbrogliano tutto. Si tenta di discutere con il diavolo per dimostrargli che si sbaglia. «Signor Diavolo, ho dimostrato che i suoi vaccini e i suoi OGM rischiano di indebolire l’immunità. Viste le prove, potrebbe rivedere le sue invenzioni, per favore?» E il Diavolo si prende gioco di noi.
L’ecosofo: Ne starà ancora ridendo. Riuscirà perfino a vendere ancora meglio la sua merce perché gli vengono fornite le risposte e gli argomenti: così sa che cosa deve negare e cosa affermare. Tuttavia c’è un punto debole nel suo ragionamento. La maggior parte delle persone benintenzionate che vogliono sostituire una teoria scientifica con un’altra non hanno la più pallida idea dell’esistenza del Diavolo, come dice lei. Vi è perfino il rischio che vi prendano per pazzo. Per loro tutto questo è accidentale. È un ERRORE SCIENTIFICO!
Mister Radikal: Non fissiamoci sulle parole. Chi è il Diavolo? È il criminale che ha avuto l'idea di inventare questi veleni allo scopo esplicito di avvelenarci, e non per errore scientifico. Che idea strampalata quella dell’errore scientifico quando sappiamo bene come funzionano le logge in cui si complotta tutto ciò. Ma se non ammettiamo che lo scopo principale di un veleno è di avvelenarne le vittime, allora possiamo continuare ad analizzare all’infinito. Nel frattempo l’avvelenatore va avanti col suo business. Inoltre si arricchisce e offre una brillante carriera ai mercenari scientisti che non sono dei luminari sul piano filosofico. Sono addirittura dei perfetti ignoranti dalle menti perverse, per cui sono facilmente corruttibili. Un esperto di manipolazione genetica lo è anche in materia di corruzione, non è vero? Ecco il nocciolo della questione che sollevo con impertinenza: se rifiutiamo di individuare la responsabilità ultima in una faccenda di crimine contro l’umanità, allora dobbiamo arrenderci all’evidenza: stiamo collaborando con l’avversario. Opponendovisi per le ragioni sbagliate, si fa il suo gioco e in parte lo si scagiona dalla sua responsabilità morale. Può quindi prenderci in giro all’infinito impegolandoci in dibattiti scientifici e perizie di esperti. Per carità, non diventate mai specialisti, ciò rende miopi e limitati.
L’ecosofo: Dio me ne scampi e liberi. Lei ha senz’altro ragione. Consultando i siti Internet che trattano della questione degli OGM, possiamo capire l’impasse in cui ci troviamo. Da una parte ci sono le lobby che propagandano la loro merce, spesso avvalendosi degli argomenti forniti dai loro detrattori. Dall’altra, gli oppositori, spesso sinceri e competenti, ma non abbastanza astuti da capire che denunciano un vero e proprio pericolo seppur per le ragioni sbagliate. Come lottare contro un flagello quando non lo si è ancora capito?
Mister Radikal: Conosco gli argomenti degli anti OGM, e non ho bisogno di precisare che concordo con loro su questi punti. Ma non posso fare a meno di provare una sacrosanta rabbia quando condiscono la loro sempiterna denuncia con l’«errore scientifico» o l’avidità dei laboratori. È semplicemente patetico. Credo che leggere le proteste contro gli OGM debba far morire dal ridere certe logge di alto livello. Come si può pensare che questi scienziati siano così stupidi da non aver capito che un gene di scorpione introdotto in un seme di frumento rischia conseguenze incresciose?
L’ecosofo: Quindi intende dire che ne conoscono i rischi?
Mister Radikal: Perfettamente! Così come sapevano che gli esperimenti nucleari avrebbero aumentato la radioattività sulla Terra, e che vi sarebbero state inevitabilmente delle fughe, per non parlare dei rifiuti che si accumulano. Vorreste farmi credere che quei brillanti scienziati avevano semplicemente dimenticato il «dettaglio» dei rifiuti nucleari? E la perdita d’immunità tramite i medicinali, gli antibiotici e i vaccini? E l’atroce zuppa genetica che rischia di diffondersi in modo incontrollabile attraverso la natura? Sono dementi ma non stupidi. Non bisogna sottovalutare l’avversario.
L’ecosofo: Veniamo ai fatti. A proposito degli OGM, i «cospirazionisti» affermano che queste conseguenze secondarie sono rigorosamente volute per indurre effetti sconosciuti e mutazioni irreversibili nella coscienza umana. È questo che dobbiamo temere e che la ripugna così tanto negli oppositori ingenui che continuano a bersi la bufala dell’errore scientifico, piuttosto che l’avidità capitalista?
Mister Radikal: Gli sbirri dei laboratori non commettono errori, fanno quello che gli ordinano di fare, e i mercanti vendono. Il problema non si situa a questo livello... No, le manipolazioni genetiche hanno tutt’altro scopo che non quello di procurare medaglie agli scienziati e profitti ai laboratori. Non bisogna sprecare energia opponendo loro argomenti umanisti, perché non vi è nulla di umano in tutto questo. Non si tratta di un errore né di immoralità, è un vero e proprio complotto.
L’ecosofo: Siamo d’accordo, ma un complotto a che scopo e organizzato da chi?
Abbiamo già fornito un elemento di risposta a proposito dell’implicazione dei Rothschild nel consiglio d’amministrazione dell’Istituto Pasteur, fin dalla sua fondazione alla fine del XIX secolo. Ma la gente non vede in che cosa ciò renderebbe i vaccini ancora più sospetti. Si preferisce dire: «Ah ecco, si tratta dei Rothschild? È ancora una questione di denaro!»
E così si elude il problema, ossia: perché si preoccupano della nostra salute? Perché vogliono iniettarci, con la forza della legge, un brodo di coltura immondo?
Mister Radikal: Avete registrato qualche reazione dopo aver rivelato la collusione esistente tra Rothschild e l’Istituto Pasteur?
L’ecosofo: Questo non sembra interessare coloro che sono contrari ai vaccini. La maggior parte dei ricercatori danno prova di grande ingenuità. È per questo che da oltre un secolo nessuno va a scavare nella scienza nera. Vorremmo che investissero un po’ di energie per riflettere sulle implicazioni profonde, così come lo fanno per le analisi chimiche.
Mister Radikal: La scienza nera, sì, è proprio così che bisogna chiamarla. Credo che non dobbiamo occuparci di coloro che vivono ancora nel mito della ragione «illuminista». Se vi dicono che l’Istituto Pasteur è un figlio della casa Rothschild e vi vedete soltanto del fumo, non abbiamo nulla da aggiungere, a meno che non si prenda il pretesto per farne una tirata antisemita di cattivo gusto… No, gli Ebrei non hanno assolutamente niente a che vedere con i magheggi della casa Rothschild che si autorizza a mandarli in pasto ai lupi quando gli fa comodo. Quello che bisogna capire è perché questi esseri ci avvelenano. Qual è il movente del crimine?
L’ecosofo: Controllarci, indebolirci e diminuire le nostre resistenze psichiche, il che è la stessa cosa.
Mister Radikal: Esatto! L’avvelenamento medico «scientificamente corretto» permette di indebolirci, di stressarci con la paura dei virus e di renderci dipendenti dai farmaci. Questo ha un effetto soprattutto ideologico: quello di credere ciecamente nella scienza sperando in una salvezza proveniente dal progresso scientifico. La questione attuale è di capire perché è per loro necessario snaturare il nostro supporto nutrizionale biologico? Abbiamo diverse piste. Lei ha qualche idea?
L’ecosofo: Sappiamo che la manipolazione parte da suggestioni intese a imprimerci le idee che costituiscono la cultura globale in cui siamo immersi, e che quasi nessuno mette in dubbio. Poi, affinché queste suggestioni diventino le certezze che crediamo essere il frutto della nostra mente, occorre fare una propaganda culturale, politica e ideologica che ci tocca emotivamente: i film, le informazioni, le idee in voga, le celebrità che fanno l’attualità e che non mancano mai di rafforzare, mediante il martellamento quotidiano, il pensiero unico, come quello dei buoni sentimenti umanitari. Quello che non crederà in una cosa crederà nell’altra. Nessuno vi sfugge completamente, credetemi.
Alla fine della catena, per indurci concretamente al comportamento desiderato, devono farci assorbire un nutrimento adeguato, ricco di certi elementi e impoverito di altri. Così il cerchio è chiuso. Dagli aspetti superiori del nostro essere fino ai nostri atti più concreti, eccoci condizionati come robot, senza che ce ne rendiamo conto. La formattazione è terrificante.
Mister Radikal: Come è patetico l’uomo moderno con la sua «libertà di coscienza» e la sua rivendicazione dei «diritti dell’uomo», mentre in realtà non vi è mai stata così poca libertà. Quanto è ridicolo con il suo individualismo mentre pensa esattamente come tutti su qualsiasi argomento. Avete notato la velocità del fenomeno? Ma perché bisogna arrivare a manipolare l’alimentazione quando la vittoria è ormai acquisita su tutti i fronti? Voglio vedere se è perspicace.
L’ecosofo: Devono assicurarsi un conformismo assoluto da parte nostra e che le nostre capacità mutino nel senso loro favorevole.
Mister Radikal: Tentano di farci mutare negativamente prima che prendiamo coscienza della nostra capacità di mutazione positiva. Questa posta in gioco sembra così drammatica che hanno lanciato il piano di manipolazioni genetiche in risposta a qualcosa di cui temono. Altrimenti perché tutta questa fretta, sapendo che ci tengono già sotto controllo e ciò da ormai molto tempo? Bisogna che vi sia urgenza o una scadenza grave per scombussolare con violenza l’ordine naturale immemoriale. Non credo che delle menti razionaliste riescano a seguire il mio ragionamento, perché la gente è ormai contaminata dall’idea di progresso. Non capisce che niente accade senza la volontà di un pensatore che ha deciso di far muovere le cose in una determinata direzione. La gente crede nel caso.
L’ecosofo: Sì la gente crede che tutto evolva in modo naturale e che le scoperte scientifiche, buone o cattive, provengano da questo movimento. È per questo che nessuno si ribella. Sembra tutto naturale, comprese le manipolazioni più mostruose e contro natura. Ammetterete che, a questo stadio, la questione davvero importante non è quella di conoscere l’identità di un responsabile tanto potente quanto invisibile, ma di assumerci la nostra responsabilità, chiedendoci perché mai siamo così passivi e ignoranti, il che mi sembra la causa della nostra apatia.
Mister Radikal: Potremmo essere più dinamici se coloro che difendono le buone cause e che pretendono di informarci non fossero essi stessi così disinformati. Non vi è nulla di peggio che dei rivoltati rammolliti, dei dissidenti conformisti e dei resistenti idealisti che rifiutano di guardare in faccia il rapporto di forze esistente: noi ci battiamo contro i mulini a vento, mentre l’altro fa la rivoluzione su Internet! Internati su Internet!
Occorre risvegliare le menti alla vera natura dei pericoli e risvegliare se stessi dall’illusione di questo gioco diabolico.
L’ecosofo: Temo che chiediate l’impossibile proponendo di condurre una guerra pacifica. Finora ci sono quelli che pregano o quelli che scendono in piazza. Non abbiamo ancora capito che nella nuova era occorrerà trovare un giusto equilibrio tra la resistenza e la serenità. Siamo nauseati quando leggiamo la propaganda new age che invoca aiuto al cielo. È come chiedere aiuto alle proprie guardie quando si è rinchiusi in un carcere! Allora, a chi dobbiamo fare riferimento?
Mister Radikal: Senza voler fare il predicatore, credo che occorra dare fiducia al vuoto rigeneratore che sta al centro di tutti i fenomeni. Niente è duraturo. Vi sono delle forze all’opera: dobbiamo semplicemente aprir loro un varco prendendo coscienza di tutto ciò. Ma attenzione, niente mezze misure, non bisogna temere di guardare le cose in faccia. Coscienza totale! Tutto questo diventerà molto interessante. Non vedo l’ora di vedere il seguito. Ci sarà di che divertirsi!